Pssd pgad dopo Abilify depot iniezioni mensili

Buongiorno dottori,
nonostante mi sia affidato con disponibilità al SSN per un trattamento in TSO dopo psicosi e aver firmato ed accettato le iniezioni di Abilify depot mi trovo in una condizione disastrosa. La dottoressa del CSM che avrebbe dovuto poi seguirmi anche per gli effetti iatrogeni se ne è letteralmente infischiata. .Quando un paziente lamenta le gambe molli, MANCANZA DI LIBIDO, anorgasmia se stimolato, disfunzione erettile, testicoli piccoli e freddi come il pene,debolezza,apatia, piccoli movimenti parkinsoniani, incontinenza urinaria, insomma tutta roba che in regime di 11 giorni di TSO non si era verificata ma dopo la seconda iniezione di aripiprazolo sì, allora può sorgere il dubbio che non c'è la voglia di aiutare il paziente bensì rovinarlo. Rovinarlo per negligenza e volontà professionale, non mi hanno fatto neppure un prelievo del sangue, delle cautele insomma, nulla.
È castrazione chimica l'interruzione dell'asse ipotalamo_ipofisi_testicoli

P.s. è lo stesso staff medico che per curare Francesco Mastrogiovanni non seppe fare di meglio che legarlo (punirlo) al suo letto, e il sottoscritto si è tuttavia fidato poiché per prima regola ritengo che un paziente deve dare fiducia alla coscienza dei medici. Che dopo non dicano che il paziente non collaborava.
saluti Mauro
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Passando alla parte tecnica, in che senso si è affidato etc se è stato fatto un tso. TSO significa che non accettava le cure proposte, di solito per mancanza di consapevolezza di malattia.

Gli effetti collaterali di una cura antipsicotica possono essere pesanti, specie nei primi giorni quando si cerca di contrastare la fase acuta della psicosi. Ci sono antidoti per alcuni di questi effetti, ma non per tutti.

Gli effetti sessuali, per quanto possa aver senso valutarli durante un ricovero in tso di due settimane, sono reversibili.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Dottore Grazie,
intendo dire affidato poiché verso la fine degli 11 giorni di TSO mi hanno fatto firmare per potermi iniettare la prima di 4 fiale di abilify depot mantenia da 400 mg cad. ,nonostante io non manifestassi alcuna contrarietà alle singole compresse da 15 mg cad. giornaliere. È stata una forzatura! Io da paziente mi sono sentito violentato dalle iniezioni depot. Non imputo da ignorante responsabilità ai precedenti farmaci durante il TSO poiché 10 giorni dopo che ero uscito dall'ospedale non avevo grossi problemi e da testimonianze riuscii a correre 15 km in 90 minuti , più che soddisfacente per la disponibilità di dopamina e quindi di testosterone.
Pensi dottore che la d.ssa del CSM che mi segue non ha mai voluto verbalizzare, fino ad ieri forse, i miei sintomi né in oltre 6 mesi mi ha prescritto analisi del sangue con screening ormonali ,né una visita andrologica. Che vergogna me lo consenta, un atteggiamento che non ha nulla a che fare con il giuramento di Ippocrate ma solo con la propria fallimentare ideologia.
La buonafede non c'è se la prendono coi più deboli senza timore di nulla, aveva ragione la buonanima di Mastrogiovanni e io che lo contraddivo perché volevo che accettasse le cure.
Grazie fin d'ora, la saluto e magari arrivederci
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Semplicemente dopo 11 giorni una persona che ha avuto una psicosi non è affidabile per l'auto-somministrazione, quindi hanno preferito assicurare l'esposizione al farmaco per i primi tempi.
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Utente
Utente
Io in ambulanza per intenderci ci sono salito senza opporre resistenza e mi sono lasciato fare le cure necessarie. È ovvio che prima di salire in ambulanza, essendo in psicosi, mi ero difeso in modo disconcluso.
Più precisamente avevo intimato a due Carabinieri di non entrare nella mia proprietà privata minacciandoli con una pistola carica, ma non ho sparato.
Saluti Mauro
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Utente
Utente
Dottore ma se l'obbligatorietà farmacologia è nei giorni di TSO io avrei potuto anche non firmare la somministrazione del depot, e invece me l'hanno fatto firmare da solo, è una cosa vile. Mi creda tutto si può fare nelle cure se c'è la voglia di conoscere ,altrimenti sono solo delle castrazioni chimiche. Ai posteri le valutazioni
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Probabilmente le avrebbero fatto lo stesso il depot, ma accettare la terapia ha significato una semplificazione delle cose.

Non capisco che senso abbia parlare di castrazioni o cose del genere, sta facendo una cura con alcuni dei suoi prevedibili effetti collaterali, ma stiamo parlando della cura di una psicosi per cui è successo quello che Lei stesso ha riferito.
Probabilmente non dà molto peso alle ragioni per cui si sta curando, può darsi che non ne sia completamente cosciente, che ritenga che non ci fosse bisogno di imporle un trattamento

Nel titolo del consulto usa la sigla pssd, che non ha il minimo senso nel caso in questione. Passata la fase acuta presumo sia possibile far presente se si può passare ad una cura con meno effetti collaterali.
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Utente
Utente
Dottore ne sono cosciente al punto tale che non ho interrotto la terapia orale ,se non per qualche giorno per capire ,ma il punto grave,secondo me ovviamente, è che durante 4 -5 mesi di depot abilify 400 non si sia supportato un paziente con prelievi ormonali e di routine, per informarlo anche del dopo.
Mi scusi se posso aver esagerato nei toni ma io ,poiché non mi hanno fatto alcun prelievo, sono autorizzato a pensare che ci sia stato un drastico taglio del testosterone (prima avevo detto castrazione chimica), le future analisi che farò purtroppo da privato le farò conoscere a quella Comunità scientifica interessata.
La saluto, grazie per la disponibilità
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Utente
Utente
Mi scuso per lo sfogo esagerato, questa volta sono più preoccupato con i recettori, un recupero molto veloce deve dare forse qualche anno di tempo al fisico per riprendersi.
Saluti Mauro
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Quindi il discorso è su 4-5 mesi, non su una cura di breve durata. In tal caso è una giusta osservazione che si possano fare accertamenti. In ogni caso l'azione degli antipsicotici è nota per essere gravata da effetti collaterali, anche semplicemente àdepressogeni o di blocco di alcune funzioni legate all'istintualità, non è detto che vi sia alla base una modiicazione ormonale.
In fase avanzata è possibile pensare al passaggio ad una cura meglio tollerata, sia come dosi che come composizione, se la persona accetta la terapia per bocca.
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Utente
Utente
Grazie Dottore, era proprio questo il punto, iniettare 4 fiale depot senza monitorare almeno il 2 mese che cosa stava succedendo al fisico. L'obiettivo era forse quello di colpire l'istintualita affinché non si riproponesse più la psicosi, ma così facendo si è probabilmente prodotto un danno a livello di accettazione del proprio corpo non più funzionale come prima.
I casi di suicidi ,anche femminili ,sono spesso legati alle modifiche di quegli equilibri ormonali che non fanno più accettare il corpo freddo che non prova più emozione, come spesso si dice lobotomizzato.
Io espongo da paziente e ignoro molte cose ma la mia impressione è stata questa, mi sono sentito violentato . Moderare l'istintualita sarebbe un discorso etico più ampio da fare secondo me. Anche i truffatori ad esempio rappresentano un pericolo sociale ma non ricevono per questo cure paragonabili alla mia. Dove è l'equità?
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Utente
Utente
La vita oltre alla razionalità è anche istinto.
Istinto a lavorare bene , ad amare, a tollerare, a solidarizzare, a donare, a conoscere , insomma a vivere in una società bella, lei che ne pensa? A quale medico devo rivolgermi per affrontare il mio problema? Andrologo o Psichiatra? Grazie
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Utente
Utente
Inoltre la psicosi ha certamente un aspetto di istintualita nella fase finale della difesa ma origina dalle paure insite dell'individuo ,nell'amigdala. Io credo che sono quelle paure, la mancanza di una buona aggressività ,che portano il malato a porre in atto delle difese errate. Lo psicotico è pauroso forse lì avrebbe bisogno di supporto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

L'istintualità non è l'obiettivo del trattamento, l'obiettivo è la psicosi, o la mania, dipende dal tipo di psicosi.
Purtroppo ci sono effetti collaterali, che nel tempo, passata la crisi, si possono ridurre perché si può ridurre o modificare la cura.
Non sempre questo è possibile, ma spesso.

Lo psicotico non è tanto pauroso, quanto psicotico. Non si rende conto di cosa è delirio e cosa no. E spesso anche quando esce dalla crisi, rimane convinto che i pericoli che temeva non ci siano più ma ci fossero prima, spesso il nucleo del delirio rimane attivo.

Quel che si sa è che se si evitano le ricadute nei primi anni è il miglior servizio che si può rendere al paziente. Nessun effetto collaterale per trattare una psicosi col rischio che la persona viva per ricadute non migliora comunque la sua qualità di vita, anzi.

Detto questo, io ripartirei da una valutazione psichiatrica, così si deciderà quali cure sono proponibili in alternativa a questa, a quali dosi e se sono necessari controlli particolari per definire i suoi problemi sessuali.
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Utente
Utente
Sono d'accordo lo psicotico è psicotico ma per me tutto nasce da eventi reali affrontati con la paura. La paura nel non saper reagire con dovuta aggressività a situazioni di stress, poi dopo tutto si ingigantisce nella psicosi.
I Dottori sono stati bravi con me ,non dubito volessero il mio bene come dimostra anche Lei. Questa volta sono io che non riesco ad accettare questi effetti collaterali, devo essere paziente e trovare soluzioni coi miei Dottori. Comunque Abilify depot è stato molto percepito dal mio fisico,ho avuto questa sensazione
Grazie saluti alla prox
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Utente
Utente
I Dottori spero non siano risentiti dalle mie lamentele, chiedo scusa, è normale un po' di sospetto in questi casi. Farò i controlli ormonali e sessuali per capire meglio e continuerò la terapia orale con antipsicotico
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Utente
Utente
Sono consapevole che come già dicevano i Medici della Scuola Medica Salernitana, una cura per essere efficace deve per forza produrre cambiamenti in senso di effetti collaterali, è ciascuno li vorrebbe sempre ridotti.Mi sto accettando, grazie. Lo so della pericolosità delle psicosi ,il caso Lubitz in Germania mi ha colpito molto, anche lui faceva running come me. Ci si sente in forma fisica eccellente e si vorrebbe rimanere sempre così,nonostante le fragilità della mente. Adesso sono più disponibile ad accettare cambiamenti ma il monitoraggio dei valori del sangue non va trascurato, proprio per non far sentire un paziente punito dalla cura e basta.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Il modo migliore infatti è questo, capire meglio di cosa si soffre e capire che gli effetti collaterali sono da segnalare e da contrastare, ma che è probabile che ce ne sia qualcuno. Questo non vuol dire che facciano parte della terapia come principio, ci mancherebbe fossero punitivi, il contrario: si cerca di eliminarli perché è chiaro che spesso chi li ha non si cura per evitarli.
Se il medico è sicuro che Lei segue la cura e non ha smania di "buttar via" le medicine è più tranquillo anche nel cambiargliela e cercare di migliorare gli effetti collaterali.
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Utente
Utente
Esatto proprio così,
mi sono sentito sopraffatto dai farmaci, punito per quello che era successo, scelte unilaterali sulla base di quanto accaduto,senza il minimo dubbio sui sintomi che cominciavo a manifestare ai medici già a marzo aprile. La prima iniezione era stata fatta l'11 febbraio. Adesso la d.ssa mi ha dato da assumere un integratore con l-citrullina EDOVIS ma non fa nulla, aveva fatto cenno anche di taurina ,ma a me manca proprio la fase iniziale dell'eccitamento,manca la vis.
Speriamo bene, la ringrazio per disponibilità e rigore professionale ,nel caso mi faccio vivo per consulenza. Saluti
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Utente
Utente
Mi sono sfogato per capire meglio cosa mi stesse capitando. Ho una mia idea sugli psicofarmaci : quando attraversano la testa equalizzano determinati valori ormonali evidenziando anche gli aspetti più delicati dell'individuo ,le zone meno ricche di recettori. Credo sia come far entrare un mezzo di contrasto che ,fatto il suo lavoro,poi evidenzia aspetti latenti e carenti già prima della cura. Nel mio caso dunque penso che l'aspetto carente fosse la fase sessuale eccitatoria che nel precedente TSO del 2005 non si era evidenziata così apertamente. Allo stesso modo chi ha fatto uso di olanzapina potrebbe aver avuto l'innalzamento glicemico e il diabete in quanto più fragile con quei recettori, io no ad esempio.In altre parole i farmaci evidenziano delle verità ma dopo si possono migliorare le conseguenze? Spero che le cure si interessino anche degli aspetti collaterali. Rimane la paura di essere normalizzati dai farmaci e perdere le funzioni di prima ,anche se erano imperfette.
Grazie e saluti a tutti

P.S.
Non volevo offendere nessuno riguardo la vicenda Mastrogiovanni. Sono vicino alle. sofferenze di pazienti e dottori che non hanno potuto trovare soluzioni di cura come avrebbero voluto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Siamo d'accordo sul fatto che si debbano cercare cure meglio tollerabili, ma il punto è che invece la società è poco attenta e consapevole del rischio derivante dalle malattie. e in molti si compiacciono nel dire che non esistono, che sono frutto di pregiudizio, equivoco, persecuzione della diversità etc.

Per quanto riguarda i TSO, forse ignora che i medici hanno delle responsabilità automatiche, purtroppo in gran parte a doppio taglio, quindi corrono il rischio di essere accusati sia che facciano, sia che non facciano un TSO. Per come è concepito per legge, il TSO purtroppo non è privo di rischi, e non potrebbe esserlo.

La negligenza nel contenere una persona, l'abuso eventuale di intervento fisico o altro sono un conto, ma costringere qualcuno, chiuderlo o legarlo e somministrargli medicine contro la sua volontà è comunque un atto che richiede una certa dose di forza e che è umanamente non piacevole. E' anche possibile che lasciano ai medici la discrezione di quando e come eseguire un trattamento forzato ci sarebbero meno incidenti, perché si agirebbe con libertà e quindi con maggiore efficacia e calma. Per adesso la legge è così.
[#21]
Utente
Utente
Esatto, un conto sono gli errori umani e le negligenze che possono capitare nonostante si stia seguendo la prassi delle linee guida ,altra cosa è quella di sperimentare sul paziente le proprie conoscenze mediche per ottenere un risultato, ciò è illegale.
Questo è il pericolo che ho evidenziato all'inizio del post, eventuale Arbitrarietà nel corso di un TSO e successiva cura;perché è arbitrario che in 8 mesi di cura la d.ssa non abbia voluto monitorare i valori del sangue nonostante io ne avessi fatto richiesta ripetutamente.
Saluti a tutti ,sono dispiaciuto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Può anche darsi che visitandola non sia stato ritenuto necessario, non saprei quale sia stata la situazione. O che comunque il ragionamento sia stato che per il momento non c'era comunque da cambiare cura, quindi erano effetti possibili e noti, ma se ne sarebbe riparlato più tardi, dando la precedenza alla prevenzione della recidiva.
[#23]
Utente
Utente
Sì la precedenza alla prevenzione della recidiva, mi hanno sempre detto così, ringrazio per questo ,ma non riesco ad accettarmi adesso ,neppure tanto il fattore sessuale ma non ho più la voglia di fare che avevo prima, lo spirito di sacrificio nel lavoro. Il tempo di solito aiuta a curarsi ,speriamo bene, che non siano stati eliminati anche i recettori buoni.
Grazie saluti a tutti
[#24]
Utente
Utente
Il rischio che percepisco è proprio questo, concentrando la pratica medica solo sulla prevenzione di eventuale recidivia si potrebbe tralasciare il controllo di altri effetti sull'organismo (collaterali) che non sono meno importanti nel rispetto della cura nel suo complesso.
Il Dottore portoghese che lobotomizzo la figlia di Kennedy senior ad esempio raggiunse il suo scopo e pure il Nobel.
[#25]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

All'epoca era una terapia, di cui si sarà fatto uso corretto e non, come dell'aspirina.

Qui si tratta di prevenire ricadute di una psicosi, e qualche effetto collaterale ci può stare vista la gravità di ciò che va prevenuto. Poi dopo un po' di tempo è chiaro che si ragiona sulla qualità della vita come fattore centrale, perché se la malattia si è spenta si può pensare di alleggerire.
Non va però sottovalutato che parte degli effetti, se è una psicosi bipolare, possono essere legati anche alla depressione che segue la fase agitata.
[#26]
Utente
Utente
Dottore non si può escludere che un massiccio uso di farmaci antipsicotici non faccia regredire in un periodo depressivo; quando assunsi olanzapina a 15 mg cpr per oltre un anno ciò non si verificò, con la sbrigativita del depot aripiprazolo invece sì.
Tutto troppo veloce e con accumulo del farmaco secondo me, una fretta eccessiva.

Circa il mio umore non è mai stata riscontrata una fase bipolare, facile eccitabilita alternata a momenti di depressione, sono piuttosto stabile in questo, però lei mi fa riflettere sulla mia timidezza e sulla mia riservatezza nei rapporti, la mancanza di aggressività normale. Non è questo un luogo esaustivo per diagnosi ma di certo il mio buon umore spesso si è alternato a momenti di crisi dovuti a torti subiti e realmente riscontrati. In altre parole la psicosi è intervenuta laddove la psiche non ha saputo fronteggiare l'evento spiacevole. Non ho saputo reagire con normale aggressività agli eventi avversi ,ma ho solo incassato esplodendo poi nella psicosi. Per questo parlavo delle paure, della mancanza di coraggio e stima che spesso accompagna lo psicotico.
Comunque è interessante l'accenno alla psicosi bipolare in presenza di una timidezza o riservatezza nei rapporti con gli altri. Può darsi che la riservatezza, la vergogna, la timidezza portino l'umore in basso e poi cerca di risalire in alto.
Ho letto del caso Lubitz di una educazione paterna molto severa, un ragazzo timido, un po' mi ha fatto riflettere questo, mi sono confrontato.

Grazie Dottore saluti
[#27]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"Può darsi che la riservatezza, la vergogna, la timidezza portino l'umore in basso "

No, più che altro può darsi che rappresentino l'umore basso.
[#28]
Utente
Utente
Sono d'accordo Dottore sono aspetti del mio carattere ,ciò che è presente nell' amigdala e, senza farmi vittima ,penso sia l'aspetto vulnerabile che mi espone alle azioni violente e in malafede delle persone con cui ho avuto i diverbi.
Non entro nello specifico ma nel mio caso è solo psicosi ,non bipolare, con l'aggravante a mio carico di un rallentamento cognitivo ,quello sì. Mi accorgo troppo tardi degli inganni e delle truffe, sono senza sovrastrutture di natura e così è più facile che poi mi ritrovi in situazioni di stress che trovano soluzione nella psicosi.

In una realtà ,la nostra,piena di astuzie e inganni l'essere sinceri ,come si è, può essere un problema se non una malattia. Tuttavia la timidezza ,la sensibilità di carattere l'assenza di sovrastrutture è innegabile che possano farmi cambiare spesso idea su fatti e persone.
Non credo che questo rappresenti un indizio di schizoaffettivita o bipolarismo ma solo un disadattamento nella società in cui si vive, come lo sono io.
Se timidezza , riservatezza, vergogna rappresentano l'umore basso comprendo che poi facciano affrontare le situazioni della vita con scarsa fiducia e diffidenza ma forse sono servite anche loro.
Mi spiego meglio, non dico che bisogna avere l'umore basso ,sarebbe patologico,ma è anche vero che ciò mi ha fatto capire con carte alla mano che mi stavano truffando, al prezzo che poi sono andato in psicosi. Ma come facevo ad accorgermene prima??Impossibile non potevo supporre che l'amico che avevo di fronte mi stava truffando, senza prove mi prendevano per matto. È stata la mia riservatezza ed educazione che mi ha fatto scoprire l'inganno....da lì la diffidenza verso l'individuo....la denuncia ai Carabinieri.....il ritiro pauroso e la psicosi.
[#29]
Utente
Utente
Grazie Dottore per la delucidazione su timidezza,vergogna e riservatezza, molto utile per conoscere meglio il proprio umore.
Sono del parere che lo psicotico viva un po' fuori dal mondo e quando percepisce qualcosa che non va mette in atto dei comportamenti irrazionali.
Al di là dei tratti caratteriali diversi per ciascuno di noi, penso che sia importante vivere ed accettare di più la Società nella quale si vive ,con gli aspetti belli o brutti che presenta. Se non si vive integrati nella società il rischio psicosi è maggiormente presente. In genere non si accettano alcuni aspetti del contesto nel quale vive così come non si accettano alcuni aspetti di sé.
Saluti alla prossima
[#30]
Utente
Utente
Sì credo che l'aspetto del mio umore basso abbia fatto da innesco per la psicosi quando mi sono trovato in situazioni di stress lavorativo o affettivo; penso vada migliorato ciò
[#31]
Utente
Utente
Buongiorno Dottori ,
ho letto il consulto di altre e altri utenti e le testimonianze convergono purtroppo nella mia stessa osservazione sugli effetti iatrogeni.
Non è ammissibile che per affrontare disturbi depressivi o psicotici con psicofarmaci si vada ad annullare la funzionalità sessuale.
Per me vuol dire che quella farmacologia è una strada sbrigativa ma che poi può produrre danni ben peggiori, una strada errata. Se perpetrata,nonostante le numerose testimonianze, un crimine.
[#32]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Sempre ragionamento a senso unico. Purtroppo per il momento è un suo limite.
Il resto sono dati, che se si prendessero dai forum, non definiscono un problema, ma una lamentela con annesse già le conclusioni.
Se poi è una scusa per arrivare a sostenere la propria ostilità nei confronti dei medici, allora il discorso è diverso.

Le testimonianze vanno bene per i maghi, in medicina si fanno studi o si raccolgono dati, altrimenti tutto è colpa del farmaco e niente della malattia.
[#33]
Utente
Utente
Gentile Dottore,
chi vede ,con disappunto ,un senso unico nel paziente sta difendendo probabilmente le proprie convinzioni. Val bene che ciascuno mantenga i propri pareri su metodi e farmaci della psichiatria con l'unica differenza che il Paziente ,come il cliente,va sempre ascoltato con amore. La raccolta delle testimonianze, dei dati,del metodo scientifico forse un domani potrebbero far vacillare anche le certezze di alcuni Medici circa la bontà dei trattamenti sanitari applicati.
Il dott. Peppe Dell'Acqua in varie interviste affronta con disponibilità la questione paziente/malattia affermando che talvolta gli errori di talune cure avvengono per ....uno sguardo della Psichiatria sul (S)oggetto da curare.
Possono anche cambiare farmaci ,metodi di contenzione o altre pratiche mediche ma se non si considerano i Pazienti nella loro complessa e necessaria sfera emotiva.........si rischia di annullarli ma non di curarli nel vero senso del termine. Basterebbe un po' di amore e qualche dubbio in più ma io ho percepito solo una Psichiatria fatta di assolute certezze ......un senso unico per l'appunto. Ai posteri le valutazioni circa il miglioramento o meno della società.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"sta difendendo probabilmente le proprie convinzioni. "

E Lei sta scrivendo qui per sapere le nostre presumo, non per fare polemica a vuoto.

Lei sta facendo solo un discorso antipsichiatrico generale, per cui secondo il suo ragionamento lo psichiatra fa del male al paziente.

Le banalità sulla cura come "persona" e non come malato sono veramente scoranti. Come se un medico non curasse questi aspetti quando cerca ci curare la malattia. Chi decide di contenere, trattare in maniera coatta, secondo Lei non ragiona per l'interesse del paziente ? Un suo pregiudizio.

Il rischio di produrre effetti indesiderati c'è sempre. Invece se Lei viene a dirci che gli psichiatri sono ottusi o torturatori, e comunque disumani, è semplicemente un attacco alla categoria. E la categoria non esiste, la pensiamo in maniera varia, siamo persone con orientamenti anche diametralmente opposti.

Il vero problema è la scarsa diffusione delle nozioni tecniche, altro che l'umanità, che alcuni hanno e altri magari no, e non si può certo cambiare questo.

L'ultima volta che sulla base di questi ragionamenti (liberare il paziente, basare le cure sulla persona e non sulla malattia) è stata fatta una legge ne è seguita una decimazione dei pazienti, per effetto delle malattie che avevano. Discorsi molti facili e non molto coraggiosi, che producono più danni che altro.



[#35]
Utente
Utente
La Psichiatria ,mi permetto di osservare, non si può occupare sbrigativamente solo di un nesso paziente/malattia come in tutte le altre branche della Medicina. Nella Psichiatria è presente anche la parte delle emozioni del Soggetto in cura. Se si annullano anche quelle, tutto è possibile,......è finita.
[#36]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Infatti non se ne occupa in questo modo. E neanche le altre branche.

Il problema vede, è che chi ha dei pregiudizi pensa che ci sia un approccio sbrigativo. Non è così, ma fare una cura e risolvere un problema non sempre ha a che fare con il dedicare tempo a tutto, non sempre tutto è importante, e si rischia di equivocare il sintomo con un problema psicologico diverso (l'atteggiamento di chi è depresso, psicotico, euforico, ansioso non sono mica staccati dalla malattia che hanno in quel momento).

Lei invece sta facendo questo ragionamento, e soprattutto insiste col fatto che i medici scelgano appositamente di penalizzarla. Stanno cercando di darle una soluzione, e dopo qualche mese dall'episodio psicotico parlare di danni permanenti è completamente fuori tema.
[#37]
Utente
Utente
I pregiudizi fanno parte dell'umanità ,io mi tengo le mie convinzioni per il momento. Non ho mai parteggiato per l'Antipsichiatria ma ,dopo aver visto solo certezze sui volti dei Medici, qualche interrogativo me lo sono posto. In teoria, si può arrivare a torturare anche solo in nome di un proprio convincimento medico , non occorre essere per forza dei malintenzionati verso un paziente.
[#38]
Utente
Utente
Lei Dottore mi ha rincuorato però vorrei tanto credere che fosse come dice Lei ma non lo percepisco . La mia impressione è quella che si sia pensato di abbattere la produzione della mia dopamina in un modo violento. I danni se permanenti o meno nel tempo si vedrà ,ma in questo momento sono poco fiducioso.
[#39]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La tortura più grave è quella di convincere i malati che non hanno niente ed "colpa" di qualcuno, dopo di che quando stanno male lo stesso, si convinceranno , a torto, che è colpa loro perché non sono riusciti a riabilitarsi nel meraviglioso e umanissimo sistema che è stato loro messo a disposizione (e su cui, magari, è organizzato anche un sistema lucrativo). Invece uno deve sapere che un problema, lo chiami come vuole, e che questo problema si spera non sia multifattoriale, perché altrimenti significa che qualsiasi cosa lo fa aggravare senza poterci far nulla, ma magari dipende da uno o due fattori, di cui uno è controllabile con una terapia. E sapere anche che quando uno ha una psicosi dopo ha una fase di diversi mesi in cui ci si può sentire depressi e svuotati perché la malattia lo prevede, e la cura non riesce a far di meglio, ma è comunque meglio che niente.
Se invece uno parte con l'idea "non avevo niente e mi hanno rinchiuso", certo che dopo è tutto un sopruso, una tortura etc.
E per carità, ci sono anche casi in cui le cose sono gestite male, in cui la cura (medica, non umana) è stata inspiegabilmente assente.
Ma questo non significa gridare alla tortura, alla sperimentazione selvaggia (fare da cavie) o simili.
Chi si cura per altre malattie sa benissimo che le terapie possono anche far danni o avere effetti collaterali, mettiamo ad esempio la chemioterapia antitumorale, il cortisone etc. Si cerca di fare il meglio, ma in quel caso le persone sanno il motivo per cui le fanno e gli danno un peso, nel caso della psichiatria spesso ci si trova di fronte a persone che non hanno ancora consapevolezza della malattia, per cui ritengono di subire un sopruso o un eccesso di attenzione medica. Questo è il punto cruciale.
[#40]
Utente
Utente
Magari ci fosse un eccesso di attenzione medica e umana. La malattia psichiatrica trova spesso un individuo contrapposto al suo ambiente sociale.Fin quando non si pone l'attenzione su questo aspetto,senza fare vittimismo, allora si massimizzano le cure farmacologiche ai pazienti. Oggi era l'antipsicotico di prima generazione ...domani di seconda.... di terza e così via. Sono farmaci utili e necessari ma il loro uso può essere fatto in modo diverso secondo l'obiettivo culturale che si prefigge il Medico. Non è il mezzo a essere messo in discussione ma l'uso che se ne può fare. Il malato psichiatrico è un po' il termometro del benessere di una società, dove ci sono pochi sentimenti buoni aumentano i malati.
[#41]
Utente
Utente
La conosce la vicenda di Benito Albino......fu portato in un ospedale psichiatrico ,poiché dava segni di malattia; il suo animo sofferente nasceva dal fatto che il verosimile padre Benito non lo aveva mai voluto amare disconoscendolo
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Conosco quella vicenda, per come è stata raccontata. Ma dai fatti narrati non si evince mica la conclusione semplicistica che si vuol far passare. Ci sarà stato imbarazzo nel far sapere che c'era un figlio illegittimo e per giunta con problemi psichici, non lo nego.
Ma chi ha stabilito che non esistessero i problemi in questione, e che li avesse per colpa della situazione familiare ?
Io anzi ci leggo tutt'altro, e che cioè ci fosse familiarità per quei problemi che poi lo portarono, in un periodo in cui non c'erano cure (ben diverso da ora), in manicomio.
Peraltro in quello stesso periodo poi fu inventata, proprio in Italia, la prima cura efficace per alcune malattie mentali, e cioè la terapia elettroconvulsivante, poco usata perché poco lucrativa.


L'obiettivo del medico è secondariamente culturale, il medico può in alcune culture ritenere di dover rendere il paziente socialmente "normale" o semplicemente di farlo star bene con se stesso, o di renderlo inoffensivo perché la legge lo carica di questa responsabilità.

L'uso che si può fare vale anche per l'antibiotico, con le stesse conseguenze, e che cioè se si usa in un certo modo si aumentano alcuni rischi e se non si usa altri, e così via. Finché i dati dicono che una cura produce dei benefici, e li descrive, l'unica cosa che rimane è la legge. Se il medico non avesse vincolo alcuno, sicuramente ragionerebbe solo secondo quel che è meglio per il paziente, o quel che è più giusto nel rispetto di una generale libertà di autodeterminazione. Ma anche qui, come si fa a parlare di libertà in una malattia psicotica in fase acuta ? Sarebbe come dire che chi è in coma deve poter esser libero di decidere.
[#43]
Utente
Utente
Quel che è più giusto per il o i medici nel rispetto di una generale libertà di autodeterminazione.
Credo che sia la cosa più ampiamente ed equamente condivisibile, lascerebbe distinte le due cose ,legge e Medicina, dando una migliore conoscenza dei fatti e delle cure.
Apprezzo la nitidezza della sua esposizione
Grazie saluti alla prox
[#44]
Utente
Utente
Mi dimenticavo una cosa....
Ho chiesto più volte agli Psichiatri che incidenza potesse avere una eventuale 'ereditarietà genetica nell'insorgenza di una psicosi e le risposte sono diverse da quelle che Lei ha premesso.
Non la genetica bensì un'evoluzione disarmonica dell'individuo può portare a maggiori sensibilità nei confronti della realtà è dunque più esposto a patologie mentali.
Non c'entra in maggior parte la genetica ma le disarmonie emozionali dell'individuo e dunque soprattutto i sentimenti e gli affetti.
Come Lei ben sa Benito Albino era molto stimato dai commilitoni e nondimeno riportava buoni livelli intellettivi come testimoniato dagli istruttori di Marina militare,.........gli mancavano gli affetti.........Le sicurezze paterne.......Insomma l'individuo visto come persona e non solo come una mente da sottoporre ad elettroshok
[#45]
Utente
Utente
Come paziente concordo sul fatto che vada curata una malattia e non la persona secondo quanto stabilito dagli Psichiatri e dalla Medicina ,ma che ciò debba essere sempre visto nell'insieme delle funzioni dell'individuo.
Se si abbatte ad esempio troppo efficacemente una psicosi per poi avere delle conseguenze depressive ,si risolve una cosa per crearne un'altra.
Volevo dire solo questo in sintesi, una cautela..... anche se i farmaci di adesso hanno in genere meno effetti collaterali di quelli di prima e forse sono molto più efficaci.
Lo confesso questa volta l'ho vista dura, pensavo di essere stato punito per quello che avevo fatto, spero di risalire.
Saluti
[#46]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Quel che sto cercando di dire è che questo discorso "olistico", "psicobiologico", sono in parte ovvi, e in parte alibi per nascondere una scarsità di idee su dove mettere l'accento quando si interviene su un problema. Se si mette un po' su tutto, per non far torto a niente, senza sapere neanche se e quali fattori sono importanti, ma supponendo che lo siano tutti, si ottiene un sistema incontrollabile.
La scienza cerca di fare da sempre la cosa opposta, individuare i meccanismi portanti, perché alla fine per intervenire bisogna sapere che mosse fare, non "che tutto è importante" (bella scoperta, ma questo non cambia il fatto che ci sono meccanismi portanti e altri che sono portati).

Uno dei risultati è nei farmaci migliori, un altro è nel non perder tempo in inquadramenti assurdi, dalla possessione demoniaca, alla "cattiveria" morale, alla colpa etc.
[#47]
Utente
Utente
Dottore ora è inutile girare attorno al problema. Vivere lealmente con sincerità di intenti in un contesto corrotto è quantomeno da pazzi.
In tal senso interviene la Psichiatria che bombarda di farmaci il pazzo, per il suo bene ovvio. Senza tralasciare che l'aver minacciato con un'arma l'Arma ,quando già anni prima il sig Preiti feriva gravemente il sig Giangrande, non si è rivelata una scelta indovinata (ma la psicosi porta a difendersi!!).
Tuttavia la mia coscienza è a posto, il tempo è galantuomo e svelerà le apparenti contraddizioni che si sono verificate.
Per ora si raccolgono i feriti e i morti con la consapevolezza storica che anche il vile potere borbonico (al quale dobbiamo i meriti per il primo ospedale psichiatrico a Caserta) vide la fine dei suoi giorni.
PSSD e PGAD esistono eccome :-)
Ne vedremo delle belle
[#48]
Utente
Utente
Buongiorno dottore, nell'ultimo post ero preoccupato, sentivo aumentare il problema di incontinenza urinaria e assenza di erezioni.I timori che gli psicofarmaci mi avessero procurato notevoli cambiamenti era forte. Adesso un modesto recupero delle funzionalità c'è stato anche l'incontinenza non è più così forte come prima. Spero che col tempo si riequilibri nel miglior modo possibile. Grazie per avermi ascoltato, anche nei miei sfoghi, e avermi indicato di non demonizzare le cure farmacologiche. Comunque da paziente auspico che ci sia sempre cautela e monitoraggio nella somministrazione di terapie in generale.
Saluti e Buon Anno a tutti
[#49]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Auguri anche a Lei e ci tenga pure aggiornati.
[#50]
Utente
Utente
Buonasera Dottore, ho fatto alcuni controlli di laboratorio ,circa le conseguenze iatrogene sulla funzionalità sessuale .
La psicofarmacologia somministratami in TSO e successivamente ha interrotto i canali ionici - recettori a livello penieno come anche a livello muscolare, con aumento della pressione arteriosa.
Il risultato non è dei più confortanti e non discosta molto da ciò che viene descritta come anestesia genitale (io la definii come una castrazione chimica).
Credo di non aver ricevuto cure coscienziose sulla base di quello che si doveva invece approfondire con cautela e professionalità , ossia fortificare e prevenire nei limiti del possibile un altro crollo psicotico.
Ma ciò non può sottomettere il rispetto della persona, il diritto alla sessualità è sancito da OMS.
Da paziente penso che i farmaci nati per la riduzione della sintomatologia ora vengono usati in dosi elevate per inibire definitivamente un individuo, senza con ciò aver davvero curato e rafforzato a monte ciò da cui potrebbe aver origine una incapacità di mediazione delle paure, ossia la corteccia prefrontale.
Cordiali saluti
[#51]
Utente
Utente
P.S.
Ogni individuo credo necessiti di una sua cura, non siamo dei robot, sebbene i meccanismi in linea generale sono gli stessi per tutti. Ma siamo individui diversi e così non è concepibile che con uno stesso farmaco antipsicotico possa essere curata un'intera popolazione mondiale. Tuttalpiù può essere inibita e controllata per periodi lunghi ma non curata in modo sbrigativo e se posso permettermi talvolta incosciente.
Per curare credo ci voglia pazienza, dei farmaci scientificamente idonei e forse un po' di amore .
Cordiali saluti
[#52]
Utente
Utente
.
[#53]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Quando si parla di sintomi iatrogeni, non si parla di cure non idonee, ma di effetti di cure date anche bene, idonee e magari necessarie per altri aspetti, quindi non evitabili di fatto.

Andiamo al dunque: parlava di esami di laboratorio, ma quali esattamente ha fatto. Se al momeno sta assumendo una cura, in che modo questi esami distinguono tra effetti "in corso di cura" e dovuti ad altro ?
[#54]
Utente
Utente
Buongiorno Dottore grazie per la risposta.
Circa gli esami di laboratorio posso essere più preciso prossimamente ,sono tuttavia a consuntivo poiché privi di qualsiasi cura in corso ,data la gravità delle conseguenze iatrogene accertate.
Riguardo la necessità di cure sono convinto che un crollo psicotico vada compreso e curato con tutte le capacità mediche disponibili.
Circa l'inevitabilità di fatto di determinati approcci farmacologici a cui lei fa cenno sono più scettico.
In ambito psicotico restando nella psichiatria nazionale e nel rispetto dei protocolli ci sono metodi di approccio diversi, senza arrivare a posizioni di Antipsichiatria che io tuttavia rispetto o peggio ancora ad iniziative arbitrarie di dosaggi farmacologici oltre i limiti .
La cura migliore di tutte a mio avviso esiste: è il dubbio , l'unico aspetto che può valorizzare le conoscenze medico -scientifiche senza con ciò avere mai la certezza di aver finito la cura .
Non polemizzo né esagero in sofismi ma troppa certezza in ambito psichiatrico potrebbe non aver risolto nulla è altresì provocato gravi conseguenze, prudenza.

P.s.
Faccio un breve esempio.
Se su un paziente si riscontra un aumento di pressione arteriosa di tipo essenziale e con un farmaco diuretico e losartan potassico questa scende, allora si potrebbe dire di aver trovato la cura giusta al problema (ma non inevitabile)
Più avanti nella conoscenza si potrebbe scoprire che era il tono vasale del paziente ad avere un problema a livello recettoriale per cui con un altro farmaco gestire meglio la pressione nel suo problema reale, senza più ricorso al diuretico.
Scusi il prolungamento Cordiali saluti
[#55]
Utente
Utente
Sull'idoneita scientifica riguardo la riduzione della sintomatologia dei farmaci antipsicotici utilizzati non ho alcun dubbio, compensano.
Sulla loro idoneità curativa sono meno convinto, spero che in futuro altre molecole vengano scoperte per superare le difficoltà e le paure del crollo psicotico.
Usare quelle attuali, a max dosaggi, da paziente credo possa arrecare delle modifiche dell'individuo prevalentemente inibitorie, senza avergli invece rafforzato le sue capacità di gestione delle paure.
[#56]
Utente
Utente
Mi spiego un po' alla meglio: nella fase acuta c'è sicuramente una situazione di collegamento fra zone di inconscio-istinto e zone della ragione e ciò mette a repentaglio proprio quest'ultima, da cui lo scompenso.
Gli antipsicotici utilizzati con l'obiettivo di riportare la calma fra le due zone ,spesso dopo che l'evento ha avuto il suo sfogo, penso che svolgano un'azione di soccorso.
Intervenire invece con antipsicotici diversi ,anche in combinazione fra loro, con l'obiettivo di scollegare le due zone in modo marcato penso possa portare a conseguenze non controllabili nel futuro.
Sarò visionario ma mi sembra più ovvio andare a rinforzare a monte quelle zone che spesso non riescono a mediare le paure, spesso per scarsa aggressività, preludio del crollo psicotico.
In sintesi non scollegare per evitare gli effetti della psicosi ,bensì collegare di più per rinforzare le zone che possono cedere negli istanti del crollo.
Se questa via non fosse possibile me ne farò una ragione ,tuttavia la mia esperienza mi fa pensare e sperare così.
Cordiali saluti
[#57]
Utente
Utente
Sono solo delle riflessioni personali ,nulla di più. Sono solo curioso di capire quale farmaco possa farmi da corazza rispetto ad un crollo psicotico. Non riesco ad accettare come logica di assumere per sempre dosi di aripiprazolo o di olanzapina. Vorrebbe dire non aver centrato l' obiettivo.
[#58]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Quel che esula da un ragionamento medico di qualsiasi tipo è che una cura, al momento la migliore di quelle disponibili, anche se non soddisfacente, sia una "sconfitta". Certo, se la psicosi fosse una bazzecola o si potesse gestire in altro modo...peccato che una psicosi sia -al di là della pericolosità- una cosa che nel cervello lascia il segno.
La ragione per cui certe cure si fanno "a vita", non dico la sua, dico come principio generale, è che magari tengono in ottimo equilibrio, prevengono ma non eradicano. E questa è, in medicina, la regola. Poche sono le cure eradicanti.
Quando c'è una cura rapida e definitiva, certo che è preferibile. In questo caso non c'è.

Il dubbio è una posizione scientifica, non una cura per la psicosi.

Secondo me, è altro quello che manca. Manca una tranquillità nel poter gestire i pazienti, ovvero strutture di lungodegenza, la possibilità di gestire le urgenze nel luogo stesso in cui poi si va a curarsi a lungo termine. Questo manca nel senso che un tempo certe questioni si risolvevano con un po' di terapia, e un ambiente protettivo, quando c'erano i ricoveri psichiatrici. Oggi purtroppo il ricorso all'antipsicotico ad alte dosi è la regola, anche se magari non si usano più dosi "da cavallo". In questo modo forse aumentano anche le depressioni iatrogene, forse.

Ma per il resto i medici, quando sono competenti, cercano di applicare quel che si sa, e poi in seconda battuta di sistemare empiricamente i casi che non rispondono bene. Purtroppo, con frette e vincoli e ipercautele che non appartengono tanto alla medicina, quanto al contesto sociale, legale e economico.
[#59]
Utente
Utente
Buonasera Dottore grazie per la risposta.
Circa gli antipsicotici di seconda generazione penso siano molto efficaci e con minori effetti collaterali nel senso che negli individui sensibili potrebbero agire bene anche a dosaggi minimi .
Proprio per questo credo che l'ospedalizzazione in fase acuta in futuro possa essere ridotta rispetto a quella di un tempo, con costi sanitari inferiori.
Ma l'osservazione del paziente è giusto che continui nello spirito di conoscenza e dialogo proposta da Basaglia, proprio nella sua società.
Lo psichiatra triestino non escludeva la patologia ,ma non poteva non cogliere i disagi e le verità sociali di quei tempi così come testimoniate dai suoi pazienti.
È stata una conquista di garantismo nei confronti di chi spesso contrastava situazioni di ricatto e ingiustizia che da sempre fanno parte della società umana.
Ognuno di noi è disposto a gestire e tollerare in modo civile se qualcuno ci pesta il piede, tuttavia la sopportazione e la prepotenza diffusa a volte provoca un disagio di ansia sproporzionato, mancando l'aggressività diretta ciò implode in crollo psicotico che a sua volta scatena la psicosi.
L'ansia sproporzionata sarà pure un aspetto patologico del paziente,ma come si può escludere che in modo simile anche la sadica provocazione del prepotente non lo sia?
Il recente DSM ha incluso fra i disturbi il sadismo mentre ha escluso il narcisismo.
Cercare di fare bene le proprie attività non è patologico mentre rovinare il lavoro altrui con malizia lo è.
Questo aspetto mi faceva pensare a farmaci futuri che migliorino la sana aggressività diretta per non essere sopraffatti dall'ansia autolesionista.

Cordiali saluti
[#60]
Utente
Utente
Credo che gli ormoni androgeni hanno un ruolo importante nel dare sicurezza ,coraggio, ragionamento e giusta dose di aggressività .Forse ho scarsa disponibilità continuativa di questi riguardo alle sostanze dell'ansia che vanno in eccesso.
P.s.
Riguardo gli aspetti sessuali ho potuto constatare che dopo aver mangiato degli asparagi selvatici ci sono stati dei miglioramenti incoraggianti;non solo a livello di vis peniena ma anche a livello di umore.
[#61]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Non concordo per niente sul discorso delle politiche sanitarie sulla psichiatria. Personalmente ritengo che ci sia stato un peggioramento nello standard assistenziale in ragione della non disponibilità di strutture che consentano ricoveri rapidi, senza fretta di dimissione e senza presunti affidamenti al territorio che in realtà non sono sempre fattibili. Inoltre, l'ambiente di una fase acuta non può essere quello angusto di un reparto di psichiatria, se non per tempi brevi, e questo al momento è invece l'unica opzione.

Non concordo neanche sulla visione che lei riporta della psichiatria "liberatrice". Negava eccome la patologia, rendendola una colpa sociale o una incompatibilità sociale. Purtroppo le conseguenze di questo si sono viste, inclusi i criteri di applicazione del TSO, che tutti dobbiamo conoscere ma a cui è difficile riconoscere un senso pratico e preventivo.

Questo in ogni modo esula dallo specifico del suo caso, per il quale le consiglio ancora una volta di far riferimento agli esiti dei suoi esami, non genericamente a teoria su ciò a cui servono gli androgeni, cosa arcinota peraltro. Da lì parta per capire quale soluzione c'è, e in questo metta sempre anche la considerazione che nessuna psicosi cronica si associa poi ad una vita sessuale gratificante, quindi va considerata anche la ricaduta da evitare.
[#62]
Utente
Utente
Grazie per la risposta Dottore.
Capisco la sua posizione medica la stimo,credo sia il capisaldo nell'approccio della fase psicotica ,senza di ciò non si farebbero neppure le diagnosi accurate.
Tuttavia leggevo che varie ASL sul territorio nazionale stanno affiancando anche il metodo del dialogo aperto, senza per questo annullare terapie di mantenimento.
Nella mia ASL ho trovato disponibilità di posti ospedalieri nella fase acuta e nel post anche strutture territoriali per seguire il paziente.
Al momento i farmaci sono quelli che prevengono la sintomatologia finale ma non si toglie il cedimento iniziale; la natura vuole così.
Avevo intuito e lei mi dà piena conferma,la ringrazio di cuore, che sesso e psicosi fossero uniti. Per stare bene sopra devo pagare il prezzo di stare male sotto e viceversa.
Però un piccolo spiraglio credo ci possa essere, forse la predisposizione a eccessi di ansia o l'inclinazione all'ubbidienza o entrambi, potrebbe aver sottomesso una naturale aggressività . Di meccanismi psicotici ce ne sono tanti ma nel mio caso io ho questa ipotesi.
Nel caso Lubitz (aveva tra l'altro interrotto una relazione sentimentale)è emersa una disciplina familiare rigida che aggiunta alle ambizioni lavorative/sociali non raggiungibili ha innescato l'aggressività reattiva della psicosi. Forse se l'ansia educativa di ambire a tutti i costi ad un certo obiettivo fosse stata più umana anche il ragazzo non si sarebbe lanciato in quel gesto.
Un ragazzo più disobbediente avrebbe affermato con più determinazione la propria indipendenza e realizzazione.
Dottore mi permetta di dire, viva la disobbedienza (nei limiti inteso) e soprattutto come dice Rovazzi andiamoacomandare!
P.s.
Ho scoperto con meraviglia effetti benefici sulla vis dell'asparago selvatico ,sarà la combinazione depurativa,andrologica,vitaminica,minerale non ho idea ma forse può aiutare nella terapia ahimè di mantenimento con abilify.
Certo che non basta solo questo poiché nella fase di accoppiamento entrano in campo anche gli aspetti di emozioni passioni e ansia
Quando quest'ultima prevale riecco comparire l'adrenalina o noradrenalina da cui la vasocostrizione.
La terrò aggiornato sugli esami di
laboratorio.
Cordiali saluti e grazie ancora .
[#63]
Utente
Utente
P.S. I dubbi sono umani ma penso che i Dottori che mi hanno curato in fase acuta e poi nel mantenimento abbiano adottato le conoscenze farmacologiche più idonee nell'aiutarmi, anche se riguardo i dosaggi la regola forse è spingersi ai limiti .
Il sovradosaggio farmacologico resta il timore per chiunque penso, ma in certi casi può essere soltanto legato ad una elevata sensibilità del paziente.
Nel senso che 5 o 10 mg giornalieri di abilify depot su una persona potrebbero equivalere a 15 o 30 mg su un'altra persona.
È una mia impressione, forse abilify su di me è attivo già a basse dosi; zyprexa mi deprime di meno ,ma lascia notevoli problemi al fegato e al metabolismo.
[#64]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Certo che esistono queste differenze di dosaggio reale, talvolta infatti esistono dei macrodosaggi proprio perchè per alcuni i dosaggi massimi sono comunque insufficienti, questo è un fenomeno noto per vari tipi di medicinali. Non si tratta quindi di alte dosi reali, ma semplicemente di alti carichi di dose orale.
[#65]
Utente
Utente
Buonasera Dottore ho letto la notizia recente circa le nuove cure per la malattia di Alzheimer con riferimento alle aree dell'umore.
Io una cosa simile l'avevo immaginata per l'attimo del crollo psicotico, una specie di buco nero dell'umore e dopamina che poi si impenna come reazione al momento depressivo.
Un farmaco reuptake della dopamina in futuro potrebbe avere un senso oppure è un'idea fantasiosa?
Grazie saluti
[#66]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Temevo che una notizia del genere producesse reazioni ingiustificate.
Cose già sapute da sempre, che al momento non cambiano nulla.
Ci sono già diversi farmaci del genere. E' chiaro che ad una persona che soffre di psicosi non possono essere somministrati.
[#67]
Utente
Utente
Grazie Dottore saluti
[#68]
Utente
Utente
Buonasera Dottore,
gli approfondimenti sono in fase conclusiva , la mancata vis ed erezione è attribuibile sicuramente alle modalità di somministrazione dei farmaci, non ad abilify nello specifico bensì alle varie scelte farmacologiche cui sono stato sottoposto durante il TSO.

Mi domando : se il fattore di partenza è l'ansia da cui l'adrenalina e la noradrenalina, per quale motivo si deve andare a sopprimere la dopamina( fra l'altro spessissimo a fase psicotica acuta già conclusa)??
Ciò che ne deriva è un deficit dopaminergico dal quale deriva poi per l'uomo la mancata combinazione di testosterone e dopamina per avviare la fase di eccitazione ed erezione.
Come giustamente diceva Lei per uno psicotico è spesso difficile avere un buon approccio sessuale,ma se dopo una cura antipsicotica ciò scompare del tutto vuol dire che la Medicina non ha messo in correlazione i vari aspetti, ansia sesso e psicosi.
Non è la dopamina la responsabile del crollo psicotico bensì noradrenalina e adrenalina che si alzano e serotonina che si abbassa.
Indurre una sindrome serotoninergica per abbassare la dopamina di certo porta ai risultati di sicurezza sociale voluti ma con quali conseguenze?.
I nuovi equilibri recettoriali a quali conseguenze possono portare?

La saluto cordialmente e ringrazio sempre del tempo dedicato
[#69]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Lei non ha avuto dei TSO per ansia, ma per psicosi. Le sue interpretazioni neurochimiche le lascerei perdere, non hanno senso neanche volendo semplificare le cose al massimo.

" la mancata vis ed erezione è attribuibile sicuramente alle modalità di somministrazione dei farmaci"

In base a quale risultato di quale esame ?
[#70]
Utente
Utente
Dottore le mie interpretazioni biochimiche potrebbero anche essere incomplete ma una cosa è certa: la psicosi non è fine a sé stessa.
Se la pratica medica non è motivata nell'approfondire i caratteri e i potenziali cedimenti a cui possono andare incontro soggetti sensibili predisposti, allora l'approccio rimane sostanzialmente quello di un secolo fa.
Intervenire chimicamente in modo massiccio sui recettori
delle aree frontali può portare agli stessi obiettivi ambiti dai sostenitori della microchirurgia.
Io mi limito a pensare che se così fosse è grave.
Saluti cordiali
[#71]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Stiamo tornando alle solite. Nessuno dice che le cure siano le migliori pensabili, ma queste sono.
Non ho capito cosa vuol dire con "la psicosi non è fine a se stessa".
Le interpretazioni biochimiche nono sono incomplete, sono fuori strada, e poi non si possono ridurre a un discorso su due o tre sostanze, non è così semplice la cosa.
[#72]
Utente
Utente
La ringrazio delle risposte.
Sono consapevole che non è così semplice e riducibile a due tre sostanze.
Sono convinto che non è fine a sé stessa nel senso che penso sia riconducibile a dei meccanismi di sensibilità dell'individuo .
Rafforzare quelli potrebbe evitare le gravi conseguenze psicotiche e dare una qualità della vita migliore.
È una mia speranza, per ora non vedo che si va in tal senso.
Comportamento sessuale e psicosi hanno una base comune, e l'uno aiuta a comprendere l'altro a mio parere.
Cordiali saluti
[#73]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La psicosi, qualunque sia la sensibilità dell'individuo, produce un pensiero non aderente alla realtà, che tuttavia è codificato come reale. Prevale sul pensiero che può derivare da esperienza e interazioni, e si sovrappone ad esse.
Non c'entra niente con la sensibilità, è un problema di convinzione gratuita, slegata dai meccanismi che ci permettono di leggere quel che accade.
[#74]
Utente
Utente
Grazie Dottore, fin dall'inizio ho sempre condiviso la delucidazione che Lei fa ma a mio parere viene trascurata una parte iniziale.
In particolare la fase paranoide conclusiva di un evento acuto di psicosi non esclude in alcun modo l'adesione alla realtà precedente.
Un soggetto sensibile può essere perfettamente aderente alla realtà, adattarsi e integrarsi, fino a ricevere un sopruso e come reazione all'incapacità di gestire tale sofferenza , cadere nella psicosi.
Se tutto ciò fosse dimostrabile la Sua onestà intellettuale non potrebbe non riconoscere che lo psicotico è la vittima .
Non è olismo spicciolo, io ritengo sia necessario rafforzare la capacità di sopportazione e adattamento dello psicotico nella società, proprio per non incorrere in reazioni incontrollabili.
Chi pecora si fa il lupo se la mangia, è un detto molto conosciuto, tuttavia a mio avviso sarei portato ad aiutare anche la pecora, giusto per simpatia.
La saluto cordialmente
[#75]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La psicosi non è prodotta da un'azione esterna. Viene tipicamente da sola, e non corrisponde ad una sollecitazione di pericolo o di interazioni non chiare.
La distingue il modo in cui il pensiero si produce, non il suo contenuto. Un modo slegato, autonomo. E deduttivo.
Spesso chi si cura la fase acuta non esce dalla psicosi, semplicemente non produce più pensieri "nuovi", ma rimane convinto di quelli vecchi, anche perché si sono fissati come esperienza, e finché il fenomeno non è spento è difficile discriminare tra pensieri autoprodotti e fatti.
[#76]
Utente
Utente
Grazie Dottore per la risposta.
Le cose non stanno così, se fosse vero ciò allora sarebbe tutto molto lineare. Si potrebbe approcciare concettualmente e farmacologicamente una psicosi alla pari di una demenza vascolare, una cosa assolutamente non affermata dalla letteratura scientifica,anzi.
Proprio come Lei già ha affermato il campo è più complesso e di psicosi ne esistono di vari tipi;come si può sostenere che non è prodotta da un'azione esterna e che viene tipicamente da sola? Di fronte ad una psicosi reattiva è ovvio che l'esterno non ha prodotto la psicosi ma spesso può aver innescato una sofferenza su chi, per sensibilità, è predisposto. (vedi ad es i soldati dopo un conflitto bellico).
Si chiama sadismo, per comandare un uomo basta farlo soffrire; per fortuna le recenti modifiche al DSM hanno sancito che il narcisismo non è un disturbo ma il sadismo rimane tale.
Ma non è neppure detto che un'azione esterna causa di sofferenza debba per forza scaricarsi in una psicosi, il Caso Tortora ne è un esempio, molti sostengono che il suo tumore sia sorto come conseguenza della sua debilitazione di fronte alle ingiustizie subite.
Seguendo la Sua posizione sarebbe come affermare che su 10 fumatori 2 si ammalano di tumore al polmone ma non per l'azione esterna delle sigarette, bensì perché tipicamente deboli.
Predisposizione ed azione esterna sono indivisibili, in tal senso l'OMS ha indicato agli Stati di aumentare i divieti di fumo in luogo pubblico, a tutela di chi subiva.
Io non ho mai detto che l'esterno produca la psicosi, ma che la stessa venga attivata negli individui sensibili molto spesso da azioni esterne; in tal senso non serve curare una psicosi già esaurita bensì rafforzare quei meccanismi di reazione verso l'esterno per non ricaderci più. Un sistema immunitario per la psiche più robusto.
Penso che in futuro, intorno ad un tavolo comune, Psichiatria Antipsichiatria e olismo possano trovare un punto di convergenza. La verità sulla Terra è sempre in movimento ,ma non deve mai mancare la voglia nel ricercarla, da entrambi gli schieramenti.

La saluto cordialmente
[#77]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La psicosi reattiva non significa che non sia psicosi. Siamo perfettamente d'accordo sul fatto che qualcuno diventa psicotico se sollecitato dall'ambiente, ma non è scontato questo. Ed è psicotico comunque, non lo è meno in quanto è stato sollecitato.
Lo stesso varrebbe per qualsiasi altra malattia.

Psichiatria e antipsichiatria non hanno alcun punto d'incontro. Olismo è un termine di cui chiunque si può fregiare perché sembra una cosa positiva, ma per il resto viaggia tra lo scontato e lo sbagliato.

Per fortuna la psicosi si cura meglio della demenza vascolare. E per fortuna non varia da persona a persona, altrimenti come al solito non si potrebbe andare che a caso.

Il problema è che anziché spingere per il miglioramento delle cure si gioca tutto sul negare la malattia o fare ipotesi non biologiche, come se lo psicologico non fosse biologico.
[#78]
Utente
Utente
La ringrazio Dottore.
Si può definire uno stato patologico , un po' arduo forse affrettarsi nel catalogare un pensiero.
.
Cordiali saluti
[#79]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Uno stato patologico vuol dire tutto e nulla. Invece le cose vanno catalogate per poterci lavorare sopra, anche per poter sapere che è una catalogazione sbagliata.
Quest'idea che non si debbano catalogare le malattie mentali è sbagliata, riflette l'idea che non esistano, è sempre la stessa storia.
Dare un nome ad una cosa è un passaggio utile e non vincolante.
Uno stato patologico non ha alcuna cura. Una psicosi sì. Se possibile va quindi identificata come tale.
[#80]
Utente
Utente
Dottore ringrazio per la risposta.
Una cosa è catalogare le malattie mentali altro è catalogare il pensiero.
Io apprezzo il Suo approccio ma se a livello nazionale e mondiale si è creata questa divisione di pareri forse qualcosa deve essere rivisto.
Nel pensiero oltre alla logica c'è l'aspetto etico; quest'ultimo a partire dai primi del 900 è stato distaccato e spesso rimosso. Credo che da ciò possano conseguire dei fattori non controllabili , nel senso che un pensiero strutturato prevalentemente su base logica potrebbe ribaltarsi nell'esatto contrario, il caos.
Viceversa una parte etica che matura nella logica potrebbe forse garantire minori conflittualità.
È una mia impressione, il tempo darà come sempre la forma a tutto.
Cordiali saluti
[#81]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La scienza non produce delle verità definitive, ma dei piani di lavoro. L'etica, in medicina, è applicare le conoscenze disponibili se producono dei vantaggi. Purtroppo a volte si pone il problema di imporre un trattamento da cui la persona avrà beneficio, senza che sia in grado di capire cosa e come serve per ottenere il beneficio. L'alternativa sarebbe di lasciare le persone al destino imposto dalla malattia. Se sia più o meno etico è questione inconcludente, il problema è che una società prende posizione in un senso o nell'altro.
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Utente
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Grazie Dottore, proprio quello che dicevo, la Società prende delle posizioni spesso non inclusive e poi si interroga sulle conseguenze caotiche,da inizio 900.
Col tempo si vedrà la riuscita.
Non metto in discussione le cure o l'etica della medicina, in democrazia si accetta con fiducia e speranza.
Cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

C'entra poco la democrazia, stiamo parlando del fatto che non sempre si sceglie per salvaguardare la propria libertà, certe volte si sceglie così da condannare se stessi alle regole rigide della malattia, questa è l'etica secondo cui qualcuno decide che un altro si debba sottoporre a un trattamento antipsicotico quando corre rischi e non è consapevole della situazione.
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Utente
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Grazie Dottore,
concordo perfettamente , il cammino della conoscenza non si ferma mai, e non si torna indietro.
L'epidemia di un'infezione è sempre utile in quanto pone l'attenzione anche sul fatto della presenza batterica o virale fuori misura in un dato contesto.
Ovviamente prima si deve arrestare l'infezione ma dopo occorrerebbe anche ridurre se eccessiva la causa batterica o quella virale.
Cordiali saluti
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Utente
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Buonasera Dottore e grazie per il consulto.
Ho appurato che le cose che Lei mi indicava sono state da me riscontrate sul corpo.
L'ansia ,mia caratteristica, andava spesso in conflitto con aspetti emozionali ed etici creando così una difficile gestione della ragione.
Adesso sento che le emozioni hanno maggiore fluidità con minime presenze di ansia , a vantaggio della ragione.
Certo rimangono i cambiamenti a livello penieno, nel senso di una scarsa vis, durata di erezione e percezione del piacere nella fase eiaculatoria rispetto ai periodi precedenti la psicosi. Questo in autoerotismo.
Vedo col tempo cosa cambia in ambito di rapporto di coppia, le faccio sapere.
Grazie cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

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