Depressione cura farmacologica

Salve,
scrivo per chiedere lumi, per quanto possibile, sulla situazione che vede protagonista mio padre da un anno a questa parte (i dati antropometrici indicati riguardano la sua persona infatti).

Nel marzo del 2015 ha incominciato ad avere pensieri ossessivo-compulsivi (paura di fare del male ai familiari, eccessiva attenzione per le parole pronunciate da terzi, ecc) per poi arrivare ad uno stato di abulia totale (ha abbandonato tutti gli interessi che aveva, non ha più nessun tipo di stimolo, non viaggia più come prima, non ha piacere ad uscire, vuole solo dormire. Dormire è l'unica cosa che gli interessa perché in questo modo evita tutti i suoi pensieri "negativi").
Dopo un primo periodo di cure che ha visto l'avvicendarsi di due medici specialisti (entrambi specializzati in neurologia) con un miglioramento tra maggio e luglio 2015, dopo l'estate la situazione è peggiorata e sono stati consultati altri due specialisti (sempre neurologi).
Il penultimo, che ha confermato il disturbo ossessivo-compulsivo ha prescritto nell'ultimo periodo (gennaio 2016) la seguente cura: 1/2 compressa 3 volte al dì di Tavor 1 mg, 5 gocce tre volte al dì di Haldol 2 mg, 1 compressa alla sera di Anafranil 75 SR e 1 compressa al mattino di Zarelis 37,5 mg.
Non vedendo risultati concreti mio padre, un mese fa, ha cambiato nuovamente medico di riferimento.
Quest'ultimo ha in un primo momento cambiato la precedente cura eliminando l'Anafranil e riducendo il Tavor ad una compressa al dì.
A seguito dell'ultimo incontro avvenuto 2 settimane fa, nel corso del quale mio padre ha evidentemente fatto presente che con la nuova cura aveva problemi a riposare tranquillamente, il medico ha prescritto i seguenti farmaci:
- dopo colazione: 1 compressa Zarelis 75 mg +10 gocce di Haldol+1 compressa di Tavor 1,0 mg; - dopo pranzo: 1 compressa di Tavor; - dopo cena: 5 gocce di Haldol e 1 compressa di Tavor.
Ora, premesso che non sono un medico, mi chiedo però quanto possa giovare ad una persona di più di 60 anni assumere 3 compresse di Tavor al giorno. E' chiaro che in questo modo la sensazione di abulia non può certo diminuire. L'unica cosa che aumenta è la sonnolenza e il malumore per non essere in grado di migliorare la propria situazione.
Mi chiedo poi se si sia sbagliato ad interpellare più medici e quindi ad intraprendere più cure. Mi chiedo poi se sia il caso di parlare direttamente con il medico. Se sia normale il fatto che lo specialista non abbia un contatto diretto e frequente con i familiari del paziente (solo l'ultimo ha voluto parlare con uno di noi, dando alla cura anche un approccio psicoterapeutico e non solo farmacologico). Dopo quanto tempo sono tangibili gli effetti di una cura?
Se poi il problema dovesse persistere e, quindi, dovesse cronicizzarsi il disturbo in questione, i farmaci dovranno essere presi a tempo indeterminato? Con quali effetti sulla salute fisica del paziente?
Vi ringrazio per la cortese risposta.
[#1]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
Lo specialista di riferimento è lo psichiatra e non il neurologo, comunque nella terapia prescritta a suo padre più che il Tavor mi lascia perplessa il Serenase, un tranquillante maggiore che anche a basse dosi favorisce il rallentamento psicomotorio, ma senza una visita diretta non è possibile dare indicazioni precise.
Mi pare strano che l'esordio della patologia ossessiva sia stato così tardivo, senza una storia precedente.

Franca Scapellato

[#2]
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Buongiorno dott.ssa Scapellato,
innanzitutto grazie per la sua attenzione e risposta.
Quando parla di Serenase si riferisce all'Haldol?
A dire il vero una storia precedente c'è, anche se mai pensavamo che sarebbe esplosa in questo modo.
Sulla base di quello che mi è stato raccontato da mia madre, mio padre è già stato in cura -anche se per brevissimi periodi- sia quando aveva all'incirca 35 anni, sia nel 1997 (quando ne aveva 48). Credo, però, che in entrambi i casi non abbia affrontato un percorso di psicoterapia.
Ricordo vagamente che a fine anni '90, infatti, ci fu un periodo in cui la maggior parte del tempo dormiva. Ma ero piccolo e non mi rendevo conto della situazione.
Dal '97 ad oggi poi non ha consultato più nessuno. Penso che sia riuscito a tenere a bada la patologia ossessiva distraendosi con il lavoro e con relazioni (o episodi) extraconiugali.
Nel 2001 mia madre scoprì una relazione con un'altra donna che poi è finita. La cosa ha creato molto trambusto in famiglia, ma i miei hanno scelto di rimanere insieme. Dal 2002-2003 ad oggi poi non sappiamo con certezza se vi siano stati altri episodi. Non abbiamo più indagato.
Comunque, mio padre è sempre stato sui generis, molto permaloso, molto formale, possessivo nei confronti di mia madre (tanto da essere molto geloso della sua famiglia d'origine), pauroso ed eccessivamente prudente nelle raccomandazioni con noi figli. Ma a parte questo non ha mai manifestato fino al 2015 episodi ossessivi di particolare rilievo come nell'ultimo anno.
Dal pensionamento (2011) al 2015 ha continuato ad essere un uomo attivo ed ha sempre coltivato i suoi interessi. Poi l'anno scorso ha cominciato con l'impressionarsi per gli episodi di cronaca nera e di cronaca internazionale a tal punto da pensare lui stesso di essere capace di gesti inconsulti nei confronti dei propri familiari. Da allora per allontanare i suoi "pensieri negativi" fa appello alla sua razionalità e ai medicinali che gli prescrivono.
E' poi molto scettico nei confronti della psicoterapia, credo più per il fatto che non ami rivelare i suoi pensieri più intimi ad un estraneo. Ma stiamo cercando di evitare di cambiare anche l'ultimo medico al quale si è rivolto. Dopo poco meno di un mese mi sembra prematuro dire "la cura non funziona".
Poi non sappiamo se assecondarlo o meno.
Da quando si è manifestata la sua patologia comunque non è mai stato violento o simili, quindi non ci stiamo preoccupando troppo, ma forse dovremmo?
Abbiamo parlato col medico che lo ha in cura, il quale ci ha detto di essere prudenti ma senza allarmismi.
Al momento è rallentato nei movimenti, ha sempre lo sguardo perso nel vuoto, non ha voglia di fare nulla. E' comunque presente a se stesso ed in grado di occuparsi dell'amministrazione familiare. Manifesta la solita testardaggine e si infastidisce molto se cerchiamo di stimolarlo a fare qualcosa di più del semplice scendere a comprare il pane sotto casa o le medicine in farmacia. Risponde con veemenza, ma fino ad ora mai con violenza.
Non so...forse sono le medicine che non gli fanno avere la forza di fare quello che lui tanto teme e che gli passa per la testa?? Attualmente vivono con lui mia madre e mia sorella. Devo pensare che possano essere in pericolo?
Mi scusi se mi sono dilungato, ma i pensieri sono tanti e anche le preoccupazioni.
La ringrazio sin d'ora per la cortese risposta.
[#3]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
Sì, mi scusi, Serenase è sinonimo di Haldol, si tratta di aloperidolo.
Da quello che riferisce suo padre ha una lunga storia clinica, rimasta più o meno in equilibrio per anni e compatibile con la diagnosi di disturbo ossessivo.
Il timore di far male ai familiari nell'ossessivo non si concretizza in azioni violente, anche se fa molto soffrire il paziente, non dovete avere preoccupazioni in questo senso.
La psicoterapia indicata in questi casi è quella cognitivo-comportamentale che può essere d'aiuto, sempre che la persona abbia motivazione, perché insegna al paziente a contrastare i pensieri ossessivi in modo efficace.
Per quanto riguarda la terapia di solito per i disturbi ossessivi i dosaggi di antidepressivo in genere sono più alti che nella cura della depressione, forse andrebbero aumentati, ma quello lo deve dire lo specialista che segue suo padre.