Ho la mente a pezzi, cerco aiuto urgente ma non so a chi rivolgermi
Ci sono passata già tante volte. Credevo di esserne uscita. Tutte le volte credo di esserne uscita. Ogni volta è sempre peggio.
Ho fatto psicoterapia in passato, prima con una diagnosi di disturbo bipolare II, poi di disturbo di personalità borderline. Sono stata ricoverata in psichiatria e preso psicofarmaci che non sono serviti. Ho tentato il suicidio tre volte e sono stata autolesionista per anni, arrivando a cercare di autodistruggermi lentamente nei modi più disparati. Non c'è continuità nei miei pensieri, la mia mente di volta in volta si spezza, si frantuma, comincio a non sapere chi sono, nella mia testa si alternano persone diverse e le mie giornate diventano una specie di giostra fra mille altri io che non sono io. Passano mesi, un anno... intanto sono finita in ospedale o ci sono andata vicino, intanto ho abbandonato tutto quello che stavo facendo prima del crollo, intanto ho distrutto progetti, relazioni, occasioni... e poi la giostra si ferma. E io ricomincio a illudermi che quello sia il punto di svolta per un nuovo inizio, che la prossima volta la saprò gestire, che non ci sarà neanche una prossima volta.
C'è sempre una prossima volta.
La mia mente si sta spezzando di nuovo. Sento le voci, tutte quelle persone che mi parlano, tutti quei pensieri non miei che si sovrappongono. Stavolta all'improvviso. Si è scatenata una specie di centrifuga. Vivo in un perenne stato confusionale. Ogni sera vado a letto pensando che il giorno dopo sarò in grado di fare uno schema, di riordinare tutta questa confusione indistricabile, mi dico che possiamo convivere nella stessa testa spartendoci le giornate in modo da soddisfare le richieste di tutti. Il giorno dopo non ci riesco, lo passo a cercare di sopravvivere al rumore nella mia testa..
So di avere un problema e questa consapevolezza è il mio salvagente anti-pazzia. A differenza del passato, voglio essere aiutata. Ma non so più da chi. Non voglio tornare dalla mia psichiatra, era perfetta ma mi faceva stare male. Sono sparita senza preavviso perché mi prendeva un'ansia ingestibile al pensiero di rivederla, anche se le volevo bene. Ho bisogno di cambiare psichiatra, ma non posso permettermi neanche la minima spesa e finora mi sono rivolta sempre al dipartimento di salute mentale, senza pagare il ticket. Dove posso andare adesso? A chi mi devo rivolgere? Ci sono altri servizi specifici?
Sto iniziando ad avere seriamente paura della mia testa, ma mai come adesso il bisogno di chiedere aiuto è stato più forte della spinta a lasciarmi distruggere.
Ho fatto psicoterapia in passato, prima con una diagnosi di disturbo bipolare II, poi di disturbo di personalità borderline. Sono stata ricoverata in psichiatria e preso psicofarmaci che non sono serviti. Ho tentato il suicidio tre volte e sono stata autolesionista per anni, arrivando a cercare di autodistruggermi lentamente nei modi più disparati. Non c'è continuità nei miei pensieri, la mia mente di volta in volta si spezza, si frantuma, comincio a non sapere chi sono, nella mia testa si alternano persone diverse e le mie giornate diventano una specie di giostra fra mille altri io che non sono io. Passano mesi, un anno... intanto sono finita in ospedale o ci sono andata vicino, intanto ho abbandonato tutto quello che stavo facendo prima del crollo, intanto ho distrutto progetti, relazioni, occasioni... e poi la giostra si ferma. E io ricomincio a illudermi che quello sia il punto di svolta per un nuovo inizio, che la prossima volta la saprò gestire, che non ci sarà neanche una prossima volta.
C'è sempre una prossima volta.
La mia mente si sta spezzando di nuovo. Sento le voci, tutte quelle persone che mi parlano, tutti quei pensieri non miei che si sovrappongono. Stavolta all'improvviso. Si è scatenata una specie di centrifuga. Vivo in un perenne stato confusionale. Ogni sera vado a letto pensando che il giorno dopo sarò in grado di fare uno schema, di riordinare tutta questa confusione indistricabile, mi dico che possiamo convivere nella stessa testa spartendoci le giornate in modo da soddisfare le richieste di tutti. Il giorno dopo non ci riesco, lo passo a cercare di sopravvivere al rumore nella mia testa..
So di avere un problema e questa consapevolezza è il mio salvagente anti-pazzia. A differenza del passato, voglio essere aiutata. Ma non so più da chi. Non voglio tornare dalla mia psichiatra, era perfetta ma mi faceva stare male. Sono sparita senza preavviso perché mi prendeva un'ansia ingestibile al pensiero di rivederla, anche se le volevo bene. Ho bisogno di cambiare psichiatra, ma non posso permettermi neanche la minima spesa e finora mi sono rivolta sempre al dipartimento di salute mentale, senza pagare il ticket. Dove posso andare adesso? A chi mi devo rivolgere? Ci sono altri servizi specifici?
Sto iniziando ad avere seriamente paura della mia testa, ma mai come adesso il bisogno di chiedere aiuto è stato più forte della spinta a lasciarmi distruggere.
[#1]
Se non ha possibilità differenti deve tornare ai servizi pubblici della sua zona.
Potrebbe avere delle gravi conseguenze da una ricaduta o da un mancato benessere.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
Potrebbe avere delle gravi conseguenze da una ricaduta o da un mancato benessere.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
La ringrazio della risposta, dr. Ruggiero. Forse ho trovato un altro centro nella mia zona, sperando che esista ancora.
Ne approfitto per farle alcune domande, in questo insperato momento di lucidità in cui riesco finalmente a prendere fiato. Qual è l'approccio psicoterapeutico più efficace nei casi di disturbo di personalità borderline? E come si trattano i disturbi dissociativi?
Lo chiedo perché vorrei essere più consapevole la prossima volta che inizierò una psicoterapia (spero presto). Quella fatta in passato mi è servita in retrospettiva a prendere atto dei miei problemi, a riconoscere di averli, a fare una riflessione lucida e obiettiva su me stessa. Sul momento invece non mi ha fornito nessuno strumento efficace, è stata la spinta che ha dato inizio a una discesa nella consapevolezza, ma non mi ha teso nessuna fune per risalire.
Adesso vorrei un approccio più concreto. Voglio sapere cosa FARE per combattere le voci, come AGIRE quando ricompaiono, che strategie e comportamenti adottare e in che modo evitare di "frammentarmi".
Ne approfitto per farle alcune domande, in questo insperato momento di lucidità in cui riesco finalmente a prendere fiato. Qual è l'approccio psicoterapeutico più efficace nei casi di disturbo di personalità borderline? E come si trattano i disturbi dissociativi?
Lo chiedo perché vorrei essere più consapevole la prossima volta che inizierò una psicoterapia (spero presto). Quella fatta in passato mi è servita in retrospettiva a prendere atto dei miei problemi, a riconoscere di averli, a fare una riflessione lucida e obiettiva su me stessa. Sul momento invece non mi ha fornito nessuno strumento efficace, è stata la spinta che ha dato inizio a una discesa nella consapevolezza, ma non mi ha teso nessuna fune per risalire.
Adesso vorrei un approccio più concreto. Voglio sapere cosa FARE per combattere le voci, come AGIRE quando ricompaiono, che strategie e comportamenti adottare e in che modo evitare di "frammentarmi".
[#4]
Utente
Grazie, dr. Ruggiero. E se il paziente non volesse assumere farmaci? Non mi fido dell'effetto che potrebbero farmi (e dell'uso che io potrei farne), l'ultima volta la mia testa non ha reagito nel modo previsto e non voglio alterazioni diverse da quelle che già conosco e a cui almeno sono abituata.
Inoltre, se io volessi rivolgermi a un privato, dovrei scegliere uno psichiatra o uno psicologo?
Inoltre, se io volessi rivolgermi a un privato, dovrei scegliere uno psichiatra o uno psicologo?
[#5]
Utente
Gentili dottori, vi scrivo di nuovo perché ho bisogno di aiuto, anzi, forse solo di un incoraggiamento.
Mi sono totalmente bloccata. Le voci non si sono ripresentate, ma da quando le ho sentite di nuovo convivo con un pressante senso di angoscia e claustrofobia (non saprei come altro definire la sensazione di soffocare nella mia testa). Ora non riesco più a uscire di casa. L'idea di vedere il mondo esterno mi opprime, mi sento costretta fra due mondi mentre vorrei scappare da entrambi. Uno è la mia testa, l'altro è la realtà.
Non sono sempre così, anzi, alterno periodi in cui sto sempre fuori casa, sempre con amici, sempre a conoscere persone, e periodi di totale sconnessione dal mondo in cui anche il telefono che squilla mi fa rintanare nella mia stanza aspettando che smetta.
Mi sento risucchiata dalla mia testa, dalle mie idee distorte, dalla sensazione di non esistere realmente, è come se si stesse risvegliando qualcuno dentro di me, una persona che sono stata e che ora è molto arrabbiata per tutto quello che ha perso nel frattempo.
Voglio andare da uno psichiatra, ma c'è questa paura del contatto col mondo esterno che mi trattiene. Poi vengono i pensieri che sarà tutto inutile, che non servirà neanche stavolta, che nessuno può aiutarmi e la mia vita sarà sempre questo, un ripetersi ciclico di crisi e risalite, e non sarò mai veramente sana e mai veramente felice, perché prima o poi tutto ricomincerà da capo e ogni cosa costruita a fatica verrà nuovamente distrutta.
Vorrei qualcuno che mi desse speranza, perché sto iniziando a non credere più in me stessa, nella mia capacità di uscirne e condurre una vita che possa dirsi tale. Quando ho capito che la mia psichiatra precedente inquadrava il problema nell'ambito dei disturbi della personalità mi sono sentita quasi sollevata, perché se riguarda la personalità allora dipende da me, e se dipende da me allora posso guarire. Ma a me sembra di non avere alcuna volontà in quello che succede alla mia testa.
Voi, con la vostra esperienza, dite che si può guarire, se il paziente è determinato a curarsi?
Mi sono totalmente bloccata. Le voci non si sono ripresentate, ma da quando le ho sentite di nuovo convivo con un pressante senso di angoscia e claustrofobia (non saprei come altro definire la sensazione di soffocare nella mia testa). Ora non riesco più a uscire di casa. L'idea di vedere il mondo esterno mi opprime, mi sento costretta fra due mondi mentre vorrei scappare da entrambi. Uno è la mia testa, l'altro è la realtà.
Non sono sempre così, anzi, alterno periodi in cui sto sempre fuori casa, sempre con amici, sempre a conoscere persone, e periodi di totale sconnessione dal mondo in cui anche il telefono che squilla mi fa rintanare nella mia stanza aspettando che smetta.
Mi sento risucchiata dalla mia testa, dalle mie idee distorte, dalla sensazione di non esistere realmente, è come se si stesse risvegliando qualcuno dentro di me, una persona che sono stata e che ora è molto arrabbiata per tutto quello che ha perso nel frattempo.
Voglio andare da uno psichiatra, ma c'è questa paura del contatto col mondo esterno che mi trattiene. Poi vengono i pensieri che sarà tutto inutile, che non servirà neanche stavolta, che nessuno può aiutarmi e la mia vita sarà sempre questo, un ripetersi ciclico di crisi e risalite, e non sarò mai veramente sana e mai veramente felice, perché prima o poi tutto ricomincerà da capo e ogni cosa costruita a fatica verrà nuovamente distrutta.
Vorrei qualcuno che mi desse speranza, perché sto iniziando a non credere più in me stessa, nella mia capacità di uscirne e condurre una vita che possa dirsi tale. Quando ho capito che la mia psichiatra precedente inquadrava il problema nell'ambito dei disturbi della personalità mi sono sentita quasi sollevata, perché se riguarda la personalità allora dipende da me, e se dipende da me allora posso guarire. Ma a me sembra di non avere alcuna volontà in quello che succede alla mia testa.
Voi, con la vostra esperienza, dite che si può guarire, se il paziente è determinato a curarsi?
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Può guarire se si cura, come le ha già detto il collega Ruggiero: occorre che si faccia seguire da uno psichiatra con una terapia farmacologica; se ha timore di usare male i farmaci ne parli col medico e valutate insieme il da farsi. Questo è il minimo sindacale per cominciare a cambiare: un paziente che vuole curarsi e uno psichiatra che l'aiuta. Poi può essere utile una psicoterapia, (cognitivo comportamentale o strategica breve sarebbero preferibili) con uno psicologo o uno psichiatra, l'importante è che vi troviate bene a lavorare insieme. Non sarà facile, ci saranno momenti in cui le sembrerà di non farcela, ma se li mette in conto in anticipo non le verrà voglia di buttare tutto all'aria quando capiteranno.
Franca Scapellato
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4.6k visite dal 17/03/2016.
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