Traumi infantili e senso di abbandono
buongiorno.
sono in cura da 4 mesi presso una psicoterapeuta a indirizzo cognitivo comportamentale.
ho iniziato questa cura poichè piu di un anno fa sono andato a vivere da solo e da allora vivo un costante e demotivante senso di abbandono. io che ero sicuro di me, tranquillo, determinato, ora mi ritrovo quasi a non saper piu vivere e ad essere spaventato da tutto, anche dall'uscire con gli amici.
dalle sedute con la terapeuta è emerso che potrebbe trattarsi di un riaffiorare di una situazione sviluppatasi in infanzia, nella quale mio padre non è mai stato presente come genitore incoraggiante o affettuoso, tant'è che non ho ricordi specifici di lui.
la psicoterapia adesso prevede che io mi esponga a situazioni che considero offlimits per me, quali uscire con amici per una birra, andare a cena fuori, iscrivermi in palestra, tutte cose che per me sono incredibilmente difficili da fare perchè vengo pervaso da un senso di pericolo o irrequietezza. preferisco stare chiuso in casa, dove però per contro vengo assalito da un senso profondo di solitudine e abbandono.
mi sento intrappolato perchè da una parte non so svoolgere i compiti richiesti, e dall'altra soffro per la solitudine che mi circonda. eppure prima di andare a vivere da solo spesso uscivo da solo o facevo cose da solo, ma non ho mai patito questa situazione. cosa può essere cambiato? e soprattutto, come posso uscirne?
grazie per l'attenzione
sono in cura da 4 mesi presso una psicoterapeuta a indirizzo cognitivo comportamentale.
ho iniziato questa cura poichè piu di un anno fa sono andato a vivere da solo e da allora vivo un costante e demotivante senso di abbandono. io che ero sicuro di me, tranquillo, determinato, ora mi ritrovo quasi a non saper piu vivere e ad essere spaventato da tutto, anche dall'uscire con gli amici.
dalle sedute con la terapeuta è emerso che potrebbe trattarsi di un riaffiorare di una situazione sviluppatasi in infanzia, nella quale mio padre non è mai stato presente come genitore incoraggiante o affettuoso, tant'è che non ho ricordi specifici di lui.
la psicoterapia adesso prevede che io mi esponga a situazioni che considero offlimits per me, quali uscire con amici per una birra, andare a cena fuori, iscrivermi in palestra, tutte cose che per me sono incredibilmente difficili da fare perchè vengo pervaso da un senso di pericolo o irrequietezza. preferisco stare chiuso in casa, dove però per contro vengo assalito da un senso profondo di solitudine e abbandono.
mi sento intrappolato perchè da una parte non so svoolgere i compiti richiesti, e dall'altra soffro per la solitudine che mi circonda. eppure prima di andare a vivere da solo spesso uscivo da solo o facevo cose da solo, ma non ho mai patito questa situazione. cosa può essere cambiato? e soprattutto, come posso uscirne?
grazie per l'attenzione
[#1]
Il suo psicoterapeuta cosa le ha risposto?
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
il mio psicoterapeuta mostra segni di cedimento nel senso che sembra essere a corto di idee, si limita a lamentarsi e dire che non sono collaborativo, ed infatti sto pensando di cambiarlo. tuttavia credo sia normale che a volte capiti un paziente poco collaborativo, non perchè non voglia guarire, ma perchè ha difficoltà estreme a svolgere i compiti. è il caso che inizi a prendere farmaci, secondo voi?
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.4k visite dal 28/04/2015.
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