Sospensione trattamento ansia

Sono una ragazza di 27 anni. A fine 2010 ho cominciato ad avere problemi di attacchi di panico mentre lavoravo in un cinema multisala, da cui mi sono dovuta licenziare perchè appena mi sedevo in box office cominciava il panico. Ho cominciato così a prendere lexotan (poi cambiato in xanax) e paroxetina 20 mg, una compressa al giorno. Ho iniziato anche un percorso psicologico che però, per come sono fatta io, non mi ha aiutato nella risoluzione dei miei problemi dato che faccio molta fatica ad aprirmi su fatti personali (sono gay e non ho ancora fatto coming out con nessuno della mia famiglia) o successi molto tempo fa.

Nel corso della terapia, comunque, il disturbo era migliorato e ho quindi deciso di interromperla nonostante appunto qualche beneficio me lo abbia dato. Siamo arrivate alla conclusione che soffro di depressione e disturbi d'ansia con agorafobia. Ho continuato ovviamente a prendere i farmaci, e lo scorso anno ho cominciato a diminuire la dose di paroxetina, passando a un certo punto alla versione dropaxin a gocce per far in modo che la diminuzione fosse più graduale. Il problema è che non appena arrivo sulle 11/12 gocce tutti i sintomi ricompaiono (è già successo due volte): ad esempio, ora sono due settimane che convivo con la convinzione di stare per morire da un momento all'altro. Non è un attacco di panico, ma una sensazione che dura giorno e notte e che sta diventando insostenibile. Inoltre, questi cambi di dosaggio della paroxetina il mio medico di base li ha sempre affidati a me, in base a come mi sentivo (l'unica visita da uno psichiatra che mi ha consigliato di fare è stata all'inizio, per confermare la terapia di paroxetina+lexotan che aveva suggerito lei), ma ora non capisco sinceramente se il problema è che non sono pronta a diminuire il farmaco e quindi dovrei tornare almeno a 20 gocce (10 mg) o se sbaglio qualcosa io nella diminuzione e dovrei quindi essere affiancata da uno psichiatra (nel caso, chiedo se mi potreste consigliare qualche nome nella provincia di Bergamo). Un'amica mi ha inoltre parlato della "terapia strategica breve"... vale la pena provare? Grazie mille.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
La terapia va gestita da uno psichiatra. Se ha ancora disturbi vuol dire che ha ancora bisogno di paroxetina, che è utile anche in situazioni di ansia cronica come quella che sta vivendo.
Una terapia cognitivo comportamentale o anche strategica breve può essere d'aiuto, ma se nasconde al terapeuta fatti fondamentali della sua vita come l'orientamento sessuale qualunque psicoterapia risulta inefficace.
Intendiamoci, la terapia non è una confessione, non è necessario "dire tutto" e spesso occorre qualche seduta per capire se ci si trova bene col terapeuta e per stabilire una relazione di fiducia, ma se parte già con l'idea di non aprirsi tanto vale risparmiare tempo e fatica.

Franca Scapellato

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Utente
Utente
Nel messaggio ho commesso un errore, la terapia iniziale era stata confermata da un neurologo, e non da uno psichiatra. Non so se cambi qualcosa... credo che per i miei disturbi sia però più indicato uno psichiatra a questo punto.

Per quanto riguarda la psicoterapia, mi sono forse espressa male... non ho problemi a parlare del fatto che sono gay, ma mi rendo conto di avere un blocco affettivo per cui mi tengo le persone a distanza (non sono mai stata nè con uomini nè con donne nonostante io sappia di preferire quest'ultime), e durante la terapia mi sono trovata a parlare anche delle mie preferenze in termine di masturbazione... mi vergogno pure a scriverlo, si figuri a parlarne! Capisco che sia un problema, e che devo affrontarlo... però allo stesso tempo non so se potrei farlo con una persona che, alla fine, è per me una sconosciuta, e quindi se come dice lei, sarebbe solo una perdita di tempo o se continuando a insistere potrei farcela ad aprirmi. Non credo ci sia una risposta a questo, dipende da me, però niente, almeno in qualche modo l'ho detto anche se solo scritto su un sito...

Grazie mille della risposta.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
La psicoterapia richiede che il terapeuta sia una persona estranea, non coinvolta emotivamente. Questo rende la terapia più libera e più obiettiva. In più lo psicoterapeuta, psicologo o psichiatra, è legato al segreto professionale e non dà giudizi. Un buon argomento per cominciare sarebbe proprio parlare di questa difficoltà a fidarsi; potrebbe essere quella che la blocca nelle relazioni affettive, per timore di essere ferita o delusa.
Il primo passo comunque è consultare uno psichiatra per una terapia che riduca l'ansia, quando starà un po' meglio valuterà se iniziare una nuova psicoterapia. Saluti.
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Utente
Utente
D'accordo, proverò a chiedere la lista dei professionisti all'asl o chiederò al mio medico di base allora. Grazie ancora.
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Utente
Utente
Sono finalmente andata da uno psichiatra, dopo un paio di incontri ha deciso di cambiarmi terapia: diminuzione della paroxetina di 1 goccia a settimana e inserimento del farmaco Zarelis. Questo perché secondo il medico la paroxetina a quel dosaggio è come se non la stessi nemmeno prendendo. Spero davvero che la nuova cura funzioni e non mi dia effetti collaterali gravi, sono un po' sfiduciata visto che dopo 5 anni mi sembra di essere tornata ad avere gli stessi disturbi di quando avevo iniziato...
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