Assunzione di alcol e problemi neurologici
Gent.mi Dottori,
vi scrivo per un problema che non riguarda me, ma un membro della mia famiglia. Vorrei avere un vostro parere su come potermi comportare:
Si tratta di un uomo adulto (60 anni) che negli anni ha avuto diversi problemi, tra cui:
- Trauma cranico da bambino a seguito di incidente in bicicletta, in quello stesso momento i medici riscontrarono anche un idrocefalo
- Neoplasia laringea, operata molti anni fa con intervento di laringectomia (asportazione totale delle corde vocali) e successivamente ricomparsa dopo circa 15 anni, trattata con chemio terapia
- Fegato sofferente a causa di una epatite alimentare, causata da ostriche, diversi anni fa
- Trauma cranico dovuto ad una caduta in età adulta (circa 6-7 anni fa), che ha portato eventi di epilessia. Tale situazione ha previsto un piano di cura neurologico (con controlli al momento sporadici), con KEPPRA (prima con Luminale)
Questa persona, come potete immaginare, da anni non ha una vita "felice", perchè le situazioni riportate sopra hanno radicalmente cambiato lo stile di vita o il modo di essere.
Da un pò di tempo vedo un andamento a "trascinarsi" nella vita di tutti giorni: pochi interessi, abitudine a fare una vita piuttosto sedentaria e/o abitudinaria e purtroppo da un pò, degli episodi di alcolismo.
E' relativamente a questo ultimo punto che vorrei avere un vostro parere. Questa persona tende a bere quando è fuori casa (non moltissimo, però l'alcol viene assunto), ma la cosa che mi preoccupa di più è che in casa, tende a farlo di nascosto, con dei comportamenti che possono far pensare ad un alcolismo latente. Beve di nascosto, tende a nascondere l'alcol che assume, il bicchiere utilizzato ecc.
Potrebbe trattarsi di un periodo di depressione che ha dato luogo a questi comportamenti. La persona è un lavoratore, continua ancora a fare la propria attività, ogni giorno.
Vorrei sapere se, dato il quadro clinico (riassunto sopra), questa situazione (la parte relativa all'alcool), può richiedere un aiuto neurologico o se pensate di sia meglio che venga trattata da un terapista in ambito psicologico/psichiatrico.
Tengo a precisare che, oltre alla mia preoccupazione per l'abitudine all'alcol, mi preoccupa anche molto il fatto che con i medicinali neurologici che assume (Keppra), mi sembra sia sconsigliata in assuluto l'assunzione di alcolici.
Vi ringrazio molto per la vostra attenzione, spero vivamente di poter ricevere un vostro riscontro per potermi suggerire la strada da adottare.
Saluti.
vi scrivo per un problema che non riguarda me, ma un membro della mia famiglia. Vorrei avere un vostro parere su come potermi comportare:
Si tratta di un uomo adulto (60 anni) che negli anni ha avuto diversi problemi, tra cui:
- Trauma cranico da bambino a seguito di incidente in bicicletta, in quello stesso momento i medici riscontrarono anche un idrocefalo
- Neoplasia laringea, operata molti anni fa con intervento di laringectomia (asportazione totale delle corde vocali) e successivamente ricomparsa dopo circa 15 anni, trattata con chemio terapia
- Fegato sofferente a causa di una epatite alimentare, causata da ostriche, diversi anni fa
- Trauma cranico dovuto ad una caduta in età adulta (circa 6-7 anni fa), che ha portato eventi di epilessia. Tale situazione ha previsto un piano di cura neurologico (con controlli al momento sporadici), con KEPPRA (prima con Luminale)
Questa persona, come potete immaginare, da anni non ha una vita "felice", perchè le situazioni riportate sopra hanno radicalmente cambiato lo stile di vita o il modo di essere.
Da un pò di tempo vedo un andamento a "trascinarsi" nella vita di tutti giorni: pochi interessi, abitudine a fare una vita piuttosto sedentaria e/o abitudinaria e purtroppo da un pò, degli episodi di alcolismo.
E' relativamente a questo ultimo punto che vorrei avere un vostro parere. Questa persona tende a bere quando è fuori casa (non moltissimo, però l'alcol viene assunto), ma la cosa che mi preoccupa di più è che in casa, tende a farlo di nascosto, con dei comportamenti che possono far pensare ad un alcolismo latente. Beve di nascosto, tende a nascondere l'alcol che assume, il bicchiere utilizzato ecc.
Potrebbe trattarsi di un periodo di depressione che ha dato luogo a questi comportamenti. La persona è un lavoratore, continua ancora a fare la propria attività, ogni giorno.
Vorrei sapere se, dato il quadro clinico (riassunto sopra), questa situazione (la parte relativa all'alcool), può richiedere un aiuto neurologico o se pensate di sia meglio che venga trattata da un terapista in ambito psicologico/psichiatrico.
Tengo a precisare che, oltre alla mia preoccupazione per l'abitudine all'alcol, mi preoccupa anche molto il fatto che con i medicinali neurologici che assume (Keppra), mi sembra sia sconsigliata in assuluto l'assunzione di alcolici.
Vi ringrazio molto per la vostra attenzione, spero vivamente di poter ricevere un vostro riscontro per potermi suggerire la strada da adottare.
Saluti.
[#1]
Gentile utente,
Un abuso alcolico o una dipendenza alcolica si definiscono su criteri precisi. Il solo farlo di nascosto (preso isolatamente) non significa niente, così come la frequenza delle bevute o i rischi per la salute.
Una valutazione presuppone che la persona sia vista direttamente e sentita mentre riferisce se ha un problema con l'alcol e in che termini.
Un abuso alcolico o una dipendenza alcolica si definiscono su criteri precisi. Il solo farlo di nascosto (preso isolatamente) non significa niente, così come la frequenza delle bevute o i rischi per la salute.
Una valutazione presuppone che la persona sia vista direttamente e sentita mentre riferisce se ha un problema con l'alcol e in che termini.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Capisco Dr. Pacini,
quando lei scrive che la persona debba essere vista direttamente e sentita, vuol dire che è una questione che potrebbe essere valutata al livello psichiatrico?
Chiedevo appunto dei consigli su come potermi attivare. Ovvero se è preferibile valutare un cammino psichiatrico o riferire il tutto al neurologo e valutare altre strade.
Non è una situazione facile e vorrei capire come è meglio attivarmi per non essere troppo diretto con la persona ed allo stesso tempo trovare una soluzione o "aprire" una "strada" verso la soluzione.
La ringrazio molto. Cordialmente.
quando lei scrive che la persona debba essere vista direttamente e sentita, vuol dire che è una questione che potrebbe essere valutata al livello psichiatrico?
Chiedevo appunto dei consigli su come potermi attivare. Ovvero se è preferibile valutare un cammino psichiatrico o riferire il tutto al neurologo e valutare altre strade.
Non è una situazione facile e vorrei capire come è meglio attivarmi per non essere troppo diretto con la persona ed allo stesso tempo trovare una soluzione o "aprire" una "strada" verso la soluzione.
La ringrazio molto. Cordialmente.
[#3]
Gentile utente,
Certo, intendevo quello. Sono sintomi comportamentali, in particolare il controllo sul bere e l'atteggiamento rispetto ad esso. Quindi sono diagnosi di pertinenza psichiatrica. Tutto qui.
Non c'è un modo geniale di intervenire, se di accompagna una persona ad una visita, o comunque si danno informazioni al medico sul proprio punto di vista, è evidentente che questo è fatto a carte scoperte.
Certo, intendevo quello. Sono sintomi comportamentali, in particolare il controllo sul bere e l'atteggiamento rispetto ad esso. Quindi sono diagnosi di pertinenza psichiatrica. Tutto qui.
Non c'è un modo geniale di intervenire, se di accompagna una persona ad una visita, o comunque si danno informazioni al medico sul proprio punto di vista, è evidentente che questo è fatto a carte scoperte.
[#4]
Utente
Grazie ancora Dr. Pacini,
si, in effetti ne stiamo parlando con la persona e valutando insieme il "cammino" da fare. L'idea era proprio quella di accompagnarlo per parlarne e poi comprendere il modo migliore per poterlo aiutare.
Grazie mille per la sua disponibilità e per il consiglio.
Cordialmente.
si, in effetti ne stiamo parlando con la persona e valutando insieme il "cammino" da fare. L'idea era proprio quella di accompagnarlo per parlarne e poi comprendere il modo migliore per poterlo aiutare.
Grazie mille per la sua disponibilità e per il consiglio.
Cordialmente.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 4k visite dal 15/05/2015.
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