Violenza psicologica o ingratitudine?

Cari dottori,
non so da dove cominciare... i miei genitori hanno lavorato per me e risparmiato una vita per farmi frequentare la facoltà di medicina, è stato sempre sottinteso che dovevo fare questo, da piccola l'ho preso sottogamba, adesso che si è realizzato... sono molto confusa.
Non ho scelto io questa strada, non so se l'avrei scelta, vivo un periodo di apatia totale (nessuna voglia di uscire, di sentire gli altri, non voglio relazionarmi) ma penso costantemente a qualcosa d'indefinito: senso di colpa, paura, vivo nel segreto. Ho sempre nascosto tutto ai miei genitori, ma non perché volessi fare chissà che follia, nascondo i miei pensieri, i dialoghi, le cose che mi piacciono... A volte penso che mio padre non mi ha mai accettata e che mi cerca in continuazione con una sorta di sindrome di Seneca, mentre io lo cerco in un circolo vizioso aspettando sempre la sua approvazione. Una sorta di complesso di Zeno ci lega.
Dico questo, poi non so più se realmente lo penso. I miei genitori mi criticano spesso: perché non riesci a fare gli esami? Non ti piacciono? E se non ti piace questa facoltà che puoi fare? vuoi finire a lavare le scale? perché non c'è altro, un giorno mi ringrazierai, ti sto solo consigliando, ho sacrificato la mia vita per te, non finire come **** (dei miei parenti, che somiglio molto fisicamente e caratterialmente ma che sono finiti per dipendere dai genitori perché sono molto pigri).
Sulla mia carriera posso dire che non so se è tutta mia; sono stata sempre una persona molto fantasiosa e sapevo di avere un'idole per un'altra cosa ma se ora ci penso mi viene un rifiuto, un'odio verso me stessa, sento che tutto ciò che riguarda il mio carattere e ciò che mi piace è fortemente futile, inutile, brutto, inadeguato, infantile. Non mi sento adatta al mondo se non sono come vuole mio padre, che comunque, con tanti sforzi, non mi ha mai dato una critica positiva.
C'è confusione perché prima mi critica amaramente, ho un forte senso di colpa, ma poi è dolce e gentile, ma allo stesso tempo mi fa paura; so che sembra allegro, perbenista direi, ma dietro cela qualcosa di... irrisolto, nei miei confronti.
Mi accorgo che non riesco a gestire bene il mio umore: sono terribilmente euforica davanti agli altri, a volte do fastidio, sono inadeguata, però me ne sono accorta, ma non riesco a controllarmi, più sono triste e più divento euforica.
Tanta gente vorrebbe fare ciò che faccio io ora all'università, eppure mi trovo in questa situazione, sono sbagliata io? Merito di essere svegliata ed insultata un po'? Ne ho parlato con uno psicologo, ma non esce fuori nulla, dovrei essere già a metà strada del mio percorso universitario e invece sono ancora al primo anno, senza esami. Cos'ho che non va? Sono pigra? Ingrata? Viziata? Cosa posso fare? A chi devo rivolgermi? Ho una totale assenza di risposte, ma ho tanta apatia, sentimenti misti... vuoti.
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17
A quanto pare anche i suoi genitori sono fuori della realtà, che lei descrive molto meglio e in modo sincero.
Sinceramente lei deve fare un programma della sua esistenza.
Valutare le sue chances (che dovrebbero includere anche relazioni sociali, amore, hobbies...) e valutare se ha la capacità di far fronte a queste e ad altre necessità.

Tutti abbiamo bisogno di uno stipendio e spesso l'università è usata, anche senza tutta la sua storia drammatica, per parcheggiare giovani senza altra speranza di futuro.

Cosa le piace nella vita? Potrebbe piacerle mandare a quel paese suo padre?

Potrebbe piacerle essere autonoma emancipata e vivere da sola (o con la persona che ama?).

Faccia seguito al colloquio con lo psicologo, non per trovare risposte (come vede non gliene ho date) ma per darsi da sola delle risposte.

Dr. Manlio Converti