Disturbo d'ansia generalizzata

Salve dottori, cercherò di descrivervi in breve il mio problema. Tutto ha avuto inizio nel 2007 da un periodo passato all'estero di forte stress nel lavoro dovuto anche alle eccessive ore lavorative (circa 220 al mese per 6 mesi) durante il quale ho cominciato ad avere sonno agitato e non ristoratore seguito da tensione muscolare e dolori alla zona cervicale, sbandamenti,vertigini e un "senso di irrealtà". Ho quindi dovuto interrompere questa mia esperienza estera per tornare a casa dove ho eseguito gli opportuni accertamenti durante 3 giorni di ricovero nel reparto di neurologia: tac, tac con contrasto, risonanza magnetica celebrale, ecodoppler tiroideo, esami del sangue completi, elettroencefalogramma, visita otorinolaringoiatrica tutte con esito negativo o con valori nella norma. Sono stato dimesso con il consiglio di "stare tranquillo" che "era solo stress" dovuto al lavoro.
Purtroppo nonostante abbia cercato di rilassarmi e passati ormai 6 mesi da quegli accertamenti (svolti a marzo 2008) e persistendo la tensione muscolare, stanchezza, senso si sbandamento, vertigini e "senso di irrelatà" se così posso esprimermi, sono tornato dal mio medico curante il quale mi ha diagnosticato un Disturbo d'ansia generalizzata e prescritto paroxetina 10 mg per la prima settimana e di 20 mg per quelle successive. Purtroppo, non ho avuto il coraggio di prendere questo farmaco, soprattutto dopo aver letto le controindicazioni; in particolare la mia paura deriva dal fatto di dover dipendere da questo farmaco e se questo può di fatto risolvere i miei problemi.
Nel frattempo non ho mai smesso di lavorare e di avere una vita sociale e da ormai 3 mesi sono in cura presso uno psicoterapeuta con il quale ho fatto sicuramente dei passi in avanti ma i sintomi fisici di questo mio malessere mi impediscono di vivere serenamente e accentano e ingrandiscono le difficoltà soprattutto al lavoro e nei rapporti sociali. La stanchezza poi corona il quadro limitandomi molto.
Vi chiedo dunque se è possibile superare questa ansia generalizzata-leggera depressione opportunamente seguito dal mio psicoterapeuta senza fare uso di farmaci oppure se iniziando una cura farmacologica con paroxetina come sopra descritto (sotto controllo del mio medico curante) si riesca successivamente ad avere risultati migliori che portino alla conclusione del trattamento farmacologico stesso.
Infine vorrei sapere se il trattamento con questo farmaco comporti diminuzioni della capacità di memoria e concentrazione che nel mio lavoro sono molto importanti (e che da gennaio 2008 sono sicuramente diminuite) e se vi sembra un trattamento appropriato.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre risposte e per la vostra disponibilità.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Gentile utente,

la condizione descritta puo' avvalersi sia di un trattamento farmacologico che di psicoterapia.
Di solito, i risultati piu' efficaci e veloci si ottengono con la combinazione di entrambi i trattamenti.
L'utilizzo di un farmaco puo' consentire di migliorare velocemente alcuni aspetti che si possono ritenere fondamentali per il proprio ambiente sia lavorativo che familiare e sociale.

Puo' continuare con la psicoterapia, sapendo pero' che i risultati sono un po' piu' a lungo termine e non immediati come il trattamento farmacologico oppure avvalersi della combinazione di entrambi i presidi.

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

le persone con disturbi d'ansia hanno più o meno tutte le stesse paure rispetto ai farmaci, che tuttavia sono immotivate, o meglio una forma di reazione alla malattia riversata sul farmaco.
Il farmaco non induce dipendenza, se poi lei esprime il fastidio di dover dipendere da un farmaco per stare bene, causa il suo disturbo d'ansia, questo è possibile. Nel breve termine è quello che le è stato consigliato, ossia affidi ad una terapia la sua volontà di star bene, perché ha un disturbo che da solo non tende a passare rapidamente. Non iniziare per timore di non poter più smettere è un paradosso, perché "iniziare" non cambia niente della diagnosi, non è che la malattia esiste se lei inizia la cura; e se mai un effetto delle cure è di aumentare la probabilità che un giorno non ve ne sia più bisogno. In altre parole: non è che prendendo una cura una malattia altrimenti destinata ad andar via tende invece a cronicizzare perché la medicina la tiene "controllata" senza spengerla. Questo discorso è privo di fondamento.
La preoccupazione circa gli effetti collaterali (non controindicazioni, che avrà valutato il suo medico) non è un motivo valido per non iniziare un farmaco prescritto. Lei vive il farmaco come un elemento estraneo di cui non ha il controllo e che le può causare chissà quali irreversibili effetti, cosa che non è.
Stia quindi alle prescrizioni del medico, mentre se vuole una diagnosi più chiara per sua sicurezza si rivolga ad uno specialista.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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