Malato di disturbo bipolare pericoloso per gli altri
Buongiorno, vi scrivo per avere alcuni consigli su come comportarsi con un uomo di 45 anni malato di disturbo bipolare (ma si sospetta che sia schizofrenia) pericoloso per gli altri. quest'uomo vive con la madre nel mio condominio. ha subito, negli ultimi 5 anni, circa 18 TSO (che non sono serviti a nulla, dato che quasi sempre lo rimandano a casa dopo tre giorni dal ricovero). è violento e aggredisce tutti nel nostro condominio. picchia la madre con la cinghia dei pantaloni, con pugni e schiaffi ed è arrivato addirittura a cercare di strozzarla. minaccia tutti nel condominio e ha aggredito, ieri mattina, addirittura mia madre di 84 anni. quando sono andato al commissariato, mi hanno detto che loro non possono far nulla di concreto finché lui non arriva a picchiare di santa ragione (o ad uccidere) una persona. la madre di questo individuo non fa nulla per cercare di farlo ricoverare in qualche comunità. le è stato detto di provvedere a far dichiarare il figlio incapace di intendere e di volere, ma lei si rifiuta di farlo, perché sostiene che, così facendo, il figlio non potrà mai trovare lavoro (questa è un'assurda fantasia, dato che il figlio, ormai, è un completo alienato. non ragiona proprio più, non si lava ed è alcolizzato cronico). vi chiedo quindi gentilmente se è possibile avere un vostro consiglio su come comportarci noi vicini di casa, dato che una volta a settimana, la polizia e gli psichiatri del servizio sanitario nazionale vengono qui nel nostro palazzo. ieri pensavo di sporgere una querela per minacce e aggressione, ma poi ho pensato che quel tizio avrebbe potuto vendicarsi, magari menando di santa ragione mia madre anziana. insomma, pare che abbiamo le mani legate. è paradossale (e ingiusto) pensare che le cose debbano andare come mi ha detto il commissario di polizia, ovvero che bisogna arrivare ad un omicidio per poter intervenire. in questo palazzo non si vive più, siamo sotto pressione continua. viviamo quasi nel terrore di incontrare quest'uomo per le scale o per strada (per non dire che urla tutto il giorno, tanto che lo sentono anche nei palazzi vicini al nostro). possiamo noi di questo condominio fare qualcosa per allontanarlo definitivamente da qui? grazie!
[#1]
Gentile utente,
Diciamo che la gestione di un soggetto "psichiatrico" pericoloso è ad oggi difficile per motivi di legislazione.
Le forze dell'ordine possono intervenire, ma se la persona non è in grado di intendere e volere sarebbe un sostanziale "nulla di fatto" sul piano del contenimento, e soprattutto per loro ci vuole una pericolosità concreta, che si sia concretizzata intendo. Esiste però ad oggi la legislazione sullo stalking, che prevede l'intervento anche a seguito di minacce o molestie ripetute, per far cessare tale comportamento con misure restrittive.
La scelta del TSO è materia medica, per cui se c'è un pericolo imminente o preannunciato, anche prima che si verifichi qualcosa, la ASL può intervenire con un ASO, cioè una visita obbligata, e controllare. Naturalmente però questi sono provvedimenti con un loro iter, per cui manca un anello di congiunzione che permetta un intervento sanitario senza preavviso e obbligato.
L'unico escamotage che spesso si utilizza è che le forze dell'ordine accompagnino in psichiatria persone altrimenti destinate alla questura, così da consentire l'intervento sanitario su basi di emergenza ufficiale (un TSO retroattivo, non propriamente permesso dalla legge ma di fatto ammesso appunto in situazione di emergenza).
Chiaramente l'idea che una persona, appresa la notizia di una denuncia, possa vendicarsi, è realistica, quindi prima di ogni scelta del genere è necessario concordare le contromisure, magari anche con le autorità a cui si presenta la denuncia, prima di farlo.
Diciamo che la gestione di un soggetto "psichiatrico" pericoloso è ad oggi difficile per motivi di legislazione.
Le forze dell'ordine possono intervenire, ma se la persona non è in grado di intendere e volere sarebbe un sostanziale "nulla di fatto" sul piano del contenimento, e soprattutto per loro ci vuole una pericolosità concreta, che si sia concretizzata intendo. Esiste però ad oggi la legislazione sullo stalking, che prevede l'intervento anche a seguito di minacce o molestie ripetute, per far cessare tale comportamento con misure restrittive.
La scelta del TSO è materia medica, per cui se c'è un pericolo imminente o preannunciato, anche prima che si verifichi qualcosa, la ASL può intervenire con un ASO, cioè una visita obbligata, e controllare. Naturalmente però questi sono provvedimenti con un loro iter, per cui manca un anello di congiunzione che permetta un intervento sanitario senza preavviso e obbligato.
L'unico escamotage che spesso si utilizza è che le forze dell'ordine accompagnino in psichiatria persone altrimenti destinate alla questura, così da consentire l'intervento sanitario su basi di emergenza ufficiale (un TSO retroattivo, non propriamente permesso dalla legge ma di fatto ammesso appunto in situazione di emergenza).
Chiaramente l'idea che una persona, appresa la notizia di una denuncia, possa vendicarsi, è realistica, quindi prima di ogni scelta del genere è necessario concordare le contromisure, magari anche con le autorità a cui si presenta la denuncia, prima di farlo.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Ex utente
Buongiorno dott. Pacini, la ringrazio moltissimo per la sua rapida ed esauriente risposta. per la verità, quest'uomo è seguito da degli psichiatri della ASL locale. la cosa incredibile (ma neanche troppo, vista la furbizia di questo malato) è che lui, quando le dottoresse vengono a casa sua a trovarlo, lui si calma è si fa gentilissimo e le dottoresse escono dicendo che lo hanno trovato bene. la cosa sconcertante è che la madre non fa parola con loro delle percosse che riceve dal figlio (una nostra vicina l'ha visto mentre le metteva le mani al collo per strozzarla). tenga anche conto che la madre arriva a chiamare il 118 per il TSO dopo un'inferno che può durare anche una settimana intera (quindi, sul serio quando sta per ammazzarla). quando vengono i dottori e gli infermieri per il TSO, arrivano anche i vigili urbani (ma qualche volta sono venuti i carabinieri e la polizia), ma la sostanza non cambia. lo portano qua al San Giovanni di Roma e, dopo soli tre giorni, lo rimandano a casa (una volta è capitato che è tornato la sera stessa del ricovero, verso le 23.30. noi supponiamo che fosse addirittura scappato di nascosto). quindi è vero quanto sostiene la madre, che lei non può fare niente se il figlio non decide di sua spontanea volontà di entrare in una comunità o di farsi curare (non prende più psicofarmaci da almeno tre anni, ormai)?
[#3]
Gentile utente,
E' un circolo vizioso. Se non c'è prova delle minacce o delle percosse o di altro gli psichiatri dovrebbero "credere" a delle voci o delle accuse non formalizzate, e sarebbe scorretto. Idem per le forze dell'ordine, che possono anche crederci se vogliono e prendere provvedimenti. La legge sullo stalking in questo è un'innovazione, consente di stabilire una situazione e intervenire preventivamente.
Il fatto che il sistema sanitario agisca solo in presenza di un'agitazione evidente è un punto morto, così come il fatto che fare un TSO è un atto burocratico "noioso" per chi lo fa, espone teoricamente anche a denunce di sequestro di persona se non è fatto secondo i crismi e comunque dura poco perché i reparti ospedalieri sono indotti a ricoveri brevi.
Il problema di persone che non si curano, su cui nessuno può far niente è un problema reale. Il medico non può costringere la persona, anche se lo ritiene utile per lui e per gli altri, e le forze dell'ordine non possono decidere loro una terapia coatta sulla base di criteri di ordine pubblico. Invece, persone condannate per reati possono essere tenute in condizioni di semilibertà o libertà vigilata a patto che si curino in maniera documentata, ma deve essere accaduto qualcosa, o comunque ci deve essere stata una condanna.
Resta il problema del pericolo si "stuzzicare" una persona segnalandola e poi dovendoci stare nello stesso ambiente, come le dicevo la cosa migliore è consultarsi prima con un legale o con le stesse forze dell'ordine.
E' un circolo vizioso. Se non c'è prova delle minacce o delle percosse o di altro gli psichiatri dovrebbero "credere" a delle voci o delle accuse non formalizzate, e sarebbe scorretto. Idem per le forze dell'ordine, che possono anche crederci se vogliono e prendere provvedimenti. La legge sullo stalking in questo è un'innovazione, consente di stabilire una situazione e intervenire preventivamente.
Il fatto che il sistema sanitario agisca solo in presenza di un'agitazione evidente è un punto morto, così come il fatto che fare un TSO è un atto burocratico "noioso" per chi lo fa, espone teoricamente anche a denunce di sequestro di persona se non è fatto secondo i crismi e comunque dura poco perché i reparti ospedalieri sono indotti a ricoveri brevi.
Il problema di persone che non si curano, su cui nessuno può far niente è un problema reale. Il medico non può costringere la persona, anche se lo ritiene utile per lui e per gli altri, e le forze dell'ordine non possono decidere loro una terapia coatta sulla base di criteri di ordine pubblico. Invece, persone condannate per reati possono essere tenute in condizioni di semilibertà o libertà vigilata a patto che si curino in maniera documentata, ma deve essere accaduto qualcosa, o comunque ci deve essere stata una condanna.
Resta il problema del pericolo si "stuzzicare" una persona segnalandola e poi dovendoci stare nello stesso ambiente, come le dicevo la cosa migliore è consultarsi prima con un legale o con le stesse forze dell'ordine.
[#4]
Ex utente
In realtà prove tangibili ci sono (testimonianze di parecchi condomini del palazzo, i lividi sul corpo della madre, etc.), ma, come spesso accade, tutti chinano la testa e fanno finta di niente (a cominciare dalla mia famiglia, che sopporta per non aggravare la situazione). quindi, mi pare di capire, che in Italia, ad un "matto" pericoloso per gli altri (non per se stesso, perché questo, ahimè, non ha tendenze suicide. se si fosse buttato dal balcone o sotto ad un tram, io ne sarei stato ben felice. lo so, sono cinico, ma a questo punto, arrivo a sperare che muoia presto) è lecito fare tutto il suo proprio comodo, almeno fino a quando non ammazza qualcuno (magari a picconate, come ha fatto tempo fa Kabobo a Milano). insomma, mi pare di capire che la legge Basaglia ha fatto più danni che altro, lasciando tutti questi psicopatici in libertà (oltre alla pericolosità criminale, aggiungo anche la crescita di altri alienati mentali, perché stare a stretto contatto con questi individui, un po' ti "contagiano")
[#5]
L'argomentazione sulla pericolosità resta di pertinenza giuridica.
Se la persona offesa non denuncia chi commette il reato non si può procedere d'ufficio, cosa che è invece prevista per lesioni più gravi.
Una volta che sono iniziate le procedure di indagine anche in sede di indagine preliminare eventualmente è nominato un perito che deve pronunciarsi sulla pericolosità sociale del soggetto.
L'unico che può indicare la pericolosità è il perito del giudice dopo il giuramento.
Quindi, stabilita tale condizione si prendono i provvedimenti opportuni alla situazione.
Se la persona offesa non denuncia chi commette il reato non si può procedere d'ufficio, cosa che è invece prevista per lesioni più gravi.
Una volta che sono iniziate le procedure di indagine anche in sede di indagine preliminare eventualmente è nominato un perito che deve pronunciarsi sulla pericolosità sociale del soggetto.
L'unico che può indicare la pericolosità è il perito del giudice dopo il giuramento.
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[#6]
Ex utente
Buongiorno dott. Saverio Ruggiero, la ringrazio per la sua ulteriore delucidazione. come appunto stavamo discutendo poco fa con il dott. Pacini, bisogna valutare bene come agire, tenendo conto dei pro e dei contro. come sottolineava il dott. Pacini, non è quasi mai facile districarsi in queste spinose questioni. certo è che se la madre di quello psicopatico non si muove lei per prima a denunciare le percosse subite alle forse dell'ordine, tutto è più difficile. le testimonianze, come dicevo poco innanzi, ci sono (anche audio, perché ho registrato parte delle sue minacce furibonde e deliri su un I-Phone). questo individuo è già noto in questura, dato che un due o tre volte hanno chiamato le forze dell'ordine dal palazzo di fronte
[#7]
Ora, se lo denuncia direttamente perché ha avuto minacce o percosse o altro è attore diretto di questa situazione.
Diversamente, se sente le minacce (e le registra) ma la madre non vuole esporre denuncia, non credo che sia lecito che lei posti addirittura in un sito pubblico dettagli della vita privata altrui.
Diversamente, se sente le minacce (e le registra) ma la madre non vuole esporre denuncia, non credo che sia lecito che lei posti addirittura in un sito pubblico dettagli della vita privata altrui.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 34.8k visite dal 07/02/2015.
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