Ansia o abulia

Gentili dottori,

Vivo ormai da un anno una situazione di lavoro stressante al di sopra del normale, fatta di incarichi precari e incertezze. A questo si aggiungono problemi nella sfera familiare. Uno dei miei genitori è deceduto prematuramente e l'altro ha diversi problemi. Nel 2010 ho iniziato a soffrire di attacchi di pianto intensi: comparivano inspiegabilmente, e senza che io riuscissi a ricondurli a una motivazione specifica (non ero neppure sicuro fosse per la malattia in casa), e legati a tachicardia. Solitamente si verificavano la sera e nel weekend. Dopo qualche mese questi attacchi si sono intensificati e sono comparsi durante il giorno. Mi sono rivolto privatamente a uno psichiatra e psicoanalista (o psicoterapeuta, purtroppo non ricordo), con il quale ho seguito, oltre alla terapia farmacologica, un percorso di analisi durato circa tre anni.
I disturbi sono scomparsi gradualmente a seguito di una terapia di inizio con lexotan (ogni giorno per un mese, poi solo in caso di attacchi d'ansia acuti) e citalopram ogni mattino (20 gocce). Quando il problema di mio papà è stato diagnosticato come incurabile, il mio disturbo è peggiorato e il medico ha riscontrato abulia. Non avevo voglia di fare nulla delle normali azioni quotidiane. A quel punto mi ha aggiunto, oltre al citalopram il cymbalta, preso quotidianamente per qualche mese. Poi mi ha tolto il cymbalta e ho tenuto il citalopram. Questo fino a metà 2013.
Ora sono ricomparsi alcuni sintomi. Mi ritrovo da mesi senza nessuna energia. Qualsiasi azione quotidiana, fare la spesa o pagare una bolletta mi costa una fatica tale per cui rimando per giorni. A questo si è aggiunta la difficoltà totale di concentrarmi sul lavoro, il che è problematico perché si tratta di un lavoro non meccanico e ripetitivo, ma che richiede uno sforzo creativo e di studio. Mi siedo a lavorare, ma devo continuamente interrompere quello che sto facendo per compiere azioni che non sono finalizzate, come passare da una pagina all'altra su internet, controllare ripetutamente il cellulare o andare alla finestra, e purtroppo fumare in continuazione. La sera mi agito, poiché mi rendo conto di non aver fatto ciò che dovevo, e mi capita di avere pensieri ossessivi di non riuscire a farcela. Ho difficoltà a prendere sonno, spesso tachicardia e sento ansia alla pancia. Al momento sto prendendo del lexotan, ma vorrei sapere se può trattarsi di una ricaduta del problema che avevo. Richiamerei lo psichiatra da cui ero seguito, ma il pensiero anche solo di fare la telefonata, e di riprendere l'analisi mi immobilizza. Oltre a non sentirmela, al momento non riuscirei a permettermi la psicoterapia.Secondo voi è possibile che si tratti di abulia dovuta all'ansia ed è corretto rivolgermi a uno psichiatra del CPS? O può essere altro?

Ringraziandovi
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Possono essere possibili diverse ipotesi per i disturbi che descrive.

Può rivolgersi ad uno specialista di sua fiducia per far inquadrare la situazione correttamente e farla trattare.

Dr. F. S. Ruggiero

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