Sospensione lamictal
[#1]
Gentile utente,
perché pensa di interrompere l'assunzione ?
I rischi da sospensione possono riguardare:
- il peggioramento della malattia per la quale la cura è stata prescritta,
- e (siccome si tratta di un farmaco che non è solo uno stabilizzatore di umore, ma anche anti-epilettico) con la sospensione brusca si corre il rischio dei fenomeni epilettici (come, per fare un esempio, la sospensione brusca di un anti-ipertensivo, potrebbe comportare un rialzo della pressione arteriosa).
Però vorrei capire meglio la situazione.
(dai Suoi consulti precedenti, mi risulta che Lei è stata inviata da uno psichiatra.. Credo che il farmaco è stato prescritto come stabilizzatore di umore, in alternativa agli ansiolitici dai quali Lei preferisce astenersi... E dunque, potrebbe essere un approccio ragionevole. Il Lamictal è uno stabilizzatore di umore spesso utilizzato in particolare nei disturbi di umore con prevalenza delle fasi depressive. Può essere utilizzato anche nel disturbo borderline (che tipicamente ha spiccate fluttuazioni di umore).
Ma Lei ha avuto molti dubbi sia prima della visita che dopo la prescrizione del farmaco:
come mai ? perché questi dubbi ? che cosa succede ?
Perché non ne parla allo psichiatra che ha prescritto la cura ?
perché pensa di interrompere l'assunzione ?
I rischi da sospensione possono riguardare:
- il peggioramento della malattia per la quale la cura è stata prescritta,
- e (siccome si tratta di un farmaco che non è solo uno stabilizzatore di umore, ma anche anti-epilettico) con la sospensione brusca si corre il rischio dei fenomeni epilettici (come, per fare un esempio, la sospensione brusca di un anti-ipertensivo, potrebbe comportare un rialzo della pressione arteriosa).
Però vorrei capire meglio la situazione.
(dai Suoi consulti precedenti, mi risulta che Lei è stata inviata da uno psichiatra.. Credo che il farmaco è stato prescritto come stabilizzatore di umore, in alternativa agli ansiolitici dai quali Lei preferisce astenersi... E dunque, potrebbe essere un approccio ragionevole. Il Lamictal è uno stabilizzatore di umore spesso utilizzato in particolare nei disturbi di umore con prevalenza delle fasi depressive. Può essere utilizzato anche nel disturbo borderline (che tipicamente ha spiccate fluttuazioni di umore).
Ma Lei ha avuto molti dubbi sia prima della visita che dopo la prescrizione del farmaco:
come mai ? perché questi dubbi ? che cosa succede ?
Perché non ne parla allo psichiatra che ha prescritto la cura ?
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Ex utente
Genirle Dott. Gukov ,
a ringrazio tantissimo per la risposta gentile ed esaustiva e anche per essersi interessato guardando lo storico dei miei consulti..grazie davvero.
E' vero, sono piena di dubbi perché, se inizialmente lo psichiatra mi aveva dato fiducia, poi alcuni suoi comportamenti mi hanno fatto dubitare di lui e, di conseguenza, anche sulla terapia che mi ha prescritto.
Un'altra cosa che mi fa stare male è che non riesco a capire se quello che provo e mi succede sono emozioni e disturbi (anche fisici) che fanno parte del problema o effetti collaterali del farmaco. Questa cosa mi fa sentire invasa, mi sembra di avere del veleno in corpo che agisce senza che io possa controllarlo ed essendo tra l'altro un antiepilettico ho paura a sospenderlo di botto.
In più credo di avere anche capito cosa ha causato ora il mio malessere così forte e fa parte anche del rapporto col mio terapeuta, per cui mi chiedo se non sia meglio risolvere tra me e lui questa questione senza aggiungere cose che mi confondano ancora di più..
Se vado avanti con la cura come faccio a sapere se quello che sento e faccio corrisponde a come sono? Dopo quanto si avvertono i primi effetti?
E poi fino a quando si dovrà andare avanti?
Non voglio esser riempita di farmaci e ho visto che questo psichiatra ha questa tendenza..
Forse devo solo accettare che io sono così,instabile, e che lo rimarrò ma fa parte di me..Ma alo stesso tempo quando sto troppo male ho paura di me..però se risolvo le questioni a monte che hanno innescato il mio malessere forse posso farne a meno del Lamictal..
Le chiedo consiglio..
Certamente comunque non interromperò di botto perché ho paura e ne parlerò in settimana col mio terapeuta prima evntualemnet di aumentare la dose a 50 mg..
a ringrazio tantissimo per la risposta gentile ed esaustiva e anche per essersi interessato guardando lo storico dei miei consulti..grazie davvero.
E' vero, sono piena di dubbi perché, se inizialmente lo psichiatra mi aveva dato fiducia, poi alcuni suoi comportamenti mi hanno fatto dubitare di lui e, di conseguenza, anche sulla terapia che mi ha prescritto.
Un'altra cosa che mi fa stare male è che non riesco a capire se quello che provo e mi succede sono emozioni e disturbi (anche fisici) che fanno parte del problema o effetti collaterali del farmaco. Questa cosa mi fa sentire invasa, mi sembra di avere del veleno in corpo che agisce senza che io possa controllarlo ed essendo tra l'altro un antiepilettico ho paura a sospenderlo di botto.
In più credo di avere anche capito cosa ha causato ora il mio malessere così forte e fa parte anche del rapporto col mio terapeuta, per cui mi chiedo se non sia meglio risolvere tra me e lui questa questione senza aggiungere cose che mi confondano ancora di più..
Se vado avanti con la cura come faccio a sapere se quello che sento e faccio corrisponde a come sono? Dopo quanto si avvertono i primi effetti?
E poi fino a quando si dovrà andare avanti?
Non voglio esser riempita di farmaci e ho visto che questo psichiatra ha questa tendenza..
Forse devo solo accettare che io sono così,instabile, e che lo rimarrò ma fa parte di me..Ma alo stesso tempo quando sto troppo male ho paura di me..però se risolvo le questioni a monte che hanno innescato il mio malessere forse posso farne a meno del Lamictal..
Le chiedo consiglio..
Certamente comunque non interromperò di botto perché ho paura e ne parlerò in settimana col mio terapeuta prima evntualemnet di aumentare la dose a 50 mg..
[#3]
Gentile utente,
grazie !
Lei scrive:
<<..credo di avere anche capito cosa ha causato ora il mio malessere così forte e fa parte anche del rapporto col mio terapeuta, per cui mi chiedo se non sia meglio risolvere tra me e lui questa questione senza aggiungere cose che mi confondano ancora di più..>>
Se Lei avverte di averlo capito, allora certamente ha senso di parlarne con lui (ma non come la soluzione alternativa rispetto alla terapia farmacologica):
parlarne con lui non è "meglio rispetto a..", bensì è l'unico modo per cercare di occuparsi del rapporto con lui,
nel mentre la terapia farmacologica, si spera, che ha gli altri obbiettivi:
in particolare, darLe una sufficiente stabilità emotiva per poter affrontare la quotidianità, per limitare certe reazioni impulsive, certe paure.
Lei mi può dire che riuscirebbe a controllare tutto questo anche con la sola psicoterapia.. ? o con la propria consapevolezza di certe cose..? - Non lo possiamo dare per scontato, e comunque, con la farmacoterapia tale Sua capacità di autocotrollo può essere maggiore, nel mentre può essere tranquilla che non diventerà "un altra persona". Lei rimane sempre Lei, solo che magari potrà partecipare meglio alla vita di ogni giorno e alla psicoterapia.
<<..Se vado avanti con la cura come faccio a sapere se quello che sento e faccio corrisponde a come sono?..>>
Gli psicofarmaci non hanno un potere "miracoloso" di cambiare la persona, i suoi sentimenti ed i suoi drammi più profondi, e la sua storia. Semplicemente aiutano a contenere certi sintomi che altrimenti possono essere invalidanti e ostacolanti per un percorso riabilitativo.
Dunque, non bisogna avere una paura cieca degli psicofarmaci in generale.
Piuttosto, sarà importante capire se il Lamictal, nello specifico, è un farmaco ottimale per Lei o no, se dà benefici o no.
Lei scrive:
<<..non riesco a capire se quello che provo e mi succede sono emozioni e disturbi (anche fisici) che fanno parte del problema o effetti collaterali del farmaco..>>
- Dovrebbe essere il compito dello psichiatra a capirlo (oltre che in base alla conoscenza del farmaco, anche in base alla conoscenza di Lei e dell'osservazione di Lei: a questo, appunto, servono le visite di controllo). Il problema critico è il Suo rapporto di fiducia-sfiducia con lo psichiatra che L'ha visitato, ma se non possiamo servirsi di un rapporto di fiducia con lo specialista, non possiamo valutare niente. O si cerca di rivalutare le proprie impressioni di lui, o si cerca un altro specialista. Ma uno specialista che La possa visitare dal vivo è essenziale.
Lei scrive:
<<..alcuni suoi comportamenti mi hanno fatto dubitare di lui..>>
Può spiegarlo meglio ?
--------------------------------------
Dunque, quello che scriverò io qui non sarà affatto sufficiente, perché sono aspetti generali, mentre serve lo psichiatra che La segua individualmente e dal vivo.
-------------------------
Per quanto riguarda alcuni sintomi ("mi sento stanchissima"), posso dire che è un tipico effetto collaterale iniziale del Lamictal, invece gli "sbalzi d'umore" potrebbero essere stati già prima dell'inizio della terapia e l'insonnia, in particolare, potrebbe risultare anche dall'astensione dall'uso di alcool (è molto bene se Lei non lo usa più, in tal caso il sonno migliorerà gradualmente).
La comparsa di rash cutaneo da Lamictal può verificarsi soprattutto nell'arco dei primi due mesi. In seguito si potrebbe stare più tranquilli che, dal punto di vista dermatologico, il farmaco è tollerato. Questa potenziale reazione non è dose-dipendente, la dose è poco rilevante, ma, siccome ciò succede solo ad alcune persone, possono essere rilevanti le predisposizioni individuali, ad esempio, l'eventuale presenza delle malattie del sistema immunitario, la storia nota delle reazioni cutanee ai farmaci già in precedenza, l'uso di altri farmaci assieme con il Lamictal, o una concomitante malattia infettiva. Se Lei non ha niente di questo, può essere già più tranquilla, ma nei primi due mesi bisogna prestare comunque attenzione ad eventuali sintomi cutanei (e, nel dubbio, riferirli sempre allo psichiatra e farsi vedere almeno dal medico di base, ed, se sarà il caso, anche dal dermatologo).
Gli effetti collaterali iniziali come la stanchezza possono essere brevi o duraturi a secondo della sensibilità individuale. Un buon indice di potenziale buona tolleranza è una tendenza, anche se lieve, all'attenuazione graduale di tali sintomi.
In genere, è un farmaco che presenta diversi vantaggi rispetto ad altri farmaci della stessa classe (sia dal punto di vista del profilo degli effetti collaterali, sia dal punto di vista dell'efficacia terapeutica), ma l'avvio della terapia con esso deve essere più graduale rispetto ad altri farmaci.
Benché molti medici usano gli schemi a salire o a scendere pre-programmati (ad es., salire di "un tot" mg dopo "un tot" di giorni..), secondo me, soprattutto quando ci sono i dubbi sulla tollerabilità, non conviene seguire gli schemi pre-programmati, ed è più logico decidere i cambiamenti della terapia in sede delle visite dal vivo con lo psichiatra.
Gli effetti terapeutici possono essere avvertiti dopo più tempo, ma se il farmaco sarà ben tollerato, potrà aver senso aspettarli.
----------------
In sostanza,
per quanto riguarda la farmacoterapia:
l'obbiettivo importante di queste settimane è che Lei abbia man mano meno "stanchezza" o che riesca a tollerarla meglio.
Quando Lei ha la prossima visita dallo psichiatra ?
(lui deve monitorare l'andamento della terapia)
E, per quanto riguarda la psicoterapia:
è molto importante parlare con il Suo terapeuta di quello di cui Lei voleva parlargli,
ma, secondo me, potrebbero essere importanti anche gli altri aspetti:
come mai la Sua reazione ha preso proprio quella forma che ha preso ? (ognuno reagisce a modo suo, e ce ne sono dei motivi), Lei, in particolare, - con il ricorso agli alcolici, e con certe idee, vissuti, ecc. (ognuno reagirebbe così ? No. Proprio Lei reagisce così. Perché ? E poi: sono i modi autentici di reagire ? Vorrebbe reagire in modo più adeguato, veritiero ?);
/fra parentesi: assumendo il farmaco, Lei è più attenta a non usare l'alcool, e, in generale, Lei è più attenta al come sta..: questi "effetti" Secondari ed Indiretti della farmacoterapia vi possono essere d'aiuto nella psicoterapia/
ed un altro aspetto:
non è che il Suo psicoterapeuta viene investito un po' troppo di un ruolo a livello medico ? Da quello che mi sembra di capire, inviarLa in farmacoterapia è stata la sua idea, e adesso: lui è per Lei un riferimento anche nei dubbi rispetto al farmaco ("..non interromperò di botto perché ho paura e ne parlerò in settimana col mio terapeuta.."). E' corretto che lui sia per Lei una figura di riferimento, ma se lo è anche a livello medico, allora potrà essere più difficile fare la psicoterapia.. Per i farmaci, la figura di riferimento deve essere uno psichiatra.
grazie !
Lei scrive:
<<..credo di avere anche capito cosa ha causato ora il mio malessere così forte e fa parte anche del rapporto col mio terapeuta, per cui mi chiedo se non sia meglio risolvere tra me e lui questa questione senza aggiungere cose che mi confondano ancora di più..>>
Se Lei avverte di averlo capito, allora certamente ha senso di parlarne con lui (ma non come la soluzione alternativa rispetto alla terapia farmacologica):
parlarne con lui non è "meglio rispetto a..", bensì è l'unico modo per cercare di occuparsi del rapporto con lui,
nel mentre la terapia farmacologica, si spera, che ha gli altri obbiettivi:
in particolare, darLe una sufficiente stabilità emotiva per poter affrontare la quotidianità, per limitare certe reazioni impulsive, certe paure.
Lei mi può dire che riuscirebbe a controllare tutto questo anche con la sola psicoterapia.. ? o con la propria consapevolezza di certe cose..? - Non lo possiamo dare per scontato, e comunque, con la farmacoterapia tale Sua capacità di autocotrollo può essere maggiore, nel mentre può essere tranquilla che non diventerà "un altra persona". Lei rimane sempre Lei, solo che magari potrà partecipare meglio alla vita di ogni giorno e alla psicoterapia.
<<..Se vado avanti con la cura come faccio a sapere se quello che sento e faccio corrisponde a come sono?..>>
Gli psicofarmaci non hanno un potere "miracoloso" di cambiare la persona, i suoi sentimenti ed i suoi drammi più profondi, e la sua storia. Semplicemente aiutano a contenere certi sintomi che altrimenti possono essere invalidanti e ostacolanti per un percorso riabilitativo.
Dunque, non bisogna avere una paura cieca degli psicofarmaci in generale.
Piuttosto, sarà importante capire se il Lamictal, nello specifico, è un farmaco ottimale per Lei o no, se dà benefici o no.
Lei scrive:
<<..non riesco a capire se quello che provo e mi succede sono emozioni e disturbi (anche fisici) che fanno parte del problema o effetti collaterali del farmaco..>>
- Dovrebbe essere il compito dello psichiatra a capirlo (oltre che in base alla conoscenza del farmaco, anche in base alla conoscenza di Lei e dell'osservazione di Lei: a questo, appunto, servono le visite di controllo). Il problema critico è il Suo rapporto di fiducia-sfiducia con lo psichiatra che L'ha visitato, ma se non possiamo servirsi di un rapporto di fiducia con lo specialista, non possiamo valutare niente. O si cerca di rivalutare le proprie impressioni di lui, o si cerca un altro specialista. Ma uno specialista che La possa visitare dal vivo è essenziale.
Lei scrive:
<<..alcuni suoi comportamenti mi hanno fatto dubitare di lui..>>
Può spiegarlo meglio ?
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Dunque, quello che scriverò io qui non sarà affatto sufficiente, perché sono aspetti generali, mentre serve lo psichiatra che La segua individualmente e dal vivo.
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Per quanto riguarda alcuni sintomi ("mi sento stanchissima"), posso dire che è un tipico effetto collaterale iniziale del Lamictal, invece gli "sbalzi d'umore" potrebbero essere stati già prima dell'inizio della terapia e l'insonnia, in particolare, potrebbe risultare anche dall'astensione dall'uso di alcool (è molto bene se Lei non lo usa più, in tal caso il sonno migliorerà gradualmente).
La comparsa di rash cutaneo da Lamictal può verificarsi soprattutto nell'arco dei primi due mesi. In seguito si potrebbe stare più tranquilli che, dal punto di vista dermatologico, il farmaco è tollerato. Questa potenziale reazione non è dose-dipendente, la dose è poco rilevante, ma, siccome ciò succede solo ad alcune persone, possono essere rilevanti le predisposizioni individuali, ad esempio, l'eventuale presenza delle malattie del sistema immunitario, la storia nota delle reazioni cutanee ai farmaci già in precedenza, l'uso di altri farmaci assieme con il Lamictal, o una concomitante malattia infettiva. Se Lei non ha niente di questo, può essere già più tranquilla, ma nei primi due mesi bisogna prestare comunque attenzione ad eventuali sintomi cutanei (e, nel dubbio, riferirli sempre allo psichiatra e farsi vedere almeno dal medico di base, ed, se sarà il caso, anche dal dermatologo).
Gli effetti collaterali iniziali come la stanchezza possono essere brevi o duraturi a secondo della sensibilità individuale. Un buon indice di potenziale buona tolleranza è una tendenza, anche se lieve, all'attenuazione graduale di tali sintomi.
In genere, è un farmaco che presenta diversi vantaggi rispetto ad altri farmaci della stessa classe (sia dal punto di vista del profilo degli effetti collaterali, sia dal punto di vista dell'efficacia terapeutica), ma l'avvio della terapia con esso deve essere più graduale rispetto ad altri farmaci.
Benché molti medici usano gli schemi a salire o a scendere pre-programmati (ad es., salire di "un tot" mg dopo "un tot" di giorni..), secondo me, soprattutto quando ci sono i dubbi sulla tollerabilità, non conviene seguire gli schemi pre-programmati, ed è più logico decidere i cambiamenti della terapia in sede delle visite dal vivo con lo psichiatra.
Gli effetti terapeutici possono essere avvertiti dopo più tempo, ma se il farmaco sarà ben tollerato, potrà aver senso aspettarli.
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In sostanza,
per quanto riguarda la farmacoterapia:
l'obbiettivo importante di queste settimane è che Lei abbia man mano meno "stanchezza" o che riesca a tollerarla meglio.
Quando Lei ha la prossima visita dallo psichiatra ?
(lui deve monitorare l'andamento della terapia)
E, per quanto riguarda la psicoterapia:
è molto importante parlare con il Suo terapeuta di quello di cui Lei voleva parlargli,
ma, secondo me, potrebbero essere importanti anche gli altri aspetti:
come mai la Sua reazione ha preso proprio quella forma che ha preso ? (ognuno reagisce a modo suo, e ce ne sono dei motivi), Lei, in particolare, - con il ricorso agli alcolici, e con certe idee, vissuti, ecc. (ognuno reagirebbe così ? No. Proprio Lei reagisce così. Perché ? E poi: sono i modi autentici di reagire ? Vorrebbe reagire in modo più adeguato, veritiero ?);
/fra parentesi: assumendo il farmaco, Lei è più attenta a non usare l'alcool, e, in generale, Lei è più attenta al come sta..: questi "effetti" Secondari ed Indiretti della farmacoterapia vi possono essere d'aiuto nella psicoterapia/
ed un altro aspetto:
non è che il Suo psicoterapeuta viene investito un po' troppo di un ruolo a livello medico ? Da quello che mi sembra di capire, inviarLa in farmacoterapia è stata la sua idea, e adesso: lui è per Lei un riferimento anche nei dubbi rispetto al farmaco ("..non interromperò di botto perché ho paura e ne parlerò in settimana col mio terapeuta.."). E' corretto che lui sia per Lei una figura di riferimento, ma se lo è anche a livello medico, allora potrà essere più difficile fare la psicoterapia.. Per i farmaci, la figura di riferimento deve essere uno psichiatra.
[#4]
Ex utente
Dottor Gukov, ancora grazie!
Rispondo dal cell quindi sono costretta sd essere piu stringata..
I dubbi sullo psichiatra nascono da alcuni comportamenti contraddittori (es. "Sono uno che non riempie di farmaci" per poi, di fronte al mio non dormire,magari temporaneo, propormi per sms un triciclico..). Ho chiesto di darci del Lei e mi dà del tu..e ora anch'io ma senza la necessaris distanza diventa tutto più confuso e complicato.
Allo stesso tempo me l'ha, su mia richiesta, consigliato il mio terapeuta per cui mi dispiace.
Rispetto all'alcol non ho proprio interrotto del tutto, mi limito a una birra ma con la benedizione del mio psichiatra(se mi limito a una).
Non sono sicura di controllarmi pur avendo consapevolezza ma nei momenti come ora in cui sto abbastanza bene mi sembra assurdo prendere uno stabilizzatore..Ho paura d i vivermi come malata e non mi piace.. allo stesso tempo neanche l'alcol è una panacea...
Volevo chiederle se può dipendere da l Lamictal il fatto che io abbia dormito 10 h!! E anche il fatto che abbia una gran sete. E che la mioclonia alla palpebra , precedente all'assunzione del farmaco, sia peggiorata.
Grazie mille!
Rispondo dal cell quindi sono costretta sd essere piu stringata..
I dubbi sullo psichiatra nascono da alcuni comportamenti contraddittori (es. "Sono uno che non riempie di farmaci" per poi, di fronte al mio non dormire,magari temporaneo, propormi per sms un triciclico..). Ho chiesto di darci del Lei e mi dà del tu..e ora anch'io ma senza la necessaris distanza diventa tutto più confuso e complicato.
Allo stesso tempo me l'ha, su mia richiesta, consigliato il mio terapeuta per cui mi dispiace.
Rispetto all'alcol non ho proprio interrotto del tutto, mi limito a una birra ma con la benedizione del mio psichiatra(se mi limito a una).
Non sono sicura di controllarmi pur avendo consapevolezza ma nei momenti come ora in cui sto abbastanza bene mi sembra assurdo prendere uno stabilizzatore..Ho paura d i vivermi come malata e non mi piace.. allo stesso tempo neanche l'alcol è una panacea...
Volevo chiederle se può dipendere da l Lamictal il fatto che io abbia dormito 10 h!! E anche il fatto che abbia una gran sete. E che la mioclonia alla palpebra , precedente all'assunzione del farmaco, sia peggiorata.
Grazie mille!
[#5]
Ex utente
Ah dimenticavo: cosa intende per"comportarsi in modo più veritiero?"io quando bevo lo faccio perché sto male..veramente.
Lo psichiatra lo rivedrò teoricamente tra un mese per vedere l'effetto della terapia, nel frattempo mi ha dato dispinibilità telefonica, anche quella un po' contraddittoria..va detto che è in un'altra regione per cui non ho io la possibilitá di andarci con maggior frequenza. La scelta di uno psichiatra lontano dipende da fattori che non mi sento di specificare.
Grazie ancora
Lo psichiatra lo rivedrò teoricamente tra un mese per vedere l'effetto della terapia, nel frattempo mi ha dato dispinibilità telefonica, anche quella un po' contraddittoria..va detto che è in un'altra regione per cui non ho io la possibilitá di andarci con maggior frequenza. La scelta di uno psichiatra lontano dipende da fattori che non mi sento di specificare.
Grazie ancora
[#6]
<<..io quando bevo lo faccio perché sto male..veramente..>>
Non dubito, che lo stato di malessere che La porta a bere è veritiero; ma la reazione, la soluzione che trova per contenere tale malessere non credo che sia veritiera. Anche i bambini piccoli, quando stanno male, bevono l'alcool ? No. Perché non conoscono ancora tale soluzione, e sono costretti ad essere più sinceri: piangono, urlano, chiedono l'attenzione, protezione, rassicurazione, amore. Io non Le dico di urlare, ma anche noi, adulti, possiamo essere veritieri, come bambini, in modo magari un po' più educato rispetto a loro. Il problema è che molte persone adulte non abbiamo più speranza che qualcuno ci accolga.., molti di noi non abbiamo una fiducia negli altri, e nemmeno in noi, e ricorriamo allo strumento "pratico", ma non "veritiero": semplicemente contenendoci, bevendo l'alcool.
Qualche analogia c'è con i farmaci (ad esempio, ansiolitici)... quando uno li usa con la stessa modalità (anche l'alcool, un tempo è stato un medicinale molto diffuso nella medicina occidentale), ma quando un farmaco è corretto ed assunto non al bisogno, bensì ad orari e alle dosi regolari e con continuità, allora non si inserisce nella dinamica di una reazione e di una soluzione immediata ed impulsiva al malessere, bensì ha un effetto più di fondo.
<<..Lo psichiatra lo rivedrò teoricamente tra un mese per vedere l'effetto della terapia, nel frattempo mi ha dato disponibilità telefonica..>>
Utilizzerei questa disponibilità telefonica per riferire a lui i sintomi che La preoccupano.
La mia impressione è che dovete ancora stabilire un rapporto fra di voi. Cerchiamo di essere comprensivi anche verso di lui. Anche lo psichiatra è un essere umano, e non può avere una apparenza perfetta.
<<..Ho chiesto di darci del Lei e mi dà del tu..e ora anch'io ma senza la necessaria distanza diventa tutto più confuso e complicato..>>
Nonostante che lui Le dà del tu, Lei può proseguire a dare a lui di Lei, se così per Lei è più ottimale: magari lui si accorgerà della discrepanza, e si può anche ricordare a lui esplicitamente della Suo richiesta di dare di Lei.
Dalla mia esperienza e dalla terapia che lui Le ha prescritto (solo un farmaco, e a salire gradualmente), è veramente uno che non riempie coi farmaci.
<<..di fronte al mio non dormire,magari temporaneo, propormi per sms un triciclico..>>
Certi tentativi farmacologici ulteriori, apparentemente eccessivi, potrebbero provenire dal percepire una certa pressione da parte Sua, oppure dal percepire il Suo grande malessere. Con una paziente come Lei ci vogliono nervi saldi, perché, appunto, le soluzioni farmacologiche possono essere adatti ad alcuni scopi strategici, ma non a placare tutti i momenti di malessere (vedi quello che ho scritto su alcool). Dunque, bisogna aiutare a lui a conoscerLa meglio.
<<..Non sono sicura di controllarmi pur avendo consapevolezza ma nei momenti come ora in cui sto abbastanza bene mi sembra assurdo prendere uno stabilizzatore..>>
E' un atteggiamento che "vive la giornata", che non vuole guardare avanti: se adesso Lei si sente "abbastanza bene", questo può essere in gran parte proprio grazie al farmaco e ad un maggiore senso di responsabilità che Lei ha dovuto assumere, impegnandosi in una cura farmacologica. Ma prima Lei non stava bene, e anche dopo non ci sarà alcuna garanzia che stia bene, se lasciamo le cose correre solo in base ai bisogni episodici. (ora sto bene, ora no, ecc.). L'idea della farmacoterapia ha avuto i propri motivi, il proprio razionale, e bisogna lasciare al farmaco il suo spazio, e vedere come funzionerà. Non è "tutto lo spazio" della Sua vita, della Sua psiche,.., e rimane molto anche al vostro lavoro psicoterapeutico.
<<..Ho paura di vivermi come malata e non mi piace..>>
Si auto-inganna (come molte persone): anche senza farmaco Lei è malata (altrimenti non sarebbe andata in psicoterapia, non avrebbe vissuto quel grande malessere che ha vissuto). Che cosa è una "malattia", essere "malata" - sono domande filosofiche, ma anche pratiche e semplici: stare male, aver bisogno di cure altrui. Molte persone nascondono il proprio malessere, ma questo non le rende meno malate..
<<..allo stesso tempo neanche l'alcol è una panacea...>>
Pensa.., che prima di assumere il Lamictal, Lei si stava già curando con uno psicofarmaco (l'alcool), e se uno mi dice che questo vuol dire riuscire a stare senza farmaci, allora è un autoinganno. L'alcool non è una panacea, ma, anzi, il Suo uso può cronicizzare i problemi emotivi e aggiungerne dei nuovi. In passato è stato utilizzato come un farmaco a tutti gli effetti (ma ad oggi ci sono le alternative molto più valide e salutari).
<<..Volevo chiederle se può dipendere da l Lamictal il fatto che io abbia dormito 10 h!! E anche il fatto che abbia una gran sete. E che la mioclonia alla palpebra , precedente all'assunzione del farmaco, sia peggiorata..>>
Bisogna chiederlo (per ora, telefonicamente) al Suo psichiatra. E' anche un'opportunità di instaurare una relazione professionale fra di voi.
// Possono essere effetti del farmaco, ma alcuni di tali effetti potrebbero dipendere anche dall'associazione con la birra (il sonno prolungato), alcuni altri - viceversa, da una riduzione brusca delle quantità dell'alcool (peggioramento di mioclonia). Inoltre, le persone abituate al gusto dell'alcool, spesso non bevono abbastanza l'acqua o le altre bevande... Ci sono le cose da capire: bisogna parlarne con il Suo psichiatra. //
Non dubito, che lo stato di malessere che La porta a bere è veritiero; ma la reazione, la soluzione che trova per contenere tale malessere non credo che sia veritiera. Anche i bambini piccoli, quando stanno male, bevono l'alcool ? No. Perché non conoscono ancora tale soluzione, e sono costretti ad essere più sinceri: piangono, urlano, chiedono l'attenzione, protezione, rassicurazione, amore. Io non Le dico di urlare, ma anche noi, adulti, possiamo essere veritieri, come bambini, in modo magari un po' più educato rispetto a loro. Il problema è che molte persone adulte non abbiamo più speranza che qualcuno ci accolga.., molti di noi non abbiamo una fiducia negli altri, e nemmeno in noi, e ricorriamo allo strumento "pratico", ma non "veritiero": semplicemente contenendoci, bevendo l'alcool.
Qualche analogia c'è con i farmaci (ad esempio, ansiolitici)... quando uno li usa con la stessa modalità (anche l'alcool, un tempo è stato un medicinale molto diffuso nella medicina occidentale), ma quando un farmaco è corretto ed assunto non al bisogno, bensì ad orari e alle dosi regolari e con continuità, allora non si inserisce nella dinamica di una reazione e di una soluzione immediata ed impulsiva al malessere, bensì ha un effetto più di fondo.
<<..Lo psichiatra lo rivedrò teoricamente tra un mese per vedere l'effetto della terapia, nel frattempo mi ha dato disponibilità telefonica..>>
Utilizzerei questa disponibilità telefonica per riferire a lui i sintomi che La preoccupano.
La mia impressione è che dovete ancora stabilire un rapporto fra di voi. Cerchiamo di essere comprensivi anche verso di lui. Anche lo psichiatra è un essere umano, e non può avere una apparenza perfetta.
<<..Ho chiesto di darci del Lei e mi dà del tu..e ora anch'io ma senza la necessaria distanza diventa tutto più confuso e complicato..>>
Nonostante che lui Le dà del tu, Lei può proseguire a dare a lui di Lei, se così per Lei è più ottimale: magari lui si accorgerà della discrepanza, e si può anche ricordare a lui esplicitamente della Suo richiesta di dare di Lei.
Dalla mia esperienza e dalla terapia che lui Le ha prescritto (solo un farmaco, e a salire gradualmente), è veramente uno che non riempie coi farmaci.
<<..di fronte al mio non dormire,magari temporaneo, propormi per sms un triciclico..>>
Certi tentativi farmacologici ulteriori, apparentemente eccessivi, potrebbero provenire dal percepire una certa pressione da parte Sua, oppure dal percepire il Suo grande malessere. Con una paziente come Lei ci vogliono nervi saldi, perché, appunto, le soluzioni farmacologiche possono essere adatti ad alcuni scopi strategici, ma non a placare tutti i momenti di malessere (vedi quello che ho scritto su alcool). Dunque, bisogna aiutare a lui a conoscerLa meglio.
<<..Non sono sicura di controllarmi pur avendo consapevolezza ma nei momenti come ora in cui sto abbastanza bene mi sembra assurdo prendere uno stabilizzatore..>>
E' un atteggiamento che "vive la giornata", che non vuole guardare avanti: se adesso Lei si sente "abbastanza bene", questo può essere in gran parte proprio grazie al farmaco e ad un maggiore senso di responsabilità che Lei ha dovuto assumere, impegnandosi in una cura farmacologica. Ma prima Lei non stava bene, e anche dopo non ci sarà alcuna garanzia che stia bene, se lasciamo le cose correre solo in base ai bisogni episodici. (ora sto bene, ora no, ecc.). L'idea della farmacoterapia ha avuto i propri motivi, il proprio razionale, e bisogna lasciare al farmaco il suo spazio, e vedere come funzionerà. Non è "tutto lo spazio" della Sua vita, della Sua psiche,.., e rimane molto anche al vostro lavoro psicoterapeutico.
<<..Ho paura di vivermi come malata e non mi piace..>>
Si auto-inganna (come molte persone): anche senza farmaco Lei è malata (altrimenti non sarebbe andata in psicoterapia, non avrebbe vissuto quel grande malessere che ha vissuto). Che cosa è una "malattia", essere "malata" - sono domande filosofiche, ma anche pratiche e semplici: stare male, aver bisogno di cure altrui. Molte persone nascondono il proprio malessere, ma questo non le rende meno malate..
<<..allo stesso tempo neanche l'alcol è una panacea...>>
Pensa.., che prima di assumere il Lamictal, Lei si stava già curando con uno psicofarmaco (l'alcool), e se uno mi dice che questo vuol dire riuscire a stare senza farmaci, allora è un autoinganno. L'alcool non è una panacea, ma, anzi, il Suo uso può cronicizzare i problemi emotivi e aggiungerne dei nuovi. In passato è stato utilizzato come un farmaco a tutti gli effetti (ma ad oggi ci sono le alternative molto più valide e salutari).
<<..Volevo chiederle se può dipendere da l Lamictal il fatto che io abbia dormito 10 h!! E anche il fatto che abbia una gran sete. E che la mioclonia alla palpebra , precedente all'assunzione del farmaco, sia peggiorata..>>
Bisogna chiederlo (per ora, telefonicamente) al Suo psichiatra. E' anche un'opportunità di instaurare una relazione professionale fra di voi.
// Possono essere effetti del farmaco, ma alcuni di tali effetti potrebbero dipendere anche dall'associazione con la birra (il sonno prolungato), alcuni altri - viceversa, da una riduzione brusca delle quantità dell'alcool (peggioramento di mioclonia). Inoltre, le persone abituate al gusto dell'alcool, spesso non bevono abbastanza l'acqua o le altre bevande... Ci sono le cose da capire: bisogna parlarne con il Suo psichiatra. //
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 32.1k visite dal 16/03/2015.
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