Che tipo di depressione?
Buon giorno, questa mail la scrivo perchè ho talmente letto su internet articoli riguardanti la depressione uni e bipolare, che ho bisogno di un consulto relativamente a mio marito.
anni 32, professionista, dal carattere molto equilibrato, poco tendente all'ira, molto accondiscendente e con una scarsa autostima. Lo conosco dal 2000 ed è sempre stato così. Ottimo studente e finora molto apprezzato nell'ambiente di lavoro. Svolge un lavoro che lo appassiona molto e che inevitabilmente lo stanca molto.
Scusi la lunga premessa ma secondo me era necessaria.
Nell'aprile 2006 ha avuto un episodio depressivo maggiore di moderata intensità, continuava a lavorare anche se con un rendimento di molto inferiore a quelli che sono i suoi standard, solo un giorno si è rifiutato di andare perchè proprio non ce la faceva. Lo stesso giorno siamo andati da uno psichiatra in clinica che dopo aver letto l'anamnesi dei suoi collaboratori ed un ora di colloquio gli ha detto che è crollato per troppi impegni lavorativi e che chiunque nelle sue condizioni difficilmente avrebbe continuato a lungo. Prescritto escitalopram 10 mg + alprazolam 0,25 una al mattino e una alla sera(soffre di ansia quando è molto sotto pressione). La cura ha avuto un ottimo effetto e dopo un anno e mezzo di escitalopram (compreso il periodo di dimezzamento delle dosi) ha smesso di comune accordo con lo psichiatra di smettere. E' subentrato un periodo di forte impegno lavorativo e dopo 6 mesi (luglio di quest'anno) ha avuto una lieve ricaduta, secondo me guaribile anche senza farmaci (ma io non sono un medico). Torniamo dallo psichiatra (nel frattempo cambiato) che gli ha prescritto 6 mesi di fluoxetina + en al bisogno (ad oggi 3 gocce la mattina e 6/8 la sera) e poi psicoterapia che ancora non ha iniziato.
Anche la fluoxetina sta avendo i suoi effetti anche se dopo due mesi e mezzo quasi non gli da la stessa energia dell'escitalopram, comunque l'umore è migliorato anche se soffre ancora di ansia (penso sia dovuto al tipo di farmaco). La prossima visita è a fine mese ma credo che impazzirò se non faccio questa domanda a qualcuno: nella sua famiglia la sorella soffre da quando ha 25 anni di disturbo bipolare, e nella famiglia del padre c'è qualche caso di depressione maggiore anche la madre ha sofferto di depressione.
Ho letto tantissime cose su internet e ho paura che possa essere bipolare, anche se non ha mai dato segni in tal senso, lo psichiatra ha attribuito la ricaduta al troppo stress psico fisico (ma ha sempre dormito, anzi spesso era stanco ma purtroppo doveva terminare delle cose e quindi a volte non riposava neanche il fine settimana, comunque ha sempre dormito, mangiato e la scarsa autostima, nonostante i meriti attribuiti dagli altri, è sempre rimasta) . Potreste aiutarmi e capire se devo fidarmi del consulto con gli psichiatri? a fine ottobre è già auspicabile un dimezzameno della dose fino allo scadere dei sei mesi canonici oppure è meglio continuare con la dose piena? Ultima cosa: leggendo su internet non sembra che solo 1% della popolazione soffra di disturbo bipolare, ma circa la metà, perchè in una forma o nell'altra mi sembra di riscontrare il disturbo, sono esagerata, vero?
Grazie e scusate per la lunghezza della missiva, ma davvero ho bisogno di sapere.
anni 32, professionista, dal carattere molto equilibrato, poco tendente all'ira, molto accondiscendente e con una scarsa autostima. Lo conosco dal 2000 ed è sempre stato così. Ottimo studente e finora molto apprezzato nell'ambiente di lavoro. Svolge un lavoro che lo appassiona molto e che inevitabilmente lo stanca molto.
Scusi la lunga premessa ma secondo me era necessaria.
Nell'aprile 2006 ha avuto un episodio depressivo maggiore di moderata intensità, continuava a lavorare anche se con un rendimento di molto inferiore a quelli che sono i suoi standard, solo un giorno si è rifiutato di andare perchè proprio non ce la faceva. Lo stesso giorno siamo andati da uno psichiatra in clinica che dopo aver letto l'anamnesi dei suoi collaboratori ed un ora di colloquio gli ha detto che è crollato per troppi impegni lavorativi e che chiunque nelle sue condizioni difficilmente avrebbe continuato a lungo. Prescritto escitalopram 10 mg + alprazolam 0,25 una al mattino e una alla sera(soffre di ansia quando è molto sotto pressione). La cura ha avuto un ottimo effetto e dopo un anno e mezzo di escitalopram (compreso il periodo di dimezzamento delle dosi) ha smesso di comune accordo con lo psichiatra di smettere. E' subentrato un periodo di forte impegno lavorativo e dopo 6 mesi (luglio di quest'anno) ha avuto una lieve ricaduta, secondo me guaribile anche senza farmaci (ma io non sono un medico). Torniamo dallo psichiatra (nel frattempo cambiato) che gli ha prescritto 6 mesi di fluoxetina + en al bisogno (ad oggi 3 gocce la mattina e 6/8 la sera) e poi psicoterapia che ancora non ha iniziato.
Anche la fluoxetina sta avendo i suoi effetti anche se dopo due mesi e mezzo quasi non gli da la stessa energia dell'escitalopram, comunque l'umore è migliorato anche se soffre ancora di ansia (penso sia dovuto al tipo di farmaco). La prossima visita è a fine mese ma credo che impazzirò se non faccio questa domanda a qualcuno: nella sua famiglia la sorella soffre da quando ha 25 anni di disturbo bipolare, e nella famiglia del padre c'è qualche caso di depressione maggiore anche la madre ha sofferto di depressione.
Ho letto tantissime cose su internet e ho paura che possa essere bipolare, anche se non ha mai dato segni in tal senso, lo psichiatra ha attribuito la ricaduta al troppo stress psico fisico (ma ha sempre dormito, anzi spesso era stanco ma purtroppo doveva terminare delle cose e quindi a volte non riposava neanche il fine settimana, comunque ha sempre dormito, mangiato e la scarsa autostima, nonostante i meriti attribuiti dagli altri, è sempre rimasta) . Potreste aiutarmi e capire se devo fidarmi del consulto con gli psichiatri? a fine ottobre è già auspicabile un dimezzameno della dose fino allo scadere dei sei mesi canonici oppure è meglio continuare con la dose piena? Ultima cosa: leggendo su internet non sembra che solo 1% della popolazione soffra di disturbo bipolare, ma circa la metà, perchè in una forma o nell'altra mi sembra di riscontrare il disturbo, sono esagerata, vero?
Grazie e scusate per la lunghezza della missiva, ma davvero ho bisogno di sapere.
[#1]
Gentile utente,
attualmente pare che la diagnosi di suo marito resti quella di disturbo depressivo.
La sua preoccupazione in merito al disturbo bipolare puo' essere fondata ma non puo' essere diagnosticato fino a quando non si manifesta.
A maggior ragione, ridurre il trattamento antidepressivo dopo un certo periodo di compenso e' un buon metodo per evitare che ci possano essere manifestazioni di tipo maniacale che eventualmente possono slatentizzarsi nel tempo.
Mi pare di capire dal suo racconto che non ci sono mai state manifestazioni di tipo maniacale o ipomaniacale, ed anche la risposta agli antidepressivi non ha provocato alcuna alterazione marcata dello stato affettivo.
Allo stato delle cose, consideri solo presente la diagnosi di depresisone.
attualmente pare che la diagnosi di suo marito resti quella di disturbo depressivo.
La sua preoccupazione in merito al disturbo bipolare puo' essere fondata ma non puo' essere diagnosticato fino a quando non si manifesta.
A maggior ragione, ridurre il trattamento antidepressivo dopo un certo periodo di compenso e' un buon metodo per evitare che ci possano essere manifestazioni di tipo maniacale che eventualmente possono slatentizzarsi nel tempo.
Mi pare di capire dal suo racconto che non ci sono mai state manifestazioni di tipo maniacale o ipomaniacale, ed anche la risposta agli antidepressivi non ha provocato alcuna alterazione marcata dello stato affettivo.
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[#2]
Utente
Innanzittutto grazie per la tempestività nella risposta. Sto impazzendo a pensare ai possibili sviluppi futuri (sono un pò ansiosa. No, considerando le cose obiettivamente non ha mai avuto crisi ne ipomaniacali ne tantomeno maniacali, l'umore gli era tornato buono e scherzoso con l'entact cosa che non sta avvenendo con la fluoxetina, a momenti è ancora un pò giù, ma poi con il passare della giornata migliora.
Quindi consiglia di ridurre il dosaggio della fluoxetina già a partire dal 4 mese (fine ottobre), quanto potrebbe durare il trattamento anche meno di 6 mesi? Mi scusi che significa Slantetizzarsi?
Se dovesse avere altre ricadute (sto cercando di fargli capire fino a quanto può arrivare, adesso riposa dopo pranzo anche..) è possibile dargli il Samyr (sempre da internet, mi perdoni lo so che non è molto educativo) al posto dei classici antidepressivi?
Quindi consiglia di ridurre il dosaggio della fluoxetina già a partire dal 4 mese (fine ottobre), quanto potrebbe durare il trattamento anche meno di 6 mesi? Mi scusi che significa Slantetizzarsi?
Se dovesse avere altre ricadute (sto cercando di fargli capire fino a quanto può arrivare, adesso riposa dopo pranzo anche..) è possibile dargli il Samyr (sempre da internet, mi perdoni lo so che non è molto educativo) al posto dei classici antidepressivi?
[#5]
Gentile utente,
è vero che il disturbo bipolre presenta una discreta tendenza alla aggragazione familiare (ossia i familiari di primo grado di un paziente affetto presentano un rischio più elevato di ammalare rispetto alla popolaione generale), ma è anche vero che è possibile che un familiare possa presentare unicamente una sintomatologia depessiva. Quindi non è automatico che suo marito debba essere bipolare dal momento che lo è la sorella. ad ogni modo io credo che questo aspetto non debba essere trascurato e nel corso della terapia antidepressiva si potrebbe dare spazio a uno stabilizzante dell'umore per evitare fluttuazioni sia in senso depressivo che in senso ipo/maniacale (che eventulamente gli antidepressivi possono indurre in soggetti predisposti). il fatto che suo marito sia al secondo episodio depressivo non mi farebbe optare per una sospensione rapida dell'antidepressivo (maggiore è il numero di episodi maggiore è il rischi di ricadute), ma per una durata della terapia di almeno 12 mesi al fine di ridurre al minimo il rischio di ulteriori episodi. Ad ogni modo questi sono aspetti della cui gestione è responsabile lo specialista curante con il quale andrebbero discussi
Cordiali saluti
è vero che il disturbo bipolre presenta una discreta tendenza alla aggragazione familiare (ossia i familiari di primo grado di un paziente affetto presentano un rischio più elevato di ammalare rispetto alla popolaione generale), ma è anche vero che è possibile che un familiare possa presentare unicamente una sintomatologia depessiva. Quindi non è automatico che suo marito debba essere bipolare dal momento che lo è la sorella. ad ogni modo io credo che questo aspetto non debba essere trascurato e nel corso della terapia antidepressiva si potrebbe dare spazio a uno stabilizzante dell'umore per evitare fluttuazioni sia in senso depressivo che in senso ipo/maniacale (che eventulamente gli antidepressivi possono indurre in soggetti predisposti). il fatto che suo marito sia al secondo episodio depressivo non mi farebbe optare per una sospensione rapida dell'antidepressivo (maggiore è il numero di episodi maggiore è il rischi di ricadute), ma per una durata della terapia di almeno 12 mesi al fine di ridurre al minimo il rischio di ulteriori episodi. Ad ogni modo questi sono aspetti della cui gestione è responsabile lo specialista curante con il quale andrebbero discussi
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#6]
Utente
Ringrazio innanzittutto entrambi i medici. Per quanto riguarda la risposta del dott. Martiadis, vorrei specificare che i 6 mesi di tempo di cura glieli ha stabiliti lo psichiatra, addirittura quando ha fatto la visita, stava già un pò meglio, ha ripreso a fare un pò di sport, la sua passione è la bicicletta, e quindi alternava giorni in cui era giù di corda a giorni in cui stava meglio. Tant'è che lo psichitra gli ha prescritto il farmaco, perà gli ha anche detto di vedere lui se prenderlo o meno. Ripeto, in entrambi gli episodi non ha mai neanche espressi pensieri di morte o autolesionismo, anzi l'unico giorno in cui non è andato a lavoro ha detto che era meglio lavorare e che non sarebbe rimasto più in casa a rimuginare. Quindi i primi segni di reazione c'erano già nel primo episodio. Il secondo episodio secondo me è stato un calo profondo dell'umore dovuto al troppo impegno mentale, ma come ripetuto in altra sede io non sono un medico.Tralaltro lo psichiatra gli ha detto che più che di medicine, secondo lui aveva bisogno di psicoterapia, anche perchè la scarsa autostima lo portano inevitabilmente a fare di più di quanto gli viene chiesto. Per quanto riguarda la familiarità lo psichiatra curante ne è a conoscenza perchè prima dell'appuntamento gli hanno fatto un'anamnesi anche familiare del pregresso. Ultima cosa: secondo voi il vivere un ambiente familiare sicuramente più sereno di quello in cui era inserita la sorella, possono agevolare un decorso positivo? Grazie ancora ad entrambi
[#7]
Gentile signora,
resto sempre del parere (non perchè lo dico io ,bensì tutti gli studi scientifici) che quando si inizia una terapia antidepressiva, uesta va portata avanti per un periodo che a da 9 mesi fino a 12 o addirittura 18-24 mesi (a seconda della sintomatologia, della storia del paziente, etc). non condivido un periodo inferiore ai 6 mesi o addirittura lasciare la decisione al paziente se prendere o meco il farmaco; se ritengo di prescrivere un farmaco lo faccio, fermo restando la scelta del paziente di seguire o meno i miei consigli. Per quanto riguarda l'ambiente familiare, questo fa parte degli eventi di vit che possono fvorire o meno l'insorgenza di disturbi depressivi, anche se questi ultimi possono talvolta essere comletamente svincolati da fattori "eterni". A mio parere è sempre meglio vivere in un ambiente familiare sereno piuttosto che no, nche perchè l'ambiente favorevole può poi influenzare positivamente il decorso di eventuali patologie.
cordiali saluti
resto sempre del parere (non perchè lo dico io ,bensì tutti gli studi scientifici) che quando si inizia una terapia antidepressiva, uesta va portata avanti per un periodo che a da 9 mesi fino a 12 o addirittura 18-24 mesi (a seconda della sintomatologia, della storia del paziente, etc). non condivido un periodo inferiore ai 6 mesi o addirittura lasciare la decisione al paziente se prendere o meco il farmaco; se ritengo di prescrivere un farmaco lo faccio, fermo restando la scelta del paziente di seguire o meno i miei consigli. Per quanto riguarda l'ambiente familiare, questo fa parte degli eventi di vit che possono fvorire o meno l'insorgenza di disturbi depressivi, anche se questi ultimi possono talvolta essere comletamente svincolati da fattori "eterni". A mio parere è sempre meglio vivere in un ambiente familiare sereno piuttosto che no, nche perchè l'ambiente favorevole può poi influenzare positivamente il decorso di eventuali patologie.
cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.4k visite dal 04/10/2008.
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