Disturbo di panico con agorafobia
Buongiorno, sono un ragazzo di 20 anni e, a partire dalla maggiore età, la totale assenza di stimoli mi ha portato a condurre una vita insoddisfacente e oziosa alla continua ricerca di trascorrere le giornate in maniera sopportabile per non lasciarmi andare. Quest'estate ho conosciuto una ragazza, con la quale per la prima volta mi sono sentito vivo. Sono passati diversi mesi ormai da quando ci siamo "salutati" e non sono mai riuscito ad ammettere che quel periodo sia finito; fino a poco tempo fa, l'unica cosa che mi ha tenuto a galla è stata la speranza di poter tornare con lei, a vivere quelle sensazioni. Col tempo, però, non sono riuscito più a mentire a me stesso e ho dovuto riconoscere che era finita: da allora, il crollo. Ho avuto un primo attacco di panico che ha portato a un secondo e così via, e spaventato ho smesso di uscire di casa. È da un mese che sopravvivo tra le mie quattro mura domestiche aspettando con fatica l'appuntamento settimanale con la psichiatra, la quale mi ha diagnosticato "Disturbo di attacchi di panico con agorafobia", consigliando una psicoterapia da associare a daparox 20mg. È dura, come non lo è mai stato prima per me, vivo ormai in un circolo vizioso di depressione e ansia, che sebbene sia costante, almeno da quando evito situazioni che potrebbero crearmene, non sfocia più in veri e propri attacchi di panico. Non sto riuscendo a superare il timore di iniziare la cura e sopportare le prime settimane di SSRI, poichè ho letto che in un primo momento si potrebbe stare peggio e, sarò sincero, non voglio immaginare come si possa state peggio di così, non sono sicuro di potercela fare. Come mi consigliate di procedere?
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Gentile utente,
Non sta iniziando la cura per lo stato di preoccupazione in cui si trova. Segua le indicazioni del suo medico. Non è detto che si debba stare peggio, è possibile. Può stare peggio anche senza curarsi, oltre al fatto che le malattie non curate, quando curate in ritardo, rispondono con più difficoltà a volte.
Non sta iniziando la cura per lo stato di preoccupazione in cui si trova. Segua le indicazioni del suo medico. Non è detto che si debba stare peggio, è possibile. Può stare peggio anche senza curarsi, oltre al fatto che le malattie non curate, quando curate in ritardo, rispondono con più difficoltà a volte.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
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Utente
Gentile Dottore,
Lei crede, dunque, che queste macchinazioni rappresentino di per sé la manifestazione di una patologia che necessiti di una cura farmacologica? Sarei un illuso se le interpretassi come un incentivo ad uscirne con la sola psicoterapia, che ancora non ho iniziato? Prevedibilmente, ignorerei la trave che ho nell'occhio e perderei soltanto tempo, lasciando che la malattia cronicizzi?
Lei crede, dunque, che queste macchinazioni rappresentino di per sé la manifestazione di una patologia che necessiti di una cura farmacologica? Sarei un illuso se le interpretassi come un incentivo ad uscirne con la sola psicoterapia, che ancora non ho iniziato? Prevedibilmente, ignorerei la trave che ho nell'occhio e perderei soltanto tempo, lasciando che la malattia cronicizzi?
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Gentile utente,
Il panico ha delle cure farmacologiche standard, con un tasso di risposta incoraggiante, in tempi ragionevoli (4-12 settimane) per ottenere un buon miglioramento iniziale.
Direi che quindi sì, evitare per ripiegare tu terapie che vede come meno "invasive" rischia di farle ritardare l'inizio di una cura efficace. Niente vieta che certe psicoterapie possano essere associate.
Il panico ha delle cure farmacologiche standard, con un tasso di risposta incoraggiante, in tempi ragionevoli (4-12 settimane) per ottenere un buon miglioramento iniziale.
Direi che quindi sì, evitare per ripiegare tu terapie che vede come meno "invasive" rischia di farle ritardare l'inizio di una cura efficace. Niente vieta che certe psicoterapie possano essere associate.
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Utente
La ringrazio per la professionalità e per la chiarezza. Domani approfondirò la questione con la specialista che, per mia fortuna, è sia psichiatra che psicoterapeuta. Spero non risulti tedioso nel proposito di tenere aggiornato questo consulto.
Buona giornata e, soprattutto, buon lavoro.
Buona giornata e, soprattutto, buon lavoro.
[#6]
Gentile utente,
Il DAP ha una causa fisiologica, lei sta ragionando come fosse un "nulla" che fluttua fuori dal corpo. Non si diagnostica per esclusione, ma perché ha i suoi sintomi specifici, e poi anche a volte si conferma per esclusione. Ci pensa il medico a stabilire quali ipotesi alternative ci sono, e quali sono da verificare. Non si va a prendere i singoli sintomi e si escludono tutte le possibili cause per poi approdare in ultimo alla diagnosi di dap.
Il DAP ha una causa fisiologica, lei sta ragionando come fosse un "nulla" che fluttua fuori dal corpo. Non si diagnostica per esclusione, ma perché ha i suoi sintomi specifici, e poi anche a volte si conferma per esclusione. Ci pensa il medico a stabilire quali ipotesi alternative ci sono, e quali sono da verificare. Non si va a prendere i singoli sintomi e si escludono tutte le possibili cause per poi approdare in ultimo alla diagnosi di dap.
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Utente
Sono all'11esimo giorno di assunzione a un dosaggio ancora di 8 mg. Alla luce dei leggeri miglioramenti degli ultimi giorni sul versante ansia, secondo lo specialista, ci si potrebbe fermare a un dosaggio di 10/15 mg. Sul bugiardino però ho letto che quello minimo terapeutico per il daparox è di 20mg. È possibile che si riveli risolutivo un dosaggio più basso?
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 2k visite dal 22/03/2015.
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