Dipendenza da alcol e medico di base
Buongiorno,
ho una sorella di 42 anni alcolista che però non vuole ammettere di esserlo o almeno cerca di mascherare i suoi comportamenti in modo che le persone che le sono vicine non si accorgano della cosa (con pessimi risultati); stiamo cercando in ogni modo di farla smettere (il suo compagno sta frequentando settimanalmente le sedute di Al –Anon, cosa che per inciso la fa infuriare), ma abbiamo capito che se la cosa non nasce da lei siamo piuttosto impotenti e ovviamente con il passare del tempo le cose non possono che peggiorare ; come ultima spiaggia, volevamo intercedere presso il suo medico di base, persona di cui lei si fida, sensibilizzandola sull’argomento; la mia domanda riguarda proprio questo, abbiamo diritto come familiari a contattare il medico e a parlarle della situazione? Rischiamo di invadere la sfera privata? Il medico può rifiutarsi di ascoltarci?
Grazie per l’attenzione
ho una sorella di 42 anni alcolista che però non vuole ammettere di esserlo o almeno cerca di mascherare i suoi comportamenti in modo che le persone che le sono vicine non si accorgano della cosa (con pessimi risultati); stiamo cercando in ogni modo di farla smettere (il suo compagno sta frequentando settimanalmente le sedute di Al –Anon, cosa che per inciso la fa infuriare), ma abbiamo capito che se la cosa non nasce da lei siamo piuttosto impotenti e ovviamente con il passare del tempo le cose non possono che peggiorare ; come ultima spiaggia, volevamo intercedere presso il suo medico di base, persona di cui lei si fida, sensibilizzandola sull’argomento; la mia domanda riguarda proprio questo, abbiamo diritto come familiari a contattare il medico e a parlarle della situazione? Rischiamo di invadere la sfera privata? Il medico può rifiutarsi di ascoltarci?
Grazie per l’attenzione
[#1]
Gentile utente,
I familiari possono segnalare ai medici situazioni che ritengono importanti.
In questi casi il rifiuto non è un atteggiamento, quanto una caratteristica della malattia. Non si tratta di mancanza di consapevolezza razionale, quanto di un automatismo di difesa della propria "libertà" di gestire la situazione, ovviamente tesa a evitare che qualcuno ne abbia il controllo.
In altre parole, la persona si comporta in maniera funzionale alla dipendenza, e non alla cura. Questo però si può correggere se ad esempio la persona è portata a farsi curare facendole sapere che nessuno le chiederà di smettere di bere, o non sarà criticata per il fatto che beve. La questione è impostare una cura che dia come risultato la riduzione e scomparsa del desiderio incontrollabile di bere. Questo è un effetto della cura, non un requisito da chiedere al paziente.
I familiari possono segnalare ai medici situazioni che ritengono importanti.
In questi casi il rifiuto non è un atteggiamento, quanto una caratteristica della malattia. Non si tratta di mancanza di consapevolezza razionale, quanto di un automatismo di difesa della propria "libertà" di gestire la situazione, ovviamente tesa a evitare che qualcuno ne abbia il controllo.
In altre parole, la persona si comporta in maniera funzionale alla dipendenza, e non alla cura. Questo però si può correggere se ad esempio la persona è portata a farsi curare facendole sapere che nessuno le chiederà di smettere di bere, o non sarà criticata per il fatto che beve. La questione è impostare una cura che dia come risultato la riduzione e scomparsa del desiderio incontrollabile di bere. Questo è un effetto della cura, non un requisito da chiedere al paziente.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Gentile dr Pacini,
grazie mille per la risposta, il problema è proprio il "farsi curare" di cui lei parla; nel dirle che stiamo cercando di farla smettere in ogni modo sono stato un po' impreciso, in realtà stiamo cercando il modo per farle intraprendere una terapia; abbiamo tentato la strada degli incontri presso glia alcolisti anonimi, finora senza successo, volevamo provare quella di una psicoterapia, ma difficilmente sarà lei a fare il primo passo e per questo chiedevo che margini di "manovra" avevamo con il suo medico di base che potrebbe aiutarla a fare questo primo passo
Grazie ancora
grazie mille per la risposta, il problema è proprio il "farsi curare" di cui lei parla; nel dirle che stiamo cercando di farla smettere in ogni modo sono stato un po' impreciso, in realtà stiamo cercando il modo per farle intraprendere una terapia; abbiamo tentato la strada degli incontri presso glia alcolisti anonimi, finora senza successo, volevamo provare quella di una psicoterapia, ma difficilmente sarà lei a fare il primo passo e per questo chiedevo che margini di "manovra" avevamo con il suo medico di base che potrebbe aiutarla a fare questo primo passo
Grazie ancora
[#3]
Gentile utente,
L'alcolismo ha delle terapie farmacologiche studiate e standardizzate, le quali (tranne una) non richiedono che la persona sospende il bere, e quindi sono adatte per chi non ha controllo e non riesce o non ritiene di sospendere il bere anche se solo in una fase iniziale.
Questo magari è un punto che può giocare a favore, e cioè ditele che per curarsi non è necessario che una persona "interrompa", né il medico esperto in questo settore si prevede che insista su questo punto come fosse il punto di partenza della cura.
L'alcolismo ha delle terapie farmacologiche studiate e standardizzate, le quali (tranne una) non richiedono che la persona sospende il bere, e quindi sono adatte per chi non ha controllo e non riesce o non ritiene di sospendere il bere anche se solo in una fase iniziale.
Questo magari è un punto che può giocare a favore, e cioè ditele che per curarsi non è necessario che una persona "interrompa", né il medico esperto in questo settore si prevede che insista su questo punto come fosse il punto di partenza della cura.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 5.6k visite dal 12/04/2016.
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