Atteggiamento psicotico
salve, scrivo per mia sorella che ha appena 19 anni; tre mesi fa era in preda ad un delirio l'ho portata in pronto soccorso dove la psichiatra visitandola ha detto che stava avendo un atteggiamento psicotico (udiva delle voci e diceva cose senza nesso e logica)! le ha prescritto Zyprexa e siamo ritornate dopo pochi giorni in ambulatorio e le ha associato anche Cipralex ....da allora andiamo a controllo ogni 20 giorni circa e un mese fa le ha ridotto zyprexa (da una a mezza compressa) poichè le dava sonnolenza! il problema è che è mia sorella non è più quella di prima, è assente, ha atteggiamenti maniacali, non ha interesse per nulla e non fa altro che fumare sigarette in continuazione e dormire!! temo che la terapia farmacologica non le stia facendo effetto, o che comunque non sia sufficiente, ma la psichiatra mi dice che non è ancora il momento di mandarla in psicoterapia!
Circa quattro anni fa purtroppo è venuta a mancare nostra madre (per un aneurisma) e dunque riconosco mio malgrado che la situazione familiare potrebbe essere stata il motivo scatenante, a questo devo aggiungere il fatto che lei faccia uso di cannabis (non quotidianamente ma spesso) ..e temo che nonostante le 1000 raccomandazioni che le faccio durante la terapia ne faccia un uso sporadico!
le chiedo:
- se è il caso di farla visitare presso un centro ancor più specializzato (io e mio padre saremmo disposti a tutto ma purtroppo non sappiamo a chi affidarci)
- secondo lei posso sperare che un giorno ritorni ad essere come prima?
certa di una gentile risposta le invio Distinti Saluti
Circa quattro anni fa purtroppo è venuta a mancare nostra madre (per un aneurisma) e dunque riconosco mio malgrado che la situazione familiare potrebbe essere stata il motivo scatenante, a questo devo aggiungere il fatto che lei faccia uso di cannabis (non quotidianamente ma spesso) ..e temo che nonostante le 1000 raccomandazioni che le faccio durante la terapia ne faccia un uso sporadico!
le chiedo:
- se è il caso di farla visitare presso un centro ancor più specializzato (io e mio padre saremmo disposti a tutto ma purtroppo non sappiamo a chi affidarci)
- secondo lei posso sperare che un giorno ritorni ad essere come prima?
certa di una gentile risposta le invio Distinti Saluti
[#1]
Gentile utente,
può specificare meglio alcuni dettagli ?
Lei scrive:
<<..tre mesi fa era in preda ad un delirio..>>
- In che cosa consisteva questo delirio ? Che cosa diceva la Sua sorella ?
<<.. udiva delle voci..>>
- le voci di chi ? che cosa le stavano dicendo ?
<<.. ha atteggiamenti maniacali ...>>
- che cosa Lei intende per "atteggiamenti maniacali" ?
---------------------------------
Nel quadro attuale, alcuni dei sintomi potrebbero essere le manifestazioni della malattia, altri (dorme di più, assente, non ha interessi) potrebbero essere dovute a Zyprexa, e dunque, è ragionevole la scelta della psichiatra di ridurre la dose. In parte, potrebbero essere anche i sintomi da assunzione cronica di cannabis.
---------------------------------
<<.. il fatto che lei faccia uso di cannabis ..>>
- la psichiatra è stata messa al corrente di questo ?
(La cannabis può provocare la sintomatologia psicotica).
----------------------
Comunque, se la vostra psichiatra sa che la Sua sorella ha fatto l'uso di cannabis, e se è stato ipotizzato l'episodio della "psicosis cannabica", allora la cura è logica: nei primi tempi può essere utile l'antipsicotico (Zyprexa), che mitiga i fenomeni psicotici; ma è ragionevole, ed anzi, potrebbe essere più utile a più lungo termine - l'antidepressivo (Cipralex). La psicoterapia può aver senso e funzionare solo se la paziente vuole ed è motivata a fare la psicoterapia. In questo periodo gli aspetti più critici sono di carattere farmacologico (compresa la cannabis).
Dalla Sua descrizione ho l'impressione che il caso è seguito con attenzione, ma che non c'è molto dialogo fra voi e la dottoressa:
se voi non chiedete e se le cose non vi vengono spiegate, allora potete avere l'impressione soggettiva dell'inefficacia. In realtà, potrebbe essere più un problema della collaborazione che della inefficacia.
In tutta la storia non è ancora chiaro quale è la diagnosi della malattia. "L'atteggiamento psicotico" non può essere una diagnosi definitiva, ma è una descrizione del quadro clinico che non si sbilancia. Chiederei alla psichiatra di chiarirvi che cosa lei pensa della diagnosi, ovvero: di che malattia si tratta ?
Se uno dei fattori (o il fattore principale) è stato (ed è) la cannabis, allora un centro "ancor più specializzato" potrebbe essere il SerT (servizio tossicodipendenza), (è un servizio pubblico, e ogni zona di residenza ha un proprio SerT). Tuttavia, sembra che non siano ancora chiare tutte le cause. Spesso i fenomeni psicotici vengono scatenati da cannabis su base di un altro disturbo psichico di base. Inoltre, parlerei con la psichiatra della familiarità per anomalie cerebrovascolari. Chiedete di indagare anche questo lato nella sorella. In presenza di tutti questi fattori, il Centro di Salute Mentale potrebbe essere utile come riferimento.
In teoria, si può essere seguiti sia dal Centro di Salute Mentale, sia dal SerT: non come le alternative una ad altra, ma per aspetti leggermente diversi dello stesso caso. Potete parlare di questa opzione con la psichiatra.
può specificare meglio alcuni dettagli ?
Lei scrive:
<<..tre mesi fa era in preda ad un delirio..>>
- In che cosa consisteva questo delirio ? Che cosa diceva la Sua sorella ?
<<.. udiva delle voci..>>
- le voci di chi ? che cosa le stavano dicendo ?
<<.. ha atteggiamenti maniacali ...>>
- che cosa Lei intende per "atteggiamenti maniacali" ?
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Nel quadro attuale, alcuni dei sintomi potrebbero essere le manifestazioni della malattia, altri (dorme di più, assente, non ha interessi) potrebbero essere dovute a Zyprexa, e dunque, è ragionevole la scelta della psichiatra di ridurre la dose. In parte, potrebbero essere anche i sintomi da assunzione cronica di cannabis.
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<<.. il fatto che lei faccia uso di cannabis ..>>
- la psichiatra è stata messa al corrente di questo ?
(La cannabis può provocare la sintomatologia psicotica).
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Comunque, se la vostra psichiatra sa che la Sua sorella ha fatto l'uso di cannabis, e se è stato ipotizzato l'episodio della "psicosis cannabica", allora la cura è logica: nei primi tempi può essere utile l'antipsicotico (Zyprexa), che mitiga i fenomeni psicotici; ma è ragionevole, ed anzi, potrebbe essere più utile a più lungo termine - l'antidepressivo (Cipralex). La psicoterapia può aver senso e funzionare solo se la paziente vuole ed è motivata a fare la psicoterapia. In questo periodo gli aspetti più critici sono di carattere farmacologico (compresa la cannabis).
Dalla Sua descrizione ho l'impressione che il caso è seguito con attenzione, ma che non c'è molto dialogo fra voi e la dottoressa:
se voi non chiedete e se le cose non vi vengono spiegate, allora potete avere l'impressione soggettiva dell'inefficacia. In realtà, potrebbe essere più un problema della collaborazione che della inefficacia.
In tutta la storia non è ancora chiaro quale è la diagnosi della malattia. "L'atteggiamento psicotico" non può essere una diagnosi definitiva, ma è una descrizione del quadro clinico che non si sbilancia. Chiederei alla psichiatra di chiarirvi che cosa lei pensa della diagnosi, ovvero: di che malattia si tratta ?
Se uno dei fattori (o il fattore principale) è stato (ed è) la cannabis, allora un centro "ancor più specializzato" potrebbe essere il SerT (servizio tossicodipendenza), (è un servizio pubblico, e ogni zona di residenza ha un proprio SerT). Tuttavia, sembra che non siano ancora chiare tutte le cause. Spesso i fenomeni psicotici vengono scatenati da cannabis su base di un altro disturbo psichico di base. Inoltre, parlerei con la psichiatra della familiarità per anomalie cerebrovascolari. Chiedete di indagare anche questo lato nella sorella. In presenza di tutti questi fattori, il Centro di Salute Mentale potrebbe essere utile come riferimento.
In teoria, si può essere seguiti sia dal Centro di Salute Mentale, sia dal SerT: non come le alternative una ad altra, ma per aspetti leggermente diversi dello stesso caso. Potete parlare di questa opzione con la psichiatra.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
In realtà, la scelta fra l'antipsicotico (zyprexa) e l'antidepressivo (cipralex), nel caso dei disturbi associati all'uso di cannabis, dipende dal quadro clinico concreto in ogni caso individuale, dal preciso disturbo che viene diagnosticato.
Alcune persone sviluppano una vera e propria psicosi da cannabis, le altre persone sono soggette ad altri disturbi da cannabis, nei quali l'antipsicotico non serve. Tutti i casi "da cannabis" sono diversi, ed anche la scelta di utilizzare entrambi i farmaci è possibile, ma tale scelta potrebbe riflettere anche l'incertezza diagnostica (una soluzione di compromesso o di prova).
Dunque, parlerei con la dottoressa di più della diagnosi.
Alcuni dei fenomeni attuali che Lei descrive (mancanza degli interessi, e come se la Sua sorella fosse "assente", gli atteggiamenti "maniacali" (Lei intende "ossessivi" ? ): difficilmente possono essere la conseguenza dell'uso sporadico della cannabis, ma possono essere piuttosto le sequele dell'uso cronico della cannabis fatto in precedenza, anche nel caso nel quale la Sua sorella non usasse più la cannabis. E' un problema..., potenzialmente risolvibile, ma potrebbe essere necessario più e più tempo... e sicuramente un approccio corretto a livello farmacologico e degli indagini.
A livello farmacologico, alcuni dei sintomi (dorme molto, probabilmente cerca di compensare la sedazione col fumo di sigarette) - potrebbero essere legati a Zyprexa. Per cui, è importante valutare assieme con la dottoressa l'effettiva presenza o meno dei sintomi psicotici e in quale quantità è ora necessario questo farmaco, se questo farmaco rimane veramente necessario. Se io mi mettessi al posto della vostra dottoressa, in ogni caso non sospenderei l'antipsicotico del tutto subito, anche se i sintomi psicotici fossero già superati, perché la paziente ha avuto una crisi psicotica e bisogna essere cauti. Valuterei piuttosto una dose più bassa di Zyprexa (come sta facendo la dottoressa), oppure, eventualmente, un altro antipsicotico - meno sedativo.
Alcune persone sviluppano una vera e propria psicosi da cannabis, le altre persone sono soggette ad altri disturbi da cannabis, nei quali l'antipsicotico non serve. Tutti i casi "da cannabis" sono diversi, ed anche la scelta di utilizzare entrambi i farmaci è possibile, ma tale scelta potrebbe riflettere anche l'incertezza diagnostica (una soluzione di compromesso o di prova).
Dunque, parlerei con la dottoressa di più della diagnosi.
Alcuni dei fenomeni attuali che Lei descrive (mancanza degli interessi, e come se la Sua sorella fosse "assente", gli atteggiamenti "maniacali" (Lei intende "ossessivi" ? ): difficilmente possono essere la conseguenza dell'uso sporadico della cannabis, ma possono essere piuttosto le sequele dell'uso cronico della cannabis fatto in precedenza, anche nel caso nel quale la Sua sorella non usasse più la cannabis. E' un problema..., potenzialmente risolvibile, ma potrebbe essere necessario più e più tempo... e sicuramente un approccio corretto a livello farmacologico e degli indagini.
A livello farmacologico, alcuni dei sintomi (dorme molto, probabilmente cerca di compensare la sedazione col fumo di sigarette) - potrebbero essere legati a Zyprexa. Per cui, è importante valutare assieme con la dottoressa l'effettiva presenza o meno dei sintomi psicotici e in quale quantità è ora necessario questo farmaco, se questo farmaco rimane veramente necessario. Se io mi mettessi al posto della vostra dottoressa, in ogni caso non sospenderei l'antipsicotico del tutto subito, anche se i sintomi psicotici fossero già superati, perché la paziente ha avuto una crisi psicotica e bisogna essere cauti. Valuterei piuttosto una dose più bassa di Zyprexa (come sta facendo la dottoressa), oppure, eventualmente, un altro antipsicotico - meno sedativo.
[#3]
Utente
salve Dottore,
il 31/12 la abbiamo portata in PS poichè diceva cose sconesse: scambiava me con mio padre e sembrava avercela con mio padre, diceva che non voleva stare più a casa, e diceva: 'io prima non sentivo ma da quando sento sto meglio' , le abbiamo chiesto cosa senti? e lei: 'le voci' senza darci aluna altra spiegazione; poi diceva cose su mia madre, sul suo ex fidanzato, frasi sconnesse, ad un certo punto diceva 'i cerchietti' , 'i colori', 'i pini' ...ho registrato tutto con il cellulare peccato però che la dottoressa non ha ritenuto opportuno ascoltarle! da lì ha iniziato la terapia potremmo dire quasi esclusivamente farmacologica poichè quando andiamo a controllo la dott.ssa accerta il suo stato e ci dice di continuare con la terapia (Ziprexa mezza compressa e Cipralex 1 compressa al giorno).
In questi mesi, le sono sincera non ho notato miglioramenti:
pensa cose assurde delle persone che la circondano che spesso non esprime e quando le chiedo spiegazioni per quelle sue frasi a metà lei mi risponde: 'fidati' , le faccio un esempio: ieri sera eravamo in macchina e mentre ascoltava una canzone la canticchiava modificandola in un modo di dire in dialetto che in italiano tradotto è: 'sei uno che non serve a nulla, di poco conto' ed io: a chi ti riferisci, lei: 'a nessuno, a chi voglio io, fidati' !!! quanto all'utilizzo di cannabis la dottoressa è stata messa subito da me al corrente e le ha detto che in questo periodo non deve assolutamente farne uso (quello che so io è che è capitato che ne abbia fatto uso anche durante la terapia ma sporadicamente, dato che la sua vita sociale si è ridotta parecchio)!
domani la Dott.ssa che le farà fare da uno psicoterapeuta un test (ma non so di che tipo) in ogni caso sto valutando l'idea di farla visitare presso il Centro Salute Mentale ..vorrei essere certa di fare il possibile per lei, mi si stringe il cuore a vederla così!
la ringrazio per la prontezza e la precisione con la quale ha risposto.
Saluti
il 31/12 la abbiamo portata in PS poichè diceva cose sconesse: scambiava me con mio padre e sembrava avercela con mio padre, diceva che non voleva stare più a casa, e diceva: 'io prima non sentivo ma da quando sento sto meglio' , le abbiamo chiesto cosa senti? e lei: 'le voci' senza darci aluna altra spiegazione; poi diceva cose su mia madre, sul suo ex fidanzato, frasi sconnesse, ad un certo punto diceva 'i cerchietti' , 'i colori', 'i pini' ...ho registrato tutto con il cellulare peccato però che la dottoressa non ha ritenuto opportuno ascoltarle! da lì ha iniziato la terapia potremmo dire quasi esclusivamente farmacologica poichè quando andiamo a controllo la dott.ssa accerta il suo stato e ci dice di continuare con la terapia (Ziprexa mezza compressa e Cipralex 1 compressa al giorno).
In questi mesi, le sono sincera non ho notato miglioramenti:
pensa cose assurde delle persone che la circondano che spesso non esprime e quando le chiedo spiegazioni per quelle sue frasi a metà lei mi risponde: 'fidati' , le faccio un esempio: ieri sera eravamo in macchina e mentre ascoltava una canzone la canticchiava modificandola in un modo di dire in dialetto che in italiano tradotto è: 'sei uno che non serve a nulla, di poco conto' ed io: a chi ti riferisci, lei: 'a nessuno, a chi voglio io, fidati' !!! quanto all'utilizzo di cannabis la dottoressa è stata messa subito da me al corrente e le ha detto che in questo periodo non deve assolutamente farne uso (quello che so io è che è capitato che ne abbia fatto uso anche durante la terapia ma sporadicamente, dato che la sua vita sociale si è ridotta parecchio)!
domani la Dott.ssa che le farà fare da uno psicoterapeuta un test (ma non so di che tipo) in ogni caso sto valutando l'idea di farla visitare presso il Centro Salute Mentale ..vorrei essere certa di fare il possibile per lei, mi si stringe il cuore a vederla così!
la ringrazio per la prontezza e la precisione con la quale ha risposto.
Saluti
[#4]
Utente
mi scusi la dottoressa, fa parte del Centro Salute Mentale del nostro territorio, ma in ogni caso forse dovrei ascoltare il parere di un altro dottore (secondo lei oltre alla somministrazione del farmaco, per ora non si può fare più nulla?).
quanto alla diagnosi, la dottoressa dopo la prima valutazione in pronto soccorso (atteggiamento psicotico) non si è più espressa in termini certi .. lei dice che tutto ciò deriva dal trauma della perdita di nostra madre!
quanto alla diagnosi, la dottoressa dopo la prima valutazione in pronto soccorso (atteggiamento psicotico) non si è più espressa in termini certi .. lei dice che tutto ciò deriva dal trauma della perdita di nostra madre!
[#5]
<<..secondo lei oltre alla somministrazione del farmaco, per ora non si può fare più nulla?..>>
Sì può,
ma non vorrei che con la Sua domanda si presumesse che, per quanto riguarda i farmaci, si sta già facendo tutto il possibile.
Se la persona assume i farmaci prescritti per curare una malattia, ma la malattia sembra di non subire miglioramenti..., allora vuol dire che, prima di pensare alle cose "oltre ai farmaci", i farmaci stessi debbano essere più ottimali.
Assumendo un antidepressivo (come il Cipralex), se si tratta di una malattia curabile con antidepressivi, i risultati non si vedono subito, ma dopo tre mesi - devono già vedersi; mentre, assumendo anche un antipsicotico (come lo Zyprexa), se si tratta di un disturbo curabile con antipsicotici, aspetterei che qualche miglioramento ci sia già nei primi giorni di cura...
E Lei scrive: "In questi mesi, le sono sincera non ho notato miglioramenti" ...
Che cosa vuol dire questo ? Che è un disturbo resistente ai farmaci, e che bisogna cercare le altre strade ?
- No.
In prima ipotesi: vuole dire,
che forse il metro di valutazione Suo e della dottoressa sono diversi e non spiegati fra di voi (ad esempio, se la Sua sorella non sente più le voci e non è più disorientata nelle persone come quel giorno li, allora vuol dire che qualche cambiamento c'è stato; per guarire non è sufficiente, ma intanto, non si può dire che i farmaci non hanno fatto niente).
ma può anche voler dire ,
che forse i farmaci possono essere ancora più ottimali (nella scelta del farmaco o nella dose).
La scelta della terapia farmacologica dipende, a sua volta, dalla diagnosi della malattia
(ad esempio,..., nei termini molto semplicistici e solo a modo illustrativo, per un disturbo psicotico più delle volte ci vuole un antipsicotico, e per una depressione - un antidepressivo).
Nel mentre, nel caso che Lei descrive non c'è una diagnosi di malattia chiara.
"Atteggiamento psicotico", come ho già scritto, non è una diagnosi. E' una descrizione di alcuni aspetti del quadro clinico, ma non un nome di malattia. Se il medico è sicuro che si tratta di una psicosi, allora non dà la diagnosi di "atteggiamento" psicotico, ma di "psicosi" e punto. Dunque, è stata una valutazione provvisoria, non ancora conclusa.
E Lei chiede:
<<.. oltre alla somministrazione del farmaco, per ora non si può fare più nulla?..>>
Certo che si può:
in primo luogo - cercare di fare una diagnosi più chiara.
(che può aiutare sia alle scelte farmacologiche più ottimali, sia alla scelta anche degli eventuali metodi non farmacologici.
Per fare la diagnosi possono servire anche i test (come quello che si farà domani),
ma prima di tutto - una raccolta delle informazioni clinicamente rilevanti. E queste informazioni possono provenire non solo dalle visite della paziente da parte dello psichiatra, ma anche dalle osservazioni dei parenti (cioè, dalle Sue osservazioni).
Purtroppo, la mia impressione è che con la psichiatra avete uno scarso dialogo.
Lei chiede:
<<..oltre alla somministrazione del farmaco, per ora non si può fare più nulla?..>>
Si può,
ad esempio, la scelta dello specialista adatto, con il quale c'è un dialogo comprensibile, al quale, tu senti che puoi dare fiducia.
Bisogna però tenere presente non solo le Sue impressioni dello specialista, ma è molto importante anche come si trova la Sua sorella con la dottoressa. Da questo dipende se la Sua sorella riesce ad aprirsi allo specialista o no, se segue le indicazioni o no. Anche se, nella visita psichiatrica tipica, non si tratta della psicoterapia, l'atteggiamento dello specialista, a prescindere della durata della visita, ha un importante valore terapeutico.
Lei riesce a dire alla dottoressa che Lei non nota i cambiamenti ?
Chiedere quali cambiamenti ci sono, secondo la dottoressa ?
Parlare alla dottoressa dei comportamenti della Sua sorella che Le sembrano strane, morbose ?
Lei può chiedere alla dottoressa di specificare la diagnosi in modo più chiaro ?
Chiedere se è il caso di andare anche al SerT ?
La Sua sorella riesce a parlare con la dottoressa ? Come si trova ?
Sì può,
ma non vorrei che con la Sua domanda si presumesse che, per quanto riguarda i farmaci, si sta già facendo tutto il possibile.
Se la persona assume i farmaci prescritti per curare una malattia, ma la malattia sembra di non subire miglioramenti..., allora vuol dire che, prima di pensare alle cose "oltre ai farmaci", i farmaci stessi debbano essere più ottimali.
Assumendo un antidepressivo (come il Cipralex), se si tratta di una malattia curabile con antidepressivi, i risultati non si vedono subito, ma dopo tre mesi - devono già vedersi; mentre, assumendo anche un antipsicotico (come lo Zyprexa), se si tratta di un disturbo curabile con antipsicotici, aspetterei che qualche miglioramento ci sia già nei primi giorni di cura...
E Lei scrive: "In questi mesi, le sono sincera non ho notato miglioramenti" ...
Che cosa vuol dire questo ? Che è un disturbo resistente ai farmaci, e che bisogna cercare le altre strade ?
- No.
In prima ipotesi: vuole dire,
che forse il metro di valutazione Suo e della dottoressa sono diversi e non spiegati fra di voi (ad esempio, se la Sua sorella non sente più le voci e non è più disorientata nelle persone come quel giorno li, allora vuol dire che qualche cambiamento c'è stato; per guarire non è sufficiente, ma intanto, non si può dire che i farmaci non hanno fatto niente).
ma può anche voler dire ,
che forse i farmaci possono essere ancora più ottimali (nella scelta del farmaco o nella dose).
La scelta della terapia farmacologica dipende, a sua volta, dalla diagnosi della malattia
(ad esempio,..., nei termini molto semplicistici e solo a modo illustrativo, per un disturbo psicotico più delle volte ci vuole un antipsicotico, e per una depressione - un antidepressivo).
Nel mentre, nel caso che Lei descrive non c'è una diagnosi di malattia chiara.
"Atteggiamento psicotico", come ho già scritto, non è una diagnosi. E' una descrizione di alcuni aspetti del quadro clinico, ma non un nome di malattia. Se il medico è sicuro che si tratta di una psicosi, allora non dà la diagnosi di "atteggiamento" psicotico, ma di "psicosi" e punto. Dunque, è stata una valutazione provvisoria, non ancora conclusa.
E Lei chiede:
<<.. oltre alla somministrazione del farmaco, per ora non si può fare più nulla?..>>
Certo che si può:
in primo luogo - cercare di fare una diagnosi più chiara.
(che può aiutare sia alle scelte farmacologiche più ottimali, sia alla scelta anche degli eventuali metodi non farmacologici.
Per fare la diagnosi possono servire anche i test (come quello che si farà domani),
ma prima di tutto - una raccolta delle informazioni clinicamente rilevanti. E queste informazioni possono provenire non solo dalle visite della paziente da parte dello psichiatra, ma anche dalle osservazioni dei parenti (cioè, dalle Sue osservazioni).
Purtroppo, la mia impressione è che con la psichiatra avete uno scarso dialogo.
Lei chiede:
<<..oltre alla somministrazione del farmaco, per ora non si può fare più nulla?..>>
Si può,
ad esempio, la scelta dello specialista adatto, con il quale c'è un dialogo comprensibile, al quale, tu senti che puoi dare fiducia.
Bisogna però tenere presente non solo le Sue impressioni dello specialista, ma è molto importante anche come si trova la Sua sorella con la dottoressa. Da questo dipende se la Sua sorella riesce ad aprirsi allo specialista o no, se segue le indicazioni o no. Anche se, nella visita psichiatrica tipica, non si tratta della psicoterapia, l'atteggiamento dello specialista, a prescindere della durata della visita, ha un importante valore terapeutico.
Lei riesce a dire alla dottoressa che Lei non nota i cambiamenti ?
Chiedere quali cambiamenti ci sono, secondo la dottoressa ?
Parlare alla dottoressa dei comportamenti della Sua sorella che Le sembrano strane, morbose ?
Lei può chiedere alla dottoressa di specificare la diagnosi in modo più chiaro ?
Chiedere se è il caso di andare anche al SerT ?
La Sua sorella riesce a parlare con la dottoressa ? Come si trova ?
[#6]
Utente
di sicuro domani sarò più preparata ad andare con mia sorella dalla psichiatra poichè Lei mi ha dato alcuni input ai quali non avevo pensato. Chiederò alla dott.ssa se ha formulato la diagnosi e se secondo lei sia migliorata; inoltre le chiederò come mai non ci ha ancora detto di fare la tac o risonanza (non posso non prescindere dal fatto che mia madre aveva un aneurisma celebrale congenito, non so su cosa possa influire ma di certo come lei scriveva sono aspetti assolutamente da prendere in considerazione).
Devo ammettere che avrei voluto un maggiore dialogo con la dottoressa, a volte vorrei fermarmi in assenza di mia sorella per poterle dare maggiori dettagli, e chiedere maggiori delucidazioni ... per quanto riguarda il rapporto che ha con mia sorella, in alcuni momenti sembra che la dott.ssa abbia voluto creare un rapporto di fiducia con mia sorella (nella veste di una dottoressa molto giovane che le da consigli, senza imporle alcuna terapia)..nonostante ciò a volte è capitato che mia sorella mi abbia detto: 'ma cosa ci andiamo a fare dalla dott se sto bene?' oppure mentre eravamo in visita io cercavo di spiegare alcuni atteggiamenti e mia sorella: 'alla dott non interessano i nostri problemi mi deve solo prescivere i farmaci che forse dovrò prendere a vita perchè mi fanno proprio bene'
mi scusi se le ho citato alcune frasi ma mi sembra il modo più chiaro per poter spiegare la situazione.
la ringrazio per avermi risposto in modo chiaro e subitaneo.
ps: domani le comunico aggiornamenti sulla visita
saluti
Devo ammettere che avrei voluto un maggiore dialogo con la dottoressa, a volte vorrei fermarmi in assenza di mia sorella per poterle dare maggiori dettagli, e chiedere maggiori delucidazioni ... per quanto riguarda il rapporto che ha con mia sorella, in alcuni momenti sembra che la dott.ssa abbia voluto creare un rapporto di fiducia con mia sorella (nella veste di una dottoressa molto giovane che le da consigli, senza imporle alcuna terapia)..nonostante ciò a volte è capitato che mia sorella mi abbia detto: 'ma cosa ci andiamo a fare dalla dott se sto bene?' oppure mentre eravamo in visita io cercavo di spiegare alcuni atteggiamenti e mia sorella: 'alla dott non interessano i nostri problemi mi deve solo prescivere i farmaci che forse dovrò prendere a vita perchè mi fanno proprio bene'
mi scusi se le ho citato alcune frasi ma mi sembra il modo più chiaro per poter spiegare la situazione.
la ringrazio per avermi risposto in modo chiaro e subitaneo.
ps: domani le comunico aggiornamenti sulla visita
saluti
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4.7k visite dal 30/03/2015.
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