Farmaci anti ansia
La domanda riguarda i farmaci anti ansia tipo Xanax, Tranquirit, Ansiolin, En, Tavor, lexotan ...a " PARITA' " di dosaggio " minimo ", nello specifico, 8/10 gocce per due volte al giorno, a parità di dosaggio nelle singole tipologie, quale fra questi o se ce ne sono altri magari di formulazione più recente, viene eliminato più velocemente dall'organismo sia preso per " una sola settimana " oppure per 12 settimane compreso il periodo di diminuizione?? Anche se le benzodiazepine generalmente si equivalgono, so che ogni farmaco ha una metabolizzazione differente. Cerco di spiegarmi meglio, un medico non psichiatra e ne farmacologo, mi ha detto ad esempio che per ottenere un effetto tranquillante, l'En sempre nella dose di 8/10 gocce per due volte al giorno, viene eliminato più lentamente dall'organismo e nell'assunzione di un lungo tempo tipo 3/4 mesi....c'è bisogno di scalare le gocce, mentre lo Xanax è un farmaco che viene eliminato più velocemente dall'organismo e quindi più facilmente gestibile, ma che per un lungo trattamento il Tranquirit secondo lui, è il migliore come rapporto efficacia /effetti collaterali sostenendo che per il Tranquirit nel dosaggio di 8/10 gocce x due volte al giorno, il giovamento si avverte non da subito ma dopo circa 10 giorni di assunzione, ma poi si può prendere anche per 6 mesi o più e smetterlo da un giorno all'altro se si desidera," senza scalare le gocce " come per gli altri simili, e senza avere alcun effetto da dipendenza, sempre nelle 8/10 gocce per due volte al giorno.....mentre se si vuole un effetto tranquillizzante immediato a breve termine è più efficace lo Xanax perchè entra subito in circolo e quindi fa subito effetto e in un trattamento di massimo 15 giorni sempre per 8/10 gocce due volte al giorno, ugualmente si può sospendere senza scalare le gocce e senza avere alcun effetto da astinenza.....Mi piacerebbe sentire il parere di un medico competente nella materia.. Grazie e saluto cordialmente
[#1]
Gentile utente,
quello che Le hanno detto non è corretto.
Prima di tutto, coi farmaci che vengono eliminati dall'organismo più lentamente, ci sono meno problemi durante lo scalare (perché, essendo l'eliminazione più lunga, è anche più graduale, e dunque, i sintomi da sospensione si fanno sentire meno).
L'effetto tranquillizzante può essere ottenuto in tempo molto breve con tutti i farmaci citati, soprattutto se la persona assume un farmaco del genere la prima volta (ma la persona può tollerare un farmaco meglio dell'altro e giovare di un farmaco più dell'altro, in base alla patologia che c'è da curare, e in base alla propria predisposizione individuale). E da tutti i farmaci citati si può sviluppare la dipendenza e con tutti ci vuole sempre lo scalare il farmaco gradualmente durante la sospensione.
Vorrei rimarcare che "smetterlo da un giorno all'altro se si desidera" un farmaco, anche tranquillante, è un atteggiamento che non ci sta, perché i farmaci vengono prescritti dallo specialista, ed anche la sospensione viene prescritta dallo specialista, e non quando "si desidera".
Questo atteggiamento rivela una visione solo parziale del problema che si vuole curare, e nella Sua domanda manca, appunto, la spiegazione quale è il motivo di queste cure.
(chiedo scusa del moralismo, ma esistono certi principi).
quello che Le hanno detto non è corretto.
Prima di tutto, coi farmaci che vengono eliminati dall'organismo più lentamente, ci sono meno problemi durante lo scalare (perché, essendo l'eliminazione più lunga, è anche più graduale, e dunque, i sintomi da sospensione si fanno sentire meno).
L'effetto tranquillizzante può essere ottenuto in tempo molto breve con tutti i farmaci citati, soprattutto se la persona assume un farmaco del genere la prima volta (ma la persona può tollerare un farmaco meglio dell'altro e giovare di un farmaco più dell'altro, in base alla patologia che c'è da curare, e in base alla propria predisposizione individuale). E da tutti i farmaci citati si può sviluppare la dipendenza e con tutti ci vuole sempre lo scalare il farmaco gradualmente durante la sospensione.
Vorrei rimarcare che "smetterlo da un giorno all'altro se si desidera" un farmaco, anche tranquillante, è un atteggiamento che non ci sta, perché i farmaci vengono prescritti dallo specialista, ed anche la sospensione viene prescritta dallo specialista, e non quando "si desidera".
Questo atteggiamento rivela una visione solo parziale del problema che si vuole curare, e nella Sua domanda manca, appunto, la spiegazione quale è il motivo di queste cure.
(chiedo scusa del moralismo, ma esistono certi principi).
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta, in effetti il problema riguarda una mia carissima amica quasi sorella che al momento sta attraversando un periodo stressante per vari motivi familiari che le stanno creando ansia a livello respiratorio tipo fame d'aria e contrazioni allo stomaco al mattino tipo paura che poi si normalizzano durante il giorno con un'impennata verso sera, che non ha mai fatto uso di farmaci tranquillanti ed è stata da due psichiatri uno convenzionato asl, e uno privato, che le hanno prescritto terapie opposte, il primo, giovanissimo circa 35 anni le ha prescritto 10 gocce di En per tre volte al giorno più un antidepressivo Parados credo...da prendere per circa tre mesi e cmq rivedibile dopo un mese..Il secondo più esperto ha minimizzato molto l'accaduto e ha escluso assolutamente l'En considerandolo un farmaco obsoleto che avrebbe potuto creare più problemi come assuefazione e ha sconsigliato assolutamente l'antidepressivo prescrivendo solamente 8/10 gocce di Xanax al bisogno, in quanto lo considera un farmaco di pronto effetto e di veloce eliminazione, oppure per una terapia continuativa una compressa di Xanax di dosaggio minimo a rilascio prolungato alla sera prima di dormire, per un breve periodo di massimo un mese, fino a tranquillità riconquistata. Ovviamente la mia amica ed io siamo rimaste perplesse e a questo punto parlandone con un nostro carissimo amico di famiglia, noto e affermatissimo bravo neurochirurgo, esponendogli il problema, ha consigliato alla mia amica di asciar perdere i precedenti medici e di assumere in tutta tranquillità solamente ed esclusivamente 8 gocce di Tranquirit per due volte al giorno anche per lunghissimi periodi, sostenendo che in quel dosaggio, anche in base al suo peso 54 kg per un metro e settanta, non provoca alcun effetto collaterale e non c'è bisogno di scalare le gocce perchè secondo lui quando si sarebbe sentita meglio avrebbe semplicemente dimenticato di prenderle senza sentirne la mancanza e per tranquillizarci ha aggiunto che lui stesso ne fa uso "da anni " in maniera saltuaria, per superare a volte dei periodi di stress e che a volte anche prima di effettuare un intervento le ha prese tranquillamente. Ora il mio/nostro, dubbio è ....avrà detto la verità o lo ha detto unicamente per affetto e per tranquillizzare la mia amica restia e un po paurosa di entrare nella spirale dei tranquillanti per invogliarla a prenderlo con serenità?? Per questo mi piacerebbe ascoltare da uno "psichiatra ", che ha esperienza sul campo continuativa di pazienti che ne fanno uso..... un parere su questo "tranquirit" e se è vero che assunto esclusivamente nel dosaggio di 8 gocce x due volte al di lo può prendere anche per alcuni mesi tipo camomilla un po più efficace...??? Grazie ancora e saluto cordialmente
[#3]
Gentile utente,
con i pareri del neurochirurgo e del secondo psichiatra ("più esperto") non sono assolutamente d'accordo.
Non mi dispiace nemmeno a dirlo, ma, almeno nel nostro paese, l'Italia, una esperienza più lunga nella professione o più fama e titoli non equivalgono ad essere "più esperti", e non lo dico con mancanza di rispetto, ma perché la psichiatria e la cultura medica di anni fa ha formato abitudini che ad oggi sono da rivedere. Anni fa i farmaci ansiolitici si utilizzavano (e anche oggi si utilizzano, ma meno) in modo più indiscriminato. Inoltre, a quell'epoca non esistevano ancora gli antidepressivi.
Ma, a parte questo, entrambi (il secondo psichiatra ed il neurochirurgo) minimizzano il problema. Questo è l'aspetto più importante. Qualcuno di loro ha cercato a capire quale malattia c'è sotto ? E' fondamentale. Se non c'è alcuna malattia, ma solo un po' di stress, allora non varrebbe la pena cominciare con alcun farmaco. E loro propongono gli ansiolitici... E' contraddittorio.
Invece, l'approccio dello psichiatra "giovanissimo" (35 anni sono mica pochi) lo posso condividere, almeno in parte ("in parte", perché non ho visto personalmente il caso):
non si può prevedere a priori che la terapia servirà solo "al bisogno" o per "massimo un mese" (come dice il secondo psichiatra), ma è molto più corretto:
"rivedibile dopo un mese" (come ha detto il primo psichiatra): questa frase dice tutto, e mi fa capire che sono con un medico che è più responsabile. Perché il caso richiede, necessariamente, il monitoraggio.
----------------------------
Il problema non sono tanto i farmaci (che io non posso prescrivere al posto di loro), ma.... l'approccio del medico (e questo per me è chiaro), ed è la cosa più importante.
-----------------------------
Poi, per quanto riguarda i farmaci,
l'En è molto simile a Tranquirit, ma di solito 10 gocce di En sono più efficaci di 8 o di 10 gocce di Tranquirit; e in generale, una terapia con i soli ansiolitici non risolve la malattia, se la malattia c'è. In presenza dei sintomi come quelli della Sua amica, potrebbe trattarsi di un Disturbo d'Ansia o anche di Umore (da valutare), e allora può essere indicato l'antidepressivo. Dunque, anche qui, condivido di più il parere del primo psichiatra.
---------------------------------
Vi consiglio di seguire le indicazioni del primo psichiatra. e di tornare da lui anche prima di un mese, se lui è disponibile, e chiedere a lui:
- quale, secondo lui, è la diagnosi (di quale malattia si tratta) ?
Nel frattempo, controllerei, per un paio di giorni, anche la temperatura corporea tre volte al giorno, e farei vedere la Sua amica anche al medico di base, chiedendo a lui di visitarla e di valutare se è il caso di prescrivere almeno gli esami di controllo.
Se la Sua amica ha più o meno la Sua età, allora potrebbe trattarsi di un periodo vicino alla menopausa, il che coincide con una serie dei cambiamenti ormonali, coi rispettivi sintomi di vario tipo, ma anche con l'aumento di alcuni fattori di rischio sia per le malattie depressive, sia per la salute più "fisica".
con i pareri del neurochirurgo e del secondo psichiatra ("più esperto") non sono assolutamente d'accordo.
Non mi dispiace nemmeno a dirlo, ma, almeno nel nostro paese, l'Italia, una esperienza più lunga nella professione o più fama e titoli non equivalgono ad essere "più esperti", e non lo dico con mancanza di rispetto, ma perché la psichiatria e la cultura medica di anni fa ha formato abitudini che ad oggi sono da rivedere. Anni fa i farmaci ansiolitici si utilizzavano (e anche oggi si utilizzano, ma meno) in modo più indiscriminato. Inoltre, a quell'epoca non esistevano ancora gli antidepressivi.
Ma, a parte questo, entrambi (il secondo psichiatra ed il neurochirurgo) minimizzano il problema. Questo è l'aspetto più importante. Qualcuno di loro ha cercato a capire quale malattia c'è sotto ? E' fondamentale. Se non c'è alcuna malattia, ma solo un po' di stress, allora non varrebbe la pena cominciare con alcun farmaco. E loro propongono gli ansiolitici... E' contraddittorio.
Invece, l'approccio dello psichiatra "giovanissimo" (35 anni sono mica pochi) lo posso condividere, almeno in parte ("in parte", perché non ho visto personalmente il caso):
non si può prevedere a priori che la terapia servirà solo "al bisogno" o per "massimo un mese" (come dice il secondo psichiatra), ma è molto più corretto:
"rivedibile dopo un mese" (come ha detto il primo psichiatra): questa frase dice tutto, e mi fa capire che sono con un medico che è più responsabile. Perché il caso richiede, necessariamente, il monitoraggio.
----------------------------
Il problema non sono tanto i farmaci (che io non posso prescrivere al posto di loro), ma.... l'approccio del medico (e questo per me è chiaro), ed è la cosa più importante.
-----------------------------
Poi, per quanto riguarda i farmaci,
l'En è molto simile a Tranquirit, ma di solito 10 gocce di En sono più efficaci di 8 o di 10 gocce di Tranquirit; e in generale, una terapia con i soli ansiolitici non risolve la malattia, se la malattia c'è. In presenza dei sintomi come quelli della Sua amica, potrebbe trattarsi di un Disturbo d'Ansia o anche di Umore (da valutare), e allora può essere indicato l'antidepressivo. Dunque, anche qui, condivido di più il parere del primo psichiatra.
---------------------------------
Vi consiglio di seguire le indicazioni del primo psichiatra. e di tornare da lui anche prima di un mese, se lui è disponibile, e chiedere a lui:
- quale, secondo lui, è la diagnosi (di quale malattia si tratta) ?
Nel frattempo, controllerei, per un paio di giorni, anche la temperatura corporea tre volte al giorno, e farei vedere la Sua amica anche al medico di base, chiedendo a lui di visitarla e di valutare se è il caso di prescrivere almeno gli esami di controllo.
Se la Sua amica ha più o meno la Sua età, allora potrebbe trattarsi di un periodo vicino alla menopausa, il che coincide con una serie dei cambiamenti ormonali, coi rispettivi sintomi di vario tipo, ma anche con l'aumento di alcuni fattori di rischio sia per le malattie depressive, sia per la salute più "fisica".
[#4]
Utente
Innanzitutto la ringrazio di cuore per la sua disponibilità, la mia amica ha 56 anni anche se nessuno le da più di 40 anni,ed è fuori da problemi di menopausa dei quali per sua fortuna non ha sofferto neanche delle vampate tipiche, in effetti nessuno ha fatto una diagnosi tranne che per ansia, ma tutto è iniziato dopo essere stata per tre mesi consecutivi ad accudire sua madre in seguito ad una diagnosi inaspettata di Alzheimer che l'ha scioccata e stressata e nell'ultimo mese si era presentata una sensazione improvvisa di narici chiuse e senso di costrizione della gola e muco denso che le creava ansia di nn riuscire a respirare bene, per cui aveva pensato che queste sensazioni fossero imputabili all'ansia per la malattia di sua madre, ma una volta rientrata su a casa sua le crisi non sono andate via anzi sono peggiorate con bruciore di gola e narici, e senso di fame d'aria dato da muco lappante, e allora l'ansia è cresciuta perchè queste crisi arrivavano improvvise, a giorni stava bene e altri era congestionata con narici chiuse da muco denso e ansia e si è recata da un otorino che ha escluso patologie dell'apparato respiratorio tranne naso asciutto e ha indicato come possibile causa di questi fenomeni un reflusso gastroesofageo e in effetti la mia amica si è sottoposta anche a gastroscopia ma sembra che sia tutto nella norma e sta aspettando di fare la impedenziometria con sondino per 24 ore per avere una diagnosi esatta di reflusso....ma questo esame come tempistica ospedaliera lo farà ancora tra un mese e queste sensazioni le provocano molta inquietudine per cui il medico di base le ha indicato di prendere 15 gocce di Lexotan al bisogno, ma siccome lei era restia allora le ha prescritto un supporto psichiatrico presso la Asl locale, ma le 10 gocce di En x tre volte al giorno più l'anti depressivo che la giovane dottoressa un po frettolosamente e superficialmente le ha assegnato l'hanno spaventata e allora si è recata da un'altro psichiatra coetaneo che ha ribaltato la terapia del medico precedente prescrivendo lp Xanax per le motivazioni che le ho scritto precedentemente e questo ha creato ancora più ansia e incertezzza e poi è sopraggiunto il parere del neurologo amico col Tranquirit...creando ancora più confusione ...ecco perchè ci siamo rivolte a lei....e confidiamo in un suo ulteriore consiglio e parere.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
[#5]
Gentile utente,
vorrei che siano chiari gli obbiettivi ed i limiti di questo sito: non possiamo sostituire uno specialista che visita dal vivo, e non dovete aspettare che vi posso indicare il farmaco e la dose, perché le prescrizioni non si può fare via internet e senza aver visitato la persona.
Per cui, a voi rimane comunque scegliere fra gli specialisti che avete consultato (e, spero, senza recarsi ancora ad un altro, perché la confusione solo aumenterebbe). Tuttavia, posso fare le osservazioni che, spero vi aiuteranno a fare la scelta giusta.
Sono le stesse osservazioni di prima: è da tornare dalla psichiatra dell'ASL. Forse l'atmosfera della visita all'ASL ha sembrato frettolosa, ma la sostanza che ha espresso la dottoressa nelle sue raccomandazioni è molto meno sbrigativa e minimizzante rispetto ad altri specialisti consultati. Forse ha spaventato il fatto che la dottoressa ha prescritto due farmaci e non uno..., ma non è questo il punto: se dubitate, tornate dalla dottoressa, e, se prescrive una terapia più semplice, è sempre meglio che lo faccia lei e non altri specialisti.
Può contare anche un altro fattore: il fatto stesso di sottoporsi alla visita medica o (ancora di più) medico-specialistica potrebbe incrementare l'ansia della Sua amica. Per cui, è possibile che, confrontandosi Lei con me adesso, senza l'amica che mi vede, questa ansia è molto più contenuta... Se è questo il caso, allora, vi consiglio di contattare Lei da solo la dottoressa dell'ASL, e spiegare a lei che la Sua amica è rimasta confusa (forse del fatto di due farmaci ? forse della visita stessa ?), e chiedere che cosa consiglia la dottoressa.
A questo aggiungo due l'elementi importanti.
1) Lei scrive:
<<..nessuno ha fatto una diagnosi tranne che per ansia..>>
- Gentile utente, "l'ansia" non è una diagnosi, non è una malattia, è solo un termine del linguaggio comune, oppure solo un sintomo, e descrivere la situazione della Sua amica solo in questi termini è insufficiente. Mica voi stessi non sapevate che è l'ansia e che ci vuole qualcosa che la calmi ? Voi lo sapevate. Mentre dal medico si aspetta qualcosa di più: spiegare che malattia psichica c'è dietro e come vi consiglia di curarla. Molte malattie psichiche diverse possono presentarsi con sintomi d'ansia, e fra alcune di queste malattie la cura è molto diversa. I farmaci ansiolitici vanno anche bene in molte situazioni, in molti casi senza dover differenziarle, perché gli ansiolitici è una cura "non specifica". Il fatto che la dottoressa dell'ASL ha prescritto anche un antidepressivo per me vuol dire che lei ha avuto una idea sulla diagnosi più precisa rispetto ad altri. La terapia con alcuni farmaci antidepressivi (come quello che ha prescritto la dottoressa, credo il Daparox?) è più risolutiva per una serie dei disturbi d'ansia (e si può iniziarla agevolmente anche a dosaggio molto basso, esiste la formulazione in gocce: per evitare i sintomi collaterali), mentre con la sola terapia ansiolitica c'è la possibilità di tamponare l'ansia, ma anche un maggior rischio di cronicizzazione. Voi comunque potete non essere d'accordo con la prescrizione di due farmaci, ma vi consiglio di riparlarne sempre con la dottoressa dell'ASL, perché il suo approccio è il più serio.
Se invece, si vuole dire che la Sua amica ha solo ansia..., allora non ci siamo proprio capiti, perché la Sua amica non ha solo l'ansia, ha una malattia psichica.
2) il "muco denso" è difficilmente un sintomo psichico... Può essere legato al reflusso gastro-esofageo (se c'è), ma può essere anche, ad esempio, un fenomeno allergico (soprattutto in questo periodo dell'anno) oppure ha potuto contrarre dalla madre qualche infezione. Queste ipotesi non escludono la malattia psichica, perché possono anche coesistere. Il medico di base ha visitato la Sua amica (visita medica, non solo il colloquio) ? sono stati richiesti gli esami ematochimici di controllo ? (questi esami servono anche per monitorare la terapia farmacologica che la Sua amica assumerà).
Nella mia replica precedente intendevo che la predisposizione maggiore ai problemi di salute fisica (e psichica) nella donna si manifesta in correlazione con la menopausa, ma non necessariamente nello stesso periodo della menopausa, bensì, in seguito a questa.
Spero di esservi stato utile.
vorrei che siano chiari gli obbiettivi ed i limiti di questo sito: non possiamo sostituire uno specialista che visita dal vivo, e non dovete aspettare che vi posso indicare il farmaco e la dose, perché le prescrizioni non si può fare via internet e senza aver visitato la persona.
Per cui, a voi rimane comunque scegliere fra gli specialisti che avete consultato (e, spero, senza recarsi ancora ad un altro, perché la confusione solo aumenterebbe). Tuttavia, posso fare le osservazioni che, spero vi aiuteranno a fare la scelta giusta.
Sono le stesse osservazioni di prima: è da tornare dalla psichiatra dell'ASL. Forse l'atmosfera della visita all'ASL ha sembrato frettolosa, ma la sostanza che ha espresso la dottoressa nelle sue raccomandazioni è molto meno sbrigativa e minimizzante rispetto ad altri specialisti consultati. Forse ha spaventato il fatto che la dottoressa ha prescritto due farmaci e non uno..., ma non è questo il punto: se dubitate, tornate dalla dottoressa, e, se prescrive una terapia più semplice, è sempre meglio che lo faccia lei e non altri specialisti.
Può contare anche un altro fattore: il fatto stesso di sottoporsi alla visita medica o (ancora di più) medico-specialistica potrebbe incrementare l'ansia della Sua amica. Per cui, è possibile che, confrontandosi Lei con me adesso, senza l'amica che mi vede, questa ansia è molto più contenuta... Se è questo il caso, allora, vi consiglio di contattare Lei da solo la dottoressa dell'ASL, e spiegare a lei che la Sua amica è rimasta confusa (forse del fatto di due farmaci ? forse della visita stessa ?), e chiedere che cosa consiglia la dottoressa.
A questo aggiungo due l'elementi importanti.
1) Lei scrive:
<<..nessuno ha fatto una diagnosi tranne che per ansia..>>
- Gentile utente, "l'ansia" non è una diagnosi, non è una malattia, è solo un termine del linguaggio comune, oppure solo un sintomo, e descrivere la situazione della Sua amica solo in questi termini è insufficiente. Mica voi stessi non sapevate che è l'ansia e che ci vuole qualcosa che la calmi ? Voi lo sapevate. Mentre dal medico si aspetta qualcosa di più: spiegare che malattia psichica c'è dietro e come vi consiglia di curarla. Molte malattie psichiche diverse possono presentarsi con sintomi d'ansia, e fra alcune di queste malattie la cura è molto diversa. I farmaci ansiolitici vanno anche bene in molte situazioni, in molti casi senza dover differenziarle, perché gli ansiolitici è una cura "non specifica". Il fatto che la dottoressa dell'ASL ha prescritto anche un antidepressivo per me vuol dire che lei ha avuto una idea sulla diagnosi più precisa rispetto ad altri. La terapia con alcuni farmaci antidepressivi (come quello che ha prescritto la dottoressa, credo il Daparox?) è più risolutiva per una serie dei disturbi d'ansia (e si può iniziarla agevolmente anche a dosaggio molto basso, esiste la formulazione in gocce: per evitare i sintomi collaterali), mentre con la sola terapia ansiolitica c'è la possibilità di tamponare l'ansia, ma anche un maggior rischio di cronicizzazione. Voi comunque potete non essere d'accordo con la prescrizione di due farmaci, ma vi consiglio di riparlarne sempre con la dottoressa dell'ASL, perché il suo approccio è il più serio.
Se invece, si vuole dire che la Sua amica ha solo ansia..., allora non ci siamo proprio capiti, perché la Sua amica non ha solo l'ansia, ha una malattia psichica.
2) il "muco denso" è difficilmente un sintomo psichico... Può essere legato al reflusso gastro-esofageo (se c'è), ma può essere anche, ad esempio, un fenomeno allergico (soprattutto in questo periodo dell'anno) oppure ha potuto contrarre dalla madre qualche infezione. Queste ipotesi non escludono la malattia psichica, perché possono anche coesistere. Il medico di base ha visitato la Sua amica (visita medica, non solo il colloquio) ? sono stati richiesti gli esami ematochimici di controllo ? (questi esami servono anche per monitorare la terapia farmacologica che la Sua amica assumerà).
Nella mia replica precedente intendevo che la predisposizione maggiore ai problemi di salute fisica (e psichica) nella donna si manifesta in correlazione con la menopausa, ma non necessariamente nello stesso periodo della menopausa, bensì, in seguito a questa.
Spero di esservi stato utile.
[#6]
Utente
......sono stati richiesti gli esami ematochimici di controllo ? (questi esami servono anche per monitorare la terapia farmacologica che la Sua amica assumerà)....
In realtà nn sono stati richiesti alcuni esami,...il medico di base si è limitato a suggerire il Lexotan....per quanto riguarda i test allergologici sono negativi sia per alimenti che per inalanti...Comunque proprio oggi ci siamo rivolte ad un centro nella nostra città dedicato ai problemi di ansia ecc......gestito da un equipe di psichiatri e psicologi ed è in attesa di appuntamento per iniziare una terapia con uno psichiatra psicoterapeuta in modo da affiancare alla eventuale terapia farmacologica anche un supporto psicologico....e speriamo bene.
Grazie ancora e cordiali saluti.
In realtà nn sono stati richiesti alcuni esami,...il medico di base si è limitato a suggerire il Lexotan....per quanto riguarda i test allergologici sono negativi sia per alimenti che per inalanti...Comunque proprio oggi ci siamo rivolte ad un centro nella nostra città dedicato ai problemi di ansia ecc......gestito da un equipe di psichiatri e psicologi ed è in attesa di appuntamento per iniziare una terapia con uno psichiatra psicoterapeuta in modo da affiancare alla eventuale terapia farmacologica anche un supporto psicologico....e speriamo bene.
Grazie ancora e cordiali saluti.
[#7]
Utente
Buongiorno dottor Alex, sono la diretta interessata, sto usando il profilo della mia amica perchè immagino che aprendone un'altro non sarei riuscita più a interloquire con lei che conosce già il mio problema. Sono stata da una psichiatra di un centro specializzato in terapie psichiatriche della mia città e dopo varie domande su di me e sulla mia famiglia, la dottoressa, non ha formulato una vera diagnosi ma mi ha detto che sicuramente sono ipocondriaca e che ho un disturbo d'ansia...cose che già sapevo visto che sin da bambina mi terrorizzavo per qualsiesi malattia o dolore, se avevo mal di pancia pensavo subito che fosse appendicite perchè mia nonna mi aveva raccontato che si era operata ..e così per tante innumerevoli situazioni, dove il mio unico punto di riferimento per tranquillizzarmi, era il mio medico pediatra che aveva il potere di calmarmi ed è stato il mio medico fino ai 30 anni ....poi purtroppo è morto. La terapia di questa dottoressa è stata 1 goccia di daparox da aumentare di una goccia ogni tre giorni fino ad arrivare a 20 gocce e ha aggiunto mezza compressa di Trilafon per i primi tre giorni per passare poi a una intera e devo ritornare dopo 10 giorni...In realtà non mi ha chiesto nessun esame ematico e la pregherei di dirmi quali secondo lei sarebbero opportuni, inoltre io prendo il rytmonorm per una tachicardia parossistica e ne prendo tre al giorno da 150mg, e nn so se possa esserci interazione, perchè nn ho avuto modo di poterlo chiedere e soffro di pressione generalmente bassa....La terapia mi è stata data alla fine della seduta, mentre pensavo che visto che stavamo semplicemente colloquiando, che sarei tornata x un successivo colloquio, e invece la dottoressa mi ha fatto la prescrizione e me l'ha letta e quando le ho fatto domande mi ha detto che purtroppo avevamo fatto tardi e che nn poteva dedicarmi altro tempo e di seguire la terapia per cui nn c'era più tempo e non ho avuto modo di parlarne con la dottoressa per chiederle una volta arrivata a 20 gocce di Daparox che succede? x quanto andrò avanti? Non ho ancora letto il bugiardino dei due farmaci prescritti altrimenti so che poi non li prendo, e onestamente non ho ancora deciso se prenderli, sono allergica alla parafenilendiamina e a tutti i parabeni e nn so se in questi farmaci ce ne sono, e non vorrei incorrere in reazioni spiacevoli visto che la dottoressa nn mi ha chiesto nulla sulle mie patologie ma mi ha chiesto solo se in famiglia qualcuno aveva sofferto di depressione o ansia, depressione nessuno ma x quanto riguarda l'ansia siamo tutti e tre i figli ansiosi, e ci siamo dilungate su alcuni rituali che avevo da ragazza e che poi ho eliminato tipo camminare evitando di calpestare le congiunzioni dei marciapiedi o toccare legno o ferro x allontanare eventi negativi, avere degli amuleti...cose di cui x fortuna mi sono liberata e che ora mi fanno sorridere..Quando mi ha data la prescrizione, le ho chiesto se avessi bisogno di affiancare una psicoterapia, e lei frettolosamente mi ha risposto che se voglio, la prox volta mi farà parlare con una psicologa. per prendere accordi.....e questo mi ha lasciata perplessa perchè immaginavo che fosse lei a consigliarmi cosa fare e nn io a dover decidere. Dottor Alex, in sintesi se vuole aiutarmi ancora, le chiedo vista la sua esperienza di illustrarmi quali sono le terapie farmacologiche e non, utilizzate, o consigliate per la cura dell'ipocondria non certo come prescrizione, ma solo come informazione generale e soprattutto vorrei capire a cosa serve e come agisce il Daparox? Riuscirà a correggere questo mio atteggiamento ipocondriaco verso le malattie? In che modo potrebbe migliorarmi la vita? ....Cordiali saluti
[#8]
Gentile Signora,
innanzitutto, Lei ha fatto bene di scrivermi Lei stessa.
Rispetto alla terapia farmacologica prescritta dalla Pdichiatra ed il fatto dell'assunzione del Rytmonorm,
purtroppo, non è una associazione senza rischi. Il Trilafon è un farmaco con potenziali effetti collaterali a livello del ritmo cardiaco; mentre la Paroxetina (Daparox, Dropaxin: sono alcuni dei suoi nomi commerciali) - può rallentare il metabolismo del Rytmonorm, aumentando dunque la possibilità dei suoi effetti collaterali a livello cardiaco. Le dosi di entrambi i farmaci nuovi a Lei prescritti sono abbastanza basse, perciò il rischio è minore; ma tuttavia la Psichiatra non sapeva della Sua problematica cardiaca e che Lei assume anche il Rytmonorm. Se la Psichiatra lo sapesse, forse non avrebbe prescritto gli stessi farmaci.
Dunque, ci sarà da tornare dalla Psichiatra e spiegare tutto.
Non bisogna prenderlo come un insuccesso. In realtà, sarebbe stato più anomalo se, con la Sua storia e con il Suo problema la soluzione si trovasse in una visita sola. Con le persone ipocondriache succede spesso che si fanno più e più tentativi, si parla dei farmaci, si convince, si ragiona sulla cura ottimale. E non per dubitare della cura (come, purtroppo, in questo caso), ma perché il medico deve prendere sul serio il problema del paziente ipocondriaco, deve anche dargli la sicurezza. A questo scopo servono maggiormente più incontri, anche brevi, piuttosto che uno solo incontro lungo.
Dunque, non bisogna "bruciare le tappe".
Tornando a parlare dei farmaci prescritti (la prescrizione da me criticata), vorrei sottolineare quanto è più facile per me essere "esperto" (virgolette), guardando la situazione dall'esterno, riflettendo, senza trovarmi nel contesto della visita quando il tempo e la necessità di dare la risposta "stringono" ecc. La Sua Psichiatra non è che è meno esperta di me, ma magari si può chiedere a Lei di riflettere con calma della sua nuova proposta, fornendo a lei tutta l'informazione sui Suoi problemi fisici accertati e sulle farmacoterapie rispettive. Il fatto che Lei chiederà di essere inviata dallo Psicologo faciliterebbe il lavoro della Psichiatra, perché, passando il caso allo Psicologo, la dottoressa sarà nella posizione più neutra e più obbiettiva verso il caso.
Per quanto riguarda la Psicoterapia, sicuramente Lei ha avuto una buona idea, ha fatto bene di chiederlo, e Le consiglio di mantenere la Sua determinazione di incontrare anche lo Psicologo. Mentre la Psichiatra ha fatto bene a lasciare a Lei tale decisione, perché la Psicoterapia si può fare solo se il paziente lui stesso (cioè, Lei) è motivato a farla, deve essere la decisione del paziente.
Ora rispondo ad alcune delle Sue domande:
<<..quali sono le terapie farmacologiche e non, utilizzate, o consigliate per la cura dell'ipocondria..>>
- prima di tutto serve un rapporto di fiducia e di sicurezza con il medico (e Lei stessa lo può confermare, in base alla Sua esperienza); ma non è tutto, è solo la base; io penso che, anche se non è possibile instaurare un tale rapporto da subito con uno specialista nuovo e benché non ogni specialista è adatto a tale rapporto..., Lei può richiamare dalla Sua memoria il Pediatra che La seguito per anni, e avere una maggiore sicurezza che i medici che sanno lavorare come lui esistono.
- la Psicoterapia, sicuramente. E' una psicoterapia non facile (per entrambi: psicoterapeuta e paziente), perché non bisogna mollare, bisogna cercare un approccio psicoterapeutico adatto, possibilmente con lo stesso Psicoterapeuta, senza cambiarlo, se ci si trova bene con lui/lei come persona.
- la cura farmacologica: non è risolutiva, non in tutti i casi si arriva nemmeno alla necessità della cura farmacologica. Quando ci si arriva, questo è perché il caso è abbastanza grave, perché complicato dai livelli d'ansia insopportabili, dall'abbassamento di umore o dall'assumere le idee ipocondriache le caratteristiche deliranti. In tali casi complicati la persona ha molta difficoltà a lavorare in psicoterapia, anzi, può non avere la consapevolezza della malattia. Ma bisogna anche dire che molti casi di ipocondria, sebbene non arrivano a tale gravità, sono associati ai livelli d'ansia poco gestibili dalla persona che non ha ancora imparato i metodi di gestione dell'ansia in psicoterapia.
Proseguo il tema, rispondendo alla Sua domanda successiva:
<<..a cosa serve e come agisce il Daparox? Riuscirà a correggere questo mio atteggiamento ipocondriaco verso le malattie?..>>
Pur non parlando del Daparox in particolare (perché, secondo me, non è ottimale in associazione con il Rytmonorm), parlerò di tutta la categoria dei farmaci simili (dei quali, alcuni sono più gestibili e non sarebbero rischiosi in associazione co il Rytmonorm). Mi riferisco ai farmaci del gruppo SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors: Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina). Tali farmaci prolungano l'esposizione dei neuroni alla Serotonina, portando, col tempo (alcune settimane) ad una minore sensibilità dei neuroni agli stimoli ansiogeni, e, dunque, ad maggior equilibrio emotivo. Alcune idee ipocondriache possono anche scomparire, perché viene interrotto il circolo vizioso dell'ansia che le attivava, e perché la persona, che è più calma, potrà riuscire a fare le valutazioni più obbiettive (e meno affrettate) della realtà; alcune idee ipocondriache possono comunque permanere, ma essere percepite come meno allarmanti. Infine, la tendenza a crearsi le idee ipocondriache potrà ridursi, se alla base c'era uno stato ansioso o depressivo; ma potrà non scomparire del tutto, perché per "eradicare" l'ipocondria è importante la psicoterapia.
<<..una volta arrivata a 20 gocce di Daparox che succede? x quanto andrò avanti?..>>
Dal momento che si arriva alla dose "targhet" del farmaco (la dose che, si stima, sarebbe quella efficace per il determinato paziente), si inizia ad aspettare l'effetto ottimale. Perché l'effetto ottimale può essere visto solo con la dose che è efficace, e solo dopo un certo tempo di latenza (alcune settimane), assumendo sempre la dose "targhet" [ i dosaggi precedenti, più bassi, sono usati solo per arrivare gradualmente alla dose efficace]. Dopo che gli effetti benefici del farmaco si faranno sentire, e dopo che si raggiungeranno gli obbiettivi posti per la terapia farmacologica (vedi quello che ho scritto prima), bisogna proseguire ad assumere il farmaco per "il periodo di mantenimento", che può durare un periodo di tempo anche abbastanza lungo. Trattandosi di una malattia cronica (ipocondria), anche la terapia farmacologica "di mantenimento" è cronica (come con il Rytmonorm), altrimenti si ricade. Questo non vuol dire "per sempre". Nel senso che, se la persona riesce a superare la propria malattia ipocondriaca, magari lavorandone in psicoterapia (in parallelo con l'assunzione del farmaco), in futuro si potrà valutare di andare avanti anche senza la terapia farmacologica (teoreticamente), ma solo con la psicoterapia. Dipende dal caso individuale. Tutte queste tappe non sono scontate, non vanno programmate a priori come scontate (tipo "programmare a priori di assumere il farmaco per un tot di mesi"), ma ogni passo (nella prescrizione del farmaco, nella correzione dei dosaggi ecc., compresa l'eventuale futura sospensione) deve essere monitorato dallo Psichiatra.
<<..non mi ha chiesto nessun esame ematico e la pregherei di dirmi quali secondo lei sarebbero opportuni..>>
E' possibile che la specialista non ha voluto focalizzare la Sua attenzione sulle questioni mediche... Può capitare spesso che gli esami sono normali, ma la loro esecuzione e l'aspettativa dei risultati creano più ansia di quanto sarebbe il caso. Inoltre, spesso le persone ipocondriache chiedono gli esami più volte inutilmente. Per cui, se i controlli precedenti (esami di routine) sono stati fatti non molto tempo fa, allora può aver senso semplicemente portare tali risultati alla Psichiatra (assieme con altra documentazione medica: cardiologica prima di tutto). Ma, se è passato più tempo dagli ultimi esami di controllo, conviene chiedere al Medico di Base i controlli più aggiornati + chiedere alla Psichiatra se vuole aggiungere lei la richiesta di qualche parametro in più.
innanzitutto, Lei ha fatto bene di scrivermi Lei stessa.
Rispetto alla terapia farmacologica prescritta dalla Pdichiatra ed il fatto dell'assunzione del Rytmonorm,
purtroppo, non è una associazione senza rischi. Il Trilafon è un farmaco con potenziali effetti collaterali a livello del ritmo cardiaco; mentre la Paroxetina (Daparox, Dropaxin: sono alcuni dei suoi nomi commerciali) - può rallentare il metabolismo del Rytmonorm, aumentando dunque la possibilità dei suoi effetti collaterali a livello cardiaco. Le dosi di entrambi i farmaci nuovi a Lei prescritti sono abbastanza basse, perciò il rischio è minore; ma tuttavia la Psichiatra non sapeva della Sua problematica cardiaca e che Lei assume anche il Rytmonorm. Se la Psichiatra lo sapesse, forse non avrebbe prescritto gli stessi farmaci.
Dunque, ci sarà da tornare dalla Psichiatra e spiegare tutto.
Non bisogna prenderlo come un insuccesso. In realtà, sarebbe stato più anomalo se, con la Sua storia e con il Suo problema la soluzione si trovasse in una visita sola. Con le persone ipocondriache succede spesso che si fanno più e più tentativi, si parla dei farmaci, si convince, si ragiona sulla cura ottimale. E non per dubitare della cura (come, purtroppo, in questo caso), ma perché il medico deve prendere sul serio il problema del paziente ipocondriaco, deve anche dargli la sicurezza. A questo scopo servono maggiormente più incontri, anche brevi, piuttosto che uno solo incontro lungo.
Dunque, non bisogna "bruciare le tappe".
Tornando a parlare dei farmaci prescritti (la prescrizione da me criticata), vorrei sottolineare quanto è più facile per me essere "esperto" (virgolette), guardando la situazione dall'esterno, riflettendo, senza trovarmi nel contesto della visita quando il tempo e la necessità di dare la risposta "stringono" ecc. La Sua Psichiatra non è che è meno esperta di me, ma magari si può chiedere a Lei di riflettere con calma della sua nuova proposta, fornendo a lei tutta l'informazione sui Suoi problemi fisici accertati e sulle farmacoterapie rispettive. Il fatto che Lei chiederà di essere inviata dallo Psicologo faciliterebbe il lavoro della Psichiatra, perché, passando il caso allo Psicologo, la dottoressa sarà nella posizione più neutra e più obbiettiva verso il caso.
Per quanto riguarda la Psicoterapia, sicuramente Lei ha avuto una buona idea, ha fatto bene di chiederlo, e Le consiglio di mantenere la Sua determinazione di incontrare anche lo Psicologo. Mentre la Psichiatra ha fatto bene a lasciare a Lei tale decisione, perché la Psicoterapia si può fare solo se il paziente lui stesso (cioè, Lei) è motivato a farla, deve essere la decisione del paziente.
Ora rispondo ad alcune delle Sue domande:
<<..quali sono le terapie farmacologiche e non, utilizzate, o consigliate per la cura dell'ipocondria..>>
- prima di tutto serve un rapporto di fiducia e di sicurezza con il medico (e Lei stessa lo può confermare, in base alla Sua esperienza); ma non è tutto, è solo la base; io penso che, anche se non è possibile instaurare un tale rapporto da subito con uno specialista nuovo e benché non ogni specialista è adatto a tale rapporto..., Lei può richiamare dalla Sua memoria il Pediatra che La seguito per anni, e avere una maggiore sicurezza che i medici che sanno lavorare come lui esistono.
- la Psicoterapia, sicuramente. E' una psicoterapia non facile (per entrambi: psicoterapeuta e paziente), perché non bisogna mollare, bisogna cercare un approccio psicoterapeutico adatto, possibilmente con lo stesso Psicoterapeuta, senza cambiarlo, se ci si trova bene con lui/lei come persona.
- la cura farmacologica: non è risolutiva, non in tutti i casi si arriva nemmeno alla necessità della cura farmacologica. Quando ci si arriva, questo è perché il caso è abbastanza grave, perché complicato dai livelli d'ansia insopportabili, dall'abbassamento di umore o dall'assumere le idee ipocondriache le caratteristiche deliranti. In tali casi complicati la persona ha molta difficoltà a lavorare in psicoterapia, anzi, può non avere la consapevolezza della malattia. Ma bisogna anche dire che molti casi di ipocondria, sebbene non arrivano a tale gravità, sono associati ai livelli d'ansia poco gestibili dalla persona che non ha ancora imparato i metodi di gestione dell'ansia in psicoterapia.
Proseguo il tema, rispondendo alla Sua domanda successiva:
<<..a cosa serve e come agisce il Daparox? Riuscirà a correggere questo mio atteggiamento ipocondriaco verso le malattie?..>>
Pur non parlando del Daparox in particolare (perché, secondo me, non è ottimale in associazione con il Rytmonorm), parlerò di tutta la categoria dei farmaci simili (dei quali, alcuni sono più gestibili e non sarebbero rischiosi in associazione co il Rytmonorm). Mi riferisco ai farmaci del gruppo SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors: Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina). Tali farmaci prolungano l'esposizione dei neuroni alla Serotonina, portando, col tempo (alcune settimane) ad una minore sensibilità dei neuroni agli stimoli ansiogeni, e, dunque, ad maggior equilibrio emotivo. Alcune idee ipocondriache possono anche scomparire, perché viene interrotto il circolo vizioso dell'ansia che le attivava, e perché la persona, che è più calma, potrà riuscire a fare le valutazioni più obbiettive (e meno affrettate) della realtà; alcune idee ipocondriache possono comunque permanere, ma essere percepite come meno allarmanti. Infine, la tendenza a crearsi le idee ipocondriache potrà ridursi, se alla base c'era uno stato ansioso o depressivo; ma potrà non scomparire del tutto, perché per "eradicare" l'ipocondria è importante la psicoterapia.
<<..una volta arrivata a 20 gocce di Daparox che succede? x quanto andrò avanti?..>>
Dal momento che si arriva alla dose "targhet" del farmaco (la dose che, si stima, sarebbe quella efficace per il determinato paziente), si inizia ad aspettare l'effetto ottimale. Perché l'effetto ottimale può essere visto solo con la dose che è efficace, e solo dopo un certo tempo di latenza (alcune settimane), assumendo sempre la dose "targhet" [ i dosaggi precedenti, più bassi, sono usati solo per arrivare gradualmente alla dose efficace]. Dopo che gli effetti benefici del farmaco si faranno sentire, e dopo che si raggiungeranno gli obbiettivi posti per la terapia farmacologica (vedi quello che ho scritto prima), bisogna proseguire ad assumere il farmaco per "il periodo di mantenimento", che può durare un periodo di tempo anche abbastanza lungo. Trattandosi di una malattia cronica (ipocondria), anche la terapia farmacologica "di mantenimento" è cronica (come con il Rytmonorm), altrimenti si ricade. Questo non vuol dire "per sempre". Nel senso che, se la persona riesce a superare la propria malattia ipocondriaca, magari lavorandone in psicoterapia (in parallelo con l'assunzione del farmaco), in futuro si potrà valutare di andare avanti anche senza la terapia farmacologica (teoreticamente), ma solo con la psicoterapia. Dipende dal caso individuale. Tutte queste tappe non sono scontate, non vanno programmate a priori come scontate (tipo "programmare a priori di assumere il farmaco per un tot di mesi"), ma ogni passo (nella prescrizione del farmaco, nella correzione dei dosaggi ecc., compresa l'eventuale futura sospensione) deve essere monitorato dallo Psichiatra.
<<..non mi ha chiesto nessun esame ematico e la pregherei di dirmi quali secondo lei sarebbero opportuni..>>
E' possibile che la specialista non ha voluto focalizzare la Sua attenzione sulle questioni mediche... Può capitare spesso che gli esami sono normali, ma la loro esecuzione e l'aspettativa dei risultati creano più ansia di quanto sarebbe il caso. Inoltre, spesso le persone ipocondriache chiedono gli esami più volte inutilmente. Per cui, se i controlli precedenti (esami di routine) sono stati fatti non molto tempo fa, allora può aver senso semplicemente portare tali risultati alla Psichiatra (assieme con altra documentazione medica: cardiologica prima di tutto). Ma, se è passato più tempo dagli ultimi esami di controllo, conviene chiedere al Medico di Base i controlli più aggiornati + chiedere alla Psichiatra se vuole aggiungere lei la richiesta di qualche parametro in più.
[#9]
Utente
Grazie dottore lei è veramente bravo, ha un approccio paziente, rassicurante ed esauriente!!!, l'unico forse su questo sito che nn ha avuto paura di darmi delle delucidazioni e dei consigli chiari e comprensibili! Peccato che lei sia così distante da me che sn in prov di Bg,..... rettifico una cosa x cui forse mi sono spiegata male, la dottoressa sapeva benissimo che sto assumendo il Rytmonorm perchè mi ha chiesto all'inizio della seduta che malattie avessi avuto e che farmaci prendessi, per scrivere una cartella....mentre alla fine della seduta, la dottoressa non mi ha dato il tempo di chiederle se i farmaci che mi ha assegnati fossero compatibili col rytmonorm, dicendomi solo di stare tranquilla , che lei nn aveva più tempo, di seguire la terapia e che la prox volta avrei parlato con la psicologa....Questo non fa che rafforzare la mia impressione ed intuizione, sul fatto che la dottoressa fosse molto giovane, credo sui 30 anni o poco più, e che sicuramente non ha ancora maturata in buona fede la giusta esperienza in questo settore...Ora per non interferire e offenderla proverò a richiamarla per dirle con tatto che il mio medico di base, ha pensato che l'associazione del Daparox e del Trilafon col Rytmonorm non è delle migliori e starò a sentire cosa mi dice, e dalla sua reazione, risposta e competenza, deciderò se continuare con lei o cercare un'altra/o psichiatra....solo che qui tra Treviglio e Bergamo non è facile districarsi nella giusta scelta....quantomeno mi servirà l'indicazione dei farmaci del gruppo SSRI che mi ha dato lei, per capire se avrò davanti il medico giusto....e pensare che fino ad agosto scorso abbiamo vissuto per un anno a Genova !!! e ora abbiamo degli amici e ci torniamo sporadicamente....ma nn assiduamente da poter iniziare un percorso... Che sfiga, non mi poteva venire prima questa crisi???!!! Ho visto che lei è su facebook....Grazie ancora di cuore.
[#10]
Gentile utente,
La ringrazio per i complimenti che mi fa, ma devo far presente che il mio aiuto via internet (o comunque a distanza) si limita a quello che ha già fatto. Il mio obbiettivo su questo sito non è quello che ogni consulto del quale la persona è contenta si trasformasse in un rapporto medico-paziente dal vivo. Ciò succede in alcuni casi, ma nella stragrande maggioranza dei casi la persona abita nel proprio contesto lontano da me, e l'obbiettivo è piuttosto aiutare alla persona a trovare le vie adatte in tale suo contesto; e, se da una parte è importante dare le informazioni a tutela della salute della persona, dall'altra parte è anche importante non distruggere ma rinforzare i rapporti con i professionisti che si stanno avviando.
Per quanto riguarda il Suo progetto di dire alla Psichiatra che l'associazione è stata sconsigliata dal medico di base, secondo me, è un passo scorretto, se non corrisponde alla verità. Piuttosto ha senso consultare il medico di base per davvero, chiedendo il suo parere; e comunque nulla vieta di dire (sia al medico di base, sia alla Psichiatra) che Lei ha chiesto un consulto sul nostro sito, perché ci sono state le cose per Lei non chiare. Questo sito non è ovviamente un servizio medico che può prescrivere o sospendere le cure, ma è un servizio di informazione. Anche nel caso nel quale Lei avesse letto le stesse cose (che Le ho scritto) per conto Suo da qualche parte, Lei avrebbe il diritto di dire ai Suoi medici che ha un dubbio e non si sente di assumere questa terapia. Allora, magari lo specialista capirà che bisogna dedicare più attenzione (altrimenti Lei la cerca dall'altra parte). Quando si può dire la verità, è meglio dire la verità.
Per quanto riguarda il mettere alla prova la specialista, anche qui sono dispiaciuto di tale atteggiamento; perché ogni rapporto del medico con un paziente è una prova, ma se noi iniziamo proprio a studiare come è meglio mettere il medico alla prova, vuol dire che c'è nel rapporto una buona dose di sfiducia. Queste "prove" non sono positive per il rapporto con il medico e nemmeno per la malattia che si cerca do curare. Piuttosto, avrebbe senso chiarirlo con la Dottoressa che Lei forse è molto attenta ai potenziali effetti dei farmaci, che questo episodio L'ha resa ancora più scettica, e che magari si prendere tempo per quanto riguarda i farmaci. Nel mentre, mi sembra presto tagliare i rapporti con loro, perché magari hanno uno psicologo/ una psicologa con il quale Lei si troverà bene. Forse sarà il caso di fare qualche incontro con lo psicologo prima di rimettersi a cercare la terapia farmacologica. Starà a Lei a deciderlo.
Per quanto riguarda il Facebook, non si offenda, ma non è il caso comunicare con me via Facebook. Noi non siamo amici, ma ci sono i ruoli professionali.
un saluto
La ringrazio per i complimenti che mi fa, ma devo far presente che il mio aiuto via internet (o comunque a distanza) si limita a quello che ha già fatto. Il mio obbiettivo su questo sito non è quello che ogni consulto del quale la persona è contenta si trasformasse in un rapporto medico-paziente dal vivo. Ciò succede in alcuni casi, ma nella stragrande maggioranza dei casi la persona abita nel proprio contesto lontano da me, e l'obbiettivo è piuttosto aiutare alla persona a trovare le vie adatte in tale suo contesto; e, se da una parte è importante dare le informazioni a tutela della salute della persona, dall'altra parte è anche importante non distruggere ma rinforzare i rapporti con i professionisti che si stanno avviando.
Per quanto riguarda il Suo progetto di dire alla Psichiatra che l'associazione è stata sconsigliata dal medico di base, secondo me, è un passo scorretto, se non corrisponde alla verità. Piuttosto ha senso consultare il medico di base per davvero, chiedendo il suo parere; e comunque nulla vieta di dire (sia al medico di base, sia alla Psichiatra) che Lei ha chiesto un consulto sul nostro sito, perché ci sono state le cose per Lei non chiare. Questo sito non è ovviamente un servizio medico che può prescrivere o sospendere le cure, ma è un servizio di informazione. Anche nel caso nel quale Lei avesse letto le stesse cose (che Le ho scritto) per conto Suo da qualche parte, Lei avrebbe il diritto di dire ai Suoi medici che ha un dubbio e non si sente di assumere questa terapia. Allora, magari lo specialista capirà che bisogna dedicare più attenzione (altrimenti Lei la cerca dall'altra parte). Quando si può dire la verità, è meglio dire la verità.
Per quanto riguarda il mettere alla prova la specialista, anche qui sono dispiaciuto di tale atteggiamento; perché ogni rapporto del medico con un paziente è una prova, ma se noi iniziamo proprio a studiare come è meglio mettere il medico alla prova, vuol dire che c'è nel rapporto una buona dose di sfiducia. Queste "prove" non sono positive per il rapporto con il medico e nemmeno per la malattia che si cerca do curare. Piuttosto, avrebbe senso chiarirlo con la Dottoressa che Lei forse è molto attenta ai potenziali effetti dei farmaci, che questo episodio L'ha resa ancora più scettica, e che magari si prendere tempo per quanto riguarda i farmaci. Nel mentre, mi sembra presto tagliare i rapporti con loro, perché magari hanno uno psicologo/ una psicologa con il quale Lei si troverà bene. Forse sarà il caso di fare qualche incontro con lo psicologo prima di rimettersi a cercare la terapia farmacologica. Starà a Lei a deciderlo.
Per quanto riguarda il Facebook, non si offenda, ma non è il caso comunicare con me via Facebook. Noi non siamo amici, ma ci sono i ruoli professionali.
un saluto
[#11]
Utente
Buonasera dottor Gukov, mi rendo conto che è davvero difficile dare un'impressione giusta e completa di noi stessi in questo contesto, e anche se le ho risposto di botto, sono anche una persona equilibrata, corretta e con buon senso, ho inquadrato perfettamente lo scopo di questo sito e infatti cercavo solo dei giusti chiarimenti, che finalmente lei mi ha dato, e di questo la ringrazio e non mi riferisco solo all'eventuale incompatibilità di terapie...è ovvio che ne parlerò con un medico, e in questo caso col cardiologo, visto che il mio medico di base è poco esperto di questi farmaci e so già che lui stesso mi dirà di chiedere al cardiologo e seanche il cardiologo sarà del suo stesso parere circa la terapia assegnatami....come comunicarlo alla psichiatra è un problema che mi porrò al momento di comunicarglielo visto che se io non fossi stata diciamo " accorta ",nell'informarmi, avrei preso la terapia datami andando incontro forse ad eventuali reazioni...e la psichiatra in oggetto conosceva perfettamente la terapia che sto assumendo, ed è responsabile delle sue azioni, per cui il medico è lei e lei doveva tutelarmi, tuttavia non sono così inflessibile e non sto sparando a zero su nessuno, mi riservo solo la possibilità di decidere se portare avanti il rapporto, in base a come si porrà la dottoressa nei miei confronti.....non sono in grado ovviamente di giudicare un medico, ma sono molto attenta ad infinite sfumature e i miei 58 anni, assieme a una certa ipersensibilità, qualche anno di teatro e esperienze varie, generalmente mi permettono di capire chi ho difronte leggendo ed interpretando appunto le sfumature...finora con pochi margini di errore, ma comunque sempre pronta a ricredermi e a fare intelligentemente " mea culpa", senza stupide rigidità, questo solo per dirle che la dottoressa mi è sembrata molto volenterosa e in buona fede,...ma con un curriculum davvero alle prime armi, il centro, una volta visto dall'interno, mi è sembrato più un centro ricreativo, tutti giovanissimi, simpaticissimi, si occupano dalla dietologia, all'osteopatia, psichiatria, fisioterapia, massaggi ecc..e forse non ho scelto il centro giusto.... cmq mi riservo appunto di rivedere il rapporto seguendo anche i suoi ulteriori consigli......Per quanto riguarda un rapporto con lei dal vivo, purtroppo appunto non è possibile data la lontananza, mi piace come lei ragiona, anche se mi ha redarguita,con tatto e in maniera costruttiva, .. mentre per quanto riguarda facebook, non si offenda lei, ma davvero non era mia intenzione stringere amicizia con lei, inficiando il ruolo medico-paziente, ma cercavo solo un territorio diciamo più libero per chiederle se per caso nelle mie vicinanze da Milano a Bergamo..conosceva qualche collega di fiducia ed esperienza a cui rivolgermi senza incappare in centri che sorgono come funghi mettendo assieme giovani e forse futuri professionisti....oppure in professionisti da 250 euro a seduta.... Cordiali saluti e grazie ancora
[#12]
Gentile Signora,
non volevo offenderLa, mi sono espresso male usando la frase "non siamo amici". Intendevo che preferisco di non essere contattato tramite il facebook. Piuttosto, per l'informazione che Lei chiede, si poteva chiamarmi direttamente sul cellulare che compare nella mia scheda, ma temo che sarei stato poco utile, perché gli specialisti a Milano e nelle zone da Lei citate - non li conosco direttamente, a parte alcuni specialisti iscritti anche loro su questo sito.
non volevo offenderLa, mi sono espresso male usando la frase "non siamo amici". Intendevo che preferisco di non essere contattato tramite il facebook. Piuttosto, per l'informazione che Lei chiede, si poteva chiamarmi direttamente sul cellulare che compare nella mia scheda, ma temo che sarei stato poco utile, perché gli specialisti a Milano e nelle zone da Lei citate - non li conosco direttamente, a parte alcuni specialisti iscritti anche loro su questo sito.
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 36.6k visite dal 21/04/2015.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.