Disturbi dell'umore e somatizzazioni
Gentilissimi medici,
vi scrivo per spiegarvi in breve la mia situazione ed avere finalmente, dopo mesi da incubo, una risposta e qualche coordinata in più per risolvere i miei problemi.
Sono circa tre mesi che ho dei disturbi psicofisici: tutto è cominciato con crisi di pianto, alternate a una sensazione di pesantezza sul petto, in momenti critici senso di debolezza, sonnolenza, mal di testa che parte dalla cervicale, bruciore allo stomaco, inappetenza, tremore soprattutto al mattino, e la curiosa (e terribile) capacità di guardare tutto ciò che mi circonda (solo quando sto male) come se fosse vestito d'angoscia, come se ogni luogo fosse abitato da un clima invivibile. Il più delle volte per settimane non vengo lasciata in pace da questi disturbi se non per pochi minuti ogni tanto, recentemente mi è capitato di stare bene anche più di una settimana, ma il disturbo è poi ricomparso. Nei momenti in cui sto male sono un'altra persona, i pensieri negativi sono quasi consequenziali alla condizione. Amo la mia vita come quando sto bene ma il male fisico mi invalida impedendomi di godermi tutto, come se stessi affogando guardando gli altri respirare.
Il mio medico di base mi ha detto che potrebbe trattarsi di ansia somatizzata, sicuramente innescata dalla pillola anticoncezionale (Effiprev, presa per tre mesi) che con degli sbalzi pesanti potrebbe aver "slatentizzato" qualche problema psicologico, qualche trauma passato, qualcosa di non elaborato. Mi ha quindi inizialmente prescritto Valbiapas, intimandomi di recarmi da una psicologa qualora non avessi avuto riscontri positivi. Così è stato: da un mese circa sono in terapia presso una psichiatra psicoterapeuta di orientamento sistemico relazionale che ha ritenuto opportuno prescrivermi Nervoregin (3 volte al giorno prima dei pasti, e, solo ed esclusivamente all'occorrenza, in momenti in cui ho dei picchi d'ansia, 5-10 gocce di Xanax. Ho preso l'ansiolitico solo due volte, 5 gocce, ottenendo buoni risultati la prima volta, scarsi la seconda.
La mia domanda è, visto che i momenti in cui sto male non dipendono mai dalla circostanza o dal luogo in cui mi trovo (possono tuttavia essere accentuati da questi), considerando che nonostante abbia fatto 5 sedute di psicoterapia io sia ancora nel pieno della paura, cosa dovrei fare? E' opportuno parlare di ansia somatizzata o depressione? Mi capita anche di avere momenti di panico con nausea di odori e rumori. Dovrei forse chiedere un secondo parere psichiatrico o fare delle analisi ormonali per capire quanto la pillola ha influito ed eventualmente qual'è la psicoterapia più adatta? credete la sistemico relazionale vada bene?
P.S: ritengo opportuno specificare che il periodo in cui tutto è lentamente cominciato ha visto coincidere l'inizio della pillola con la notizia di una possibile partenza del mio ragazzo, ma al di là di questo, in base ai sintomi che descrivo come dovrei comportarmi?
vi scrivo per spiegarvi in breve la mia situazione ed avere finalmente, dopo mesi da incubo, una risposta e qualche coordinata in più per risolvere i miei problemi.
Sono circa tre mesi che ho dei disturbi psicofisici: tutto è cominciato con crisi di pianto, alternate a una sensazione di pesantezza sul petto, in momenti critici senso di debolezza, sonnolenza, mal di testa che parte dalla cervicale, bruciore allo stomaco, inappetenza, tremore soprattutto al mattino, e la curiosa (e terribile) capacità di guardare tutto ciò che mi circonda (solo quando sto male) come se fosse vestito d'angoscia, come se ogni luogo fosse abitato da un clima invivibile. Il più delle volte per settimane non vengo lasciata in pace da questi disturbi se non per pochi minuti ogni tanto, recentemente mi è capitato di stare bene anche più di una settimana, ma il disturbo è poi ricomparso. Nei momenti in cui sto male sono un'altra persona, i pensieri negativi sono quasi consequenziali alla condizione. Amo la mia vita come quando sto bene ma il male fisico mi invalida impedendomi di godermi tutto, come se stessi affogando guardando gli altri respirare.
Il mio medico di base mi ha detto che potrebbe trattarsi di ansia somatizzata, sicuramente innescata dalla pillola anticoncezionale (Effiprev, presa per tre mesi) che con degli sbalzi pesanti potrebbe aver "slatentizzato" qualche problema psicologico, qualche trauma passato, qualcosa di non elaborato. Mi ha quindi inizialmente prescritto Valbiapas, intimandomi di recarmi da una psicologa qualora non avessi avuto riscontri positivi. Così è stato: da un mese circa sono in terapia presso una psichiatra psicoterapeuta di orientamento sistemico relazionale che ha ritenuto opportuno prescrivermi Nervoregin (3 volte al giorno prima dei pasti, e, solo ed esclusivamente all'occorrenza, in momenti in cui ho dei picchi d'ansia, 5-10 gocce di Xanax. Ho preso l'ansiolitico solo due volte, 5 gocce, ottenendo buoni risultati la prima volta, scarsi la seconda.
La mia domanda è, visto che i momenti in cui sto male non dipendono mai dalla circostanza o dal luogo in cui mi trovo (possono tuttavia essere accentuati da questi), considerando che nonostante abbia fatto 5 sedute di psicoterapia io sia ancora nel pieno della paura, cosa dovrei fare? E' opportuno parlare di ansia somatizzata o depressione? Mi capita anche di avere momenti di panico con nausea di odori e rumori. Dovrei forse chiedere un secondo parere psichiatrico o fare delle analisi ormonali per capire quanto la pillola ha influito ed eventualmente qual'è la psicoterapia più adatta? credete la sistemico relazionale vada bene?
P.S: ritengo opportuno specificare che il periodo in cui tutto è lentamente cominciato ha visto coincidere l'inizio della pillola con la notizia di una possibile partenza del mio ragazzo, ma al di là di questo, in base ai sintomi che descrivo come dovrei comportarmi?
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La presenza di disturbi d'ansia diagnosticati dovrebbe portare all'utilizzo di una terapia efficace per il trattamento dei disturbi stessi. Attualmente lei non assume una terapia adatta alla situazione e andrebbe per questo motivo rivista tutta la situazione per un trattamento efficace di tutti disturbi che lamenta.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Ex utente
Dottore,
ho chiesto un secondo consulto, questa volta ad un neuropsichiatra, il quale mi ha visitata, misurando la pressione e controllando i riflessi e toccandomi in alcuni punti con strumenti pungenti o vibranti (non so esattamente di cosa si tratti). Gli ho descritto la situazione come ho fatto con voi, chiarendo che le cose negative che sono avvenute nella mia vita mi sembrano del tutto affrontabili e non mi sembrano eccessivamente pesanti per come sono sempre stata caratterialmente. Mi ha consigliato di fare gli esami della tiroide e quelli ormonali, pur specificando che la pillola dovrebbe ormai aver smesso di procurarmi effetti di qualsivoglia natura. Dopo un lungo discorso sulla base genetica e biologica di questi problemi mi ha diagnosticato un disturbo di ansia e panico paucisintomatico con abbassamento di tono dell'umore, consigliandomi, qualora io avessi notato che la mia qualità della vita era pesantemente compromessa dal disturbo, di iniziare ad assumere Cipralex ogni giorno 6 gocce dopo la colazione aumentando dopo 7 giorni (se non sbaglio al doppio del dosaggio). Ritenete che la diagnosi possa definirsi accurata? Effettivamente c'è una parte "fisica" da curare in questi problemi di natura psicologica? Gli psicofarmaci mi spaventano, forse per un pregiudizio dovuto anche alle varie influenze dei luoghi comuni, e ho paura che se a 20 inizio ad assumere antidepressivi, dove finirò a 40? E' possibile sperare si tratti di un episodio isolato risolvibile con psicoterapia e cura farmacologica o dovrò sempre temere una ricaduta? Mi sono sempre considerata una ragazza sensibile ma forte, soprattutto razionale. Non so di chi fidarmi e a chi affidarmi.
ho chiesto un secondo consulto, questa volta ad un neuropsichiatra, il quale mi ha visitata, misurando la pressione e controllando i riflessi e toccandomi in alcuni punti con strumenti pungenti o vibranti (non so esattamente di cosa si tratti). Gli ho descritto la situazione come ho fatto con voi, chiarendo che le cose negative che sono avvenute nella mia vita mi sembrano del tutto affrontabili e non mi sembrano eccessivamente pesanti per come sono sempre stata caratterialmente. Mi ha consigliato di fare gli esami della tiroide e quelli ormonali, pur specificando che la pillola dovrebbe ormai aver smesso di procurarmi effetti di qualsivoglia natura. Dopo un lungo discorso sulla base genetica e biologica di questi problemi mi ha diagnosticato un disturbo di ansia e panico paucisintomatico con abbassamento di tono dell'umore, consigliandomi, qualora io avessi notato che la mia qualità della vita era pesantemente compromessa dal disturbo, di iniziare ad assumere Cipralex ogni giorno 6 gocce dopo la colazione aumentando dopo 7 giorni (se non sbaglio al doppio del dosaggio). Ritenete che la diagnosi possa definirsi accurata? Effettivamente c'è una parte "fisica" da curare in questi problemi di natura psicologica? Gli psicofarmaci mi spaventano, forse per un pregiudizio dovuto anche alle varie influenze dei luoghi comuni, e ho paura che se a 20 inizio ad assumere antidepressivi, dove finirò a 40? E' possibile sperare si tratti di un episodio isolato risolvibile con psicoterapia e cura farmacologica o dovrò sempre temere una ricaduta? Mi sono sempre considerata una ragazza sensibile ma forte, soprattutto razionale. Non so di chi fidarmi e a chi affidarmi.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 3.9k visite dal 13/08/2016.
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