Minority stress
Ho voluto intitolare il mio consulto con le parole che il dr. Converti ha usato con un altro utente. Ho cercato informazioni su internet e, sì, posso dire che soffro di minority stress, causato dalla mia incapacità di vivere la mia omosessualità. Dal compimento della maggiore età ho iniziato a vivere sempre più nascosto, un poco alla volta senza mai trovare il coraggio di manifestare agli altri, anche alle persone a me più vicine, il mio orientamento sessuale e le difficoltà con cui lo vivo.
Da alcuni anni soffro di manifestazioni di ansia che purtroppo hanno influito anche sulla mia vita sociale, costringendomi a volte a isolarmi ed evitare particolari situazioni. Per limitare i danni mi sono rivolto ad alcuni psichiatri, ho fatto anche psicanalisi con risultati positivi, nel senso che con il tempo ho imparato a gestire i miei malesseri. Non ho mai capito se le mie manifestazioni di ansia siano dovute a come vivo (o meglio non vivo) la mia affettività e sessualità.
Oltre a ciò mi sento spesso triste, come se vivessi in una prigione da cui non riesco ad uscire anche se ho la chiave. Ho paura di quello che potrebbe succedere se mi rivelassi, ho paura del giudizio che gli altri potrebbero avere di me, di come potrebbero cambiare le cose. Anche se i medici con cui ho parlato mi hanno invitato a vivere la mia affettività, io non ho mai trovato la forza di farlo, perché bloccato dalle mie paure e soprattutto incapace di concretizzare un cambiamento. Tra l'altro l'unica storia (amore platonico) che ho avuto è stata un mezzo fiasco, perchè mi sono innamorato di un bisessuale con le idee poco chiare, che non ha fatto altro che confondermi ancora di più le idee.
Scrivo a voi perché vorrei superare il mio minority stress, perché vorrei riappropriarmi della mia vita, vivere una vita sociale e affettiva appagante. Però non so proprio come fare. Dopo più di un anno di psicoterapia, il vero problema non è stato ancora risolto. E vorrei risolverlo, perché non sopporto più di vivere una vita triste e limitata da manifestazioni ansiose, ma ho paura di non essere pronto a sopportare le conseguenze. Sono qui per chiedervi un consiglio.
Da alcuni anni soffro di manifestazioni di ansia che purtroppo hanno influito anche sulla mia vita sociale, costringendomi a volte a isolarmi ed evitare particolari situazioni. Per limitare i danni mi sono rivolto ad alcuni psichiatri, ho fatto anche psicanalisi con risultati positivi, nel senso che con il tempo ho imparato a gestire i miei malesseri. Non ho mai capito se le mie manifestazioni di ansia siano dovute a come vivo (o meglio non vivo) la mia affettività e sessualità.
Oltre a ciò mi sento spesso triste, come se vivessi in una prigione da cui non riesco ad uscire anche se ho la chiave. Ho paura di quello che potrebbe succedere se mi rivelassi, ho paura del giudizio che gli altri potrebbero avere di me, di come potrebbero cambiare le cose. Anche se i medici con cui ho parlato mi hanno invitato a vivere la mia affettività, io non ho mai trovato la forza di farlo, perché bloccato dalle mie paure e soprattutto incapace di concretizzare un cambiamento. Tra l'altro l'unica storia (amore platonico) che ho avuto è stata un mezzo fiasco, perchè mi sono innamorato di un bisessuale con le idee poco chiare, che non ha fatto altro che confondermi ancora di più le idee.
Scrivo a voi perché vorrei superare il mio minority stress, perché vorrei riappropriarmi della mia vita, vivere una vita sociale e affettiva appagante. Però non so proprio come fare. Dopo più di un anno di psicoterapia, il vero problema non è stato ancora risolto. E vorrei risolverlo, perché non sopporto più di vivere una vita triste e limitata da manifestazioni ansiose, ma ho paura di non essere pronto a sopportare le conseguenze. Sono qui per chiedervi un consiglio.
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Gentile utente,
Parta da un esame psichiatrico che definisca in quale ambito diagnostico è. Minority stress è un termine fenomenologico, ma è importante sapere che tipo di sintomi ha, perché lo stress può essere inteso oggettivamente, mentre cosa produce è variabile a seconda del tipo di cervello, e della configurazione di una diagnosi psichiatrica preesistente su cui lo stress "batte" o nei cui termini si esprime.
La forma più comune è quella ansioso-depressiva. La cura incide sulla capacità di gestire le proprie condizioni, che un po' per tutti finiscono per essere "di minoranza" su qualche versante, più o meno centrale per la propria identità e comunicazione col mondo. Questo si può ottenere sia mediante una psicoterapia (ma di quelle validate sul piano medico, al di là delle teorie) o una farmacoterapia.
Parta da un esame psichiatrico che definisca in quale ambito diagnostico è. Minority stress è un termine fenomenologico, ma è importante sapere che tipo di sintomi ha, perché lo stress può essere inteso oggettivamente, mentre cosa produce è variabile a seconda del tipo di cervello, e della configurazione di una diagnosi psichiatrica preesistente su cui lo stress "batte" o nei cui termini si esprime.
La forma più comune è quella ansioso-depressiva. La cura incide sulla capacità di gestire le proprie condizioni, che un po' per tutti finiscono per essere "di minoranza" su qualche versante, più o meno centrale per la propria identità e comunicazione col mondo. Questo si può ottenere sia mediante una psicoterapia (ma di quelle validate sul piano medico, al di là delle teorie) o una farmacoterapia.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Grazie della risposta. Il problema è che ho queste manifestazioni di ansia prima di andare in luoghi affollati. Dipende dalle situazioni e con il tempo e la psicoterapia ho imparato a gestire i miei sintomi. Che però ci sono ancora e continuano a spaventarmi. Ora vorrei capire che questi malesseri sono il segno delle mie difficoltà affettive o se non c'entrano nulla con la sessualità. Immaginerà che tutto ciò rende molto più difficile la mia vita sociale, costringendomi a volte a ridurre i miei appuntamenti per non soffrire troppo di ansia anticipatoria e non dovere essere constretto a concentrare i miei pensieri e le mie energie prima di incontrare gente e fare attività che per molti sono assolutamente banali ma per me richiedono sforzo (a volte anche tanto).
Non mi sono mai stati prescritti antidepressivi ma solo Tavor da usare quando ho difficoltà. In tre mesi diciamo che mediamente prendo solo 2-3 compresse di tavor e questo mi basta.
Non mi sono mai stati prescritti antidepressivi ma solo Tavor da usare quando ho difficoltà. In tre mesi diciamo che mediamente prendo solo 2-3 compresse di tavor e questo mi basta.
[#3]
Gentile utente,
Sì, appunto, prima di ogni deduzione causale direi che il punto di partenza sono il tipo di sintomi, perché è poi su quello che si decidono le cure eventuali e si definiscono le diagnosi.
Il tavor è un sintomatico utile nelle emergenze, per il resto è bene invece capire se può giovare una terapia continuativa per un periodo, che vada a far regredire questi limiti e questa ridotta capacità di assorbire le tensioni, anche se derivanti dall'esterno.
Sì, appunto, prima di ogni deduzione causale direi che il punto di partenza sono il tipo di sintomi, perché è poi su quello che si decidono le cure eventuali e si definiscono le diagnosi.
Il tavor è un sintomatico utile nelle emergenze, per il resto è bene invece capire se può giovare una terapia continuativa per un periodo, che vada a far regredire questi limiti e questa ridotta capacità di assorbire le tensioni, anche se derivanti dall'esterno.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2k visite dal 20/03/2015.
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