Psichiatra addormentato

Gentilissimi Dottori di Medicitalia,
sono una ragazza di 25 anni in cura da uno psicanalista/psichiatra da quasi un anno per fortissimi attacchi di ansia e per un disturbo ossessivo compulsivo (nessun trattamento farmacologico, solo psicoanalisi). La ragione per cui vi scrivo è surreale: nell'ultima seduta, il dottore si è addormentato! Essendo sedute psicanaliatiche, io ero sdraiata sul lettino e lui era seduto dietro di me, per cui me ne sono accorta solo dopo aver parlato per 5 minuti, non capendo perché non dava più "segni di vita"... Quando ho capito che si era addormentato, sono rimasta paralizzata per 3 minuti buoni, senza sapere cosa fare (se andarmene via o svegliarlo). Alla fine, pensando che magari si fosse sentito male e fosse svenuto, ho deciso per sicurezza di svegliarlo. Il dottore ci ha messo anche un po' per farlo, ergo si era addormentato profondamente, Al suo risveglio, lui ha fatto ASSOLUTAMENTE finta di niente, anzi: in pieno stile psicoanalitico, mi ha chiesto cosa ne pensavo di quello che era successo. Io scherzando gli ho detto che magari lo avevo annoiato e lui mi ha risposto "No, vuol dire che lei è nella direzione giusta".
La mia domanda è: secondo voi è normale/corretto/professionale il suo comportamento? Non so proprio cosa pensare...io con lui finora mi ero sempre trovata abbastanza bene, eppure questo episodio mi ha scosso: una delle ragioni per cui vado da lui è soprattutto per la mia scarsa autostima e questo suo atteggiamento, da una persona specializzata di cui mi "fidavo", me l'ha fatta ancora più scendere. Non so come comportarmi adesso, dovrei parlargliene direttamente?
[#1]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
E' difficile valutare dall'esterno la situazione, però sì, ne dovrebbe parlare con l'analista.
Riferisce che ha "fortissimi attacchi di ansia" e un disturbo ossessivo compulsivo e non utilizza farmaci: in questo anno ha notato miglioramenti?
I farmaci SSRI o simili sono indicati nel trattamento dei suoi disturbi, e anche la terapia cognitivo comportamentale, mentre ci sono poche evidenze che l'analisi, soprattutto durante una fase acuta, sia d'aiuto.

Franca Scapellato

[#2]
Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa Scapellato,
innanzitutto la ringrazio per la sua risposta. Riflettendoci bene, ho deciso che ne parlerò con il mio analista e valuterò meglio dopo averne parlato con lui. Per quanto riguarda l'altra parte della sua risposta, anch'io ho pensato la stessa cosa! Il mio analista (che è anche psichiatra) ha detto che non vuole assolutamente darmi farmaci...il fatto è che anch'io avevo sentito parlare della terapia cognitiva comportamentale e, con il senno di poi, forse in effetti sarebbe la terapia più adatta a me! Lei me la consiglierebbe data la mia diagnosi? Il mio analista non ne ha mai parlato. Con "fortissimi attacchi di ansia" intendo dire che per cose anche "stupide" ho delle crisi fortissime di pianto e angoscia e reagisco male verso le altre persone che mi sono accanto, anche se per ora solo con i familiari (con cui sono più in intimità). Ultimamente non dormo più bene la notte e mi sento sempre più depressa. Con il mio analista stiamo esplorando i miei lati più profondi e sicuramente questo non può che farmi bene, ma nella pratica (soprattutto, come dice lei, quando sono nella fase acuta) non vedo ancora molti risultati. L'analista non mi sta dando suggerimenti più pratici su come affrontare le crisi.
[#3]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 202
Per i farmaci va fatta una valutazione costo (possibili effetti collaterali)/beneficio. Se il peggioramento della qualità della vita è consistente ci si può pensare, perché i risultati sono più rapidi, anche se comunque passano alcune settimane e poi la terapia va continuata per almeno un anno.
La terapia cognitiva ha presupposti molto differenti da quella analitica, si occupa molto meno del passato e si concentra sul qui e ora, insegnando al paziente tecniche ed esercizi che dovrebbero aiutare a superare i problemi. Il terapeuta cognitivo è molto più attivo, fa domande, stimola il paziente. Si usano questionari, quindi è più facile avere un monitoraggio oggettivo di come sta andando la terapia.
Detto questo, il risultato dipende tantissimo, come sempre, dalla relazione terapeutica. Se col suo terapeuta, a parte questo episodio, ha la sensazione di lavorare bene e di essere supportata (non consigliata, in analisi non si danno suggerimenti), non è opportuno cambiare.