L'ansia non mi da pace
buonasera,
mi rivolgo a voi perché ho bisogno di pareri su un problema che ormai non riesco più a sopportare.
Premetto che di base sin dall'adolescenza sono stata sempre una persona ansiosa e ipocondriaca. Ora, a 32 anni la situazione non riesco più a gestirla. E' circa un anno che soffro di quelli che ho capito essere attacchi di panico. A periodi, la prima volta a lavoro, ed era sempre li che succedeva, ma poi alla fine passava. Ad agosto una forte delusione d'amore, e poi il lavoro che ho perso, ecc. Problemi che forse hanno un'influenza ma magari solo parziale. Ho sermpre paura di star male, di sentirmi male, paura che accada qualcosa di brutto, tutte paure che nelle ultime due settimane si sono forse concretizzate in attacchi di panico quasi giornalieri. All'improvviso vertigini, gambe deboli, tachicardia, fiato corto, sudorazione e brividi, ecc ecc. Ormai mi succede anche più volte in una giornata, e ho paura che questa cosa possa cronicizzarsi e rovinarmi la vita.. Prendo dei calmanti naturali con scarsi risultati, non vorrei ricorrere a psicofarmaci dato che sono anche già in cura con Tegretol 200 ( per crisi epilettiche avute anni fa) . Ma ho paura di non farcela.. Ogni tanto sto meglio, ma poi basta un semplice "sintomo" e ricominciano le paranoie...ora sono fissata con un dolore che va dallo sterno alla schiena (premetto che lavoro davanti al pc) e in più sto anche dimagrendo in questi giorni nonostante continui a mangiare.. e a volte ho anche crampi della fame...sto sempre su internet ad indagare sulle possibili cause devastanti di ogni sintomo..e lì il circolo vizioso riparte...non ce la faccio più! ...
mi rivolgo a voi perché ho bisogno di pareri su un problema che ormai non riesco più a sopportare.
Premetto che di base sin dall'adolescenza sono stata sempre una persona ansiosa e ipocondriaca. Ora, a 32 anni la situazione non riesco più a gestirla. E' circa un anno che soffro di quelli che ho capito essere attacchi di panico. A periodi, la prima volta a lavoro, ed era sempre li che succedeva, ma poi alla fine passava. Ad agosto una forte delusione d'amore, e poi il lavoro che ho perso, ecc. Problemi che forse hanno un'influenza ma magari solo parziale. Ho sermpre paura di star male, di sentirmi male, paura che accada qualcosa di brutto, tutte paure che nelle ultime due settimane si sono forse concretizzate in attacchi di panico quasi giornalieri. All'improvviso vertigini, gambe deboli, tachicardia, fiato corto, sudorazione e brividi, ecc ecc. Ormai mi succede anche più volte in una giornata, e ho paura che questa cosa possa cronicizzarsi e rovinarmi la vita.. Prendo dei calmanti naturali con scarsi risultati, non vorrei ricorrere a psicofarmaci dato che sono anche già in cura con Tegretol 200 ( per crisi epilettiche avute anni fa) . Ma ho paura di non farcela.. Ogni tanto sto meglio, ma poi basta un semplice "sintomo" e ricominciano le paranoie...ora sono fissata con un dolore che va dallo sterno alla schiena (premetto che lavoro davanti al pc) e in più sto anche dimagrendo in questi giorni nonostante continui a mangiare.. e a volte ho anche crampi della fame...sto sempre su internet ad indagare sulle possibili cause devastanti di ogni sintomo..e lì il circolo vizioso riparte...non ce la faccio più! ...
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<<..Prendo dei calmanti naturali con scarsi risultati, non vorrei ricorrere a psicofarmaci dato che sono anche già in cura con Tegretol 200 ( per crisi epilettiche avute anni fa) . Ma ho paura di non farcela.. >>
Gentile utente,
- i "calmanti naturali" sono sempre degli psicofarmaci (non bisogna autoingannarsi), solo che possono essere meno efficaci, e possono avere comunque le interazioni con il tegretol: bisogna verificarlo. Anche quando si fa la terapia con i rimedi "naturali", è meglio monitorare tale terapia con uno specialista, perché l'utilità dello specialista non è solo nel fare una ricetta, ma nel valutare e nel monitorare le Sue condizioni, e nel consigliare i cambiamenti del metodo di cura o il miglioramento del metodo usato.
- Lei cerca di evitare ad assumere gli "psicofarmaci" per un problema che è attuale, nel mentre non si fa problemi di seguire una cura con uno psicofarmaco (il Tegretol) per un disturbo (crisi Epilettiche) che Lei ha avuto anni fa, e per il quale tale cura non è detto che sia attuale. Il problema qui non sono i farmaci, ma l'insicurezza: Lei si aggrappa alle cose che percepisce come stabili, e non riesce ad affrontare la necessità di cambiamento (nella farmacoterapia, e forse nella vita in generale).
Comincerei da un controllo neurologico e l'EEG, chiedendo di
- ricontrollare se la Sua malattia epilettica ha sempre bisogno di cura antiepilettica (a quale età sono insorte le crisi, di che tipo erano e quando Lei ha avuto l'ultima crisi epilettica ?);
- verificare che i Suoi sintomi attuali non sono associate alla malattia epilettica (è poco probabile, ma "mai dire mai");
- nel caso nel quale deve proseguire con il Tegretol, informarsi con il neurologo su quali farmaci sarebbero da evitare in associazione (alcuni antidepressivi, ad esempio i triciclici, hanno un potenziale epilettogeno, ma gli antidepressivi più moderni, come gli SSRI, ad esempio, non dovrebbero avere questo potenziale); inoltre, a parte anche le altre categorie degli psicofarmaci, fra i farmaci usati in tutt'altri contesti ci sono quelli che sono più a rischio e quelli non rischiosi. Qui non bisogna avere un evitamento cieco di qualsiasi farmaco, ma sapere bene quali si può usare e quali no.
- infine, se il problema non è l'epilessia, talvolta anche i disturbi d'ansia e di umore possono giovare dei farmaci antiepilettici, ed un primo tentativo di approccio farmacologico al problema potrebbe essere semplicemente ottimizzare la terapia antiepilettica (con tegretol o con un altro antiepilettico), in base alle indicazioni anche psichiatriche che hanno tali farmaci.
Vorrei che per Lei sia chiaro che, prima di decidere sulla terapia farmacologica, bisogna valutare la diagnosi del problema, ovvero capire che disturbo ha (d'ansia, di umore ? quale disturbo di preciso ? è legato alla malattia epilettica o no ?).
Se si escluderà che l'epilessia contribuisce al Suo quadro attuale, allora sarà corretto, dopo il neurologo, rivolgersi allo psichiatra.
Le malattie psichiatriche non sono meno importanti di quelle neurologiche, e ci vuole lo specialista con la competenza giusta.
Infine, quando starà un po' meglio, e se Lei ne sarà motivata, si potrà valutare di intraprendere la psicoterapia.
Gentile utente,
- i "calmanti naturali" sono sempre degli psicofarmaci (non bisogna autoingannarsi), solo che possono essere meno efficaci, e possono avere comunque le interazioni con il tegretol: bisogna verificarlo. Anche quando si fa la terapia con i rimedi "naturali", è meglio monitorare tale terapia con uno specialista, perché l'utilità dello specialista non è solo nel fare una ricetta, ma nel valutare e nel monitorare le Sue condizioni, e nel consigliare i cambiamenti del metodo di cura o il miglioramento del metodo usato.
- Lei cerca di evitare ad assumere gli "psicofarmaci" per un problema che è attuale, nel mentre non si fa problemi di seguire una cura con uno psicofarmaco (il Tegretol) per un disturbo (crisi Epilettiche) che Lei ha avuto anni fa, e per il quale tale cura non è detto che sia attuale. Il problema qui non sono i farmaci, ma l'insicurezza: Lei si aggrappa alle cose che percepisce come stabili, e non riesce ad affrontare la necessità di cambiamento (nella farmacoterapia, e forse nella vita in generale).
Comincerei da un controllo neurologico e l'EEG, chiedendo di
- ricontrollare se la Sua malattia epilettica ha sempre bisogno di cura antiepilettica (a quale età sono insorte le crisi, di che tipo erano e quando Lei ha avuto l'ultima crisi epilettica ?);
- verificare che i Suoi sintomi attuali non sono associate alla malattia epilettica (è poco probabile, ma "mai dire mai");
- nel caso nel quale deve proseguire con il Tegretol, informarsi con il neurologo su quali farmaci sarebbero da evitare in associazione (alcuni antidepressivi, ad esempio i triciclici, hanno un potenziale epilettogeno, ma gli antidepressivi più moderni, come gli SSRI, ad esempio, non dovrebbero avere questo potenziale); inoltre, a parte anche le altre categorie degli psicofarmaci, fra i farmaci usati in tutt'altri contesti ci sono quelli che sono più a rischio e quelli non rischiosi. Qui non bisogna avere un evitamento cieco di qualsiasi farmaco, ma sapere bene quali si può usare e quali no.
- infine, se il problema non è l'epilessia, talvolta anche i disturbi d'ansia e di umore possono giovare dei farmaci antiepilettici, ed un primo tentativo di approccio farmacologico al problema potrebbe essere semplicemente ottimizzare la terapia antiepilettica (con tegretol o con un altro antiepilettico), in base alle indicazioni anche psichiatriche che hanno tali farmaci.
Vorrei che per Lei sia chiaro che, prima di decidere sulla terapia farmacologica, bisogna valutare la diagnosi del problema, ovvero capire che disturbo ha (d'ansia, di umore ? quale disturbo di preciso ? è legato alla malattia epilettica o no ?).
Se si escluderà che l'epilessia contribuisce al Suo quadro attuale, allora sarà corretto, dopo il neurologo, rivolgersi allo psichiatra.
Le malattie psichiatriche non sono meno importanti di quelle neurologiche, e ci vuole lo specialista con la competenza giusta.
Infine, quando starà un po' meglio, e se Lei ne sarà motivata, si potrà valutare di intraprendere la psicoterapia.
Dr. Alex Aleksey Gukov
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.3k visite dal 13/03/2015.
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