Attacchi di panico con agorafobia e depressione
Buongiorno,
soffro di attacchi di panico depressione, ansia, incubi durante il sonno, agorafobia,
da quando ero ancora poco più di una bambina, ho seguito terapie psicologiche e psichiatriche ma senza risultati fino a quando ho cominciato ad usare xeristar 60mg.
Ho trovato grandissimo beneficio nell'utilizzo di questo farmaco : mi sento una persona normale, riesco a fare senza problemi tutto quello che prima mi era divenuto impossibile, vivevo quasi rinchiusa in casa e perdevo i sensi anche se soltanto scavalcavo l'uscio di casa, ora non accade più.
Il problema è che ho provato,più volte a sospendere la terapia con xseristar, dopo periodi di anche oltre due anni di utilizzo consecutivo del prodotto, ma dopo max tre mesi i i sintomi si sono ripresentati tutti violentemente,vorrei sapere se posso prendere xeristar per il resto della mia vita oppure se rischio di incorrere in altri problemi di salute facendo questa scelta.
in attesa di risposta,vi ringrazio per lo spazio e l'attenzione accordatami.
soffro di attacchi di panico depressione, ansia, incubi durante il sonno, agorafobia,
da quando ero ancora poco più di una bambina, ho seguito terapie psicologiche e psichiatriche ma senza risultati fino a quando ho cominciato ad usare xeristar 60mg.
Ho trovato grandissimo beneficio nell'utilizzo di questo farmaco : mi sento una persona normale, riesco a fare senza problemi tutto quello che prima mi era divenuto impossibile, vivevo quasi rinchiusa in casa e perdevo i sensi anche se soltanto scavalcavo l'uscio di casa, ora non accade più.
Il problema è che ho provato,più volte a sospendere la terapia con xseristar, dopo periodi di anche oltre due anni di utilizzo consecutivo del prodotto, ma dopo max tre mesi i i sintomi si sono ripresentati tutti violentemente,vorrei sapere se posso prendere xeristar per il resto della mia vita oppure se rischio di incorrere in altri problemi di salute facendo questa scelta.
in attesa di risposta,vi ringrazio per lo spazio e l'attenzione accordatami.
[#1]
Gentile utente,
Due anni è il periodo minimo consigliabile se si ha un disturbo già di vecchia data, che non ha interruzioni spontanee. Sospendendo è noto che il disturbo può tornare a esprimersi come prima.
Niente le impone di fare scelte in maniera così predeterminata, o sospendere, o per il resto della vita. Su questo si faccia consigliare dal suo medico.
Le terapie a lungo termine sono normali. Molto meglio che sospendere e ricadere continuamente, perché così si rischia di cronicizzare, nel senso che praticamente prima di una eventuale guarigione si ha una ricaduta e questo riporta indietro il meccanismo. Fino ad ora si tendeva a far durare le cure "il meno possibile" per un'idea sbagliata che quando si sta bene si debbano allora innescare altri meccanismi non farmacologici, probabilmente è sbagliato, il meccanismo più utile è la continuità della cura in questi disturbi anche e soprattutto perché si mantiene un rapporto con l'ambiente di adattamento e ripresa.
Due anni è il periodo minimo consigliabile se si ha un disturbo già di vecchia data, che non ha interruzioni spontanee. Sospendendo è noto che il disturbo può tornare a esprimersi come prima.
Niente le impone di fare scelte in maniera così predeterminata, o sospendere, o per il resto della vita. Su questo si faccia consigliare dal suo medico.
Le terapie a lungo termine sono normali. Molto meglio che sospendere e ricadere continuamente, perché così si rischia di cronicizzare, nel senso che praticamente prima di una eventuale guarigione si ha una ricaduta e questo riporta indietro il meccanismo. Fino ad ora si tendeva a far durare le cure "il meno possibile" per un'idea sbagliata che quando si sta bene si debbano allora innescare altri meccanismi non farmacologici, probabilmente è sbagliato, il meccanismo più utile è la continuità della cura in questi disturbi anche e soprattutto perché si mantiene un rapporto con l'ambiente di adattamento e ripresa.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Gentile utente,
tutta la vita comprende anche un futuro ancora molto - molto lontano che è adesso difficilmente stimabile, ma si può dire che questo farmaco può essere sopportato bene da una persona per il resto fisicamente sana per molti e molti anni. In ogni caso, l'approccio alla durata della cura farmacologica deve essere basato su evoluzione della malattia e su eventuali effetti collaterali - entrambi devono essere monitorati dallo specialista nel corso degli anni senza fare dei calcoli e dei programmi a priori. Tante volte purtroppo succede che il paziente non viene a controllarsi dallo specialista per anni perché soggettivamente non ne avverte la necessità, si fa le impressioni da solo sull'evoluzione della propria malattia, su necessità della cura ecc., cadendo negli errori sia sospendendo la cura in base alla propria soggettiva valutazione, sia protraendola per anni senza che questo sia sempre necessario. Anche alcuni medici, purtroppo, non spiegano ai pazienti chiaramente l'importanza del monitoraggio oppure prescrivono i programmi della cura a priori (per un tot di mesi o per un tot di anni), ma il decorso della malattia non è qualcosa che si può calcolare a tavolino.
Dunque, se Lei è in contatto (non necessariamente molto frequente, ma regolare) con il Suo specialista, il quale fa questo monitoraggio, allora non deve preoccuparsi.
Importante sottolineare che la cura farmacologica dei disturbi d'ansia come quelli che descrive Lei non sempre porta alla guarigione nel senso completo, ma è in grado a controllare i sintomi e permettere alla persona di non soffrire della malattia, non avvertirla. La cura più radicale delle malattie di questo gruppo consiste nella psicoterapia. Lei scrive che ha già fatto anche le "cure psicologiche" (intendendo forse la psicoterapia), e che non ha funzionato niente tranne lo Xeristar. Bene, ma, secondo me, la parte delle cure "psicologiche" c'è da rivalutare: in alcuni periodi della vita ed in alcune epoche dello sviluppo le malattie di questo tipo sono spesso meno agevoli a curare con psicoterapia, in altre epoche - si può avere più risultati. Ciò è legato ai fattori come il grado dello sviluppo intellettivo (il quale in diverse epoche della vita è diverso), al contesto relazionale e al grado di autonomia personale rispetto alla famiglia d'origine. Inoltre, con lo sfondo di una cura farmacologica efficace (come, nel Suo caso, lo Xeristar), la persona può essere anche più capace a mobilizzare le proprie risorse per la psicoterapia, mentre nelle epoche quando si trovava senza tale sostegno farmacologico poteva essere più problematico tutto, anche la psicoterapia. Per l'ultimo, ma non di minore importanza, dei tipi della psicoterapia ci sono tanti quanti ci sono gli psicoterapeuti, perché dipende molto anche dalle capacità e dalla personalità dello psicoterapeuta come lui/lei applica la tecnica.
Una psicoterapia fatta bene può far sì che un giorno Lei potrà non aver bisogno del farmaco (ma questo si potrà valutare solo dallo specialista psichiatra, e solo quando della psicoterapia si vedranno i risultati).
tutta la vita comprende anche un futuro ancora molto - molto lontano che è adesso difficilmente stimabile, ma si può dire che questo farmaco può essere sopportato bene da una persona per il resto fisicamente sana per molti e molti anni. In ogni caso, l'approccio alla durata della cura farmacologica deve essere basato su evoluzione della malattia e su eventuali effetti collaterali - entrambi devono essere monitorati dallo specialista nel corso degli anni senza fare dei calcoli e dei programmi a priori. Tante volte purtroppo succede che il paziente non viene a controllarsi dallo specialista per anni perché soggettivamente non ne avverte la necessità, si fa le impressioni da solo sull'evoluzione della propria malattia, su necessità della cura ecc., cadendo negli errori sia sospendendo la cura in base alla propria soggettiva valutazione, sia protraendola per anni senza che questo sia sempre necessario. Anche alcuni medici, purtroppo, non spiegano ai pazienti chiaramente l'importanza del monitoraggio oppure prescrivono i programmi della cura a priori (per un tot di mesi o per un tot di anni), ma il decorso della malattia non è qualcosa che si può calcolare a tavolino.
Dunque, se Lei è in contatto (non necessariamente molto frequente, ma regolare) con il Suo specialista, il quale fa questo monitoraggio, allora non deve preoccuparsi.
Importante sottolineare che la cura farmacologica dei disturbi d'ansia come quelli che descrive Lei non sempre porta alla guarigione nel senso completo, ma è in grado a controllare i sintomi e permettere alla persona di non soffrire della malattia, non avvertirla. La cura più radicale delle malattie di questo gruppo consiste nella psicoterapia. Lei scrive che ha già fatto anche le "cure psicologiche" (intendendo forse la psicoterapia), e che non ha funzionato niente tranne lo Xeristar. Bene, ma, secondo me, la parte delle cure "psicologiche" c'è da rivalutare: in alcuni periodi della vita ed in alcune epoche dello sviluppo le malattie di questo tipo sono spesso meno agevoli a curare con psicoterapia, in altre epoche - si può avere più risultati. Ciò è legato ai fattori come il grado dello sviluppo intellettivo (il quale in diverse epoche della vita è diverso), al contesto relazionale e al grado di autonomia personale rispetto alla famiglia d'origine. Inoltre, con lo sfondo di una cura farmacologica efficace (come, nel Suo caso, lo Xeristar), la persona può essere anche più capace a mobilizzare le proprie risorse per la psicoterapia, mentre nelle epoche quando si trovava senza tale sostegno farmacologico poteva essere più problematico tutto, anche la psicoterapia. Per l'ultimo, ma non di minore importanza, dei tipi della psicoterapia ci sono tanti quanti ci sono gli psicoterapeuti, perché dipende molto anche dalle capacità e dalla personalità dello psicoterapeuta come lui/lei applica la tecnica.
Una psicoterapia fatta bene può far sì che un giorno Lei potrà non aver bisogno del farmaco (ma questo si potrà valutare solo dallo specialista psichiatra, e solo quando della psicoterapia si vedranno i risultati).
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#3]
Utente
La ringrazio di cuore per la tempestiva risposta che tra l'altro ho trovata chiara ed esauriente, sono circa dieci giorni che ho sospeso la cura gradualmente dopo tre anni che la seguivo e già ho notato più che spiacevoli sintomi di regressione, tengo a specificare che negli anni passati ho seguito questa stessa cura anche per più di quattro anni consecutivi, ma il risultato è sempre il medesimo: se assumo xeristar 'vivo', senza xeristar la mia esistenza non si può definire dignitosa.
Grazie ancora.
Grazie ancora.
[#4]
Utente
Ancora mille grazie per tanti preziosissimi consigli,
in risposta a questa ultima, si ci sono tanti tipi di psico-terapia quanti sono i terapeuti e visto che soffro di queste patologie, di cui fra l'altro ho a malapena appena accennato, da quando ero ancora una bambina , ho negli anni affrontato molti tipi di approccio terapeutico, nel tentativo di trovare quello efficace nel mio caso,
dovendo aimè rivolgermi a diversi specialisti, per questo rivolgo una domanda che mi sta molto a cuore: qual'è il metodo , se esiste, che un paziente dovrebbe adottare, per capire se il o la
terapeuta al quale ci si è rivolti è effettivamente il più adatto al nostro caso specifico, senza doverlo scoprire a proprie spese dopo anni e tanti soldi spesi senza risultati?
Anche perchè,i fallimenti demotivano e soprattutto disilludono.
in risposta a questa ultima, si ci sono tanti tipi di psico-terapia quanti sono i terapeuti e visto che soffro di queste patologie, di cui fra l'altro ho a malapena appena accennato, da quando ero ancora una bambina , ho negli anni affrontato molti tipi di approccio terapeutico, nel tentativo di trovare quello efficace nel mio caso,
dovendo aimè rivolgermi a diversi specialisti, per questo rivolgo una domanda che mi sta molto a cuore: qual'è il metodo , se esiste, che un paziente dovrebbe adottare, per capire se il o la
terapeuta al quale ci si è rivolti è effettivamente il più adatto al nostro caso specifico, senza doverlo scoprire a proprie spese dopo anni e tanti soldi spesi senza risultati?
Anche perchè,i fallimenti demotivano e soprattutto disilludono.
[#5]
Gentile utente,
Il metodo più sicuro è questo. La medicina scientifica ha dei riferimenti in letteratura, ma non si chiede ai pazienti di poter documentare quello, e poi in assenza di terapie spesso medici e psicologi provano a seguire dei percorsi per dare comunque una risposta che in alcuni casi ha funzionato.
In generale quando l'approccio consiste nel sollecitare il paziente a non avere i sintomi che ha, a moderarsi, a cambiare punto di vista, questo ha poco senso perché si suppone che se uno viene a riferire una incapacità e paga per una cura, non riesce a trovare una soluzione da solo.
In secondo luogo, le cure possono avere un costo, ma costi esagerati tutto-subito non sono previsti, i costi sono visita per visita, o se ci sono trattamenti (tipo ricoveri) volta per volta. Anche qui, nei centri pubblici e privati sono disponibili più o meno gli stessi strumenti, per cui le differenze di costo spesso riguardano altri aspetti, ovvero tempistica, sistemazione, possibilità di stare a lungo oppure no, etc.
La durata: il paziente ha diritto ad avere un preventivo circa la durata, in caso di non.-risposta immediata alle cure, e in caso di risposta. Proseguire una cura per un anno ad esempio in assenza di risultati, e con un impegno regolare frequente di tempo e di soldi, non corrisponde ad alcun metodo terapeutico documentato.
Il metodo più sicuro è questo. La medicina scientifica ha dei riferimenti in letteratura, ma non si chiede ai pazienti di poter documentare quello, e poi in assenza di terapie spesso medici e psicologi provano a seguire dei percorsi per dare comunque una risposta che in alcuni casi ha funzionato.
In generale quando l'approccio consiste nel sollecitare il paziente a non avere i sintomi che ha, a moderarsi, a cambiare punto di vista, questo ha poco senso perché si suppone che se uno viene a riferire una incapacità e paga per una cura, non riesce a trovare una soluzione da solo.
In secondo luogo, le cure possono avere un costo, ma costi esagerati tutto-subito non sono previsti, i costi sono visita per visita, o se ci sono trattamenti (tipo ricoveri) volta per volta. Anche qui, nei centri pubblici e privati sono disponibili più o meno gli stessi strumenti, per cui le differenze di costo spesso riguardano altri aspetti, ovvero tempistica, sistemazione, possibilità di stare a lungo oppure no, etc.
La durata: il paziente ha diritto ad avere un preventivo circa la durata, in caso di non.-risposta immediata alle cure, e in caso di risposta. Proseguire una cura per un anno ad esempio in assenza di risultati, e con un impegno regolare frequente di tempo e di soldi, non corrisponde ad alcun metodo terapeutico documentato.
[#6]
Utente
Carissimo dottore,
lei non ha idea di quanto io le sia grata per questi suoi chiarimenti.
Io negli anni ho trovato terapeuti che non facevano altro che darmi appuntamenti da una seduta per la successiva.
Quando domandavo riguardo un'approssimativa durata della terapia, o almeno quando avrei dovuto cominciare a capire che dei miglioramenti erano in atto ,le uniche risposte che ho sempre ricevuto sono state che non era assolutamente prevedibile stabilire numero di sedute anche solo approssimativo, il risultato é stato che ogni responsabilità me la sono dovuta prendere io e quando , dopo molte sedute nelle quali non accadeva assolutamente nulla anzi la successiva era la copia esatta della precedente, comunicavo al terapeuta la decisione di sospendere, l'unica risposta che ho ricevuto è stata una pigra alzata di spalle.
Risultato, anni di terapie varie e zero risultati, gli gli stessi dubbi,
nel frattempo ho però deciso di peccare di presunzione e di provare a fare io l'analista di me stessa, conclusione, scava e scava nei miei ricordi, nella mia infanzia e su fino ad oggi non ho riscontrato particolari eventi scatenanti che possano aver giustificato tanti malesseri, tante sofferenze , ho tratto la conclusione di essere nata con delle nomalie, forse ereditarie ed è per questo che mi sono convinta che l'unica strada per me sia la terapia farmacologica a vita come l'insulina per il diabetico,
la prego, se pensa che io abbia tratto conclusione errata o quanto meno discutibile me lo comunichi, per me è importante avere un consiglio obbiettivo e disinteressato, grazie ancora per la grande disponibilità accordatami della quale sono immensamente grata.
lei non ha idea di quanto io le sia grata per questi suoi chiarimenti.
Io negli anni ho trovato terapeuti che non facevano altro che darmi appuntamenti da una seduta per la successiva.
Quando domandavo riguardo un'approssimativa durata della terapia, o almeno quando avrei dovuto cominciare a capire che dei miglioramenti erano in atto ,le uniche risposte che ho sempre ricevuto sono state che non era assolutamente prevedibile stabilire numero di sedute anche solo approssimativo, il risultato é stato che ogni responsabilità me la sono dovuta prendere io e quando , dopo molte sedute nelle quali non accadeva assolutamente nulla anzi la successiva era la copia esatta della precedente, comunicavo al terapeuta la decisione di sospendere, l'unica risposta che ho ricevuto è stata una pigra alzata di spalle.
Risultato, anni di terapie varie e zero risultati, gli gli stessi dubbi,
nel frattempo ho però deciso di peccare di presunzione e di provare a fare io l'analista di me stessa, conclusione, scava e scava nei miei ricordi, nella mia infanzia e su fino ad oggi non ho riscontrato particolari eventi scatenanti che possano aver giustificato tanti malesseri, tante sofferenze , ho tratto la conclusione di essere nata con delle nomalie, forse ereditarie ed è per questo che mi sono convinta che l'unica strada per me sia la terapia farmacologica a vita come l'insulina per il diabetico,
la prego, se pensa che io abbia tratto conclusione errata o quanto meno discutibile me lo comunichi, per me è importante avere un consiglio obbiettivo e disinteressato, grazie ancora per la grande disponibilità accordatami della quale sono immensamente grata.
[#7]
Gentile utente,
sul nostro sito abbiamo alcuni articoli che parlano di questo argomento, ecco:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2336-scegliere-lo-psicologo.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/373-sull-efficacia-della-psicoterapia-parte-i.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/374-sull-efficacia-della-psicoterapia-parte-ii.html
Riporto questi articoli come interessanti e degni di lettura, senza che io per forza abbia le idee degli autori.
A me personalmente è un po' difficile rispondere alla Sua domanda nel senso generale. Mi sarebbe stato più facile se si trattasse di una situazione individuale e concreta. Capita che una persona che seguo io è seguita anche da uno psicologo-psicoterapeuta, e allora normalmente mi informo su come va sia dal paziente che dallo psicologo, e, quando ritengo opportuno, esprimo anche il mio parere sul decorso, cercando comunque di non alterare la necessaria quota di esclusività che dovrebbe esserci nei rapporti fra il mio paziente e lo psicologo ed il criterio di libera scelta dello psicologo da parte del paziente.
Io lavoro in questo modo privatamente, nel mentre, nei centri pubblici la collaborazione fra psichiatra e lo psicologo è addirittura la regola, il paradigma di lavoro.
Dunque, il mio suggerimentoo è che nella decisione della scelta dello psicoterapeuta, se si è indecisi, si può aiutarsi anche dal Suo proprio specialista di fiducia se lui intende di psicoterapia.
sul nostro sito abbiamo alcuni articoli che parlano di questo argomento, ecco:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2336-scegliere-lo-psicologo.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/373-sull-efficacia-della-psicoterapia-parte-i.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/374-sull-efficacia-della-psicoterapia-parte-ii.html
Riporto questi articoli come interessanti e degni di lettura, senza che io per forza abbia le idee degli autori.
A me personalmente è un po' difficile rispondere alla Sua domanda nel senso generale. Mi sarebbe stato più facile se si trattasse di una situazione individuale e concreta. Capita che una persona che seguo io è seguita anche da uno psicologo-psicoterapeuta, e allora normalmente mi informo su come va sia dal paziente che dallo psicologo, e, quando ritengo opportuno, esprimo anche il mio parere sul decorso, cercando comunque di non alterare la necessaria quota di esclusività che dovrebbe esserci nei rapporti fra il mio paziente e lo psicologo ed il criterio di libera scelta dello psicologo da parte del paziente.
Io lavoro in questo modo privatamente, nel mentre, nei centri pubblici la collaborazione fra psichiatra e lo psicologo è addirittura la regola, il paradigma di lavoro.
Dunque, il mio suggerimentoo è che nella decisione della scelta dello psicoterapeuta, se si è indecisi, si può aiutarsi anche dal Suo proprio specialista di fiducia se lui intende di psicoterapia.
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"provare a fare io l'analista di me stessa, conclusione, scava e scava nei miei ricordi, nella mia infanzia e su fino ad oggi non ho riscontrato particolari eventi scatenanti che possano aver giustificato tanti malesseri, "
Infatti non risulta che ve ne siano di solito, nella maggior parte dei disturbi psichici. In ogni caso probabilmente il tipo di sedute che faceva appartenevano ad una certa scuola di pensiero, altrimenti non vi sarebbe stata alcuna difficoltà a darLe un numero previsto di visite o una durata delle varie cure, e i tempi di osservazione prima di stabilire se val la pena andare avanti o no (in assenza di risultati significativi).
Il discorso dell'analizzarsi, dello scavare nel passato non è che siano in realtà l'oggetto di indagine della psichiatria medica, che risponde a criteri di osservazione e misurazione più propri della medicina generale che di una analisi interpretativa della storia delle persone.
Infatti non risulta che ve ne siano di solito, nella maggior parte dei disturbi psichici. In ogni caso probabilmente il tipo di sedute che faceva appartenevano ad una certa scuola di pensiero, altrimenti non vi sarebbe stata alcuna difficoltà a darLe un numero previsto di visite o una durata delle varie cure, e i tempi di osservazione prima di stabilire se val la pena andare avanti o no (in assenza di risultati significativi).
Il discorso dell'analizzarsi, dello scavare nel passato non è che siano in realtà l'oggetto di indagine della psichiatria medica, che risponde a criteri di osservazione e misurazione più propri della medicina generale che di una analisi interpretativa della storia delle persone.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 5.1k visite dal 10/02/2015.
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Approfondimento su Attacchi di panico
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