Antidepressivi psicoterapia e soluzioni
Mi hanno diagnosticato il doc e ho fatto un ciclo di psicoterapia con famaci. Per un periodo sono stato meglio ma ho sempre avuto un sottofondo disturbante che però ho tenuto sotto controllo con strategie mentali e pazienza. Da un anno a questa parte anche per motivi di stress lavorativo i disturbi si sono ripresentati. Lo specialista mi ha dato sertralina ma sono stato sempre refrattario ai farmaci, non tanto ideologicamente quanto fisicamente. Sento molto forti gli effetti indesiderati e sono quasi convinto di poter sopperire ai miei problemi con il ragionamento e il buon senso. Ma potrei anche sbagliarmi e sopravvalutare le mie capacità. Ma la sertralina mi ha reso triste e indotto uno strano senso di estraneità. La prendo da una settimana. Nel caso per toglierla devo farlo gradualmente essendo solo una pastiglia da 50 ml. presa solo la metà finora oppure posso interrompere anche subito? La domanda si riferisce agli eventuali effetti collaterali da sospensione non ad un giudizio deontologico. So che per quello bisognerebbe consultare il medico. Meglio tentare di sopperire ad un momento di fatica con le proprie risorse oppure affidarsi a farmaci quantomeno invasivi?
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Gentile utente,
Non specifica le dosi e i medicinali assunti (anche prima sertralina o altri ?). Essere refrattario ai medicinali significa non rispondere nonostante dosi teoricamente efficaci, e varia per ogni farmaco. Non sopportarli è un altro discorso. Invece essere convinto di poter sopperire ai disturbi con il ragionamento e il buon senso è semplicemente una sciocchezza. Anche l'illusione di tenere sotto controllo le cose con strategie mentali è fasulla: le strategie mentali efficaci già sono un sintomo di benessere relativo.
La risposta alla sertralina non si verifica solitamente a 50 mg e comunque non certo a una settimana. Non vi sono pertanto ragioni di parlare di inefficacia né di ragionare sulla tollerabilità, perché inizialmente non si ha risposta e possono peggiorare alcuni sintomi.
Non specifica le dosi e i medicinali assunti (anche prima sertralina o altri ?). Essere refrattario ai medicinali significa non rispondere nonostante dosi teoricamente efficaci, e varia per ogni farmaco. Non sopportarli è un altro discorso. Invece essere convinto di poter sopperire ai disturbi con il ragionamento e il buon senso è semplicemente una sciocchezza. Anche l'illusione di tenere sotto controllo le cose con strategie mentali è fasulla: le strategie mentali efficaci già sono un sintomo di benessere relativo.
La risposta alla sertralina non si verifica solitamente a 50 mg e comunque non certo a una settimana. Non vi sono pertanto ragioni di parlare di inefficacia né di ragionare sulla tollerabilità, perché inizialmente non si ha risposta e possono peggiorare alcuni sintomi.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
"Nel caso per toglierla devo farlo gradualmente essendo solo una pastiglia da 50 ml. presa solo la metà finora oppure posso interrompere anche subito? La domanda si riferisce agli eventuali effetti collaterali da sospensione non ad un giudizio deontologico."
il punto è che conoscendo le linee guida del sito dovrebbe proprio evitare di fare una richiesta prescrittiva.
Questo non perché viene fornita una motivazione (e non un giudizio) deontologica ma perché ad una risposta negata poi, spesso, si scatena l'ira di chi non ha ottenuto la risposta desiderata.
il punto è che conoscendo le linee guida del sito dovrebbe proprio evitare di fare una richiesta prescrittiva.
Questo non perché viene fornita una motivazione (e non un giudizio) deontologica ma perché ad una risposta negata poi, spesso, si scatena l'ira di chi non ha ottenuto la risposta desiderata.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
Utente
Lo specialista mi ha dato sertralina 50 mg. ogni mattina ( per iniziare mi ha consigliato di prenderne la metà per qualche giorno) più en la mattina e la sera 10 gocce.
A parte la mia scarsa tollerabilità ai farmaci mi sono semplicemente chiesto se alla fine ne ho davvero bisogno dal momento che ho superato i quarant'anni e il doc per sentito dire e' un disturbo cronico. In precedenza ho provato seroxat e poi cipralex. Siccome i miei problemi sono più inerenti al pensiero che alle compulsioni, i farmaci in questo caso a che servono? a stordire il paziente in modo tale da renderlo meno reattivo?
Perché dice che e' una sciocchezza sopperire ai disturbi con il ragionamento. La psicoterapia cognitivo comportamentale non servirebbe a niente allora?
A parte la mia scarsa tollerabilità ai farmaci mi sono semplicemente chiesto se alla fine ne ho davvero bisogno dal momento che ho superato i quarant'anni e il doc per sentito dire e' un disturbo cronico. In precedenza ho provato seroxat e poi cipralex. Siccome i miei problemi sono più inerenti al pensiero che alle compulsioni, i farmaci in questo caso a che servono? a stordire il paziente in modo tale da renderlo meno reattivo?
Perché dice che e' una sciocchezza sopperire ai disturbi con il ragionamento. La psicoterapia cognitivo comportamentale non servirebbe a niente allora?
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Può fare tutte le domande che vuole che non siano finalizzate ad ottenere indicazioni prescrittive on line.
Il problema è che non solo viene fatta la domanda ma si pretende anche una risposta sapendo che non è possibile ottenerla, spesso con offese o con inappropriati riferimenti alla deontologia, al giuramento di Ippocrate, ed alla professione di medico.
Il problema è che non solo viene fatta la domanda ma si pretende anche una risposta sapendo che non è possibile ottenerla, spesso con offese o con inappropriati riferimenti alla deontologia, al giuramento di Ippocrate, ed alla professione di medico.
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Utente
Del resto penso che un utente che scrive on line abbia questo tipo di esigenza. Sono probabilmente delle persone che sono indecise se recarsi o meno da uno specialista oppure che non hanno tempo o che per ansia cercano delle risposte subitanee. Penso io. Da parte mia l'unico post un po' aggressivo l'ho scritto in risposta di un consulto di un vostro collega che scriveva di provare compassione per un paziente ( ho letto per caso il post) e ad una mia domanda circa la sua risposta ha fatto dell'ironia sulla quantità di farmaco prescrittomi dal medico. Mi sembrava quasi doveroso scrivergli. Tuttora non ho capito la sua risposta. Prima ha scritto che non dovevo passare il tempo a contare farmaci e che anche la psicoterapia poteva essere controproducente. Io di farmaci ne prendo solo due. Sertralina più EN in dosi quasi omeopatiche. Infine mi ha consigliato una psicoterapia. Non so se per sarcasmo o seriamente. L'ho ringraziato per il consiglio. E' chiaro che nel vostro caso e' diverso che chiedere suggerimenti su come togliersi un callo.
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"Siccome i miei problemi sono più inerenti al pensiero che alle compulsioni, i farmaci in questo caso a che servono? a stordire il paziente in modo tale da renderlo meno reattivo?"
Non vedo la linea del ragionamento. Comunque se ha problemi di pensiero, i farmaci servono per il pensiero. Modificare la forma ossessiva di un pensiero significa rendere una persona meno reattiva ? E perché mai ?
Il punto è questo: se assume medicinali in quantità basse non si prevede abbia risultati, esistono apposta le dosi di riferimento, che il medico conosce. Purtroppo se il paziente mette le mani avanti per ragioni ideologiche, o scambia gli iniziali effetti per problemi di tollerabilità, anche perché "teme" cose tipo essere rincretinito dai farmaci, il medico "rischia" di raggiungere un compromesso con dosi basse, il che è solitamente inutile.
Lei parlava da un lato di problemi di tollerabilità, ma poi sembrava far riferimento agli effetti iniziali, per il resto diceva di non avere remore ideologiche, ma poi esprimeva appunto un pregiudizio ideologico, cioè che "gli psicofarmaci" (già in sé termine ideologico) servano a intontire il paziente, il che non avrebbe un senso logico.
Ora, il problema di fondo è che il cervello "non si vede", si ragiona come se non ci fosse, per questo poi uno si chiede: "se il problema è il pensiero dove potranno mai agire i medicinali" ? Fa i conti senza il cervello, che è lì con tutti i suoi circuiti e le sue parti a produrre il pensiero, con le sue forme e i suoi contenuti vari. Infine, uno si "inventa" fantomatiche funzioni non si sa bene localizzate dove con cui uno controlla il cervello quando funziona male, come se ciò non accadesse già a cose normali, peccato che quando non basta non resta che curarsi, aspettare che passi, o subire il tutto.
Non vedo la linea del ragionamento. Comunque se ha problemi di pensiero, i farmaci servono per il pensiero. Modificare la forma ossessiva di un pensiero significa rendere una persona meno reattiva ? E perché mai ?
Il punto è questo: se assume medicinali in quantità basse non si prevede abbia risultati, esistono apposta le dosi di riferimento, che il medico conosce. Purtroppo se il paziente mette le mani avanti per ragioni ideologiche, o scambia gli iniziali effetti per problemi di tollerabilità, anche perché "teme" cose tipo essere rincretinito dai farmaci, il medico "rischia" di raggiungere un compromesso con dosi basse, il che è solitamente inutile.
Lei parlava da un lato di problemi di tollerabilità, ma poi sembrava far riferimento agli effetti iniziali, per il resto diceva di non avere remore ideologiche, ma poi esprimeva appunto un pregiudizio ideologico, cioè che "gli psicofarmaci" (già in sé termine ideologico) servano a intontire il paziente, il che non avrebbe un senso logico.
Ora, il problema di fondo è che il cervello "non si vede", si ragiona come se non ci fosse, per questo poi uno si chiede: "se il problema è il pensiero dove potranno mai agire i medicinali" ? Fa i conti senza il cervello, che è lì con tutti i suoi circuiti e le sue parti a produrre il pensiero, con le sue forme e i suoi contenuti vari. Infine, uno si "inventa" fantomatiche funzioni non si sa bene localizzate dove con cui uno controlla il cervello quando funziona male, come se ciò non accadesse già a cose normali, peccato che quando non basta non resta che curarsi, aspettare che passi, o subire il tutto.
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Utente
La linearità c'è nel mio ragionamento, magari può essere imprecisa o soggettiva.
Non vedo cosa ci sia di ideologico nel chiamare psicofarmaci degli antidepressivi. Perché a quale categoria apparterrebbero secondo la sua esperienza? A prescindere, che tali farmaci intontiscono e' abbastanza risaputo. In genere tale effetto non smaltisce completamente nemmeno dopo tempo.
Per quanto concerne le quantità le vorrei far notare che 50 mg. e' la prescrizione base contenuta nel foglio descrittivo del medicinale. Quindi più che bassa direi iniziale ma non inutile. Il medico e' lei io mi baso su quanto c'è scritto nel farmaco. Ciò non significa che lo specialista qualora lo riterrà opportuno ( nella visita di controllo) aumenterà il dosaggio Può essere vero quanto dice circa la riluttanza del medico nel prescrivere dosaggi più alti a persone che come me sentono molto gli effetti collaterali. Per reattività intendevo appunto quella sensazione di lieve torpore che in genere caratterizza chi assume questi farmaci. Forse non sembrerà a lei o ai suoi colleghi ma assumere sertralina seppure in dosi minime in effetti da sonnolenza specie se uno lavora e deve essere vigile nelle sua mansioni. E' chiaro che se uno si vuole curare deve seguire la cura, ed e' ciò che sto facendo. Del resto ho letto in giro che esiste una certa statistica di persone con disturbo doc che faticano a seguire le cure farmacologiche proprio a causa della sensazione altalenante che da questo problema. Si passa da momenti normali e adeguati ad altri nei quali l'ansia si inasprisce generando appunto le compulsioni ossessive. La coscienza rimane intatta e la parte che osserva non si riconosce nelle eventuali stranezze di pensiero. Questo dal punto di vista del paziente rende difficile seguire la cura se non nei momenti di particolare stress. Ma queste sono solo parole, vi ringrazio per i suggerimenti.
Non vedo cosa ci sia di ideologico nel chiamare psicofarmaci degli antidepressivi. Perché a quale categoria apparterrebbero secondo la sua esperienza? A prescindere, che tali farmaci intontiscono e' abbastanza risaputo. In genere tale effetto non smaltisce completamente nemmeno dopo tempo.
Per quanto concerne le quantità le vorrei far notare che 50 mg. e' la prescrizione base contenuta nel foglio descrittivo del medicinale. Quindi più che bassa direi iniziale ma non inutile. Il medico e' lei io mi baso su quanto c'è scritto nel farmaco. Ciò non significa che lo specialista qualora lo riterrà opportuno ( nella visita di controllo) aumenterà il dosaggio Può essere vero quanto dice circa la riluttanza del medico nel prescrivere dosaggi più alti a persone che come me sentono molto gli effetti collaterali. Per reattività intendevo appunto quella sensazione di lieve torpore che in genere caratterizza chi assume questi farmaci. Forse non sembrerà a lei o ai suoi colleghi ma assumere sertralina seppure in dosi minime in effetti da sonnolenza specie se uno lavora e deve essere vigile nelle sua mansioni. E' chiaro che se uno si vuole curare deve seguire la cura, ed e' ciò che sto facendo. Del resto ho letto in giro che esiste una certa statistica di persone con disturbo doc che faticano a seguire le cure farmacologiche proprio a causa della sensazione altalenante che da questo problema. Si passa da momenti normali e adeguati ad altri nei quali l'ansia si inasprisce generando appunto le compulsioni ossessive. La coscienza rimane intatta e la parte che osserva non si riconosce nelle eventuali stranezze di pensiero. Questo dal punto di vista del paziente rende difficile seguire la cura se non nei momenti di particolare stress. Ma queste sono solo parole, vi ringrazio per i suggerimenti.
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Gentile utente,
Psicofarmaci è un termine generico, appunto antidepressivi già definisce ciò di cui stiamo parlando, almeno meglio. Altrimenti psicofarmaci è un gruppo eterogeneo di medicinali che possono non avere niente a che vedere gli uni con gli altri, così come le malattie per cui uno li può usare.
"A prescindere, che tali farmaci intontiscono e' abbastanza risaputo. " Ecco appunto questa è una sciocchezza, che non si sa a cosa si riferisca, se agli antidepressivi oppure agli "psicofarmaci" (che non essendo niente di preciso, corrispondono più ad un pregiudizio che non ad altro).
Non risultano lievi torpori come stati frequenti in chi assume sertralina, per cui se Lei la sopporta male nonostante tempi e dosi adeguate, o anche a dosi basse, allora si pone il problema se mai di usare cose che sopporta meglio, come per tutti gli altri farmaci.
Non è che l'ansia si inasprisca e genera le compulsioni o le ossessioni, l'ansia accompagna o precede questi altri aspetti, è il cervello che produce i sintomi, non i sintomi che si producono uno con l'altro. La coscienza non è coinvolta, ma neanche può farci niente. Le persone con doc spesso scambiano la preoccupazione per il funzionamento mentale con qualcosa di diverso dalle ossessioni, quando spesso è proprio questa l'ossessione numero 1. L'idea di controllo è un fondo comune sia ai pensieri utili che a quelli inutili e ossessivi, in quelli ossessivi diviene rigida e produce dei comportamenti sostanzialmente ridondanti, come i rituali. La persona può essere convinta di poterne uscire controllando il controllo, e questo di solito non funziona.
Psicofarmaci è un termine generico, appunto antidepressivi già definisce ciò di cui stiamo parlando, almeno meglio. Altrimenti psicofarmaci è un gruppo eterogeneo di medicinali che possono non avere niente a che vedere gli uni con gli altri, così come le malattie per cui uno li può usare.
"A prescindere, che tali farmaci intontiscono e' abbastanza risaputo. " Ecco appunto questa è una sciocchezza, che non si sa a cosa si riferisca, se agli antidepressivi oppure agli "psicofarmaci" (che non essendo niente di preciso, corrispondono più ad un pregiudizio che non ad altro).
Non risultano lievi torpori come stati frequenti in chi assume sertralina, per cui se Lei la sopporta male nonostante tempi e dosi adeguate, o anche a dosi basse, allora si pone il problema se mai di usare cose che sopporta meglio, come per tutti gli altri farmaci.
Non è che l'ansia si inasprisca e genera le compulsioni o le ossessioni, l'ansia accompagna o precede questi altri aspetti, è il cervello che produce i sintomi, non i sintomi che si producono uno con l'altro. La coscienza non è coinvolta, ma neanche può farci niente. Le persone con doc spesso scambiano la preoccupazione per il funzionamento mentale con qualcosa di diverso dalle ossessioni, quando spesso è proprio questa l'ossessione numero 1. L'idea di controllo è un fondo comune sia ai pensieri utili che a quelli inutili e ossessivi, in quelli ossessivi diviene rigida e produce dei comportamenti sostanzialmente ridondanti, come i rituali. La persona può essere convinta di poterne uscire controllando il controllo, e questo di solito non funziona.
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Utente
A me questa cosa che i farmaci antidepressivi non danno affaticamento giunge nuova. Non si fa altro che leggere nei post degli utenti di come si sentivano male, di come addirittura preferissero a volte più il disturbo che la cura. Voi medici avete mai provato a prenderli? La mia non vuole essere una polemica ma mi sembra davvero scontata questa cosa.
Ho provato il cipralex, lo seroxat la fluoxetina e ora la sertralina. Tutti indistintamente mi creavano disagio. Quindi non penso sia dovuto ad una particolare sensibilità a questo o quell'altro farmaco. Spero solo che sia una fase iniziale anche se tornando indietro con la memoria, non mi pare.
Ho provato il cipralex, lo seroxat la fluoxetina e ora la sertralina. Tutti indistintamente mi creavano disagio. Quindi non penso sia dovuto ad una particolare sensibilità a questo o quell'altro farmaco. Spero solo che sia una fase iniziale anche se tornando indietro con la memoria, non mi pare.
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Gentile utente,
Le assicuro che di utenti ne conosco tanti, sia virtuali che reali, e non mi risulta tutto ciò. Non vorrei che facesse confusione con altri medicinali. Se le persone preferiscono il disturbo alla cura, evidentemente la cura non funziona e non ha ragione di essere, ma dubito che questo sia il ragionamento di una persona che prende un antidepressivo e con quello controlla o ha risolto la depressione.
Lei ha provato tre medicinali facenti parte della stessa classe. Non li tollera ? Ci sono altre classi di antidepressivi.
Le assicuro che di utenti ne conosco tanti, sia virtuali che reali, e non mi risulta tutto ciò. Non vorrei che facesse confusione con altri medicinali. Se le persone preferiscono il disturbo alla cura, evidentemente la cura non funziona e non ha ragione di essere, ma dubito che questo sia il ragionamento di una persona che prende un antidepressivo e con quello controlla o ha risolto la depressione.
Lei ha provato tre medicinali facenti parte della stessa classe. Non li tollera ? Ci sono altre classi di antidepressivi.
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Gentile utente,
Quali si presume lo sappia un qualsiasi psichiatra, non sono "segreti", sono conoscenze comunissime. Il problema non è che sappia quali, ma solo ricordarLe che questa non tolleranza a diverse molecole in realtà si riferisce a molecole tra loro simili.
Quali si presume lo sappia un qualsiasi psichiatra, non sono "segreti", sono conoscenze comunissime. Il problema non è che sappia quali, ma solo ricordarLe che questa non tolleranza a diverse molecole in realtà si riferisce a molecole tra loro simili.
Questo consulto ha ricevuto 15 risposte e 5.5k visite dal 07/04/2015.
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