Disturbo borderline

Adulto di 45 anni con diagnosi di "Disturbo borderline di personalità" . Soggetto a depressioni ricorrenti negli anni (tanto da essere spesso definito affetto di "Disturbo Bipolare") .che però si sono alternate anche a lunghi periodi di in cui è stato bene e che gli hanno consentito di laurearsi e di svolgere correttamente attività lavorativa. In alcuni periodi ha assunto farmaci antidepressivi "Efexor 75 RP" che gli sono stati d'aiuto.
Ora da più di un anno a seguito di vicende avverse è caduto in depressione. La Psichiatra e psicoterapeuta che lo cura per un giorno a settimana, e che lo conosce da più di 20 anni, gli ha prescritto Seroquel 300 RP che sta assumendo da più di un anno. Contrariamente a tutte le altre volte in cui è caduto in depressione, in quest'ultima non si intravedono miglioramenti. La psicoterapeuta si rifiuta di somministrare insieme al Seroquel un antidepressivo, poiché sostiene che l'antidepressivo potrebbe potenziare un sostegno alle idee suicide che sporadicamente emergono durante le sedute. Noi famigliari (che lo assistiamo per tutto il giorno) vediamo che il Seroquel ha instaurato uno stato di sedazione generale. La psicoterapia di Tipo "relazionale comportamentale" non lo aiuta a reagire, anzi diventa sempre più evidente lo stato depressivo che durante il giorno si manifesta con crisi di pianto. Chiediamo cortesemente il vostro parere sulla opportunità di proseguire con il solo Seroquel, che nel frattempo è sceso a 200 sempre a R. P. Sarebbe gradita anche una opinione del dott. Paolemili. Grazie
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
Il protocollo seguito e la cautela nei confronti del rischio di permettere al paziente di agire il desiderio suicidario sono corretti.
Certamente bisogna capire se l'idea del suicidio è dovuta alla frustrazione del malessere oppure se è un'idea delirante e depressiva, ma questo lo può fare solamente chi segue regolarmente il paziente e comunque è un limite forte alle possibilità terapeutiche.
La differenza sarebbe un cavillo, infatti, e le statistiche dimostrano che proprio quando il paziente migliora agisce il comportamento suicidario.

Dr. Manlio Converti

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k 63
La scelta di trattamento resta una caratteristica di chi visita direttamente il paziente.

Il disturbo borderline, se effettivamente la diagnosi è corretta, si avvale poco dell'uso di antidepressivi ed il miglioramento precedente dovrebbe porre qualche dubbio diagnostico.

In particolare, se la quetiapina è utilizzata come uno stabilizzatore allora è utile considerare un altro trattamento visti gli effetti poco piacevoli sul paziente.

Tali effetti possono essere considerati collaterali.

La riduzione di dosaggio senza sostituzione di farmaco può portare ad un ulteriore peggioramento.

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Utente
Utente

Gentile Dr. Converti, anzitutto la ringrazio molto. Le posso solo precisare che l’idea del suicidio che sporadicamente compare non è dovuta a delirio ma sicuramente è attribuibile allo stato depressivo, provocato da un assenza di lavoro in contemporanea a delusione amorosa, e che ha determinato in lui insoddisfazione della propria realizzazione sociale. Il malessere, da origine al pensiero di “ farla finita”. Pensiero, che a suo dire, rientra quasi subito.

In mio figlio attualmente sono presenti tutte le forme di paure e indecisioni possibili. In più i fantasmi delle scelte fatte in passato sono costantemente e dolorosamente nei suoi pensieri

Dottore, rispetto a quanto lei rileva le chiedo cortesemente: se si potesse arrivare a distinguere le due origini frustrazione del malessere o l'idea delirante depressiva, in che modo questo può far modificare la scelta del farmaco più adatto a questa situazione. Se possibile mi metta nella condizione di capire. Cioè accertato che si tratta di frustrazione, lei ritiene che un antidepressivo SSRI ad esempio Il Citalopram, potrebbe essere somministrato in contemporanea al Seroquel. Ho letto che in alcuni casi la dove la Quetiapina, fondamentale nella schizofrenia, determina un effetto sedante eccessivo in un depresso, e non viene esclusa, sia pure con cautela, la contemporanea somministrazione di un antidepressivo.
Se durante tutto il giorno, mio figlio, (per sua stessa scelta non rimane mai solo, poiché cerca continuo conforto nel dialogo) è continuamente monitorato, potremmo verificare in un arco relativamente breve gli effetti di un farmaco aggiuntivo con una funzione antidepressiva a sostegno.

C'è attualmente grande sofferenza per non essere in grado di affrontare la sfida del suo futuro. La sua lucidità nelle analisi si scontra con le sue stesse dichiarazioni di sentirsi debole e impotente a reagire. Lui capisce molto bene che per procurarsi un nuovo lavoro, deve avere forte volontà, determinazione e molta energia che in questo momento lui non possiede. Durante la giornata il pensiero della sua situazione non lo abbandona quasi mai, se si riesce ad impegnarlo in qualche attività pratica apparentemente ne trae beneficio.

La psicoterapeuta attualmente sta cercando di fare leva sul suo senso di responsabilità, che comunque in lui è sempre forte, sollecitandolo a prendere contatti con i centri per l'impiego (Che non funzionano assolutamente ) nel sollecitarlo a darsi da fare con lo spauracchio del rimanere solo e per il futuro, senza sostegno economico della famiglia . Questo ha il solo effetto di deprimerlo ancora di più e in alcuni casi gettarlo nella disperazione. Noi famigliari siamo in disaccordo con lei, crediamo che in questo particolare momento abbia bisogno di essere tranquillizzato, aiutato farmacologicamente e psicologicamente, per recuperare una situazione psichica più favorevole per poter ricominciare ad occuparsi della ricerca di una occupazione. Abbiamo chiaramente espresso la nostra posizione alla psicoterapeuta ma non si dimostra favorevole a cambiare metodo. Per questo vorremmo cambiare. Ci rendiamo conto però che non è facile in questo momento sostituirla.
Anche mio figlio sta entrando nell’ordine d’idee di provare a cambiare. La richiesta di consulto ne è una prova. Una scelta difficile soprattutto perché cambiando psicoterapeuta si perderebbe una anamnesi costruita negli anni circa 800-900 ore di psicoterapia e che ora dovrebbe costituire per la psichiatra un bagaglio importante per la storia del paziente. Ricominciare un percorso con un nuovo psichiatra lo vediamo lungo e molto incerto. D'altra parte anche continuare così può non essere la decisione giusta ovviamente siamo molto combattuti. Anche su questo le chiedo un parere.
Di nuovo grazie

Gentile Dr. Saverio Ruggero, nel ringraziarla per il suo contributo, le devo aggiungere che anche noi abbiamo il dubbio da lei espresso circa la diagnosi Borderline che è giunta solo in quest’ultimo anno. In passato lo psicoterapeuta si era espressa in modo generico indicando solo un disturbo di personalità non ben definito. Le posso garantire che circa 4 anni fa in una precedente crisi depressiva avemmo modo di verificare l’enorme differenza di umore dopo soli pochi giorni di somministrazione dell’Efexor 75 R.P. che mio figlio prese per più di un anno e mezzo e che gli consentì di riprendere la sua attività.

Nel corso degli anni (circa 20) tutti gli stati depressivi (almeno 6/7 ) sono stati sempre preceduti da fallimenti lavorativi e/o amorosi, sempre per ingenuità e sottovalutazioni. Figlio unico con madre ansiosa e iperprotettiva. Sono presenti diversi schemi mal adattivi del tipo precoce, enunciati da Young: Abbandono/instabilità; Sfiducia /abuso; Deprivazione emotiva, e altri. In parte quando sta bene ma maggiormente presenti durante la fase depressiva. Dottore anche a lei chiedo:
che cosa ci consiglia allo stato attuale, cambiare o no psicoterapeuta? Secondo lei la psicoterapia di tipo "cognitivo comportamentale" non sarebbe più adatta rispetto a quella praticata dall'attuale "psicoterapia relazionale"? Non conosciamo bene le differenze. Per ovvie ragioni territoriali stiamo prendendo in considerazione di rivolgerci al dottor Marco Paolemili. Gradiremmo comunque avere un vostro parere su quanto esposto.
Grazie per l'interessamento.







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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.3k 1k 63
Cambiare o meno psichiatra è una scelta molto personale.

Il problema che mi fa pensare che la diagnosi non abbia un inquadramento corretto dipende dalle oscillazioni umorali che avvengono repentinamente con l'uso dei farmaci.

Primariamente andrebbe inquadrata la diagnosi di I asse ed anche quella di II asse (disturbi di personalità) con valutazioni appropriate.
Restare solo sui disturbi di personalità rende la prognosi più complessa.
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Utente
Utente
Gentile Dr. Saverio Ruggero, la ringrazio per la risposta.
Le devo precisare che attualmente i farmaci che sta prendendo Seroquel 200 R.P. e Gocce di EN 8 + 8+10 al giorno, ( fino a 30 giorni fa assumeva Seroquel 300 R.P) .non producono variazioni umorali. Tale variazione di umore ci fu circa 4 anni fa in una precedente crisi depressiva, e in coincidenza di assunzione di Efexor 75 R.P. Allora ci fu una evidente variazione di umore.
Quest'anno purtroppo, lo stato depressivo, sia con fasi leggere che maggiori, permane per tutto il giorno da più di un anno.

La diagnosi I e II (se capiamo bene a cui lei si riferisce alle prime due sezioni del Manuale diagnostico psicodinamico PDM), dovrebbe essere stata fatta correttamente dall'attuale psicoterapeuta. In molti anni di sedute settimanali (non continuativi e con interruzioni anche di 5-6 anni ). Lei sicuramente ha potuto sondare molto bene l'infanzia e la giovinezza di mio figlio. Tanto più che la psicoterapeuta ha preso parte alla psicoterapia famigliare alla quale noi genitori, circa 20 anni fa, ci siamo sottoposti per 2 anni. Per questo siamo fortemente combattuti a cambiare. Noi questa volta abbiamo qualche dubbio non tanto sulla diagnosi quanto sulla cura che si sta attuando.

Il consulto che stiamo cercando è un parere sulla opportunità di somministrare o meno un antidepressivo in concomitanza del Seroquel. E vorremmo sapere se ci può essere un eccesso precauzionale da parte della dottoressa. Tenga presente che in passato la psicoterapeuta si era sempre dimostrata contraria alla somministrazione di psicofarmaci.

Cioè secondo la sua esperienza , avviene in qualche caso questa contemporaneità?
Con una dose leggera di farmaco antidepressivo, (sempre con opportuno controllo) si potrebbe vedere se c’è un miglioramento della sua volontà a riprendersi?

Infine le devo segnalare che leggendo i profili che appartengono al Disturbo borderline di personalità, elencati secondo il DSM IV, dobbiamo convenire che sia pure i forma leggera almeno 5 punti esistono. Solo che alcuni di questi 5 punti sono stati, anche per lunghi periodi (5-6 anni) assenti.
Dottore la ringrazio molto per l’attenzione.




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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
Si esistono casi in cui si danno entrambi i farmaci o si pensa di cambiare l'uno con l'altro dopo un periodo di sovrapposizione.
Questo però deve essere fatto sotto controllo medico dal vivo.
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