Ansia,demenza
mia madre 88 anni come ho già scritto soffre di ansia con attacchi di panico e da maggio ha problemi di demenza senile in poche parole è convinta di avere un altra figlia che si chiama come me e anche lei vive con lei che non stà a casa sua e non sta nel suo paese .Come farmaci prende per l'ansia e attacchi di panico "TAVOR orosolubile 2,5 2 al giorno CITALOPRA 15 gocce al giorno MIRTAZAPINA 1 la sera per la demenza EZEMANTIS 2 al giorno.Vorrei sapere se per la demenza può prendere un integratore alimentare come il ginko biloba
grazie per la vostra risposta
grazie per la vostra risposta
[#2]
In virtù della diagnosi di demenza la terapia psichiatrica andrebbe rivista in quanto potrebbe peggiorare il quadro di demenza che si sta verificando attualmente.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
Utente
Sì prende altre medicine il RAMIPRIL- il SINEMET 100+25 RM perché 8 anni fa glli dissero che ha il parkinson farmacologico per alcuni farmaci che prendeva -il KCI retard e alcuni giorni Tachipirina per i dolori reumatici
lo psichiatra che la segue dice che più di cosi non può fare altrimenti rischierebbe di essere troppo sedata lei come la rivedrebbe la terapia?
grazie per le vostre risposte
lo psichiatra che la segue dice che più di cosi non può fare altrimenti rischierebbe di essere troppo sedata lei come la rivedrebbe la terapia?
grazie per le vostre risposte
[#4]
La terapia psico-farmacologica attuale è composta dalle cure "storiche" per il disturbo d'ansia (gli antidepressivi Citalopram e Mirtazapina e l'ansiolitico - il Tavor) + da una cura nuova aggiunta per la demenza (+ la terapia per il parkinsonismo "da farmaci": il Sinemet).
Bisogna considerare, come ha notato anche il mio collega, Dr Ruggiero, che certi farmaci indicati per il disturbo d'ansia possono non essere indicati per la demenza o possono peggiorarla. In particolare, gli antidepressivi possono stimolare la comparsa delle idee o delle percezioni improprie, mentre gli ansiolitici possono alterare il senso di orientamento e la memoria. Se la terapia "per l'ansia" (tutta: Citalopram, Remeron, Tavor) è assunta così come ora da parecchio tempo, è comunque possibile che nel frattempo l'organismo della mamma è cambiato (nel caso dell'insorgenza e della progressione della demenza, la reazione del cervello a questi farmaci può essere diversa rispetto a prima), e dunque ci sarebbe da rivalutare proprio se usare questi farmaci; oppure... se i dosaggi di questi farmaci sono stati aumentati poco prima che sono insorti i nuovi sintomi (della primavera scorsa) che Lei descrive, allora è possibile che a tale dosaggio più alto questi farmaci potevano precipitare i suddetti sintomi nuovi, e dunque più ottimali sarebbero i dosaggi più bassi.
In generale, in una demenza possono essere presenti i disturbi d'ansia, e possono giovare le cure farmacologiche abituali per i disturbi d'ansia, dunque non si può escludere l'uso degli antidepressivi e degli ansiolitici nella demenza. Tuttavia, vanno usati con molta più cautela del solito, perché, come già scritto, possono anche peggiorare alcune manifestazioni della demenza e perché, con le cure specifiche per la demenza - come l'ultimo farmaco prescritto è possibile talvolta l'attenuazione anche i sintomi d'ansia senza per forza usare anche gli antidepressivi.
Quando la diagnosi è una demenza (se di questo si tratta), dovrebbe essere valutato se il disturbo d'ansia non è un disturbo a sé, ma magari una possibile manifestazione della demenza. E se è così, in ideale inizialmente andrebbe dato solo il farmaco per la demenza.
Ma siccome tutti questi farmaci ci sono già, per non essere drastici, la possibilità è di valutare assieme con lo psichiatra una riduzione graduale piuttosto che la sospensione di colpo.
Non si può del tutto escludere che, con la riduzione delle dosi delle suddette cure per l'ansia, i sintomi che Lei descrive potrebbero attenuarsi (è solo un'ipotesi),
mentre la diagnosi della demenza dovrebbe essere valutata meglio, perché i sintomi che Lei descrive, da soli non sono dirimenti per una diagnosi di demenza. Certamente in una paziente che ha quasi 90 anni la possibilità della demenza va sospetta dietro ogni altro apparente disturbo psichico (anche l'ansia, le paure, anche le convinzioni "strane" possono essere dei sintomi della demenza), tuttavia esistono i segni ed i sintomi e gli esami più specifici per diagnosticare la demenza. E bisogna valutare anche le diagnosi alternative:
Fra queste ipotesi alternative potrebbero essere:
la sovrastimolazione da antidepressivi (di cui è stato già parlato);
e, viste le idee che possono essere deliranti - la possibilità di un disturbo psicotico non necessariamente demenziale (Lei scrive che 8 anni fa alla mamma è stato diagnosticato parkinsonismo da farmaci: potrebbero essere stati i farmaci antipsicotici ? poteva trattarsi di un problema psicotico già allora ? quali farmaci sono stati e perché sono stati prescritti ?). .
Per quanto riguarda il Sinemet, Lei scrive, appunto, che è stato prescritto per il "parkinson farmacologico per alcuni farmaci che prendeva", però, se questi farmaci (che hanno causato il parkinsonismo) sono stati già sospesi, allora c'era da aspettarsi che anche il "parkinson farmacologico" rientrerebbe. Tuttavia, la mamma prosegue a prendere il Sinemet... Allora.., o lo prescrivono solo per cautela senza la stretta necessità, oppure è perché il "parkinson" è rimasto e forse non è un parkinsonismo solo da farmaci.
Questo punto è importante, perché:
- il Sinemet ha, come gli antidepressivi, la potenzialità di iperstimolare le idee e le percezioni e precipitare le manifestazioni psicotiche (e se la persona assume svariati farmaci, ci sono anche le possibilità di potenziamento degli effetti collaterali da parte degli altri farmaci, ad esempio assieme con Ezemantis, con antidepressivi);
- mentre, il fenomeno del Parkinsonismo, se permane tuttora (e deve essere curato con Sinemet) è importante come un possibile sintomo di demenza, dunque aiuta nella valutazione e aiuta a capire anche di quale tipo di demenza si tratta e come va meglio curata (ovvero come si può rallentare l'inevitabile processo di graduale peggioramento). E' anche importante capire di che tipo di Parkinsonismo si tratta: solo da farmaci, o anche su base vascolare (visto che la mamma soffre anche di problemi vascolari - assume un antiipertensivo - il Ramipril), oppure su base degenerativa di alcune aree specifiche nel sistema nervoso centrale.
Infine, rispetto al farmaco prescritto per la demenza (EZEMANTIS, nome chimico: memantina), è un farmaco spesso efficace per rallentare la progressione delle alterazioni cognitive specifiche della demenza, ad esempio, i disturbi della memoria e di orientamento diffusi (non una sola convinzione delirante che riguarda un tema specifico). Le convinzioni deliranti possono attenuarsi con la cura antidemenziale solo nella misura nella quale sono secondarie a tali disordini cognitivi più diffusi propri della demenza (i quali non mi è chiaro se ci sono nel caso della mamma).
Riassumendo,
qui va valutata attentamente la diagnosi:
i sintomi che Lei descrive non sarebbero sufficienti per la diagnosi di demenza, ma forse lo specialista si è basato anche sulle altre osservazioni o dati ? - magari potete parlarne; di che tipo di demenza si tratta ?
il parkinsonismo permane ? se sì, può essere un problema neurologico da considerare nello studio della demenza;
nella valutazione avrebbe senso coinvolgere non solo il vostro psichiatra, ma anche ad esempio l'Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) o Unità di Valutazione Geriatrica (UVG) della vostra zona: sono centri pubblici, talvolta si trovano presso i grossi ospedali centrali; o/e anche la visita neurologica (magari non in privato, ma presso un centro universitario); - magari proporlo con il vostro psichiatra;
se è presente la demenza, la diagnosi di disturbo d'ansia dovrebbe essere rivalutata;
i sintomi che Lei descrive nello specifico ("convinta di avere un altra figlia che si chiama come me e anche lei vive con lei che non sta a casa sua e non sta nel suo paese") all'età di 88 anni possono essere i sintomi di demenza, ma possono essere anche i sintomi di un disturbo psicotico (o di un disturbo di umore con sintomi psicotici) e comunque non necessariamente di demenza.
Va valutato ogni farmaco:
gli antidepressivi (Citalopram , Remeron) possono essere utili per il disturbo d'ansia (se c'è), ma possono peggiorare le manifestazioni psicotiche e la demenza (se c'è) e bisogna valutare a quali dosi sono ottimali e se servono;
l'ansiolitico (Tavor) è utile per controllare l'ansia, ma bisogna capire quale dosaggio è il minimo indispensabile, perché questo farmaco può alterare il senso di orientamento e la memoria;
il Sinemet è un farmaco importante nella cura del morbo di parkinson (se la mamma ha tuttora questo disturbo), ma può anche peggiorare i sintomi psicotici;
l'Ezemantis (memantina) è un farmaco utile nella cura della demenza, ma soprattutto dei fenomeni che riguardano le alterazioni cognitive più globali e diffusi (che Lei non riferisce - bisogna valutare se ci sono), mentre, per quanto riguarda i sintomi psicotici - in alcuni casi può provocarli.
Gingko biloba - è un rimedio utilizzato nella cura della demenza, anche in associazione con altri farmaci anti-demenziali, anche se alla sua efficacia non è stato dato un credito definitivo da parte della comunità scientifica; siccome questo rimedio ha anche gli effetti a livello di emostasi e del controllo di sanguinamenti, sarebbe rischioso usarlo assieme con i farmaci che "sciolgono" il sangue, come gli antiaggreganti delle piastrine come (ad esempio, l'Aspirina), con gli anticoagulanti, con molti farmaci antiinfiammatori - i quali per ora la Sua mamma non ha in terapia. Ma anche per quanto riguarda l'associazione con la Tachipirina ci vorrebbe la cautela. Assunto assieme con farmaci antidepressivi, può potenziare gli effetti stimolanti, e dunque, nel caso della mamma, visti i sintomi psicotici, sarebbe una associazione da evitare. Ci sono anche le altre interazioni (qui non posso elencarle tutte). In poche parole, pensare ora a Gingko biloba vuol dire complicare di più le cose. Prima va valutata meglio la diagnosi e semplificata la cura.
Bisogna considerare, come ha notato anche il mio collega, Dr Ruggiero, che certi farmaci indicati per il disturbo d'ansia possono non essere indicati per la demenza o possono peggiorarla. In particolare, gli antidepressivi possono stimolare la comparsa delle idee o delle percezioni improprie, mentre gli ansiolitici possono alterare il senso di orientamento e la memoria. Se la terapia "per l'ansia" (tutta: Citalopram, Remeron, Tavor) è assunta così come ora da parecchio tempo, è comunque possibile che nel frattempo l'organismo della mamma è cambiato (nel caso dell'insorgenza e della progressione della demenza, la reazione del cervello a questi farmaci può essere diversa rispetto a prima), e dunque ci sarebbe da rivalutare proprio se usare questi farmaci; oppure... se i dosaggi di questi farmaci sono stati aumentati poco prima che sono insorti i nuovi sintomi (della primavera scorsa) che Lei descrive, allora è possibile che a tale dosaggio più alto questi farmaci potevano precipitare i suddetti sintomi nuovi, e dunque più ottimali sarebbero i dosaggi più bassi.
In generale, in una demenza possono essere presenti i disturbi d'ansia, e possono giovare le cure farmacologiche abituali per i disturbi d'ansia, dunque non si può escludere l'uso degli antidepressivi e degli ansiolitici nella demenza. Tuttavia, vanno usati con molta più cautela del solito, perché, come già scritto, possono anche peggiorare alcune manifestazioni della demenza e perché, con le cure specifiche per la demenza - come l'ultimo farmaco prescritto è possibile talvolta l'attenuazione anche i sintomi d'ansia senza per forza usare anche gli antidepressivi.
Quando la diagnosi è una demenza (se di questo si tratta), dovrebbe essere valutato se il disturbo d'ansia non è un disturbo a sé, ma magari una possibile manifestazione della demenza. E se è così, in ideale inizialmente andrebbe dato solo il farmaco per la demenza.
Ma siccome tutti questi farmaci ci sono già, per non essere drastici, la possibilità è di valutare assieme con lo psichiatra una riduzione graduale piuttosto che la sospensione di colpo.
Non si può del tutto escludere che, con la riduzione delle dosi delle suddette cure per l'ansia, i sintomi che Lei descrive potrebbero attenuarsi (è solo un'ipotesi),
mentre la diagnosi della demenza dovrebbe essere valutata meglio, perché i sintomi che Lei descrive, da soli non sono dirimenti per una diagnosi di demenza. Certamente in una paziente che ha quasi 90 anni la possibilità della demenza va sospetta dietro ogni altro apparente disturbo psichico (anche l'ansia, le paure, anche le convinzioni "strane" possono essere dei sintomi della demenza), tuttavia esistono i segni ed i sintomi e gli esami più specifici per diagnosticare la demenza. E bisogna valutare anche le diagnosi alternative:
Fra queste ipotesi alternative potrebbero essere:
la sovrastimolazione da antidepressivi (di cui è stato già parlato);
e, viste le idee che possono essere deliranti - la possibilità di un disturbo psicotico non necessariamente demenziale (Lei scrive che 8 anni fa alla mamma è stato diagnosticato parkinsonismo da farmaci: potrebbero essere stati i farmaci antipsicotici ? poteva trattarsi di un problema psicotico già allora ? quali farmaci sono stati e perché sono stati prescritti ?). .
Per quanto riguarda il Sinemet, Lei scrive, appunto, che è stato prescritto per il "parkinson farmacologico per alcuni farmaci che prendeva", però, se questi farmaci (che hanno causato il parkinsonismo) sono stati già sospesi, allora c'era da aspettarsi che anche il "parkinson farmacologico" rientrerebbe. Tuttavia, la mamma prosegue a prendere il Sinemet... Allora.., o lo prescrivono solo per cautela senza la stretta necessità, oppure è perché il "parkinson" è rimasto e forse non è un parkinsonismo solo da farmaci.
Questo punto è importante, perché:
- il Sinemet ha, come gli antidepressivi, la potenzialità di iperstimolare le idee e le percezioni e precipitare le manifestazioni psicotiche (e se la persona assume svariati farmaci, ci sono anche le possibilità di potenziamento degli effetti collaterali da parte degli altri farmaci, ad esempio assieme con Ezemantis, con antidepressivi);
- mentre, il fenomeno del Parkinsonismo, se permane tuttora (e deve essere curato con Sinemet) è importante come un possibile sintomo di demenza, dunque aiuta nella valutazione e aiuta a capire anche di quale tipo di demenza si tratta e come va meglio curata (ovvero come si può rallentare l'inevitabile processo di graduale peggioramento). E' anche importante capire di che tipo di Parkinsonismo si tratta: solo da farmaci, o anche su base vascolare (visto che la mamma soffre anche di problemi vascolari - assume un antiipertensivo - il Ramipril), oppure su base degenerativa di alcune aree specifiche nel sistema nervoso centrale.
Infine, rispetto al farmaco prescritto per la demenza (EZEMANTIS, nome chimico: memantina), è un farmaco spesso efficace per rallentare la progressione delle alterazioni cognitive specifiche della demenza, ad esempio, i disturbi della memoria e di orientamento diffusi (non una sola convinzione delirante che riguarda un tema specifico). Le convinzioni deliranti possono attenuarsi con la cura antidemenziale solo nella misura nella quale sono secondarie a tali disordini cognitivi più diffusi propri della demenza (i quali non mi è chiaro se ci sono nel caso della mamma).
Riassumendo,
qui va valutata attentamente la diagnosi:
i sintomi che Lei descrive non sarebbero sufficienti per la diagnosi di demenza, ma forse lo specialista si è basato anche sulle altre osservazioni o dati ? - magari potete parlarne; di che tipo di demenza si tratta ?
il parkinsonismo permane ? se sì, può essere un problema neurologico da considerare nello studio della demenza;
nella valutazione avrebbe senso coinvolgere non solo il vostro psichiatra, ma anche ad esempio l'Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) o Unità di Valutazione Geriatrica (UVG) della vostra zona: sono centri pubblici, talvolta si trovano presso i grossi ospedali centrali; o/e anche la visita neurologica (magari non in privato, ma presso un centro universitario); - magari proporlo con il vostro psichiatra;
se è presente la demenza, la diagnosi di disturbo d'ansia dovrebbe essere rivalutata;
i sintomi che Lei descrive nello specifico ("convinta di avere un altra figlia che si chiama come me e anche lei vive con lei che non sta a casa sua e non sta nel suo paese") all'età di 88 anni possono essere i sintomi di demenza, ma possono essere anche i sintomi di un disturbo psicotico (o di un disturbo di umore con sintomi psicotici) e comunque non necessariamente di demenza.
Va valutato ogni farmaco:
gli antidepressivi (Citalopram , Remeron) possono essere utili per il disturbo d'ansia (se c'è), ma possono peggiorare le manifestazioni psicotiche e la demenza (se c'è) e bisogna valutare a quali dosi sono ottimali e se servono;
l'ansiolitico (Tavor) è utile per controllare l'ansia, ma bisogna capire quale dosaggio è il minimo indispensabile, perché questo farmaco può alterare il senso di orientamento e la memoria;
il Sinemet è un farmaco importante nella cura del morbo di parkinson (se la mamma ha tuttora questo disturbo), ma può anche peggiorare i sintomi psicotici;
l'Ezemantis (memantina) è un farmaco utile nella cura della demenza, ma soprattutto dei fenomeni che riguardano le alterazioni cognitive più globali e diffusi (che Lei non riferisce - bisogna valutare se ci sono), mentre, per quanto riguarda i sintomi psicotici - in alcuni casi può provocarli.
Gingko biloba - è un rimedio utilizzato nella cura della demenza, anche in associazione con altri farmaci anti-demenziali, anche se alla sua efficacia non è stato dato un credito definitivo da parte della comunità scientifica; siccome questo rimedio ha anche gli effetti a livello di emostasi e del controllo di sanguinamenti, sarebbe rischioso usarlo assieme con i farmaci che "sciolgono" il sangue, come gli antiaggreganti delle piastrine come (ad esempio, l'Aspirina), con gli anticoagulanti, con molti farmaci antiinfiammatori - i quali per ora la Sua mamma non ha in terapia. Ma anche per quanto riguarda l'associazione con la Tachipirina ci vorrebbe la cautela. Assunto assieme con farmaci antidepressivi, può potenziare gli effetti stimolanti, e dunque, nel caso della mamma, visti i sintomi psicotici, sarebbe una associazione da evitare. Ci sono anche le altre interazioni (qui non posso elencarle tutte). In poche parole, pensare ora a Gingko biloba vuol dire complicare di più le cose. Prima va valutata meglio la diagnosi e semplificata la cura.
[#5]
Utente
salve, innanzi tutto ringrazio per tutto quello che mi avete scritto.
anche io penso che non si tratta di demenza perché solo con me reagisce in quel modo
la terapia per l'ansia che sta facendo la stò facendo da 3 anni ed l'unica fin'ora che sta facendo effetto perché in tutti i 7 anni ke gli è venuta di terapie ne ha cambiate molte prima la seguiva un neurologo poi lui stesso ci ha consigliato di andare da un psichiatra e questo la segue da 3 anni anche lui a cercato di cambiare terapia ma siamo dovuti ritornare a questa che stà facendo.Per quanto riguarda il sinemet gliela dato il neurologo che la seguiva prima e che gli diagnosticò il Parkinson farmacologico dovuto a compresse per ronzio in testa e nelle orecchie ma poi le ha sospese sia per il Parkinson sia perché non servivano il ronzio erano gli acufeni per la cervicale e il dottore curante e lo psichiatra glieli stanno continuare a darglieli fose per precauzione.
infine il 28 aprile abbiamo la visita a un centro UVA spero di essere stata chiara
grazie ancora per le vostre risposte
anche io penso che non si tratta di demenza perché solo con me reagisce in quel modo
la terapia per l'ansia che sta facendo la stò facendo da 3 anni ed l'unica fin'ora che sta facendo effetto perché in tutti i 7 anni ke gli è venuta di terapie ne ha cambiate molte prima la seguiva un neurologo poi lui stesso ci ha consigliato di andare da un psichiatra e questo la segue da 3 anni anche lui a cercato di cambiare terapia ma siamo dovuti ritornare a questa che stà facendo.Per quanto riguarda il sinemet gliela dato il neurologo che la seguiva prima e che gli diagnosticò il Parkinson farmacologico dovuto a compresse per ronzio in testa e nelle orecchie ma poi le ha sospese sia per il Parkinson sia perché non servivano il ronzio erano gli acufeni per la cervicale e il dottore curante e lo psichiatra glieli stanno continuare a darglieli fose per precauzione.
infine il 28 aprile abbiamo la visita a un centro UVA spero di essere stata chiara
grazie ancora per le vostre risposte
[#7]
Utente
mi perdoni, ma non ho capito cosa vuole dire
in pratica sta seguendo la terapia dello psichiatra il quale ha continuato per metà la terapia del dottore neurologo cioè il SINEMET-e la MIRTAZAPINA il TAVOR e il CITALOPRAM e da dicembre l'EZEMANTIS glieli ha prescritti lui inoltre prende il KCI RETARD e il RAMIPRIL
da sabato TAVOR invece di 2 ne stò dando 1 1/2
grazie per le vostre risposte
in pratica sta seguendo la terapia dello psichiatra il quale ha continuato per metà la terapia del dottore neurologo cioè il SINEMET-e la MIRTAZAPINA il TAVOR e il CITALOPRAM e da dicembre l'EZEMANTIS glieli ha prescritti lui inoltre prende il KCI RETARD e il RAMIPRIL
da sabato TAVOR invece di 2 ne stò dando 1 1/2
grazie per le vostre risposte
[#8]
Mi pare che ci sia un poco di confusione di trattamenti.
Un conto è la terapia per la demenza, altro conto è quella dello psichiatra.
Le due terapie andrebbero gestite esclusivamente dal prescrittore in quanto molto specifiche.
A mio avviso, non è sufficiente essere medici per poter gestire questo tipo di trattamenti.
Se effettivamente si tratta di demenza, la terapia psichiatrica passa in secondo piano.
L'utilizzo di benzodiazepine in un anziano peggiora la condizione cognitiva.
Penso che questa situazione sia solo confusiva.
Un conto è la terapia per la demenza, altro conto è quella dello psichiatra.
Le due terapie andrebbero gestite esclusivamente dal prescrittore in quanto molto specifiche.
A mio avviso, non è sufficiente essere medici per poter gestire questo tipo di trattamenti.
Se effettivamente si tratta di demenza, la terapia psichiatrica passa in secondo piano.
L'utilizzo di benzodiazepine in un anziano peggiora la condizione cognitiva.
Penso che questa situazione sia solo confusiva.
[#9]
Utente
io e i miei fratelli siamo d'accordo con lei ma purtroppo già facendo la terapia psichiatrica quando è convinta che non stà a casa sua che cerca la figlia immaginaria gli prendono gli attacchi di panico se ne vuole andare di casa gli occhi sbarrati si tira i capelli ed io in quei momenti ho paura e non so che fare.
ora mi ricordo che quando è successo la prima volta aveva sospeso il CITALOPRAM e stava prendendo il LUDIOMIL e inoltre stavamo vedendo di nuovo i sintomi del Parkinson subito il dottore curante mi ha fatto sospendere il LUDIOMIL sono ritornata al CITALOPRAM, quando siamo andati dallo psichiatra glielo detto.
con la speranza che passato l'effetto del LUDIOMIL sarebbe tornata in sé,invece è rimasta con quella convizione
mi scuso se sono insistente e ringrazio per le vvostre risposte
ora mi ricordo che quando è successo la prima volta aveva sospeso il CITALOPRAM e stava prendendo il LUDIOMIL e inoltre stavamo vedendo di nuovo i sintomi del Parkinson subito il dottore curante mi ha fatto sospendere il LUDIOMIL sono ritornata al CITALOPRAM, quando siamo andati dallo psichiatra glielo detto.
con la speranza che passato l'effetto del LUDIOMIL sarebbe tornata in sé,invece è rimasta con quella convizione
mi scuso se sono insistente e ringrazio per le vvostre risposte
[#10]
"la figlia immaginaria" è fenomeno di sintomo di demenza sostanzialmente è considerato un sintomo psicotico secondario e come tale va trattato.
"l'attacco di panico" è la conseguenza del sintomo psicotico, per cui si dovrebbe giungere ad evitare che arrivi eliminando "la figlia immaginaria".
Trattare l'attacco di panico secondo il mio parere è un errore.
"l'attacco di panico" è la conseguenza del sintomo psicotico, per cui si dovrebbe giungere ad evitare che arrivi eliminando "la figlia immaginaria".
Trattare l'attacco di panico secondo il mio parere è un errore.
[#12]
Gentile utente,
Lei è contraria ai farmaci, ok, però Lei non soffre della stessa malattia della Sua madre... Prova a mettersi al posto della persona malata... alla quale l'approccio farmacologico in precedenza ha aiutato un po', magari ha attenuato le sue sofferenze,... allora perché negare alla mamma questo tipo di approccio, cioè farmacologico ? Solo che questo approccio deve essere più .. fondato, ed è questo ultimo, credo, l'argomento principale di questo consulto.
Non voglio entrare di nuovo più di tanto nella discussione su terapia farmacologica; scrivo solo che non è da scartare l'uso di un farmaco antipsicotico, come accenna il mio collega. Un farmaco antipsicotico, il quale, almeno a livello sintomatico potrebbe eliminare le idee deliranti della mamma sulla figlia immaginaria. Alla Sua madre probabilmente è stato già prescritto in passato qualche farmaco di questo tipo (per gli "acufeni", probabilmente in ipotesi che si trattava non degli acufeni, ma delle alterazioni percettive di tipo psicotico: è la mia ipotesi, che così hanno pensato, ma non so esattamente come lo hanno pensato), e la mamma ha avuto i sintomi parkinsoniani (il che è tipico di questi farmaci, ma con alcuni di questi farmaci succede di meno o praticamente non succede): è importante risalire ai nomi di quei farmaci che hanno dato i sintomi parkinsoniani, e, nel caso si giungerà alla decisione di dare alla mamma un farmaco antipsicotico, considerare l'alternativa a quei farmaci oppure/ e cercare la Dose giusta (che sia sufficiente per calmare il sintomo ma non così alta da provocare di nuovo i sintomi parkinsoniani).
Non meno importante è cercare di semplificare la terapia, ma non dovete farlo da soli, deve essere un medico specialista a monitorarlo: sia perché alterazioni bruschi nella terapia da una persona anziana sono spesso maltollerate, sia perché sarebbe importante che il medico osservi gli eventuali cambiamenti dopo la ciascuna modifica della dose di ciascun farmaco (ad esempio, riducendo il Tavor, diminuisce la componente confusiva ? e l'ansia - rimane sotto controllo ? oppure la paziente è più ansiosa perché la riduzione è troppo drastica ?; riducendo eventualmente la dose di un antidepressivo: diminuiscono nella frequenza e nell'intensità alcune idee ?): deve vederlo uno specialista.
Tuttavia, non è di questo che volevo scrivere ora. Volevo piuttosto sottolineare che qui la cosa più importante è il capire di che malattia si tratta. Avete l'appuntamento all'UVA per il 28 aprile... All'UVA dovrebbero pronunciarsi se considerano questo un caso di demenza o no, di che tipo di demenza (o altra malattia) si tratta, e quali cure sono ottimali. Dunque, fino al 28 aprile... si dispone solo di una parte dei dati.. e si rimane in attesa di queste valutazioni.. Tuttavia, questo periodo di attesa si può utilizzare bene: magari informarsi di più su quali eventuali esami e visite specialistiche (già fatti, o da fare nel frattempo) possono essere utili in sede della visita all'UVA. Se dovessi io fare la valutazione diagnostica di questo caso, tenendo conto che si tratta di una persona di quasi 90 anni, allora che siano sintomi d'ansia, psicotici o altri, non si può prescindere del valutare:
l'ipotesi di demenza
e anche tutti gli eventuali fattori legati alle condizioni fisiche (compresi gli effetti dei farmaci).
Anche l'eventuale demenza è una condizione fisica, perché riguarda il processo di deterioramento del tessuto nervoso a livello centrale. Spesso si tratta di un fenomeno specifico del sistema nervoso centrale, ma non poche volte abbiamo le demenze secondarie a qualche malattia nel resto del corpo. Comunque, per i fattori fisici intendo anche tutto quanto riguarda l'organismo. Non mi dire che è tutto a posto. Se è tutto a posto - meglio, ma io non lo so, lo avrei chiesto di valutare con una maggiore scrupolosità, e se avessi sul tavolo anche le osservazioni del medico di base o/e del geriatra, sarei più contento.
Ecco, dunque, il mio consiglio è andare nel frattempo anche dal medico di base, informarsi all'UVA quali materiali possono esserli utili ecc. Eventualmente fare nel frattempo anche una valutazione geriatrica.
Lei è contraria ai farmaci, ok, però Lei non soffre della stessa malattia della Sua madre... Prova a mettersi al posto della persona malata... alla quale l'approccio farmacologico in precedenza ha aiutato un po', magari ha attenuato le sue sofferenze,... allora perché negare alla mamma questo tipo di approccio, cioè farmacologico ? Solo che questo approccio deve essere più .. fondato, ed è questo ultimo, credo, l'argomento principale di questo consulto.
Non voglio entrare di nuovo più di tanto nella discussione su terapia farmacologica; scrivo solo che non è da scartare l'uso di un farmaco antipsicotico, come accenna il mio collega. Un farmaco antipsicotico, il quale, almeno a livello sintomatico potrebbe eliminare le idee deliranti della mamma sulla figlia immaginaria. Alla Sua madre probabilmente è stato già prescritto in passato qualche farmaco di questo tipo (per gli "acufeni", probabilmente in ipotesi che si trattava non degli acufeni, ma delle alterazioni percettive di tipo psicotico: è la mia ipotesi, che così hanno pensato, ma non so esattamente come lo hanno pensato), e la mamma ha avuto i sintomi parkinsoniani (il che è tipico di questi farmaci, ma con alcuni di questi farmaci succede di meno o praticamente non succede): è importante risalire ai nomi di quei farmaci che hanno dato i sintomi parkinsoniani, e, nel caso si giungerà alla decisione di dare alla mamma un farmaco antipsicotico, considerare l'alternativa a quei farmaci oppure/ e cercare la Dose giusta (che sia sufficiente per calmare il sintomo ma non così alta da provocare di nuovo i sintomi parkinsoniani).
Non meno importante è cercare di semplificare la terapia, ma non dovete farlo da soli, deve essere un medico specialista a monitorarlo: sia perché alterazioni bruschi nella terapia da una persona anziana sono spesso maltollerate, sia perché sarebbe importante che il medico osservi gli eventuali cambiamenti dopo la ciascuna modifica della dose di ciascun farmaco (ad esempio, riducendo il Tavor, diminuisce la componente confusiva ? e l'ansia - rimane sotto controllo ? oppure la paziente è più ansiosa perché la riduzione è troppo drastica ?; riducendo eventualmente la dose di un antidepressivo: diminuiscono nella frequenza e nell'intensità alcune idee ?): deve vederlo uno specialista.
Tuttavia, non è di questo che volevo scrivere ora. Volevo piuttosto sottolineare che qui la cosa più importante è il capire di che malattia si tratta. Avete l'appuntamento all'UVA per il 28 aprile... All'UVA dovrebbero pronunciarsi se considerano questo un caso di demenza o no, di che tipo di demenza (o altra malattia) si tratta, e quali cure sono ottimali. Dunque, fino al 28 aprile... si dispone solo di una parte dei dati.. e si rimane in attesa di queste valutazioni.. Tuttavia, questo periodo di attesa si può utilizzare bene: magari informarsi di più su quali eventuali esami e visite specialistiche (già fatti, o da fare nel frattempo) possono essere utili in sede della visita all'UVA. Se dovessi io fare la valutazione diagnostica di questo caso, tenendo conto che si tratta di una persona di quasi 90 anni, allora che siano sintomi d'ansia, psicotici o altri, non si può prescindere del valutare:
l'ipotesi di demenza
e anche tutti gli eventuali fattori legati alle condizioni fisiche (compresi gli effetti dei farmaci).
Anche l'eventuale demenza è una condizione fisica, perché riguarda il processo di deterioramento del tessuto nervoso a livello centrale. Spesso si tratta di un fenomeno specifico del sistema nervoso centrale, ma non poche volte abbiamo le demenze secondarie a qualche malattia nel resto del corpo. Comunque, per i fattori fisici intendo anche tutto quanto riguarda l'organismo. Non mi dire che è tutto a posto. Se è tutto a posto - meglio, ma io non lo so, lo avrei chiesto di valutare con una maggiore scrupolosità, e se avessi sul tavolo anche le osservazioni del medico di base o/e del geriatra, sarei più contento.
Ecco, dunque, il mio consiglio è andare nel frattempo anche dal medico di base, informarsi all'UVA quali materiali possono esserli utili ecc. Eventualmente fare nel frattempo anche una valutazione geriatrica.
[#16]
Utente
gentilissimi dottori il 28 aprile come avevo detto ho portato mia madre all'UVA e hanno fatto una visita accuratissima ma non si sono espressi perché vogliono una tac che farà il 6 giugno, comunque il neurologo si chiedeva perché prende il SINEMET secondo il dottore il tremore era dovuto all'ansia e che cammina lenta per la spalla ma vogliono aspettare il risultato della tac
grazie
grazie
[#19]
Utente
gentili dottori come vi ho scritto qualche tempo fa ho portato mia madre al centro UVA la settimana scorsa mi hanno chiamata per consegnarmi la lettera (così l'hanno chiamata) e ha parte che deve ritornare per controllo e per ECG fra 3 mesi e deve continuare la terapia che sta facendo non si capisce niente nemmeno il medico curante ha capito cosa c'è scritto, perciò non so a che livello stà la sua malattia
grazie
grazie
[#20]
Utente
Gentili dottori come ho detto ho portato mia madre al centro UVA il 28 Aprile e dopo che hanno fatto tutti gli accertamenti siamo ritornati lunedì 9 novembre.
I dottori hanno confermato la terapia le sta facendo hanno detto solo le loro toglierebbero il SINEMET però non si sono preso la responsabilità di toglierlo ho parlato col psichiatra che la seguita e ha detto che non lo deve lasciare
Chi devo ascoltare?
Grazie per la risposta
I dottori hanno confermato la terapia le sta facendo hanno detto solo le loro toglierebbero il SINEMET però non si sono preso la responsabilità di toglierlo ho parlato col psichiatra che la seguita e ha detto che non lo deve lasciare
Chi devo ascoltare?
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Questo consulto ha ricevuto 20 risposte e 18.7k visite dal 30/01/2015.
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