Disturbo ansioso-depressivo
Gentili dottori, vi scrivo per avere una vostra opinione in merito a dei problemi di salute che sono iniziati a fine luglio/inizio agosto. Tutto è iniziato con un senso di oppressione al petto, continuo nodo alla gola,rigurgito e talvolta vomito (più che altro conati). Nel giro di un paio di settimane questi sintomi si sono fatti più insistenti e mi hanno indotto a farmi visitare da una guardia medica locale che ha ipotizzato che si trattasse di reflusso e mi ha prescritto peridon e pantoprazolo, consigliandomi poi di recarmi dal mio medico curante. Terminate le vacanze mi sono quindi recato dal mio medico di base, il quale mi ha inizialmente fatto proseguire la cura del reflusso con farmaci quali lucen e levobren. Passato circa un mese e non avendo ottenuto risultati, il mio medico di base mi ha prospettato un duplice percorso:effettuare una visita gastroenterologica e valutare un'approccio psicologico, anche perché il mio umore stava colando a picco e il mio sonno era irregolare. Ho percorso entrambe le vie. Il gastroenterologo mi ha prescritto esami del sangue, delle feci e una ecografia dell'addome. Da questi esami è emersa la presenza dell'helicobacter (per cui ho seguito la terapia di eradicazione) e di una cisti alla milza su cui devo ancora effettuare maggiori indagini. Passando al versante psicologico, sono stato inizialmente visitato da un'omeopata la quale mi ha indicato una dieta antiacido (che ha parzialmente alleviato i problemi allo stomaco) e, rilevando la mie difficoltà a livello psicologico, mi ha indicato il nominativo di una psicoterapeuta dalla quale ho iniziato a recarmi a scadenza settimanale da metà ottobre. Quello che ne è emerso è un disturbo ansioso-depressivo. Dopo un mese, su consiglio della terapeuta e approvazione di psichiatra (mia parente che vive in un'altra città e sento solo per telefono) e medico di base, ho iniziato ad assumere citalopram (sempre ben tollerato), fino alla dose di 10 gocce che ho mantenuto per 6 settimane e a "tamponare" con 15 gocce di Xanax per dormire (poi smesso). Non vedendo miglioramenti a parte la risoluzione del problema dell'insonnia, mi è stato detto di aumentare il citalopram fino a 16 gocce, che assumo dal 20 di dicembre senza però risultati nè sull'umore nè sui sintomi fisici. A questo punto ieri ho deciso di recarmi dal medico di base per fare il punto della situazione e mi sono stati prescritti gastroscopia, tsh, ft4 e visita dall'infettivologo per valutare la ciste, così da poter eliminare dubbi su patologie fisiche (cuore e polmoni sono già stati esclusi). È però stato il confronto con la psichiatra a lasciarmi perplesso.Ritiene che i farmaci non possano darmi più benefici di quelli che mi hanno dato (cioè quasi nessuno) e che io debba farcela soprattutto con le mie forze e la psicoterapia. A questo punto mi sorgono dei dubbi sulla gestione delle mie condizioni di salute anche perché mi risulta che gli psicofarmaci possano essere molto efficaci. Che cosa ne pensate?
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Una terapia ben impostata e mantenuta per i tempi opportuni può dare miglioramenti clinici consistenti ed efficaci.
Ha ragione a pensare che la situazione sia gestita in modo anomalo.
Ha ragione a pensare che la situazione sia gestita in modo anomalo.
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Utente
Buongiorno gentili dottori,
Ritorno a scrivervi dopo una ventina di giorni per aggiornarvi sulla mia situazione. Non vedendo miglioramenti nella mie condizioni, ho prenotato per il 18 gennaio una visita dallo psichiatra che collabora con la mia terapeuta, il quale mi ha aumentato la dose di citalopram a 20 gocce, suddividendola in due assunzioni. Mi ha inoltre indicato di compensare l'effetto del citalopram con 5 gocce di ansiolitico. Contemporaneamente (e quindi credo in maniera del tutto indipendente), le mie condizioni di salute sono improvvisamente e nettamente migliorate per poco più di una settimana, tanto da indurmi/ci a ritenere che il peggio fosse ormai ampiamente passato, pur nella consapevolezza di dover proseguire le cure. Da Martedì scorso, però, la situazione è improvvisamente peggiorata, facendomi ritornare grossomodo al punto di partenza. Mi è stato detto di non disperare perché si tratta di una ricaduta momentanea che è parte di un processo di assestamento, e che se il farmaco ha iniziato (finalmente!!) a fare effetto non si torna più indietro, pur con alti e bassi. Ritenete anche voi che questa analisi sia corretta?
Grazie per la vostra cortese attenzione.
Ritorno a scrivervi dopo una ventina di giorni per aggiornarvi sulla mia situazione. Non vedendo miglioramenti nella mie condizioni, ho prenotato per il 18 gennaio una visita dallo psichiatra che collabora con la mia terapeuta, il quale mi ha aumentato la dose di citalopram a 20 gocce, suddividendola in due assunzioni. Mi ha inoltre indicato di compensare l'effetto del citalopram con 5 gocce di ansiolitico. Contemporaneamente (e quindi credo in maniera del tutto indipendente), le mie condizioni di salute sono improvvisamente e nettamente migliorate per poco più di una settimana, tanto da indurmi/ci a ritenere che il peggio fosse ormai ampiamente passato, pur nella consapevolezza di dover proseguire le cure. Da Martedì scorso, però, la situazione è improvvisamente peggiorata, facendomi ritornare grossomodo al punto di partenza. Mi è stato detto di non disperare perché si tratta di una ricaduta momentanea che è parte di un processo di assestamento, e che se il farmaco ha iniziato (finalmente!!) a fare effetto non si torna più indietro, pur con alti e bassi. Ritenete anche voi che questa analisi sia corretta?
Grazie per la vostra cortese attenzione.
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Un miglioramento clinico in pochi giorni non è indicativo di nulla, come non lo è un peggioramento.
Il passaggio che non mi è ancora chiaro è da chi sarebbe partito il consiglio sull'uso di citalopram.
Cioè, per quale motivo viene scelto questo farmaco e non altri?
Sulla base di quale valutazione clinica si è giunti alla scelta di citalopram?
Sta assumendo un farmaco brand oppure un farmaco generico?
E' stato prescritto un farmaco generico dall'inizio?
Il passaggio che non mi è ancora chiaro è da chi sarebbe partito il consiglio sull'uso di citalopram.
Cioè, per quale motivo viene scelto questo farmaco e non altri?
Sulla base di quale valutazione clinica si è giunti alla scelta di citalopram?
Sta assumendo un farmaco brand oppure un farmaco generico?
E' stato prescritto un farmaco generico dall'inizio?
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Utente
Gentile dottore, cercherò di ricapitolare efficacemente la situazione. Assumo citalopram dal 3 novembre, inizialmente su indicazione di una psichiatra che, però, non vivendo nella mia città non ha potuto seguirmi con costanza. Per le prime sei settimane ho assunto la dose di 10 gocce. Dal 19 dicembre sono poi passato a 16 gocce che ho assunto per un mese. Vedendo la difficoltà nel farmi seguire a distanza, ho preso la decisione (di comune accordo con la psichiatra e la mia terapeuta) di rivolgermi allo psichiatra che collabora con la mia terapeuta. Il fatto è che ho incominciato a stare improvvisamente meglio esattamente il giorno prima dell'appuntamento con lo psichiatra dello scorso 18 gennaio. La decisione è stata quindi quella di insistere con il citalopram, aumentandone leggermente le dosi per trarne al massimo i benefici, visto che per molto tempo lo avevo assunto a dosaggi bassi. Nella settimana seguente il miglioramento sembrava consolidato e progressivo, ma da martedì scorso sono ritornato improvvisamente al punto di partenza. Il mio dubbio riguarda quindi il modo in cui interpretare questa ricaduta. Il farmaco che assumo e ho assunto è il generico della Mylan. Mi è stato prescritto per la sua alta tollerabilità e per la sua capacità di agire sia sulla depressione che sull'ansia.
Grazie per l'attenzione.
Grazie per l'attenzione.
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Non posso condividere il fatto che il dosaggio di farmaco è rimasto basso per troppo tempo così da rendere pressoché inutile la terapia.
L'aumento di dosaggio attuale avrà la sua massima espressione in almeno 3 settimane a dose piena.
Dall'andamento della situazione pare che il citalopram non sia il prodotto adatto a lei, anche se personalmente non avrei scelto un farmaco di questo genere in considerazione della sua età e del tipo di sintomi anche per non incorrere in possibili effetti colalterali futuri che con il farmaco possono avere maggiore frequenza rispetto ad altri.
L'aumento di dosaggio attuale avrà la sua massima espressione in almeno 3 settimane a dose piena.
Dall'andamento della situazione pare che il citalopram non sia il prodotto adatto a lei, anche se personalmente non avrei scelto un farmaco di questo genere in considerazione della sua età e del tipo di sintomi anche per non incorrere in possibili effetti colalterali futuri che con il farmaco possono avere maggiore frequenza rispetto ad altri.
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Utente
Gentile dottore, mi pare di capire che lei nutra dei forti dubbi sull'efficacia del citalopram nel mio caso. Anche il mio psichiatra, per come gli si era presentata la situazione, era intenzionato a farmi cambiare farmaco, ma visto che dopo un mese a 16 gocce proprio in quei giorni ho avuto un di netto miglioramento durato poi poco più di una settimana, gli è parso saggio insistere su questo farmaco aumentandone la dose. Devo inoltre dire che il citalopram mi influito positivamente su buona parte dei sintomi fisici e non mi ha dato alcun effetto collaterale. Per quale motivo non ritiene indicativo dell'efficacia del farmaco il periodo di miglioramento avuto? Non è inoltre possibile che un ulteriore cambio di dose abbia interferito nel processo di guarigione?
Grazie per la cortese attenzione.
Grazie per la cortese attenzione.
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Utente
Gentili dottori, vi scrivo per informarvi che il mio psichiatra ha deciso di farmi passare dal citalopram alla fluoxetina, ritenendola un farmaco maggiormente attivante, e quindi potenzialmente più efficace contro la depressione, che oramai prevale nettamente nella mia situazione. Mi è stato detto di iniziare con una compressa da 20 mg al giorno. Ritenete che questa terapia possa rivelarsi adeguata?
Grazie per l'attenzione.
Grazie per l'attenzione.
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Utente
Gentili dottori, vi scrivo nuovamente per aggiornarvi sulla mia situazione. Immediatamente dopo il passaggio dal citalopram alla fluoxetina (1 compressa divisa in due) ho sperimentato nuovamente una decina di giorni di notevole miglioramento, per poi ricadere giù con l'umore negli ultimi giorni. Stupito da questa nuova ricaduta, il mio psichiatra mi ha detto di aumentare il dosaggio della fluoxetina ad una compressa e mezza. La mia domanda è la seguente: non credete che questa alternanza di benessere e malessere possa essere causata ,oltre che dal normale andamento della malattia e dai fattori esterni, anche da questi molteplici cambi di terapia che non consentono al mio umore di stabilizzarsi?
Grazie per l'attenzione.
Grazie per l'attenzione.
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Utente
Gentile dottor Ruggiero, il passaggio da citalopram a fluoxetina non è avvenuto a 16 gocce. Il mio psichiatra mi ha infatti inizialmente aumentato il dosaggio a 20 gocce fino poi ad arrivare negli ultimi giorno di citalopram a 15 gocce al mattino e 20 alla sera. Quella che mi sembra essere la particolarità di questo psichiatra è il fatto che ritiene che l'effetto degli antidepressivi non richieda un tempo eccessivo per manifestarsi, ma che si possa generalmente intravedere nel giro di qualche giorno/una settimana. Questa sua impostazione da un lato mi rende speranzoso, ma dall'altro mi lascia perplesso perché mi sembra contraria a quello che generalmente si dice di questi farmaci. Nell'ultimo mese ho avuto due periodi di netto miglioramento alternati a due fasi di ricaduta, ma così facendo mi pare difficile comprendere a cosa siano dovuti questi cambiamenti.
Grazie per la cortese attenzione.
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Infatti i cambi avvengono proprio per questa teoria molto personale del suo psichiatra, per cui non si dà il tempo ai dosaggi di poter agire in modo terapeutico che si decidono cambi casuali.
Si sta facendo solo una gran confusione ma alla fine lei non riesce a giungere ad un miglioramento clinico.
Si sta facendo solo una gran confusione ma alla fine lei non riesce a giungere ad un miglioramento clinico.
[#20]
Utente
Gentili dottori, vi scrivo per aggiornarvi circa le mie condizioni di salute, purtroppo ancora non buone. Il problema è che talvolta riesco ad ottenere dei buoni risultati, ma non riesco mai a stabilizzarmi. Da inizio febbraio sono passato dal citalopram alla fluoxetina assumendone gradualmente 20-30-40-50 mg. In particolare, sono 25 giorni che assumo la dose di 50 mg. Ritenete che ci siano ancora margini affinché la fluoxetina si riveli definitivamente efficace? Quanto può inoltre incidere sulla terapia la non assunzione per un paio di giorni dei farmaci (ovviamente un'eccezione)?
Grazie per la cortese attenzione.
Grazie per la cortese attenzione.
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Utente
Gentili dottori, ritorno a chiedere il vostro parere sul tema della depressione dopo circa un anno, un anno in cui La situazione è molto migliorata, specialmente nell'ultimo periodo.Tre giorni fa ,però, all'improvviso, sono stato colto da un forte e improvviso mal di testa seguito da pallore, vertigini , Nausea e vomito. Lì,per lì mi è parso un episodio passeggero, ma da quel momento in poi ho continuato a sentirmi leggermente debilitato e il mio umore è colato a picco. Mi chiedo se questo vistoso calo sia attribuibile a questo episodio oppure sia indice di una ricaduta, magari dovuta all'aver smesso le medicine circa un mese fa.
Ultima questione. Dato che è ormai un anno e mezzo che mi trascino dietro questo episodio depressivo, mi domandavo quale potesse essere la sua durata massima in linea teorica.
Grazie per la vostra cortese attenzione.
Ultima questione. Dato che è ormai un anno e mezzo che mi trascino dietro questo episodio depressivo, mi domandavo quale potesse essere la sua durata massima in linea teorica.
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Questo consulto ha ricevuto 21 risposte e 3.4k visite dal 08/01/2016.
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