Convinzioni invalidanti
Salve, sono un ragazzo di quasi 23 anni e da quasi più di un anno non riesco a vivere serenamente. Si alternano dei giorni in cui ho degli attacchi di ansia e di panico (non ancora fisici) che non mi lasciano dormire, mi tolgono la fame e mi spossano alle volte, ma riesco comunque a forzarmi nel fare, nello studiare, anche se con moltissima fatica e pesantezza; ed altri giorni in cui riesco invece a stare più sereno sempre con la convinzione che i demoni prima o poi torneranno alla ribalta.
Ho intrapreso da un anno un percorso di psicoterapia ma ultimamente mi chiedo se davvero mi sta aiutando perchè il modo in cui vedo la vita non ha avuto sostanziali modifiche. Mi chiedo anche se magari è colpa di una probabile non sintonia con la terapeuta, ma penso che dipendi strettamente da me.
Penso che alla base delle mie ansie ci siano delle convinzioni o credenze invalidati che mi fanno sentire "senza speranza", credenze che sono quasi certo di non riuscire ad estrirpare, ma che desidero fare.
È una paura costante, che tutto vada a finire male. Nei momenti di sconforto l'ansia e la paura sono cosí forti che mi fanno perdere fiducia in tutto, anche nella psicoterapia, pensando che ne la terapeuta ne nessun altro possa aiutarmi. È come se mi chiudessi in uno stato di riufiuto di sentire le parole di chiunque perché so che tanto è inutile.
Anche mentre scrivo questo post penso che nessuna eventuale risposta mi aiuterà, ma lo faccio comunque.
Ed è a questo punto che partono pensieri come il suicidio, la paura di fare del male agli altri, la paura di vivere una vita invalidante senza riuscire a godersi nulla.
Questo davvero mi gela il cuore. Ho paura di peggiorare. Vorrei solo stare bene.
Come potrei avviare un percorso per combattere questo demone? Queste convinzioni che mi soffocano? È davvero frustrante vivere cosí.
Grazie mille a chiunque risponderà, cordiali saluti.
Ho intrapreso da un anno un percorso di psicoterapia ma ultimamente mi chiedo se davvero mi sta aiutando perchè il modo in cui vedo la vita non ha avuto sostanziali modifiche. Mi chiedo anche se magari è colpa di una probabile non sintonia con la terapeuta, ma penso che dipendi strettamente da me.
Penso che alla base delle mie ansie ci siano delle convinzioni o credenze invalidati che mi fanno sentire "senza speranza", credenze che sono quasi certo di non riuscire ad estrirpare, ma che desidero fare.
È una paura costante, che tutto vada a finire male. Nei momenti di sconforto l'ansia e la paura sono cosí forti che mi fanno perdere fiducia in tutto, anche nella psicoterapia, pensando che ne la terapeuta ne nessun altro possa aiutarmi. È come se mi chiudessi in uno stato di riufiuto di sentire le parole di chiunque perché so che tanto è inutile.
Anche mentre scrivo questo post penso che nessuna eventuale risposta mi aiuterà, ma lo faccio comunque.
Ed è a questo punto che partono pensieri come il suicidio, la paura di fare del male agli altri, la paura di vivere una vita invalidante senza riuscire a godersi nulla.
Questo davvero mi gela il cuore. Ho paura di peggiorare. Vorrei solo stare bene.
Come potrei avviare un percorso per combattere questo demone? Queste convinzioni che mi soffocano? È davvero frustrante vivere cosí.
Grazie mille a chiunque risponderà, cordiali saluti.
[#1]
La problematica va valutata da uno specialista in psichiatria se ancora non lo ha fatto.
La psicoterapia è uno strumento applicabile secondo determinate condizioni di eleggibilità che vanno preventivamente valutate onde evitare di sottoporre il paziente ad un percorso non utile.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
La psicoterapia è uno strumento applicabile secondo determinate condizioni di eleggibilità che vanno preventivamente valutate onde evitare di sottoporre il paziente ad un percorso non utile.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Gentile utente,
Da un anno sta così e segue una psicoterapia (di che tipo ?) per quale diagnosi ? Dopo un anno dice di essere sostanzialmente invariato, e quindi la psicoterapia prosegue ?
Non è mai stato da un medico ?
Da un anno sta così e segue una psicoterapia (di che tipo ?) per quale diagnosi ? Dopo un anno dice di essere sostanzialmente invariato, e quindi la psicoterapia prosegue ?
Non è mai stato da un medico ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Utente
Gentile Dott. Ruggiero,
credo di non aver ben capito cosa intenda. Potrebbe spiegarsi con parole più semplici? Scusi e grazie per la risposta.
Gentile Dott. Pacini,
ho iniziato la terapia a Settembre 2015 in seguito a dei problemi riscontrati con il mio compagno, che andavano avanti ormai da tempo e che poi sono dilagati invadendo anche gli altri rapporti come le amicizie. Dopo un numero di sedute e dopo aver analizzato anche la mia situazione famigliare, la terapeuta ha ritenuto opportuno fare delle sedute famigliari che si sono prolungate per un paio di mesi a distanza di due settimane l'una; giungendo a considerare che il problema principale risiede nella famiglia e in come sono stato cresciuto. Poi sono andati solo i miei genitori, senza me e mia sorella. Dopo di che siamo tornati ancora tutti insieme per alcuni mesi finché io agli inizi di Maggio 2016 ho avuto di nuovo una crisi profonda dalla quale sono emersi in modo evidenti i sintomi di cui parlavo nella mia richiesta oltre a quelli già presenti un anno prima (ex compagno e amici). Da allora ho fatto circa 4 sedute, ma la situazione non migliora particolarmente e le mie turbe rimangono le medesime. La terapeuta ha suggerito come diagnosi una depressione, ma non è stata molto chiara al riguardo. Dopo di che abbiamo effettuato il lavoro del genogramma, analizzando tutta la mia famiglia da parte di madre e di padre e mi ha assegnato il compito di scrivere quando ho delle crisi insostenibili, specificando cosa le ha fatte scaturire, cosa provo durante e come cerco di stare meglio. Quindi prima durante e dopo.
Per medico intende medico curante di base?
credo di non aver ben capito cosa intenda. Potrebbe spiegarsi con parole più semplici? Scusi e grazie per la risposta.
Gentile Dott. Pacini,
ho iniziato la terapia a Settembre 2015 in seguito a dei problemi riscontrati con il mio compagno, che andavano avanti ormai da tempo e che poi sono dilagati invadendo anche gli altri rapporti come le amicizie. Dopo un numero di sedute e dopo aver analizzato anche la mia situazione famigliare, la terapeuta ha ritenuto opportuno fare delle sedute famigliari che si sono prolungate per un paio di mesi a distanza di due settimane l'una; giungendo a considerare che il problema principale risiede nella famiglia e in come sono stato cresciuto. Poi sono andati solo i miei genitori, senza me e mia sorella. Dopo di che siamo tornati ancora tutti insieme per alcuni mesi finché io agli inizi di Maggio 2016 ho avuto di nuovo una crisi profonda dalla quale sono emersi in modo evidenti i sintomi di cui parlavo nella mia richiesta oltre a quelli già presenti un anno prima (ex compagno e amici). Da allora ho fatto circa 4 sedute, ma la situazione non migliora particolarmente e le mie turbe rimangono le medesime. La terapeuta ha suggerito come diagnosi una depressione, ma non è stata molto chiara al riguardo. Dopo di che abbiamo effettuato il lavoro del genogramma, analizzando tutta la mia famiglia da parte di madre e di padre e mi ha assegnato il compito di scrivere quando ho delle crisi insostenibili, specificando cosa le ha fatte scaturire, cosa provo durante e come cerco di stare meglio. Quindi prima durante e dopo.
Per medico intende medico curante di base?
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 13/07/2016.
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