Psichiatra e psicoterapeuta

Salve,
volevo porvi alcune domande in base ad una scelta da cui sto pensando da un anno. Mi sto curando da due anni senza grandi risultati presso uno psichiatra e una psicoterapeuta. Il problema persiste da 2 anni sul fatto che i due specialisti non collaborano, cioè si sono sentiti solo una volta nel giro di questi 2 anni. la psicoterapeuta reputa che io non abbia bisogno di una cura farmacologica e che non ho un disturbo ciclotimico ma esclusivamente borderline e che la cura farmacologica è solo una mia scelta, lo psichiatra invece sostiene che ho un disturbo ciclotimico e che equivalga al disturbo borderline. Inoltre ho un 'ernia iatale profonda e non tollero bene i farmaci, ho reflusso e ho cambiato tre tipi di stabilizzatori dell'umore con scarsi risultati e sto prendendo dosi bassissime con gaviscon e pantoprazolo. sono stata da 4 gastrointerologi diversi tra cui un luminare che mi ha detto i farmaci mi provocano irritazione alla mucosa dello stomaco, esistono antiepilettici che danno meno fastidio allo stomaco? Quello che vorrei è continuare una cura farmacologica e una psicoterapeutica ma con due professionisti che collaborano, in equipe dove si coordinano. a Pisa mi hanno parlato molto bene di uno psichiatra che si avvale di un equipe di psicologi e psicoterapeuti, io vorrei provare ad andarci ma ho un unico dubbio, è a due ore di distanza da casa mia e mi chiedo se è possibile farsi curare da un medico che non si trova nella mia sede o se la lontananza può essere un problema : ad esempio se dovessi sentirmi male. Il mio psichiatra mi disse che era importante il medico si trovasse nella città dove vivo. Io sto anche cercando lavoro e non so dove lo troverò perchè sono disposta a spostarmi, dato che il mio paese natio è molto piccolo ed isolato ed offre veramente poche opportunità lavorative. Al momento il mio umore è stabile, a parte qualche piccola ansia sulla decisione da prendere. Grazie per dedicarmi il vostro tempo.
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Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 25
Gentile Utente,
come Lei forse sa non ci è possibile consigliare nominativi di professionisti o strutture. Pur essendo la sua domanda piuttosto generica sembra che Lei esprima un certo disagio che incontra con le figure curanti. Non ci esprimiamo sulle diagnosi, i pareri e le terapie condotte dai professionisti cui lei si è affidata sia per mancanza di conoscenza particolareggiata della situazione che per doverosa correttezza. Certamente può essere utile, qualora lei abbia espresso ai suoi curanti i suoi dubbi e non abbia ricevuto risposte adeguate, provare a consultare altri professionisti.
Augurandole le migliori cose, La saluto cordialmente.

Dr. Roberto Di Rubbo

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Dr.ssa Adelia Lucattini Psichiatra, Psicoterapeuta 182 7
Buongiorno,
Concordo certamente con quanto scritto dal Dottor Di Rubbio.
Il trattamento psicoterapeutico e psicofarmacologico non sono in nessun modo in contrapposizione tra di loro, anzi in molti casi integrano e concorrono al raggiungimento del benessere del paziente, e questo è dimostrato da numerosi studi ormai ampiamente accreditati. Quello che guida sia nella psicoterapia e nell'analisi come nella psicofarmacologia, è sempre la clinica, ovvero come si sente il paziente. Certamente la vicinanza dei terapeuti alla propria abitazione abituale, al luogo di lavoro o dove si studia, è un elemento importante poiché elimina il fattore stressante e la possibile fatica causata dagli spostamenti, e si può armonizzare con più semplicità con la propria vita in generale; ma non si può affermare che debba essere vincolante nella scelta dello psicoterapeuta, dell'analista o dello psichiatra. Quando sorgono dubbi sul lavoro terapeutico che si sta svolgendo, è sempre opportuno chiedersi se i dubbi e le perplessità dipendano effettivamente da elementi esterni o se ad esempio il lavoro psicoterapeutico non stua toccando aspetti critici della propria vita per cui inconsciamente non si stia cercando di proteggersi, evitandolo. Cambiare terapeuta o psichiatra, che è lecito nonché un diritto di ogni cittadino e paziente, va anche considerato alla luce del lavoro che si sta svolgendo e dei sintomi vecchi o nuovi che si stanno affacciando o riproponendo. In caso di trasferimento ad altra città o nazione sarebbbe sempre bene "concludere" e non "interrormpere" i trattamenti e le cure, auspicabilmente anche con un invio da parte dei propri curanti ai curanti successivi, attraverso un raccordo terapeutico a voce o scritto.


Dr. Adelia Lucattini.
Psichiatra Psicoterapeuta.

Psicoanalista Ordinario SPI-IPA.Esperta in bambini e adolescenti.Depressione-Disturbi dell'umo

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Utente
Utente
Grazie per la risposta. Io è due anni che mi chiedo se il voler cambiare terapeuta sia dovuto alla mia instabilità ma i problemi maggiori sono dati dalla non coordinazione del lavoro che vorrei e non è colpa dello psichiatra che era disposto a collaborare con la dottoressa ma ogni volta questa mi risponde che se lo è dimenticato e credo sicuramente dipenda dal fatto che ha numerosi impegni ma io non credo di essere il collante affidabile tra i due o meglio, preferirei si scambiassero opinioni, invece che mi chiedessero cosa ne pensa l'uno dell'altra o di riportarne le voci. Ulteriormente ho avuto problemi con la terapia farmacologica perchè il mio stomaco non accetta alcuni farmaci e ne ho parlato con lo psichiatra che all'inizio credeva fosse parte del mio disturbo, una somatizzazione, mi sono dovuta far visitare da un illustre gastrointerologo che mi ha confermato essere un problema fisico: ernia iatale e mgerd pesante, che peggiora coi farmaci, tanto è vero che come ho mollato il laroxyl sono stata meglio. Lo psichiatra mi ha mandato da medico curante e poi gastrointerologo illustre e mi sono sentita svalutata, ne abbiamo parlato perchè temevo le mie incertezze dipendessero da una mia instabilità , però è due anni che mi cura e non sono effettivamente migliorata granchè, ho avuto tantissimi effetti collaterali legati allo stomaco e sono arrivata ad avere forti crampi addominali, 2 gastroscopie con gastrointerolgi che mi continuavano a dire che era inutile che mi curassi lo stomaco se prendevo questi farmaci che mi infiammano la mucosa. Io credo nella psichiatria ma penso che probabilmente per individuare il farmaco giusto ci vuole tempo e bisogna ascoltare il paziente e il suo fisico. Mi auguro di trovare uno stabilizzatore dell'umore che non mi crei reazioni con lo stomaco pesanti: ho provato neurotin ( un disastro) , depakin chrono ( un pò meglio) e tolep ( lo sopporto solo a 300 mg e mi rende meno ansiosa del depakin).
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Se sono presenti effetti collaterali è utile considerare delle variazioni con farmaci che possono avere un minore effetto collaterale.

Alcune strategie consentono di evitare di ave determinati effetti.

Comunque, la disponibilità di farmaci è piuttosto ampia e vi è possibilità di avere un diverso approccio.

Per quanto attiene alla psicoterapia, la psicoterapeuta, se non è un medico, non può esprimere pareri sull'opportunità della terapia farmacologica che resta sempre un atto medico specifico. Il problema è che non può opporsi a tale sua scelta che sembra essere maggiormente problematica nella relazione terapeutica.

Non necessariamente vi deve essere una stretta collaborazione tra le due figure sempre che non vi si crei ostacolo a vicenda.

Se ritiene di dover cambiare i propri curanti per motivazioni legate ad una parziale efficacia o a risultati insoddisfacenti può scegliere nella sua zone che è preferibile a scelte distanti che possono nel tempo risultare poco raggiungibili.

Dr. F. S. Ruggiero
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