Performance nello studio e ossessività

Gentili signori Medici, sono uno studente di 27 anni, laureando in medicina.

Ho una personalità moderatamente ansiosa, perfezionista, sognatore e distratto, talvolta tendente all'ossessività.

Sin da piccolo lo studio era l'unica mia fonte di gratificazione e accettazione sociale, continuamente in gara persino con mio fratello per ricevere il rispetto e la stima dei miei genitori. Uscivo pochissimo, nel tempo libero solo videogames e letture.

Ma già dalle medie ho iniziato a vederlo come una costrizione odiosa: trascorrevo ore e ore cercando di studiare e invece finivo inevitabilmente per distrarmi.

Paradossalmente, se ero innamorato o felice per qualcosa, o distratto da altro, studiavo molto meglio: pensavo meno al "come" studiare.

Tra alti e bassi, fino ai primi due anni di università sono sempre riuscito ad andare avanti a pieni voti.

Poi al secondo anno il breakdown: periodo di stress, rischiavo il fuoricorso ma non facevo altro che svagarmi e procrastinare, senza alcun senso.
In quel dilagare finii per ossessionarmi su un episodio banale, finchè mi spaventai su quel pensiero cominciando a ragionare troppo e in modo sbagliato.. per fortuna sono riuscito lentamente a capire.. e a risalire, da solo.

Due anni fa, desideroso di rompere definitivamente i miei limiti nello studio, (volevo riuscire a studiare senza essere più preda di pensieri e distrazioni, o piccoli residui dei sabotaggi ossessivi del passato) decisi di rivolgermi a uno psicologo: con lui ho fatto lenti, ma importanti passi.

Mi ha fatto capire che se riesco a trovare una regolarità nei miei ritmi, a dosare le pause, riuscirò a lavorare sempre meglio. E da un lato così è stato, a prezzo di enormi sforzi.

Io tuttavia sono un tipo impaziente, e soprattutto per questo sprint finale per la laurea sono stufo di esercizi e allucinanti sforzi mentali, sono stufo di iniziare a studiare e dopo dieci minuti ecco la mente che ricomincia a rimuginare, sia esso un episodio spiacevole o una tentazione erotica, sono stufo di andare in pausa al primo stress iniziando a rosicchiarmi compulsivamente le unghie o navigando sul cellulare.

Vorrei usare un farmaco, magari un serotoninergico a basso dosaggio: dopo tanti anni ritengo che anche un piccolo contributo possa fare la differenza.

Il mio psicologo è contrario: sostiene che ho ampiamente dimostrato di avere le risorse per farcela da solo e che non ho bisogno di "aiutini" dall'esterno.

Ma io vorrei eccellere, vedere risultati eclatanti e non perdere altro tempo alla ricerca del miglioramento personale, tra continui alti e bassi.

DOMANDA:

1)utilizzare farmaci per problemi di studio, come in questo caso, può dare necessariamente dipendenza? il mio psicologo dice che a lungo andare questo tipo di farmaci possono creare più disagi che benefici. E' impossibile usarli per un periodo e poi smettere?

2) Che ne pensate di integratori serotoningergici come la Rhodiola rosea?

Grazie.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k
1) il suo psicologo ha detto una enorme sciocchezza, del resto non essendo medico non può certamente esprimere pareri professionali su ciò che a lui è inibito nell'uso.
Probabilmente ha scelto di non inviarla da uno psichiatra per sottrarla a terapie validare che non danno dipendenza e che avrebbero risolto questi aspetti che, di fatto, sono permanenti nel suo stato di malattia che pare migliorato nella consapevolezza e meno nel sintomo stesso.

2) gli unici trattamenti validati sono i farmaci ssri, in ogni caso solo una visita psichiatrica può stabilire quale possa essere il trattamento efficace nel suo disturbo.

Dr. F. S. Ruggiero
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[#2]
Utente
Utente
Gentile Dottore, non ho capito bene il contenuto del messaggio:

se questi aspetti (credo si riferisca ai sintomi) sono permanenti, come può il farmaco non dare dipendenza?

se a suo parere sono permanenti dovrò utilizzarlo vita natural durante, giusto?

e inoltre mi chiedo, come mai ho avuto lunghi, ma anche lunghissimi periodi di latenza e di vita normale senza alcun trattamento, ed ho persino affrontato esami come tutti gli altri studenti, senza problemi? magari in quel momento avevo una vita piena di impegni, ero distratto da tutt'altro e allora ecco che lavoro senza pensare..
diciamo che è un problema che va e viene.. dipende dalla vita che sto conducendo in quel momento.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k
Tipicamente la sua domanda è ossessiva come del resto i suoi sintomi.

Se ha un disturbo che va trattato continuativamente è opportuno l'utilizzo di un farmaco continuativamente.
Ciò non vuol dire che crea una dipendenza ma utilizza un farmaco che la fa stare bene.

Inoltre, una terapia mantenuta per i tempi giusti viene poi portata alla sospensione una volta che sarà ritenuto opportuno.

Se pensa di avere che non ha un disturbo ossessivo o di altro genere fa bene a non farsi visitare da uno psichiatra.

Dr. F. S. Ruggiero
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[#4]
Utente
Utente
Gentile Dottore, purtroppo i miei sintomi ossessivi ci sono, sebbene non siano continui ma intervengono solo in determinate occasioni, spesso dopo una lunga latenza, magari proprio quando non dovrebbero, nel momento più inopportuno.

Sono anche riuscito a studiare esami senza problemi ma non ho costanza, magari al successivo ecco i problemi, o anche solo la paura che si verifichino problemi, e questo mi innervosisce e mi inquieta, e allora procedo con alti e bassi.

Alcune domande:

1) Una terapia psichiatrica dovrebbe avere per forza cadenza settimanale o si potrebbe ridurre la frequenza in casi di un problema a tratti lieve, a tratti moderato come nel mio caso (almeno secondo la mia valutazione soggettiva)?

2) Una terapia farmacologica adatta alle mie esigenze consentirebbe lo svolgimento di una vita completa, normale, limitando i sintomi ossessivi o distrattivi che spesso percepisco nello studio creandomi difficoltà e disagio?


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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k
Non capisco perché una terapia che dovrebbe curare sarà poi un limite per condurre una vita normale.

I tempi di trattamento saranno stabiliti da chi la visiterà direttamente.

Dr F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
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Utente
Utente
"Non capisco perché una terapia che dovrebbe curare sarà poi un limite per condurre una vita normale."

Gentile Dottore non mi fraintenda; il problema è che nonostante tutto ciò che ho descritto conduco una vita di relazione abbastanza ricca.. eccetto per il fatto che rispetto ai sei anni di studio ho accumulato ben tre anni fuoricorso, di cui mi vergogno, soprattutto per via dei suddetti problemi.

Ma chi mi conosce mi stima come una persona brillante, intelligente, preparata, che per via di una serie di "sfortune" ha perso tempo all'università.

Per via dell'attività clinica in reparto vedo continuamente pazienti psichiatrici di cui registriamo accuratamente i farmaci che assumono, e alcuni assumono antidepressivi, e tra noi studenti o gli stessi medici, in privato, si usano epiteti un po' forti talvolta, per identificarli.. il che mi dispiace.

Ma il detraente vero è che: alcuni pazienti che mi è capitato di vedere, pur assumendo farmaci antidepressivi mi sembrano "spenti".. apatici, "rallentati" ed è questa una delle cose che temo di più.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k
"Per via dell'attività clinica in reparto vedo continuamente pazienti psichiatrici di cui registriamo accuratamente i farmaci che assumono, e alcuni assumono antidepressivi, e tra noi studenti o gli stessi medici, in privato, si usano epiteti un po' forti talvolta, per identificarli.. il che mi dispiace."

E questo è un problema etico suo, dei suoi colleghi e dei suoi tutor in ambito universitario.

Non ho ben capito se è in un reparto psichiatrico oppure se vede pazienti che utilizzano farmaci per motivi psichiatrici.

Comunque, probabilmente quando vede certe cose non le è chiara neanche la psicopatologia.

Dr. F. S. Ruggiero

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