Poca lucidità, blocco mentale

Nel 2011 ho assistito alla morte tragica della mia ragazza (con cui convivevo da 9 anni e di cui ero molto innamorato) a causa di un incidente stradale. Né io né lei guidavamo. Morte cerebrale. Ho subito lasciato la città dove vivevo per trovare riparo a casa di mia madre. Sono rimasto choccato e devastato per circa 6 mesi con convulsioni tipo attacchi epilettici, sia di fronte a scene violente alla TV, sia per i ricordi dell'incidente in qualsiasi momento del giorno e della notte. Mi sentivo debolissimo, sia fisicamente che psicologicamente, con incubi relativi all'incidente ed alla mia ragazza. I vecchi amici di scuola, dopo qualche pacca sulle spalle mi hanno lasciato solo. Mia madre, quando mi vedeva piangere, mi urlava addosso, anche insultando la mia ragazza morta. Ho consultato uno psichiatra del SSN ma mi sono rifiutato di prendere farmaci. Mi ha diagnosticato una PTSD. Ma anche lo psichiatra, dopo una decina di sedute, mi ha gentilmente messo alla porta con una tecnica subdola: annullava gli appuntamenti un giorno prima e li rimandava di 15 giorni. Più io gli chiedevo se fosse un suo invito a proseguire da solo la strada del lutto e più lui negava e continuava a rimandare gli appuntamenti. Tristissimo. Io non vedevo l'ora di parlare con qualcuno. E lui rimandava. Alla fine non sono andato più.
Per tutto il 2012 non ho avuto la forza di lavorare (lavoro al computer). Non riuscivo a concentrarmi, a mettere le idee una dietro l'altra. Era tutto così difficile ed enorme da gestire. Ed il dolore non mi lasciava tregua. Poi piano piano a metà 2013 ho ripreso a lavorare 2 giorni su 7, senza voglia, imponendomi una ripresa, comunque lentissima. A Gennaio 2014 mi sono dato un programma: lavorare, guadagnare e ritornare a vivere nella città dove vivevo prima. Anche senza la mia abituale lucidità, ho trovato le forze per andare avanti col lavoro, sempre a tratti. Ad Ottobre, mi sono trasferito. Ho ritrovato i miei amici, il quartiere, i vicini, le mie abitudini, felice... ho ritrovato tutto tranne la mia ragazza. Qui è cominciato un secondo lutto, più leggero. Niente è come prima. Ma non c'è più quella magia di prima. La città mi piace ancora molto, la gente è gentilissima, gli amici pure (li vedo circa una volta alla settimana). Ho lavorato parecchio per i primi 3 mesi, da solo a casa. A volte bevo. Il giorno dopo mi vengono le paranoie. Poi riprendo a lavorare, sempre con grandi problemi di concentrazione. Ho un lieve dolore agli occhi (ho 50 anni, porto occhiali per la lettura, controllati di recente), alla fronte, e sento come un muro sulla parte alta centrale del cervello. Alcuni giorni sto benone, come prima con la mia ragazza, sono allegro con me stesso e con tutti, poi mi sento solo e bevo. Non mi piace così. È come se avessi perso l'interesse di vivere, di costruire e di credere in qualcosa. Vorrei uscirne, trovare la speranza, una meta. Ma senza meta non sento la forza per uscirne.
[#1]
Dr. Mario Savino Psichiatra 1.3k 75
Se la diagnosi, come sembrerebbe, è corretta DEVE provare una terapia farmacologica. Non si tratta di "sedativi che intontiscono etc" ANZI, quando funzionano il miglioramento ottenuto gioca in primis a favore di concentrazione ed efficienza. Una eventuale ed auspicabile psicoterapia con l'aiuto del farmaco funzionerà più rapidamente, che si tratti di PTSD o Lutto Complicato.
Aspettare, in questi casi, è la strategia peggiore.
Si rivolga ad un bravo psichiatra e gli dia fiducia

Un abbraccio

Mario Savino
medico
Specialista in Psichiatria

[#2]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,

nell'incedente è stato coinvolto anche Lei stesso (fisicamente) ? Ai tempi sono stati fatti i controlli neurologici ?

Lei ha pensato di fare recentemente gli esami ematici di controllo ?

Possibile che Lei stia sottovalutando la Sua tendenza a bere (l'alcool) ? (perché anche l'alcool può influire sullo stato mentale).

Come possiamo aiutarLe ? C'e qualcosa che Lei voleva aggiungere alla Sua prima replica ?

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#3]
Utente
Utente
Grazie per i feedback.
Nell'incidente ho riportato solo qualche ematoma alle braccia ed alle gambe. Nessun colpo alla testa.
Ma ho trascorso la notte nel terrore (non sapevo cosa fosse il terrore prima) e con fantasie deliranti (immaginavo che la casa dovesse esplodere da un momento all'altro, sono sceso in strada ed ho trascorso la notte al freddo con temperatura di 3 gradi, tremavo di freddo e di paura, avevo una sensazione di forte esplosione nella testa). Non ho effettuato nessun esame ematico. Non sono un alcolizzato, bevo in media una volta alla settimana e mai di giorno, meno di un inglese medio. Ma non mi piace. Non è per divertimento, è per tristezza. E se ci sono gli amici, comincio a parlare, dico cose che non dovrei dire, gli altri tollerano. Il giorno dopo sto male, vorrei andarmene, ma dove? Poi dopo 2 giorni mi passa e ricomincio a sentirmi bene, esco, sono ottimista, i negozianti mi sorridono, io pure. Tutto torna alla normalità. Mi piace molto stare qui. La settimana dopo, il ciclo si ripete. Vivo da solo e lavoro in casa. Questo non mi aiuta.
Il punto è che la mia ragazza ed io eravamo due persone speciali, ce lo dicevano tutti: due genietti, brillanti, semplici, innamoratissimi come due adolescenti, felici, simpatici, generosi, attivi...
Trovare la mia anima gemella è difficilissimo. Una mia amica qui mi ha consigliato di non commettere l'errore di cercare un'altra ragazza simile, perché le ragazze così sono rarissime e rischio di perdermi nella frustrazione. A volte penso che prima di conoscere la mia ragazza, vivevo una sorta di idealizzazione della donna. Il caso ha voluto che quell'ideale impossibile sia diventato realtà. Ed ora è ritornato ad essere un ideale, con la consapevolezza che quell'ideale esiste da qualche parte: nella morte. Io vorrei dirvi altre cose, ma non pubblicamente. Se mi fornite un contatto... Grazie.
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