Parere terapia psichiatrica

Gentili dottori,

In cura per disturbo bipolare,sto seguendo questa terapia da quasi un anno, con risultati scarsi o quasi nulli. La terapia è prevalentemente a base di stabilizzatori (Lamictal, Quetiapina, Depakin, Litio, Gabapentin) tutti a dosaggi congrui. Sono in una situazione depressiva che ormai va avanti da Dicembre ininterrottamente, situazione depressiva che, peraltro, si unisce ad una notevole sedazione. Inoltre, penso di aver attraversato a Dicembre, una dlle più brutte ricadute depressive della mia vita, con tanto di ideazione suicidaria e capodanno passato tristemente da solo a casa. Di quel periodo ricordo solo che la giornata non finiva mai e l'unico desiderio era andare a dormire per porre fine a quello strazio. Nessuno stralcio di vita sociale, non mi si è visto ad un'uscita serale per più di due mesi..Lo psichiatra nel corso di questi 3 mesi è intervenuto semplicemente introducendo il Lamictal, attualmente 100mg, senza sbilanciarsi ulteriormente, definendolo un farmaco potenzialmente molto attivante (!??). Mi era stato assicurato che in tempi medio-lunghi le mie depressioni sarebbero diventate più brevi, meno intense e meno lunghe: non posso dire allo stato attuale che nessuna di queste tre cose stia avvenendo, a questo punto comincio a preoccuparmi del fatto che per tempi medio lunghi si intendano chissà quanti anni, che personalmente non sono in grado di aspettare. Già qui, sul sito, mi era stata fornita l'ipotesi che effettivamente, utilizzando quattro prodotti diversi, ed essendo il risultato parziale, forse la terapia doveva essere rivista completamente. In questi giorni la mia tutor, presso il centro dove sto facendo tirocinio, in un certo senso anche spaventata dall'avermi visto costantemente sempre più giù, mi ha fatto avere un colloquio con il neuropsichiatra del centro.Secondo lui, si può concludere che la terapia in atto non mi compensa per niente, inoltre ha riferito che guardandola a primo impatto sembrerebbe impostata per un bipolare tipo I, che dalla storia che avevo riferito non è assolutamente così. Ha individuato senza dubbio una scarsa capacità di regolazione dell'umore e a suo dire, una quota ansiosa importante. Secondo lui bisogna diminuire la terapia in atto, lasciando il litio, aggiungendo un bloccante dell'ansia come anafranil, a suo dire il migliore in commercio tutt'ora, l'unico che forse vi si avvicina è il fevarin, ma molto lontanamente. Inoltre introdurrebbe benzodiazepine a dosaggi più importanti di quelli che ho assunto in passato, avendo riferito io di alcuni periodi di agitazione. Naturalmente sono uscito in crisi da questo incontro, perchè se possibile il medico pensa esattamente l'opposto del mio attuale curante, per il quale l'anafranil è veleno. Secondo Voi, con tutti i limiti della distanza, il secondo medico può aver detto bene, o è giusto in realtà continuare a seguire l'attuale psichiatra nonostante l'assenza di compenso ed aspettare altri mesi,nella speranza di migliorare? Cordialmente
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Se ha un disturbo bipolare l'utilizzo di antidepressivo è controindicato.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

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Utente
Utente
Gentile dott.Ruggiero,

Ok per l'antidepressivo, ma secondo lei la dose attuale molto alta di quetiapina (800mg) potrebbe essere eventualmente depressogena? Varrebbe la pena farlo presente al curante attuale in un'ottica di possibile riduzione? Dal momento che peraltro il mio è un disturbo bipolare minore, senza episodi maggiori e quindi psicotici. La ringrazio per l'attenzione, cordialmente.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Il dosaggio è mediamente terapeutico. La valutazione di eventuali effetti depressogeni possono consentire di variare la terapia con una riduzione secondo quanto stabilirà il suo psichiatra.

Mi pare però di aver capito che l'orientamento è di aggiungere un antidepressivo e di fare una variazione sostanziale della terapia.

Se sta abbastanza bene con questa direi che non è il caso.
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