Il percorso universitario

Buongiorno dottori. Vi scrivo perché non so più dove "sbattere la testa". Nel 2010 ho attraversato un periodo di forte depressione che, per 2 lunghi ed estenuanti anni, mi ha privato di tutto, togliendomi energie, passioni, amicizie, prolungando il percorso universitario e buttandomi in una spirale di autolesionismo (che già era in atto da qualche anno con tagli, bruciature e pugni al muro), anoressia e attacchi di panico (ora sono ingrassata nuovamente ma la forte ansia resta e, a sprazzi, ancora mi impedisce di far lunghi tragitti in auto o sedermi in luoghi troppo affollati e senza vie di uscita visibili). Quei 2 anni li ho affrontati da sola a causa della reticenza della mia famiglia nel dar peso a problemi non strettamente fisici (idem per la perdita di peso: persi 60kg ma, essendo fortemente obesa all'epoca, imputarono il mio calo ponderale a una normale dieta, nonostante io non avessi mai dato segni di disagio verso il mio corpo) e se non fosse stato per l'enorme aiuto di una carissima amica a quest'ora probabilmente non sarei qui, in quanto ho avuto pensieri suidicidari molto forti e persistenti. In questi anni ho avuto molti alti e bassi, tanto da pensare di poter soffrire di un dist. bipolare ma da marzo di questo anno mi sembra di essere ripiombata nel buio. Non esco se non strettamente necessario (non so come farò a ricominciare l'ultimo anno di università con esami, tesi e tirocinio), ho abbandonato il lavoro nonostante avessi colleghi fantastici e la paga fosse buona, sto perdendo di vista tutti gli amici, le uniche due passioni di una vita (cinema e lettura) le ho praticamente accantonate e mi sento invasa da apatia e insensibilità. Non ho mai fame e dormo pochissimo e, quando ci riesco, non mi sveglio affatto riposata. Sto riprendendo Cymbalta da 60mg da maggio ma non è cambiato nulla (è lo stesso che presi nel 2010 ma all'epoca fu utilissimo) e ora non so più che fare. A volte vengo invasa dall'ansia, a volte passo giorni interi a letto. Non ho abbastanza soldi per rivolgermi a uno psichiatra o psicologo (il medico di base mi ha prescritto nuovamente il Cymbalta stando alla mia storia clinica pregressa ma, al tempo, ero seguita dal csm). Ho avuto sporadiche ricadute nell'autolesionsmo ma quello che mi preoccupa maggiormente è il costante senso di inutilità che do alla mia vita e che spesso mi fa desiderare la morte. Passo notti intere a guardare il soffitto, consapevole di aver mille cose da poter fare ma troppo in ansia o senza forze (o semplicemente svogliata) per mettermi a farle. Sono esausta da questa continua altalena emotiva e vorrei solo poter staccar la spi a da tutto e tutti. Scusate per il "papiro" ma non riuscivo a sintetizzare ulteriormente. Vi ringrazio per l'attenzione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La dose di cymbalta non è massima, però strano che da Maggio a ora, nonostante una situazione non migliorata, non si sia proceduto a cambiare qualcosa (in genere dopo un paio di mesi senza miglioramenti si fa).
Quindi io procederei con il contattare uno specialista, magari quello che già conosce.

La diagnosi qual'era stata a suo tempo ? E la cura era consistita in cymbalta da solo e a questa dose di 60 mg ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Grazie per la risposta, dott. Pacini. La diagnosi era di depressione maggiore con ansia e la dose di Cymbalta era la stessa. Prendevo, e prendo a bisogno, Xanax gocce ma a forza di usarlo è diventato più un placebo che un aiuto concreto. Non avendo soldi necessari ad intraprendere una psicoterapia continuai ad essere seguita solo dallo psichiatra (ogni 2 settimane e praticamente solo per controllare come proseguiva la cura farmacologica). Una psichiatra che mi visitò due volte, e da cui poi non andai più perché non mi trovavo bene col suo modo di fare, ipotizzo' una diagnosi di dist. bipolare ma che ovviamente buttai nel dimenticatoio quando iniziai a essere seguita da un altro medico. Ora vedo solo il medico di base. Temo fortemente la diagnosi di dist. bipolare ma temo anche di ripiombare nel terrificante stato in cui mi trovavo pochi anni fa. Quindi dovrei rivolgermi nuovamente allo psichiatra, magari per cambiare psicofarmaco?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La diagnosi di disturbo bipolare può essere la ragione per cui a questo secondo ciclo la risposta non è quella attesa.
Perché temere una diagnosi che non fa altro che dare un nome a ciò che già si conosce ? La diagnosi di depressione è da temere di meno ? Perché mai ?
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Utente
Utente
So che dar un nome a dei sintomi può darmi serenita, come gia successe con la diagnosi di depressione: almeno avevo un nome con cui definire quel buio costante. Essendo un'operatrice sociosanitaria con esperienza nelle comunità psichiatriche e con una laurea triennale in psicologia clinica (a un passo dal terminare il percorso della magistrale) ho avuto modo di lavorare e avere a che fare con persone sia depresse che bipolari e mi spaventa terribilmente dover rientrare nella parte del paziente. La depressione ormai è quasi una costante di questi anni e ho imparato a riconoscerla mentre mi terrorizza il sentire che tutto mi è possibile, che posso star bene ed essere felice anch'io, per poi ripiombare nell'apatia più totale all'improvviso, vedendo spegnersi tutto. È estenuante perché non riesco a gestire il mio stesso umore. Non so se riuscirei ad accettare di avere un disturbo del genere e gestirlo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Sì, ma se depressione le dà serenità e bipolare invece no, questo è per un senso che dà Lei alla parola.
Nessuno gestisce nulla, le malattie si subiscono. Per fortuna non sempre sono gravi e si curano.
Quest'idea di controllo è a doppio taglio, perché poi viene fuori che per pensare di avere il controllo rifugge una determinata diagnosi, o è terrorizzata da chissà quali evoluzioni.
Nei disturbi bipolari rientrano sindromi lievi e non, croniche e non, continue e non, quindi c'è una tale varietà che non ha senso spaventarsi.
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