La lunghezza della domanda, che fa ben capire il mio stato d'ansia attuale
Buongiorno.
Sono disperata, mi sembra di essere entrata in un vicolo senza uscita.
Soffro di ansia da quando sono bambina, non so se questo sia dovuto all'assenza di mio papà o all'iper-protettività di mia mamma. Lo stato si è protratto fino all'adolescenza e sembrava aver avuto una seppur minima battuta d'arresto con la nascita di mio figlio.
Un anno fa, dopo aver lasciato un lavoro è subentrata la broncopolmonite di mio figlio che mi ha fatto piombare in uno stato di ipocondria totale (potete leggere la storia dei miei consulti). Il colpo di grazia a tutto questo è stato il nuovo lavoro, cominciato da novembre, che mi ha portato a degli stati di ansia atroci (non so se definirli attacchi di panico), problemi col sonno, tachicardia, spasmi e vomito mattutino a digiuno, sensazione di soffocamento e oppressione. Vorrei lasciare il lavoro ma mi dico che non sarebbe la soluzione.
Ho seguito 6,7 mesi di psicoterapia nel periodo ipocondriaco ma senza grossi risultati. Mi sembrava campata per aria e mi sentivo colpevolizzata. La psichiatra invece mi ha prescritto entact per 10 mesi che non sono mai riuscita a cominciare per il terrore di quello che potrebbe succedermi.
Ho paura di cadere nel circolo vizioso degli psicofarmaci e le mie perplessità sono le seguenti:
- come farei a lavorare durante le prime settimane con tutti gli effetti collaterali e l'amplificazione dell'ansia fisiologica? Si riesce a sopportare la fase iniziale del trattamento o devo per forza abbinare ansiolitici? Nel caso posso prenderli all'occorrenza? La psichiatra ha detto che non è strettamente necessario ma mi ha prescritto il lexotan.
- Essendo che la mia storia di ansia e depressione dura da 30 anni, 10 mesi di cura non sono troppo pochi per scongiurare una ricaduta? Ho letto che ci vogliono almeno 2 anni. Essendo che mio figlio ha sei anni e mezzo e io 30 mi chiedo se riuscirò mai a dargli un fratellino o una sorellina se inizio la cura.
- Gli effetti da sospensione sono sopportabili? Non è che poi devo riprendere la cura e non ne esco più?
Mi scuso per la lunghezza della domanda, che fa ben capire il mio stato d'ansia attuale.
Stavo pensando di cominciare eventualmente una terapia cognitivo comportamentale, più idonea a trattare gli stati d'ansia, eventualmente da abbinare al farmaco. Ma non ho idea di come convincermi a prendere l'entact.
Ringrazio per la disponibilità.
Sono disperata, mi sembra di essere entrata in un vicolo senza uscita.
Soffro di ansia da quando sono bambina, non so se questo sia dovuto all'assenza di mio papà o all'iper-protettività di mia mamma. Lo stato si è protratto fino all'adolescenza e sembrava aver avuto una seppur minima battuta d'arresto con la nascita di mio figlio.
Un anno fa, dopo aver lasciato un lavoro è subentrata la broncopolmonite di mio figlio che mi ha fatto piombare in uno stato di ipocondria totale (potete leggere la storia dei miei consulti). Il colpo di grazia a tutto questo è stato il nuovo lavoro, cominciato da novembre, che mi ha portato a degli stati di ansia atroci (non so se definirli attacchi di panico), problemi col sonno, tachicardia, spasmi e vomito mattutino a digiuno, sensazione di soffocamento e oppressione. Vorrei lasciare il lavoro ma mi dico che non sarebbe la soluzione.
Ho seguito 6,7 mesi di psicoterapia nel periodo ipocondriaco ma senza grossi risultati. Mi sembrava campata per aria e mi sentivo colpevolizzata. La psichiatra invece mi ha prescritto entact per 10 mesi che non sono mai riuscita a cominciare per il terrore di quello che potrebbe succedermi.
Ho paura di cadere nel circolo vizioso degli psicofarmaci e le mie perplessità sono le seguenti:
- come farei a lavorare durante le prime settimane con tutti gli effetti collaterali e l'amplificazione dell'ansia fisiologica? Si riesce a sopportare la fase iniziale del trattamento o devo per forza abbinare ansiolitici? Nel caso posso prenderli all'occorrenza? La psichiatra ha detto che non è strettamente necessario ma mi ha prescritto il lexotan.
- Essendo che la mia storia di ansia e depressione dura da 30 anni, 10 mesi di cura non sono troppo pochi per scongiurare una ricaduta? Ho letto che ci vogliono almeno 2 anni. Essendo che mio figlio ha sei anni e mezzo e io 30 mi chiedo se riuscirò mai a dargli un fratellino o una sorellina se inizio la cura.
- Gli effetti da sospensione sono sopportabili? Non è che poi devo riprendere la cura e non ne esco più?
Mi scuso per la lunghezza della domanda, che fa ben capire il mio stato d'ansia attuale.
Stavo pensando di cominciare eventualmente una terapia cognitivo comportamentale, più idonea a trattare gli stati d'ansia, eventualmente da abbinare al farmaco. Ma non ho idea di come convincermi a prendere l'entact.
Ringrazio per la disponibilità.
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La durata di un trattamento è stabilita di volta in volta e non a priori, non è quindi certo che la sua terapia debba durare soli 10 mesi.
Altro problema è che non ha assunto il trattamento quindi non può trovare risposta a possibili problematiche da assunzion che non si sono manifestate ancora e quindi inesistenti di fatto.
Dovrebbe stabilire se effettivamente vuole curarsi con la terapia farmacologica oppure nutre dubbi in continuazione.
Altro problema è che non ha assunto il trattamento quindi non può trovare risposta a possibili problematiche da assunzion che non si sono manifestate ancora e quindi inesistenti di fatto.
Dovrebbe stabilire se effettivamente vuole curarsi con la terapia farmacologica oppure nutre dubbi in continuazione.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
Buongiorno dott. Ruggiero.
Credevo di essermi convinta a intraprendere la cura farmacologica, sento di averne bisogno.
Ma poi c'è sempre qualcosa che mi frena, la paura di intraprendere una strana senza uscita e il timore di non riuscire a lavorare nelle settimane iniziali della cura.
Tra l'altro la posologia sarebbe di mezza pastiglia per 6gg e poi una pastiglia da 10, ma leggo in internet che sarebbe opportuno un inizio più graduale con le gocce e non so che pensare...
Credevo di essermi convinta a intraprendere la cura farmacologica, sento di averne bisogno.
Ma poi c'è sempre qualcosa che mi frena, la paura di intraprendere una strana senza uscita e il timore di non riuscire a lavorare nelle settimane iniziali della cura.
Tra l'altro la posologia sarebbe di mezza pastiglia per 6gg e poi una pastiglia da 10, ma leggo in internet che sarebbe opportuno un inizio più graduale con le gocce e non so che pensare...
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2k visite dal 15/03/2015.
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