Antidepressivi: il buio e la rinascita
Gentilissimi dottori,
diversi anni fa assunsi venlafaxina per uno stato depressivo, con buoni risultati ma con diverse noie a livello sessuale.
Alcuni mesi fa, in seguito ad eventi negativi della mia vita, tra i quali la difficile elaborazione di un grave lutto, mi sono reso conto d’essere al culmine di un nuovo stato depressivo ansioso, per cui ho ripreso le consultazioni con gli specialisti.
Ho avuto un esordio con improvvise pesantezze allo stomaco, sudorazione anomala, respiro affannoso e soprattutto grande stanchezza.
Sono stato costretto a smettere le attività sportive per mancanza totale di energia. Mi bastava sollevare pesi per cinque minuti o iniziare a correre per sentirmi completamente scarico. Al tempo stesso ero sempre molto teso. Addirittura ho avvertito una fastidiosa debolezza in seguito ad una semplice pulizia dentale, da quanto era teso il mio corpo!
Una volta migliorato leggermente quest’aspetto, ecco che dal nulla emergevano sensazioni di tremore e fischi alle orecchie, seguiti da debolezza. Una volta passati questi sintomi, è stata la volta dei risvegli notturni improvvisi con tachicardie fortissime. Sempre durante questi risvegli, ero afflitto da continue eruttazioni d’aria, senza dolore. Poi senso di indolenzimento al braccio sinistro e fitte al petto (successivi esami cardiaci perfetti).
Finiti questi, sono apparsi i formicolii a mani e piedi, e una sensazione di pelle anestetizzata agli arti inferiori.
Poi ancora una sensazione di ottundimento e la percezione di una deambulazione instabile, come in mancanza di equilibrio e scarsa coordinazione. In riferimento a questi ultimi sintomi, mi sento di citare la riduzione della fisiologica lordosi lombare e cervicale, con discopatie. In ogni modo, tutti questi sintomi non si sono mai manifestati insieme, ma sostituendosi nel tempo. Ovviamente, in questo periodo buio ho iniziato a somatizzare ed ho sviluppato una certa ipocondria per cui, a parte gli esami cardiologici e gastrici, ho evitato di fare altri approfondimenti, preso dal terrore di scoprire malattie gravi.
Così, non volendo riprendere Venlafaxina per evitare i fastidi sulla libido, ho fatto alcuni tentativi con altre molecole, con scarsi risultati. Esasperato dal persistere dei sintomi, ho chiesto al dottore di prescrivermi nuovamente venlafaxina (da 37.5 a 150).
Dopo circa 15 giorni di trattamento, ho visto un ritorno graduale delle forze, ho ripreso ad allenarmi in palestra con l’energia di sempre, e a camminare finalmente sentendomi “centrato” e leggero. Oggi, a circa tre mesi dalla prima compressa, sta migliorando anche l’umore, e posso dire di non avere più alcun sintomo. Mi sento come rinato. La mia domanda è questa: è davvero possibile che uno stato depressivo ansioso possa portare il corpo ad una debilitazione come la mia? Lo stress psicofisico generato da una serie di eventi negativi concomitanti, seppur gravi e protratti nel tempo, può davvero condurre il fisico ad un simile stato di prostrazione?
diversi anni fa assunsi venlafaxina per uno stato depressivo, con buoni risultati ma con diverse noie a livello sessuale.
Alcuni mesi fa, in seguito ad eventi negativi della mia vita, tra i quali la difficile elaborazione di un grave lutto, mi sono reso conto d’essere al culmine di un nuovo stato depressivo ansioso, per cui ho ripreso le consultazioni con gli specialisti.
Ho avuto un esordio con improvvise pesantezze allo stomaco, sudorazione anomala, respiro affannoso e soprattutto grande stanchezza.
Sono stato costretto a smettere le attività sportive per mancanza totale di energia. Mi bastava sollevare pesi per cinque minuti o iniziare a correre per sentirmi completamente scarico. Al tempo stesso ero sempre molto teso. Addirittura ho avvertito una fastidiosa debolezza in seguito ad una semplice pulizia dentale, da quanto era teso il mio corpo!
Una volta migliorato leggermente quest’aspetto, ecco che dal nulla emergevano sensazioni di tremore e fischi alle orecchie, seguiti da debolezza. Una volta passati questi sintomi, è stata la volta dei risvegli notturni improvvisi con tachicardie fortissime. Sempre durante questi risvegli, ero afflitto da continue eruttazioni d’aria, senza dolore. Poi senso di indolenzimento al braccio sinistro e fitte al petto (successivi esami cardiaci perfetti).
Finiti questi, sono apparsi i formicolii a mani e piedi, e una sensazione di pelle anestetizzata agli arti inferiori.
Poi ancora una sensazione di ottundimento e la percezione di una deambulazione instabile, come in mancanza di equilibrio e scarsa coordinazione. In riferimento a questi ultimi sintomi, mi sento di citare la riduzione della fisiologica lordosi lombare e cervicale, con discopatie. In ogni modo, tutti questi sintomi non si sono mai manifestati insieme, ma sostituendosi nel tempo. Ovviamente, in questo periodo buio ho iniziato a somatizzare ed ho sviluppato una certa ipocondria per cui, a parte gli esami cardiologici e gastrici, ho evitato di fare altri approfondimenti, preso dal terrore di scoprire malattie gravi.
Così, non volendo riprendere Venlafaxina per evitare i fastidi sulla libido, ho fatto alcuni tentativi con altre molecole, con scarsi risultati. Esasperato dal persistere dei sintomi, ho chiesto al dottore di prescrivermi nuovamente venlafaxina (da 37.5 a 150).
Dopo circa 15 giorni di trattamento, ho visto un ritorno graduale delle forze, ho ripreso ad allenarmi in palestra con l’energia di sempre, e a camminare finalmente sentendomi “centrato” e leggero. Oggi, a circa tre mesi dalla prima compressa, sta migliorando anche l’umore, e posso dire di non avere più alcun sintomo. Mi sento come rinato. La mia domanda è questa: è davvero possibile che uno stato depressivo ansioso possa portare il corpo ad una debilitazione come la mia? Lo stress psicofisico generato da una serie di eventi negativi concomitanti, seppur gravi e protratti nel tempo, può davvero condurre il fisico ad un simile stato di prostrazione?
[#1]
Gentile utente,
la sua è una domanda che ha radici lontane.
La separazione netta tra Mente e Corpo è stata formulata solo negli ultimi secoli, in epoche antiche nessuno credeva che queste due cose dovessero andare per conto proprio. Le attuali direzioni della ricerca oggi propendono per teorie che sono sempre più affini a quelle dei medici dell'antichità; oggi ad esempio si parla di medicina psicosomatica, di depressione in termini di infiammazione ecc. tutte cose che fanno pensare a uno stretto connubio cervello-corpo, in cui però qui è periglioso addentrarsi.
Non so a cosa possa servirle, ma spero di aver soddisfatto una curiosità
ps: aggiungo con il dirle che gli antidepressivi non sono solo molecole che agiscono sulla serotonina o su altri trasmettitori, ma hanno funzioni molto più complesse, anche su vie che mediano ad es. i segnali nocicettivi (del dolore).
cordiali saluti
la sua è una domanda che ha radici lontane.
La separazione netta tra Mente e Corpo è stata formulata solo negli ultimi secoli, in epoche antiche nessuno credeva che queste due cose dovessero andare per conto proprio. Le attuali direzioni della ricerca oggi propendono per teorie che sono sempre più affini a quelle dei medici dell'antichità; oggi ad esempio si parla di medicina psicosomatica, di depressione in termini di infiammazione ecc. tutte cose che fanno pensare a uno stretto connubio cervello-corpo, in cui però qui è periglioso addentrarsi.
Non so a cosa possa servirle, ma spero di aver soddisfatto una curiosità
ps: aggiungo con il dirle che gli antidepressivi non sono solo molecole che agiscono sulla serotonina o su altri trasmettitori, ma hanno funzioni molto più complesse, anche su vie che mediano ad es. i segnali nocicettivi (del dolore).
cordiali saluti
Dr. Giuseppe Quaranta
giuseppe.quarant@gmail.com
[#3]
Gentile utente,
la prostatite, sottolineo però: che sia però documentata da esami ecografici e ematici, non è una condizione che recede con una terapia psicofarmacologica. Se è successo, le spiegazioni possibili sono: o un caso o un miracolo (per chi ci crede). Non ci vedo altre soluzioni.
Cordiali saluti
la prostatite, sottolineo però: che sia però documentata da esami ecografici e ematici, non è una condizione che recede con una terapia psicofarmacologica. Se è successo, le spiegazioni possibili sono: o un caso o un miracolo (per chi ci crede). Non ci vedo altre soluzioni.
Cordiali saluti
[#4]
Ex utente
I dottori che mi hanno visitato hanno parlato di un'infiammazione lieve, che però mi dava periodicamente del dolore post-defecazione (soprattutto in presenza di feci dure), quasi esclusivamente di sera. Mi hanno prescritto alcune supposte e un integratore a base di serenoa. la sintomatologia si è un pò alleviata ma mai sparita del tutto.
Da quando ho iniziato la cura di sopra citata non ho avuto più nulla.
Forse è stato il decorso naturale e sono io che associo le due cose. Ma non poteva dipendere da stress?
Da quando ho iniziato la cura di sopra citata non ho avuto più nulla.
Forse è stato il decorso naturale e sono io che associo le due cose. Ma non poteva dipendere da stress?
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 9.4k visite dal 24/07/2015.
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