Tachicardia e attacchi di panico

Salve. Sono una ragazza di 41 anni, di buona salute, il mio unico problema è l'ipotensione che dura anche mesi e riguarda i cambi di stagione.
A parte questo sono claustrofobica quindi niente ascensore, lunghe gallerie, navi, aerei, metropolitana e tutto ciò che mi fa perdere contatto con il suolo. Da più di un anno mio padre ha problemi di salute, è entrato in dialisi ma ci sono continui problemi. Ho perso un fratello malato di deuchenne ed altri amici e familiari stretti, quindi ho il terrore di perdere altre persone care. Il motivo di questo consulto però è che, da quando mio padre viene spesso ricoverato in ospedale, io non riesco a guidare quando lo devo andare a trovare. In particolare, quando sto per arrivare all'incrocio che porta all'ospedale, comincia la tachicardia poi mi sudano le mani, il cuore batte sempre più forte, i rumori esterni mi rimbombano nella testa finché comincia a mancarmi l'aria e devo fermarmi, scendere dall'auto. Poi, quando l'attacco acuto è passato, riesco a ripartire e a raggiungere l'ospedale, ma sempre con la tachicardia. Ho notato che l'attacco mi viene in prossimità dell'incrocio, superato quello, il cuore si calma piano piano e il battito torna normale. In realtà questa sensazione, nei periodi di stress, ce l'ho anche sulle strade a senso unico, soprattutto se non hanno vie d'uscita laterali. Ed alcune strade su cui ho avuto in passato degli attacchi di panico, non riesco a percorrerle neanche nei periodi di non stress, perché ho paura di aver paura. Quindi non riesco più a guidare in autostrada o sulle strade a seno unico o su lunghi tragitti fuori città se sono sola. Tutto questo è mi limita molto, io prima ero un vero maschiaccio alla guida, nel senso che viaggiavo senza problemi, anche ad alte velocità e con qualsiasi condizione meteorologica, neve, nebbia, temporali.....ora mi sento morire anche se a guidare è mio marito quando supera altre auto in autostrada. E quando partiamo per lunghi viaggi, anche se guida mio marito, prendo qualche calmante prima di mettermi in auto. Vorrei sapere se sono recuperabile e in che modo. Non voglio più vivere sempre con l'ansia e con questi blocchi. Da adolescente ho attraversato una crisi esistenziale, poi con i farmaci e con la mia determinazione ne sono uscita....ma a volte mi chiedo se ne sono uscita davvero....
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
Lei vuole sapere "se è recuperabile e in che modo".

Un caso come il Suo potrebbe essere recuperabile, se Lei si rivolge e si fa seguire da uno specialista psichiatra dal vivo.

Quale "calmante" Lei sta prendendo "prima di mettersi in auto" e da chi è stato prescritto ? Dal punto di vista farmacologico, servirebbe un approccio più serio, non basato esclusivamente sui farmaci "al bisogno" o "per il momento", anzi, la terapia "al bisogno" in questi casi potrebbe essere discutibile (perché crea altri condizionamenti ancora), e con una farmacoterapia regolare la necessità della terapia al bisogno si ridurrebbe. Comunque, anche la terapia al bisogno deve essere prescritta da uno specialista.

Potrebbe essere indicato anche l'approccio psicoterapeutico ben scelto (e di questo si può parlare con lo psichiatra che La visiterà); anzi si può fare la farmaco-terapia regolare e la psico- terapia contemporaneamente, anzi, in associazione è più efficace; ma per riuscire a far bene la psicoterapia, sarebbe meglio ridurre ed eliminare la terapia "al bisogno", sostituendola con una farmacoterapia regolare.

Sul tema dell'approccio psicoterapeutico, per orientarsi meglio, Lei può leggere questo articolo dal nostro sito:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1930-la-paura-di-guidare-amaxofobia-quando-l-ansia-afferra-il-volante.html

Sottolineo comunque, che, nel Suo caso, mi sembra che, almeno all'inizio, non si può prescindere neanche dell'approccio farmacologico, dato che Lei sta già ricorrendo al farmaco (solo che bisogna farlo in modo più competente e coi rimedi più efficaci, e non da sola, ma su prescrizione e sotto il monitoraggio di uno specialista).

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Utente
Utente
Grazie dott. Gukov.
Il farmaco è il Tavor orosolubile che assumo per gli attacchi di panico e mi fu prescritto dal un neurologo dal quale andai per la crisi esistenziale, quello che prendo invece prima di mettermi in viaggio e per qualche giorno, è l'En da 0,5 prescritto dal medico di base nei periodi di particolare stress. Devo chiarire però che ne faccio uso davvero raramente, se non ci sono particolari situazioni che mi preoccupano, riesco a non ricorrere ai farmaci anche per più di un anno.
Sicuramente leggerò l'articolo che mi consiglia e andrò da uno psichiatra....quanto alla farmacoterapia regolare, credo non sia fattibile in relazione al mio progetto di essere di nuovo mamma entro un anno, ma questo poi lo discuterò con lo psichiatra.
L'importante è sapere di essere recuperabile...magari almeno in parte, sarebbe già qualcosa!
Solo un'altra domanda, spesso vedo che gli psicologi hanno delle specializzazioni, vale lo stesso per gli psichiatri? Cioè, devo contattare uno psichiatra con una specifica specializzazione?
Grazie per il magnifico servizio che rendete.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Esistono le specializzazioni anche all'interno della psichiatria, ma...

personalmente, nell'area medica sono scettico nei confronti delle ultra-specializzazioni. Già la psichiatria: è di per sé una ultra-specializzazione.

Secondo me, è meglio rivolgersi ad uno psichiatra che conosce e si occupa dei vari disturbi psichici e sappia fare una corretta diagnosi.

Ma magari è anche importante che questo psichiatra, oltre alle competenze, ovviamente, nella diagnosi e nella farmacoterapia, si occupi della psicoterapia (non tutti psichiatri lo fanno): il vantaggio è che allora Lei potrà essere seguita dallo stesso specialista in psicoterapia, oppure lui/ lei saprà almeno indirizzarLa verso gli psicoterapeuti con un approccio psicoterapeutico ottimale.

Rispetto all'ambito delle "fobie", e dei disturbi d'ansia, Le consiglio di informarsi anche dalla letteratura, e su internet. Tradizionalmente esistono le due grosse scuole: della psicoanalisi e la cognitivo-comportamentale. Ciascuna ha un modo molto diverso di lavorare con la persona. Esistono anche gli altri approcci.

Rispetto alla farmacoterapia, sicuramente bisognerà parlarne con lo psichiatra che La seguirà,

ma non vorrei in questo consulto ci fossimo fraintesi su quello che intendo per una "farmacoterapia regolare":

Per "regolare" intendevo un approccio "metodico" (quotidiano), e non nel senso della durata lunga della cura.

Non so se sarà possibile nel Suo caso, ma in alcuni casi è possibile:

con un farmaco ben scelto (non un ansiolitico, ma di un'altra classe), assunto regolarmente alla dose ottimale, riuscire ad ottenere i risultati in alcune settimane che diventano stabili in alcuni mesi, e dunque riuscire, in questa maniera, anche a non avere più bisogno della "terapia al bisogno", e disabituarsene, perché anche agli ansiolitici, anche "al bisogno", anche saltuariamente - non sarebbe il caso ricorrerne durante la gravidanza.

Nel mentre la "terapia regolare" (non ansiolitica) può essere sospesa (concordando tutto con lo specialista) quando si deciderà per la gravidanza.

La gente spesso non si rende conto di dipendere più dai sintomi della malattia stessa e dalla terapia al bisogno (benché saltuaria) e non dalla terapia specifica che si fa con metodicità (regolarità).
[#4]
Utente
Utente
È stato chiarissimo dottore, la ringrazio molto! Non mi resta che cercare un buon psicoterapeuta, magari mi faccio indirizzare dal mio nuovo medico di famiglia che mi pare molto competente e informato....al quale in verità non ho ancora parlato di questo problema proprio perché la scelta Medica l'ho fatta da pochissimo.
Grazie ancora!
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Utente
Utente
Salve dottore,
Ieri sono stata a visita da uno psichiatra. Mi ha prescritto la seguente cura per i miei attacchi di panico:
Mattino una compressa di eutimil da 20 mg
Sera una compressa di xanax a rilascio prolungato da 0,5 mg
Vorrei chiederle se questo dosaggio è leggero, nel senso che ho letto di tutti gli effetti collaterali e dei sintomi da sospensione e mi preoccupano...lo psichiatra che me li ha prescritti mi aveva parlato solo di possibile mestruazione abbondante, disturbi intestinali per i primi 2 o 3 giorni, nausea e aumento dell'appetito...ma con il dosaggio minimo che mi è stato prescritto, sono realmente solo questi gli effetti collaterali a cui potrei andare incontro?
Anche La sospensione non mi darà molti problemi, giusto?
Grazie per l'attenzione.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
il dosaggio di Eutimil (nome chimico: paroxetina) a Lei prescritto è di solito il minimo efficace. Il Suo psichiatra è stato bravo, perché L'ha avvisato dei sintomi collaterali, e confermo il detto da lui. Gli altri sintomi collaterali sono meno frequenti, e non è detto che dipendano dal dosaggio. Se ci saranno, è importante riferirli al Suo specialista. Quando, con il Suo psichiatra, arriverete alla fase di sospensione del farmaco, i "sintomi da sospensione" da paroxetina, sebbene sono così temuti, possono essere anche non avvertiti, se la sospensione è fatta in modo graduale e se non si confonde i "sintomi da sospensione" con i sintomi di malattia.

un saluto
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Utente
Utente
Grazie infinite per La veloce ed esaustiva risposta.
Le auguro buona giornata e ogni bene.
Cordiali saluti.
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