Psichiatra e psicologo in disaccordo sul trattamento

Salve. Riprovo qui nella speranza che un Vostro consiglio mi sia utile per muovermi e prendere un'iniziativa concreta. Da più di un anno sono in cura presso uno psicologo che anche questa settimana mi ha ribadito la sua sensazione di essere sempre fermi nello stesso punto. Io lamento la mia scarsissima concentrazione e continui alti e bassi che mi dirottano ogni progetto, che sono coerenti con la diagnosi di disturbo borderline (onestamente non lo so, se è veramente quello). Ho visto due volte uno specialista [prima di un ricovero - dopo il ricovero] il quale mi dice (senza approfondire, senza domandare) che per quello che ho non mi può dare niente. Io ero anche contenta, ma sono stanca, esausta ed esasperata da me stessa. Lo psicologo mi dice che se non sono capace di trovare la forza da sola è necessario un altro tipo di aiuto. Ma quando mi ritrovo davanti il medico psichiatra, sarà che non accetto di avere davanti un medico psichiatra, io comincio a rassicurarlo del fatto che va tutto bene, qualche crisetta, ogni tanto, niente di che. Lo faccio anche adesso, voglio sembrare equilibrata, eppure ieri per una banalità ho cominciato a urlare e sbattere i pugni e sono scappata da casa scalza. A seguito del ricovero mi sono stati prescritti: olanzapina e tranquirit, che non ho preso perché non essendo stata visitata... diffidavo. in ogni caso erano da assumere provvisoriamente. Ho atteso la visita, prima di iniziare una cura (che avrei seguito volentieri), ma il medico riteneva che la cura fosse parlare. Adesso, qualcuno metta d'accordo queste teste: i medici dell'ospedale mi prescrivono qualcosa, il medico del DSM dice che non mi può prescrivere niente, lo psicologo suggerisce che mi si dovrebbe almeno stabilizzare l'umore. Avevo fatto un'altra visita psichiatrica, ma quell'altro medico concluse: è lo stress. Io ho paura dei farmaci, ma anche di me stessa. Non so se non voglio stare bene o se non ne sono capace. Non voglio concentrarmi o non so concentrarmi? Non lo capisco, e questi pareri così discordanti non mi sono d'aiuto
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Gentile utente,

Se è stata ricoverata è stata evidentemente visitata dai medici dell'ospedale. E mi sembra che la prescrizione torni con il tipo di diagnosi (poi sulla diagnosi di borderline non tutti sono d'accordo, qualcuno usa termini diversi, ma comunque una delle possibili cure è quella). Che un altro specialista dica che "non può" prescrivere niente non è molto comprensibile, cioè non si capisce perché non possa.
Per quanto concerne lo psicologo, la terapia non consiste nel "parlare", se mai in tecniche specifiche di interazione psicologica che possono comprendere il parlare, ma non così in generale. La forza di reagire è un modo di dire e non una funzione biologica.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Il medico psichiatra che mi ha visitata dopo il ricovero mi ha detto di non poter prescrivere farmaci, dato il tipo di problema. E' stato lui a dire, chiaramente in modo semplificato e alleggerito, che quello che avevo da fare era "parlare". riferendosi alla psicoterapia. Lui sostiene che la terapia farmacologica non faccia per me, ma non ha approfondito il problema. All'ospedale non sono stata visitata perché il giorno dopo, essendomi "rinsavita" ho richiesto di essere dimessa. In conclusione mi hanno dimessa due giorni dopo, ma nessuno dei medici ha parlato con me. Si sono limitati a prendere atto della diagnosi che io ho comunicato (non avrei dovuto). Diagnosi venuta fuori da un test proposto dallo psicologo, che non è psichiatra. Il medico si è limitato a dirmi: siete i pazienti più difficili perché non ci ascoltate... che le capacità le ho ma le sto sprecando, e poi infine mi ha detto che se avessi voluto sarei potuta tornare. Mi ha detto anche che lui e i suoi colleghi non hanno riso di me soltanto perché conoscono la sofferenza che c'è dietro e i motivi, "però, pensaci, obiettivamente non fai ridere?". io, ripeto, sarei anche contenta di non dover prendere niente. Solo che dall'altra parte si ritiene che i miei "progressi" si siano fermati e che ci sia bisogno di un supporto farmacologico. Io che poteri di recupero ho, in tutto questo? posso farcela da sola? dipende da me? questo chiedo
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Gentile utente,

Sta di fatto che però all'ospedale l'hanno dimessa con una cura, basata sulla diagnosi.

Quando uno è malato non dipende da lui, qualunque malattia abbia. E' vero che il paziente con problemi di instabilità umorale e comportamentale è di difficile gestione, perché cambia continuamente idea, non segue abbastanza le cure, e vive in maniera problematica una serie di fattori che ritiene di dover correggere in tempo reale, ma in cui tende anche a coinvolgersi alla ricerca di stimoli.

Peccato che si sia cancellato dal sito. La cura è stata data, e un medico che l'ha prescritta esiste.Può comunque chiedere un secondo parere ad un medico esperto in disturbi dell'umore, che dovrebbe conoscere le cure indicate in questi casi e magari rivedere la diagnosi.
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