Depressione ricorrente
Gentili dottori,
Chiedo questo consulto per avere risposta ad un dubbio diagnostico. So che la depressione maggiore, una volta scatenato il primo episodio ha un'altissima probabilità di recidivare. Quello che mi chiedevo, rispetto soprattutto alla vostra esperienza clinica, è se queste recidive siano parecchio distanziate nel tempo l'una dall'altra o se possano essere anche ravvicinate tra loro? Cioè, è la regola che siano lontani gli episodi l'uno dall'altro e l'eccezione è rappresentata invece da episodi ravvicinati, due episodi l'anno per intenderci, oppure questo non è assolutamente vero? Sempre considerando la vostra esperienza clinica. Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione che vorrete dimostrare al mio quesito. Cordialmente.
Chiedo questo consulto per avere risposta ad un dubbio diagnostico. So che la depressione maggiore, una volta scatenato il primo episodio ha un'altissima probabilità di recidivare. Quello che mi chiedevo, rispetto soprattutto alla vostra esperienza clinica, è se queste recidive siano parecchio distanziate nel tempo l'una dall'altra o se possano essere anche ravvicinate tra loro? Cioè, è la regola che siano lontani gli episodi l'uno dall'altro e l'eccezione è rappresentata invece da episodi ravvicinati, due episodi l'anno per intenderci, oppure questo non è assolutamente vero? Sempre considerando la vostra esperienza clinica. Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione che vorrete dimostrare al mio quesito. Cordialmente.
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La depressione maggiore può avere un andamento periodico o ciclico, le crisi acute scatenare da fattori esterni (eventi scatenanti) o interni (cause endogene di natura costituzionale o psicologica).
Una volta che sia stata fatta diagnosi da uno specialista, è necessario seguire le indicazioni sul trattamento farmacologico e sottoporsi a controlli periodici regolari, la cui frequenza è da concordare con lo psichiatra. Poiché è un disturbo che crea profondo disagio e malessere in chi ne soffre, è indicato intraprendere un trattamento anche psicoterapico.
Una volta che sia stata fatta diagnosi da uno specialista, è necessario seguire le indicazioni sul trattamento farmacologico e sottoporsi a controlli periodici regolari, la cui frequenza è da concordare con lo psichiatra. Poiché è un disturbo che crea profondo disagio e malessere in chi ne soffre, è indicato intraprendere un trattamento anche psicoterapico.
Dr. Adelia Lucattini.
Psichiatra Psicoterapeuta.
Psicoanalista Ordinario SPI-IPA.Esperta in bambini e adolescenti.Depressione-Disturbi dell'umo
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Di fatto lei non ha specificato alcun parametro relativo alla sua condizione, per cui genericamente si può fornire una risposta ma se non fa dei riferimenti specifici non è possibile stabilire quale sia il percorso iniziato o adatto alla sua situazione.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Dr. F. S. Ruggiero
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https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
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Utente
Gentili dottori,
Cercherò di spiegare meglio la mia situazione. La mia diagnosi ufficiale era quella di disturbo bipolare tipo II. Da parecchi mesi mi trovo in fase depressiva, ormai quasi stabilmente da ottobre, ed in questi mesi, con una terapia formata solamente da stabilizzatori (litio, depakin, lamictal, seroquel) non sono riuscito ad evitare la ricaduta depressiva, ricaduta che si presenta ancora tutt'oggi. D'accordo con il mio psichiatra, nell'ultimo incontro, abbiamo rivisto i precedenti episodi che hanno caratterizzato gli anni precedenti. Siamo giunti alla conclusione che la gran parte erano di tipo depressivo e che le eventuali fasi ipomaniacali erano state slatentizzate da un uso eccessivo di antidepressivi. Infatti quando questi erano accompagnati da una terapia stabilizzante adeguata non si è presentato alcun episodio ipomaniacale ma anzi una stabilità maggiore senza ricadute depressive. Inoltre mi trovo molto d'accordo con la dott.ssa Lucattini quando dice che alcuni episodi depressivi possono essere slatentizzati da eventi esterni e cause ambientali. La maggior parte di questi episodi depressivi è stata slatentizzata da eventi di questo genere. Alla luce di tutto ciò il mio psichiatra ha deciso per l'introduzione di un antidepressivo a dosaggio minimo, seppur terapeutico, introducendo Anafranil 75mg. In questo modo la speranza è quella di migliorare l'umore, cercare di smussare una certa tendenza al rimuginio e vedere se in questo modo si possano evitare ulteriori ricadute depressive. La mia domanda e i miei dubbi, avendo il mio psichiatra a questo punto detto che formalmente la mia è una depressione ricorrente, sono quelli di aver letto spesso che la depressione ricorre, ma spesso con episodi molto distanziati l'uno dall'altro, in questo senso volevo sapere, è possibile che ricorrano anche due volte l'anno(come più o meno è sempre accaduto in assenza di un adeguato trattamento stabilizzante)? Inoltre il mio curante ha affermato che lentamente la depressione ricorrente assume, negli anni, un decorso più "favorevole" e le ricadute sono più distanziate, anche a voi risulta? Nel ringraziarvi per l'attenzione fornitami, cordialmente.
Cercherò di spiegare meglio la mia situazione. La mia diagnosi ufficiale era quella di disturbo bipolare tipo II. Da parecchi mesi mi trovo in fase depressiva, ormai quasi stabilmente da ottobre, ed in questi mesi, con una terapia formata solamente da stabilizzatori (litio, depakin, lamictal, seroquel) non sono riuscito ad evitare la ricaduta depressiva, ricaduta che si presenta ancora tutt'oggi. D'accordo con il mio psichiatra, nell'ultimo incontro, abbiamo rivisto i precedenti episodi che hanno caratterizzato gli anni precedenti. Siamo giunti alla conclusione che la gran parte erano di tipo depressivo e che le eventuali fasi ipomaniacali erano state slatentizzate da un uso eccessivo di antidepressivi. Infatti quando questi erano accompagnati da una terapia stabilizzante adeguata non si è presentato alcun episodio ipomaniacale ma anzi una stabilità maggiore senza ricadute depressive. Inoltre mi trovo molto d'accordo con la dott.ssa Lucattini quando dice che alcuni episodi depressivi possono essere slatentizzati da eventi esterni e cause ambientali. La maggior parte di questi episodi depressivi è stata slatentizzata da eventi di questo genere. Alla luce di tutto ciò il mio psichiatra ha deciso per l'introduzione di un antidepressivo a dosaggio minimo, seppur terapeutico, introducendo Anafranil 75mg. In questo modo la speranza è quella di migliorare l'umore, cercare di smussare una certa tendenza al rimuginio e vedere se in questo modo si possano evitare ulteriori ricadute depressive. La mia domanda e i miei dubbi, avendo il mio psichiatra a questo punto detto che formalmente la mia è una depressione ricorrente, sono quelli di aver letto spesso che la depressione ricorre, ma spesso con episodi molto distanziati l'uno dall'altro, in questo senso volevo sapere, è possibile che ricorrano anche due volte l'anno(come più o meno è sempre accaduto in assenza di un adeguato trattamento stabilizzante)? Inoltre il mio curante ha affermato che lentamente la depressione ricorrente assume, negli anni, un decorso più "favorevole" e le ricadute sono più distanziate, anche a voi risulta? Nel ringraziarvi per l'attenzione fornitami, cordialmente.
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L'andamento di questo tipo di depressione è variabile e non è possibile considerare una statistica fissa sulla situazione.
Nel corso degli anni, il disturbo bipolare in generale tende a ridursi se l'insorgenza è precoce.
Attualmente il dosaggio di Anafranil prescritto non è propriamente minimo.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Nel corso degli anni, il disturbo bipolare in generale tende a ridursi se l'insorgenza è precoce.
Attualmente il dosaggio di Anafranil prescritto non è propriamente minimo.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
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Concordo pienamente col dott. Ruggiero riguardo le considerazioni epidemiologiche. Molti studi evidenziano che le sindromi dello spettro bipolare hanno un andamento diverso a seconda della prevalenza di crisi di maniacalità, depressive o maniaco depressive, dell'età d'insorgenza, dei trattamenti messi in atto, della presenza o meno di fattori stressanti o scatenanti.
Inoltre ogni paziente, come ogni persona, ha la necessità di potersi pensare nel futuro e fare una previsione di come sarà la propria vita in relazione al disturbo che manifesta e/o come questo possa influenzare o "condizionare" la propria esistenza e qualità della vita.
Anche per questo motivo accanto e parallelamente al necessario trattamento farmacologico, che va sempre monitorato e spesso anche "modulato" nel tempo con proprio psichiatra, è consigliato, in alcune situazioni indispensabile, che si accompagni ad un lavoro psicoterapico che aiuti a comprendere e a sostenere il peso di un disturbo ricorrente, a favorire un auspicabile miglioramento dei propri sintomi e della qualità dei rapporti personali e della propria vita nel suo complesso.
Inoltre ogni paziente, come ogni persona, ha la necessità di potersi pensare nel futuro e fare una previsione di come sarà la propria vita in relazione al disturbo che manifesta e/o come questo possa influenzare o "condizionare" la propria esistenza e qualità della vita.
Anche per questo motivo accanto e parallelamente al necessario trattamento farmacologico, che va sempre monitorato e spesso anche "modulato" nel tempo con proprio psichiatra, è consigliato, in alcune situazioni indispensabile, che si accompagni ad un lavoro psicoterapico che aiuti a comprendere e a sostenere il peso di un disturbo ricorrente, a favorire un auspicabile miglioramento dei propri sintomi e della qualità dei rapporti personali e della propria vita nel suo complesso.
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Utente
Mi rivolgo sia al gentile dott. Ruggiero che alla gentile dott.ssa Lucattini. L'introduzione di Anafranil non è andata a buon fine, per via di un'eccessiva attivazione, come spiegavo al dott. Ruggiero in un altro post è stato introdotto Abilify 10mg per cercare anche di contrastare una certa tendenza al rimuginio..A questo punto però, per cercare di contrastare gli effetti sedativi dei molti farmaci stabilizzanti che prendo, il curante ha deciso per un decalage, nella speranza che se ne giovi anche l'umore. Per cui la quetiapina dagli attuali 300 mg passa a 150 mg, il depakin da 1250 a 1000mg e il gabapentin scalato di una compressa da 400 mg. Secondo voi è possibile trarre un giovamento da questo tipo di "manovra"? Mi riferisco non solo alla parte sedativa, che il curante ha detto dovrebbe migliorare nel giro di qualche giorno, successivamente alla riduzione, ma mi riferisco soprattutto alla controparte umorale. Secondo voi sarà possibile trarre un giovamento in termini di umore da questa riduzione? Grazie per l'attenzione riservatami, cordialmente.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3.7k visite dal 31/03/2016.
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