Sindrome ansiosa e depressiva

Salve dottori, sono un ragazzo di 24 anni che già due volte è stato in cura con Paroxetina 20 mg per una sindrome ansiosa a sfondo ipocondriaco che mi portava fastidiose somatizzazioni e a lungo andare evolve in depressione. Tutto è iniziato all'età di 19 anni circa con attacchi di panico e sono stato in cura per 2 anni (Dropaxin 20 gtt), periodo dopo il quale, sentendomi bene, ho deciso insieme al mio psichiatra di sospendere gradualmente il farmaco. Subito dopo la sospensione si è ripresentato il problema, ho avuto una riacutizzazione dopo una forte paura dovuta a una canna ed io, credendo che il farmaco fosse una bacchetta magica, ho ripreso la stessa terapia con una forma farmaceutica diversa (Daparox 20 mg 1 compresso/die). Devo dire che in entrambi i casi, dopo circa 15 giorni di aumento dei sintomi ansiosi, riprendevo la mia vita in perfette condizioni, senza ansia nè depressione. Di nuovo, dopo 2 anni, decido di interrompere la terapia perchè credo che essere dipendente da questo tipo di farmaci a 23 anni non sia una cosa positiva. Purtroppo, di nuovo, dopo un'evento alquanto stressante (viaggio all'estero con gli amici), si sono ripresentati gradualmente gli stessi sintomi, soprattutto un eccessivo auto-controllo del mio stato di malessere, un continuo rimuginare sul mio stato ansioso-depressivo e preoccupazione eccessiva per il mio stesso stato. Questa volta, però, ricco delle esperienze precedenti volevo cercare di risolvere la cosa con la mia volontà, non ricorrendo a farmaci. Purtroppo la situazione invece di migliorare peggiorava sempre di più non diventando più tollerabile. Però oltre che la terapia psichiatrica questa volta ho iniziato anche una psicoterapia per cercare di affrontare il problema su più fronti e un giorno abbandonare finalmente il farmaco. Questa volta il medico mi ha prescritto Zarelis 37,5 mg per la prima settimana e Zarelis 75 mg per le successive per un totale di 6-8 mesi di terapia, indicandolo come farmaco che agisce più sull'umore, avendogli riferito dei miei episodi. Domani inizia la 4°settimana che sto prendendo questo farmaco ma non noto particolari benefici nè per quanto riguarda l'umore nè per l'ansia, o meglio ho delle oscillazioni in cui sembro di stare meglio, ma sono più i bassi che gli alti. Cerco di mettere in pratica i consigli e gli insegnamenti che mi dà la psicologa, ma al momento non riesco ad applicarli al meglio. Pensavo che associando anche la psicoterapia sarebbe stato un po' più facile riprendersi, invece rispetto agli episodi precedenti noto più difficoltà e ciò mi preoccupa ulteriormente, anche se l'unica cosa che realmente mi interessa al momento è quella di stare bene e tornare ad essere me stesso e ho immensa fiducia nei medici e nelle terapie. Mi scuso se mi sono prolungato troppo, ma ho cercato di fornire quante più informazioni possibili. Voi cosa ne pensate? Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Lei dice "ricco delle esperienze precedenti", ma è il contrario. Lei, nonostante le esperienze precedenti, voleva realizzare un progetto assurdo, ovvero farcela da solo e in particolare senza quello che aveva già funzionato in passato.

Esiste un motivo per cui a questo punto non è stato usata la paroxetina ?

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
Grazie per la celere risposta. Il mio psichiatra ha ritenuto opportuno cambiare molecola perché dice che lo Zarelis avrebbe agito in maniera più efficace sull'umore visto che i sintomi che gli avevo descritto corrispondevano, sempre secondo lui, ad un eccessivo abbassamento del tono dell'umore, che comunque non ha indicato come depressione maggiore, ma più lieve. Anche se credo che sia sempre una depressione su base ansiosa. In effetti io sto male per un'eccessiva preoccupazione di me stesso e del mio stato (ansia?) e di non poter tornare a fare le cose in modo spensierato e leggero come facevo prima... In effetti le mie abitudini non sono cambiate di molto solo che faccio tutto con una certa pesantezza. Inoltre non ho particolari situazioni di vita familiare, lavorativa, relazionale che mi possano far star male. Sul fatto di non stare in una situazione grave ma seria sono daccordo sia lo psichiatra che la psicologa, ma purtroppo quando sembra di stare meglio, ricado nello sconforto e ho paura di peggiorare. Secondo voi è opportuno cambiare approccio terapeutico? Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Continuo a non capire esattamente però perché a partire da una ricaduta dopo sospensione si inizi con una cura diversa.
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Utente
Utente
Effettivamente questa scelta all'inizio ha suscitato qualche dubbio anche in me... Però sono un tipo che si affida e si fida in pieno dello specialista e ho pensato che sapesse quello che faceva... Ad oggi però a più di 3 settimane di terapia sto male e di conseguenza sto perdendo un po' di fiducia, anzi ho paura di peggiorare se non si interviene in qualche modo. Chiameró il mio psichiatra e farò presente. Per quanto riguarda i modi di azione c è una differenza così grande tra paroxetina che è un SSRI e vanlefexina che è un SNRI? Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

A 3 settimane non deve succedere niente di terapeutico. Ci sono in alcuni errori di impostazione. Ad esempio fare psicoterapia allo scopo di poter poi sospendere il farmaco, è un paradosso, non è così che funziona o a questo che serve la psicoterapia.

Paroxetina e venlafaxina sono due molecole diverse, ma il punto è che se uno è noto per rispondere bene a una cura, a quale scopo cambiarla in fase di ricaduta ?
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Utente
Utente
La psicoterapia l' ho scelta personalmente come ulteriore approccio terapeutico per capire quali possono essere i meccanismi alla base che innescano queste reazioni nella mia mente e cercare di risolverli... Questo è il motivo principale. Per quanto riguarda la scelta del farmaco, le ripeto che ha spiazzato un po' anche me... L'unico motivo è stato quello che il nuovo farmaco avrebbe agito più in fretta sull'umore, cosa che almeno al momento non ho avvertito, perché dai sintomi che gli ho riferito ha ritenuto che avessi un malessere dovuto più a un episodio depressivo che un evento ansioso. Secondo lei è necessario informare lo psichiatra di questa situazione? Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La questione è che l'approccio terapeutico non lo sceglie mica il paziente, con che strumenti per decidere se c'entra o meno ?

Anche perché altrimenti si va dietro a una propria idea, che magari è quella anche culturalmente diffusa, il solito discorso del "motivo profondo da eliminare alla base del disturbo", che nessuno sa quale sia né si è stabilito come eliminare, né se eliminarlo serva a qualcosa.

La decisione sulle terapie da svolgere deve prenderla lo psichiatra.
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Utente
Utente
Al colloquio con lo psichiatra ho voluto anche un suo parere riguardo all'inizio di una psicoterapia in concomitanza dell'assunzione del farmaco e per lui non c'è stato nessun problema, anzi sembrava contento di questa cosa perché il farmaco avrebbe potuto aiutarmi ad uscire da una fase acuta e quindi affrontare una analisi interiore in maniera più lucida ed efficace. Secondo lei è sbagliato associare i due tipi di terapia? O la scelta di una esclude l'altra? Potrebbero in qualche modo avere un effetto negativoa? Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Vedo di spiegarmi meglio. Due tipi di terapia diversi sono la psicoterapia breve strategica e quella cognitivo-comportamentale, due tipi sono un antidepressivo e un antipsicotico, e due tipi sono un antidepressivo e una delle due psicoterapia sopra.

Invece, "farmaci" e "psicoterapia" sono termini vaghi e non si può dire che siano due tipi di terapia, finché non stabiliamo di che parliamo. E, soprattutto, su che malattia.

La questione poi non è che le terapie devono servire a qualcosa, avere un obiettivo e delle tempistiche, mentre troppo spesso sia coi farmaci che con il resto si dice: "male non fa", "piò aiutare", "se le sembra utile lo faccia" etc etc, ma questa non è medicina o scienza psicologica.
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Utente
Utente
Dottore, probabilmente sono io che, ignorante della materia, non utilizzo termini specifici, anzi mi scuso se non l' ho capita prima. Il farmaco inteso come antidepressivo credo che risulterà utile in questo caso come nei 2 casi precedenti, visto che il mio psichiatra me l' ha prescritto. Rimane il dubbio sulla scelta del farmaco, ovvero iniziare ad assumere una nuova molecola "alla cieca" quando in due occasioni la Paroxetina è stata efficace, almeno per la sintomatologia che avevo, mi ha lasciato un po' spiazzato ma mi sono fidato. La diagnosi che mi viene fatta è sempre la stessa da 5 anni, ovvero disturbo d'ansia e ipocondria con tendenza alla depressione. Alla terapia farmacologica io e il mio psichiatra abbiamo deciso di aggiungere una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale per cercare di evitare ulteriori recidive in futuro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Chi stabilisce che la sola terapia farmacologica non sia utile a evitare le recidive ?

Perché se l'idea è che la psicoterapia eviti, sospesa la cura farmacologica, di avere recidive, non funziona così, e non è questo il criterio con cui si intraprende.
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Utente
Utente
Gentile dottore,
se è così gentile volevo alcuni chiarimenti su questo farmaco che sto prendendo, ovvero Zarelis 75 mg. Sono passate circa 3 settimane da quando lo assumo a pieno dosaggio (75 mg) e circa 4 settimane se contiamo da quando ho iniziato con dosaggio minimo (37,5 mg). Ovviamente non mi aspettavo facesse miracoli in un periodo "così breve", diciamo che la situazione è di poco migliorata, ma devo dire che l'esperienza con questa farmaco, almeno per adesso, non è per niente positiva; soprattutto se paragonata agli effetti terapeutici ottenuti nelle precedenti (due) cure con Paroxetina 20 mg dopo solo 15-20 giorni, durate ognuna 2 anni.
A questo punto, prima di contattare lo psichiatra, volevo sapere se fosse possibile che questa situazione sia dovuta ad un problema di dosaggio del farmaco, ovvero che 75 mg non bastano per la remissione completa dei sintomi.
O anche è possibile che questa volta la patologia si sia ripresentata in forma più grave e quindi anche più resistente agli antidepressivi? Le recidive di solito sono progressivamente più gravi e resistenti di quando arrivano per la prima volta?
Questi sono i dubbi che mi assalgono e ringrazio tanto per la disponibilità e pazienza. Distinti saluti.

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

75 mg è un dosaggio inferiore alla media efficace. A questa dose il farmaco non funziona secondo il suo meccanismo caratteristico, e l'efficacia non è teoricamente equivalente a quella di, per esempio, paroxetina 20 mg.
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Utente
Utente
Gentili dottori,
Sono di nuovo qui a parlarvi del mio disturbo. Mi ero illuso che il farmaco stesse facendo effetto e che anche io ci stavo mettendo la mia parte per raggiungere uno stato di benessere, anche perché per circa una settimana ho iniziato a sentirmi molto meglio, ma in effetti non notavo una remissione completa dei sintomi per quanto riguarda in particolare il lato ansioso del disturbo. In previsione di un piccolo viaggio che dovrò affrontare lunedì 20 e martedi 21, già da Giovedì 16, ho iniziato ad avvertire una forte ansia anticipatoria.
Il culmine si è avuto nel week-end in cui mi trovo per la maggior parte del tempo in tachicardia, uno stato di paura molto presente, inappetenza, confusione mentale, energie fisiche molto limitate e pensieri negativi. Inoltre, per distrarmi e per cercare probabilmente conforto, passo molto del mio tempo a navigare su internet e cercare storie di malati di depressione, anche se so che questo è controproducente. Ho chiamato il mio psichiatra che mi ha aggiunto al Zarelis 75, il Lorazepam 1 mg al bisogno fino a Mercoledì, giorno in cui dovrò andare a colloquio.
Al momento mi sento molto scoraggiato e sfiduciato perché sembra che mentre mi stia riprendendo, tutto scivola di nuovo giù e questo si ripercuote molto negativamente sul mio umore. È possibile che un disturbo d'ansia possa sfociare in una depressione molto grave? Perché sembra proprio che il ripetersi di sintomatologie ansiose sia la cause della mia demotivazione. Grazie ancora. Distinti saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La principale osservazione è stata fatta nella risposta precedente, sulle dosi. Il resto è rimuginare su questioni aperte o generiche, e non è utile.

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Utente
Utente
Gentile dottore,
ieri sono stato a colloquio con il mio psichiatra e gli ho descritto la mia situazione. Ha deciso di aumentare la dose di Zarelis da 75 a 150, sempre una compressa al giorno. Gli ho parlato anche dei miei dubbi sul perchè non mi abbia prescritto di nuovo la paroxetina, visti gli ottimi risultati ottenuti nelle situazioni precedenti. Mi ha detto che più o meno funziona allo stesso modo solo che non è selettivo esclusivamente per la serotonina, ma agisce anche sulla noradrenalina rendendo il soggetto più attivo. Detto ciò, stamattina mi sentivo molto a terra, così sono andato a misurare la pressione e avevo 80/40... Diciamo che di costituzione tendo ad avere la pressione bassa, essa non supera mai i 100/70, però 80/40 mi sembra veramente troppo. Volevo sapere se, secondo lei, può dipendere dal farmaco o è la patologia che mi può portare questo fenomeno? Grazie. Distinti saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Ripeto, il dubbio sul perché non sia stata prescritta la paroxetina riguarda un semplice ragionamento: era un farmaco di riferimento nel caso individuale. Il confronto generale sul profilo è un discorso più generico.

Il farmaco tende se mai ad aumentare i valori di pressione arteriosa.
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Utente
Utente
Gentile dottore,
al cambio di dosaggio bisogna sempre attendere 15-20 giorni prima di capire se il farmaco fa effetto o meno? Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Sì, direi di sì
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Utente
Utente
Gentile dottore,
volevo informarla sulla mia situazione e chiedere, cortesemente, un ulteriore parere. Sono precisamente 22 giorni ad oggi che sono passato dall'assunzione di Zarelis 75 a quella di Zarelis 150. Dopo 2-3 giorni l'angoscia, la debolezza fisica e l'anedonia si erano affievoliti per poi scomparire del tutto nei giorni successivi. In effetti ho "sentito" la spinta del farmaco, nel senso che mi ha dato anche un certo grado di iper-attività, a cui sinceramente non sono abituato, essendo io di carattere calmo e flemmatico. A dirla tutta, questa sensazione in alcuni casi l'ho avvertita più come una agitazione interna e come "necessità" di stare attivo, quasi una smania. Inoltre ho avuto l'impressione che non assecondando e reprimendo questa agitazione non fossi contento. In effetti ho avvertito qualche episodio sporadico e breve di malinconia. Affianco a questa ansia, noto anche di essere un po' irritabile, stato d'animo che comunque riesco a controllare. Credo che ha capito che se sono ancora qui a scriverle, è perché non mi sento soddisfatto del mio stato attuale e proprio nel momento in cui le sto scrivo avverto di nuovo un certo malessere.
Premesso che Lunedì dovrò avvisare lo psichiatra circa i primi 20 giorni di assunzione della nuova dose e che queste cose verranno riferite anche a Lui, considerata la brillante risposta di un SSRI (paroxetina 20 mg) nei due casi precedenti e considerati i sintomi sopra citati: è possibile che la diagnosi iniziale (ovvero disturbo d'ansia e depressione) sia sempre stata errata, in favore di un disturbo bipolare di qualsiasi genere? Lo so che non si possono formulare diagnosi a distanza, ma quello che chiedo è un suo parere oggettivo considerati i sintomi e l'andamento della patologia.
Oppure potrebbe essere una sorte di effetto collaterale del farmaco , o ancora una mancata efficacia soggettiva a questo SNRI? La ringrazio per la disponibilità e le porgo Distinti Saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Così grossolanamente non vedo elementi in favore di questa ipotesi diagnostica. E' meno di un mese che prende la cura a dose efficace.
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Utente
Utente
Prima della mia richiesta faccio una premessa: volevo ringraziarvi per il tempo che concedete a noi utenti e per i consigli che ci fornite con tanta professionalità, che seppur telematici, danno la loro buona dose di speranza e conforto. Soprattutto al soggetto psichiatrico che spesso vede la propria patologia come una sentenza, senza via di scampo. Troppo spesso mi imbatto in consulti che, dopo molte richieste e altrettante risposte, vengono lasciati incompiuti, senza specificare l'esito (credo positivo nella maggiore), cosa che non trovo giusta né nei confronti di voi medici né di quelli degli altri utenti che cercano un conforto.

Gentile dott. Pacini,
A 34 giorni di assunzione di Zarelis 150 posso dire di aver raggiunto una buona stabilità. Lo psichiatra ha detto di continuare. Solo al mattino avverto ancora un po' di paura (non tristezza) se sposto i miei pensieri nell'immediato futuro.
Sul verso agitazione, più volte durante la giornata, capita di sentirmi iperattivato e smanioso. Strano da dire ma è come se il farmaco sia "troppo antidepressivo", troppo attivante. Inutile dire che con la paroxetina ciò non accadeva. Lei cosa ne pensa? La paroxetina agisce più sulla paura e meno sull'"attivazione" ? Grazie infinite.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Questo lo lasci decidere al medico, non intervenga con valutazioni o proposte di medicine al medico, che le conosce e fa delle considerazioni tecniche diverse.
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