Dismissione da psicofarmaci

Gentilissimi medici,
come da titolo del consulto volevo sottoporvi una domanda sulla dismissione da psicofarmaci.
Ho assunto per quasi dieci anni 75 mg di Sertralina e 15 mg di Rizen al giorno. Da un paio di anni ho progressivamente scalato le dosi in quanto percepivo di non soffrire (o almeno di soffrire di meno) dei problemi di depressione e di insonnia che avevano reso necessaria la cura. Ora è da un annetto che ho portato la terapia a dosi irrisorie, e cioè meno di 2 mg di Rizen e 6-7 mg di Sertralina al giorno, sentendomi più "presente", meno distaccato nelle relazioni sociali e più concentrato nel lavoro rispetto a quando assumevo le dosi terapeutiche e senza avere problemi di dipendenza. Quando però voglio fare il passo finale e togliere del tutto i farmaci la situazione diviene molto pesante in termini di sintomi da sospensione, senza percepire miglioramenti anche dopo 2-3 mesi.
La domanda quindi è la seguente: secondo la vostra esperienza è possibile che la dose minima da me assunta abbia un reale effetto terapeutico o si tratta di una dose che tiene sotto controllo i sintomi da sospensione? Inoltre, se il problema fosse soltanto una difficoltà a minimizzare gli effetti da dismissione, come potrei fare ad eliminare del tutto i farmaci sopra indicati?
In attesa di una vostra risposta porgo a voi tutti cordiali saluti.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
Su Medicitalia, come è ben specificato nelle linee guida, non possiamo dare consigli sull'autogestione dei farmaci. Se in questi anni fosse stato seguito da uno specialista in psichiatria probabilmente non avrebbe continuato l'assunzione di medicinali per tanti anni, in particolare di una benzodiazepina.
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Utente
Utente
Gentilissima dottoressa,
la ringrazio per la sua risposta.
Rileggendo la mia domanda mi rendo conto di aver posto enfasi soltanto sulle mie sensazioni personali senza precisare che ovviamente sia la terapia iniziale, che la decisione di diminuire-sospendere l'assunzione dei farmaci sia stata presa in accordo con lo psichiatra che ancora attualmente mi segue.
Tuttavia in più di un occasione ho gradito alcuni suggerimenti letti su questo sito. Da qui è nata la curiosità di porgere la domanda.
Ricolgo l'occasione per ringraziarla per la gentile e cortese attenzione.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
Mi sembra che il dosaggio sia davvero troppo basso per esplicare un effetto farmacologico.
L'autoconvincimento gioca spesso un ruolo importante in questi casi: sensazioni di ansia, o imbarazzo nelle situazioni sociali, possono scatenare una serie di pensieri (a volte appena sotto il livello della coscienza) che peggiorano la sintomatologia: non sono "coperto" dai farmaci, non sono guarito, non riesco a stare bene senza terapia, sarà un disturbo da sospensione? o altro. Si producono a questo punto neurotrasmettitori, cioè sostanze vere, reali, che mantengono l'ansia in un circolo vizioso.
Per questo dovrebbe fare un bilancio costo/beneficio: se una dose molto bassa di antidepressivo la fa sentire più tranquillo, vale la pena di faticare tanto per eliminarla? Se ritiene che ne valga la pena, potrebbe valutare una psicoterapia di sostegno, preferibilmente su base cognitiva, per controllare l'ansia e sfuggire a certe "trappole" mentali.
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Utente
Utente
Grazie di cuore per la risposta dottoressa.
Fa sempre piacere leggere il parere di un esperto e capirci un po' di più su noi stessi e sulle possibili terapie diverse dai farmaci.
Le auguro una buona serata.
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