Disturbi dell'alimentazione
Buonasera dottori,
vi scrivo per un problema che riguarda mia sorella, di 19 anni.
Da circa sei mesi soffre di anoressia nervosa con periodi di accentuazione del problema e periodi di parziale remissione. Il medico di base le ha prescritto Daparox, ad un dosaggio piuttosto basso (credo quindici gocce la mattina) ed è seguita da uno psicoterapeuta. Mia sorella è orfana dall'età di dodici anni e. Tra lei e me c'è sempre stato, nonostante la differenza di età, un rapporto sereno e profondo, mi ha sempre confidato quasi tutto e abbiamo un ottimo "dialogo". Saprete meglio di me che un problema di anoressia nervosa crea comunque "squilibri" all'interno del nucleo familiare e talvolta tensioni, scaturite dalla preoccupazione. Mia sorella è dimagrita molto, è sottopeso, ha deciso di eliminare quasi completamente i carboidrati complessi dalla sua dieta. La psicoterapeuta, che ha avuto incontri anche con nostra madre, è piuttosto ottimista anche se il percorso sarà lungo. La mia opinione è che dovrebbe essere seguita da uno psichiatra, anche per un più idoneo trattamento farmacologico ma lei non vuole andarci. Non so se possa essere considerato un buon segno ma mia sorella è cosciente del suo problema e ne parla, soprattutto con me. Questi dialoghi non sono per me facili, anche perché la psicoterapeuta ci ha consigliato di evitare l'argomento cibo in casa e soprattutto perché ho paura di "fare danni", non essendo un Medico. Vi scrivo a proposito di un evento accaduto ieri sera che mi sta preoccupando molto. Dopo un'ora di chiacchierata su argomenti vari (tra pochi giorni dovrà affrontare l'esame di maturità), ero molto stanco e un po'di ansia ha preso il sopravvento in me, così che le ho raccontato di una mia ex compagna di liceo che a diciotto anni venne ricoverata in ospedale, in condizioni gravissime, per lo stesso motivo. Ho concluso il racconto dicendole "mi auguro tu non abbia intenzione di fare la stessa fine". Mi sono subito reso conto di aver sbagliato a raccontarle ciò e soprattutto a chiudere con questa frase, ma, come si dice, non tutti i giorni sono uguali ed ero molto stanco dopo una giornata di lavoro. Gliel'ho detto con tono pacato e sorridendole, un sorriso contenente speranza. Lei ha reagito rispondendomi con un semplice "ok", ma ho notato che il racconto l'ha turbata. Ho fatto un danno , ne sono cosciente. Vi chiedo se questa mia affermazione potrà avere effetti gravi e persistenti e se posso fare qualcosa per rimediare. Sono molto preoccupato.
Grazie per la vostra disponibilità,
un cordiale saluto.
Simone
vi scrivo per un problema che riguarda mia sorella, di 19 anni.
Da circa sei mesi soffre di anoressia nervosa con periodi di accentuazione del problema e periodi di parziale remissione. Il medico di base le ha prescritto Daparox, ad un dosaggio piuttosto basso (credo quindici gocce la mattina) ed è seguita da uno psicoterapeuta. Mia sorella è orfana dall'età di dodici anni e. Tra lei e me c'è sempre stato, nonostante la differenza di età, un rapporto sereno e profondo, mi ha sempre confidato quasi tutto e abbiamo un ottimo "dialogo". Saprete meglio di me che un problema di anoressia nervosa crea comunque "squilibri" all'interno del nucleo familiare e talvolta tensioni, scaturite dalla preoccupazione. Mia sorella è dimagrita molto, è sottopeso, ha deciso di eliminare quasi completamente i carboidrati complessi dalla sua dieta. La psicoterapeuta, che ha avuto incontri anche con nostra madre, è piuttosto ottimista anche se il percorso sarà lungo. La mia opinione è che dovrebbe essere seguita da uno psichiatra, anche per un più idoneo trattamento farmacologico ma lei non vuole andarci. Non so se possa essere considerato un buon segno ma mia sorella è cosciente del suo problema e ne parla, soprattutto con me. Questi dialoghi non sono per me facili, anche perché la psicoterapeuta ci ha consigliato di evitare l'argomento cibo in casa e soprattutto perché ho paura di "fare danni", non essendo un Medico. Vi scrivo a proposito di un evento accaduto ieri sera che mi sta preoccupando molto. Dopo un'ora di chiacchierata su argomenti vari (tra pochi giorni dovrà affrontare l'esame di maturità), ero molto stanco e un po'di ansia ha preso il sopravvento in me, così che le ho raccontato di una mia ex compagna di liceo che a diciotto anni venne ricoverata in ospedale, in condizioni gravissime, per lo stesso motivo. Ho concluso il racconto dicendole "mi auguro tu non abbia intenzione di fare la stessa fine". Mi sono subito reso conto di aver sbagliato a raccontarle ciò e soprattutto a chiudere con questa frase, ma, come si dice, non tutti i giorni sono uguali ed ero molto stanco dopo una giornata di lavoro. Gliel'ho detto con tono pacato e sorridendole, un sorriso contenente speranza. Lei ha reagito rispondendomi con un semplice "ok", ma ho notato che il racconto l'ha turbata. Ho fatto un danno , ne sono cosciente. Vi chiedo se questa mia affermazione potrà avere effetti gravi e persistenti e se posso fare qualcosa per rimediare. Sono molto preoccupato.
Grazie per la vostra disponibilità,
un cordiale saluto.
Simone
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Sua sorella avrebbe bisogno di essere seguita anche da un nutrizionista, non basta la psicoterapia e un antidepressivo forse sottodosato. Per quanto riguarda il racconto che le ha fatto, dubito che possa aver causato danni di qualunque tipo. Però deve stare attento a non farsi coinvolgere in discorsi sull'alimentazione e in eccessive confidenze (un'ora di chiacchierata sarebbe un sacco di tempo già per un genitore, salvo casi eccezionali, e lei non è il padre). C'è la psicoterapeuta per questo, che lavora per il cambiamento.
Franca Scapellato
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.9k visite dal 10/06/2015.
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