Colpito da un mitomane o da un megalomane?
Premetto che sono affetto da disturbo bipolare, ma ben stabilizzato e perfino più calmo e paziente di molti "normali".
Credo che quando qualcosa non va con qualcuno, sia più importante l'analisi di sé che non dell'altro: gli altri sono come sono e non posso cambiarli.
Però quando accade che credevi di conoscere una persona e poi che è tutta un'altra, allora sapere chi è l'altro serve.
L'episodio con questa persona consiste in un'improvvisa pesante e insistente molestia telefonica "per scherzo" da parte di Nicola (nome di fantasia) che vive lontano, che vedo molto di rado. Essendosi fatto beffe del mio invito calmo a smetterla, l'ho insolentito come mai ho fatto con nessuno, sbattendolo fuori dalla mia vita.
Nel vecchio passato di frequentazione, l'ho perdonato molto. Ma a me sembrava che Nicola vedesse il mondo (e sé stess), non per com'è, ma per come gli piaceva credere che fosse. Spesso sembrava vivere nell'irrealtà: sfide inutili e assurde alla società, guidare in modo pericoloso veicoli i cui passeggeri non erano coperti da assicurazione, se non proprio lui stesso. Le raccomandazioni alla prudenza mie e dei miei amici ottenevano lo scopo di inebriare le sue violazioni delle regole. Guai giudiziari, amore per l'azzardo.
E poi menzogne e millanterie, con l'unico scopo di rendersi grande, eccellente, ammirevole, superiore ai suoi interlocutori, meno quelli che lo prendono in giro che puntualmente lo fanno impallidire e ridurre a un impotente silenzio. Poi le sue chimere sul successo facile, le manie di fare l'imprenditore, collezionando invece fallimenti e debiti. Su di me ha imbastito calunnie, incredibilmente non con lo scopo di farmi del male, ma per rendersi attraente e importante presso i suoi ascoltatori; perché possedeva degli scoop!
Io credo che mi abbia voluto colpire perché ora era evidente il fallimento delle sue ultime "grandi" imprese e non poteva sopportare di vedermi appagato e perfino felice della mia normalità.
In tutto questo, la cosa davvero stupefacente è la sua ingenuità, perfino il suo candore. Mi sembra che la realtà sia una cosa che Nicola capisce solo quando ci va a sbattere e si stupisce delle cose più ovvie.
E mi stupisce che in fondo sia una persona con una certa bonomia e anche affettuosa.
Ma io chi ho avuto affianco in tanti anni? Io non so quale sia il vero Nicola.
Vorrei saperlo, non per demolirlo, ma per includerlo, comprenderlo; Non per "scartare" i ricordi negativi, ma per valutarli con una diversa ottica accettarli, piuttosto che esercitare un rifiuto postumo.
Del resto, io penso che se dovessimo vivere per le sole cose belle, saremmo certamente più felici, ma vivremmo la metà con il cuore a metà.
Grazie
Credo che quando qualcosa non va con qualcuno, sia più importante l'analisi di sé che non dell'altro: gli altri sono come sono e non posso cambiarli.
Però quando accade che credevi di conoscere una persona e poi che è tutta un'altra, allora sapere chi è l'altro serve.
L'episodio con questa persona consiste in un'improvvisa pesante e insistente molestia telefonica "per scherzo" da parte di Nicola (nome di fantasia) che vive lontano, che vedo molto di rado. Essendosi fatto beffe del mio invito calmo a smetterla, l'ho insolentito come mai ho fatto con nessuno, sbattendolo fuori dalla mia vita.
Nel vecchio passato di frequentazione, l'ho perdonato molto. Ma a me sembrava che Nicola vedesse il mondo (e sé stess), non per com'è, ma per come gli piaceva credere che fosse. Spesso sembrava vivere nell'irrealtà: sfide inutili e assurde alla società, guidare in modo pericoloso veicoli i cui passeggeri non erano coperti da assicurazione, se non proprio lui stesso. Le raccomandazioni alla prudenza mie e dei miei amici ottenevano lo scopo di inebriare le sue violazioni delle regole. Guai giudiziari, amore per l'azzardo.
E poi menzogne e millanterie, con l'unico scopo di rendersi grande, eccellente, ammirevole, superiore ai suoi interlocutori, meno quelli che lo prendono in giro che puntualmente lo fanno impallidire e ridurre a un impotente silenzio. Poi le sue chimere sul successo facile, le manie di fare l'imprenditore, collezionando invece fallimenti e debiti. Su di me ha imbastito calunnie, incredibilmente non con lo scopo di farmi del male, ma per rendersi attraente e importante presso i suoi ascoltatori; perché possedeva degli scoop!
Io credo che mi abbia voluto colpire perché ora era evidente il fallimento delle sue ultime "grandi" imprese e non poteva sopportare di vedermi appagato e perfino felice della mia normalità.
In tutto questo, la cosa davvero stupefacente è la sua ingenuità, perfino il suo candore. Mi sembra che la realtà sia una cosa che Nicola capisce solo quando ci va a sbattere e si stupisce delle cose più ovvie.
E mi stupisce che in fondo sia una persona con una certa bonomia e anche affettuosa.
Ma io chi ho avuto affianco in tanti anni? Io non so quale sia il vero Nicola.
Vorrei saperlo, non per demolirlo, ma per includerlo, comprenderlo; Non per "scartare" i ricordi negativi, ma per valutarli con una diversa ottica accettarli, piuttosto che esercitare un rifiuto postumo.
Del resto, io penso che se dovessimo vivere per le sole cose belle, saremmo certamente più felici, ma vivremmo la metà con il cuore a metà.
Grazie
[#1]
Non è ben chiaro il motivo della richiesta di consulto.
Necessariamente, dovrebbe far riferimento a situazioni che la riguardano in particolare.
Se sta chiedendo una disamina della personalità della persona che descrive ciò non è possibile.
Necessariamente, dovrebbe far riferimento a situazioni che la riguardano in particolare.
Se sta chiedendo una disamina della personalità della persona che descrive ciò non è possibile.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
Comprendo la sue sue osservazioni.
E il quesito è semplice: quale potrebbe essere la ragione per la quale, a distanza di due anni dalla rottura, non riesco del tutto a superare questa storia? Nel bene e nel male, Nicola è stato importante per me.
Perché questa telenovela non va via nella mia mente? Perdono e mi arrabbio a fasi alterne. Ma in fondo so di aver perdonato. Ma è come se avessi un nemico interno che va via solo quando mi sento compassionevole.
Io credo di aver smarrito un po' il senso della realtà e del presente (mentre scrivo, Nicola potrebbe sentirsi molto dispiaciuto e in colpa, oppure essersi fatto frate)
Credo di essere una persona che mal sopporta di vivere con il dubbio, con l'incertezza, con le crisi aperte e non risolte. Il salmo deve sempre finire in gloria!
Credo infine che il mio non sia proprio rancore, ma (infondato) bisogno di controllo delle cose: torno nel passato per rivedere se le cose sono ancora "a posto". Ma anche in altre situazioni, controllo le reazioni altrui per rassicurarmi.
Mi viene in mente questo. Perché io voglio cambiare me stesso.
Non Nicola. Che forse preferisco brigante che frate...
Grazie
E il quesito è semplice: quale potrebbe essere la ragione per la quale, a distanza di due anni dalla rottura, non riesco del tutto a superare questa storia? Nel bene e nel male, Nicola è stato importante per me.
Perché questa telenovela non va via nella mia mente? Perdono e mi arrabbio a fasi alterne. Ma in fondo so di aver perdonato. Ma è come se avessi un nemico interno che va via solo quando mi sento compassionevole.
Io credo di aver smarrito un po' il senso della realtà e del presente (mentre scrivo, Nicola potrebbe sentirsi molto dispiaciuto e in colpa, oppure essersi fatto frate)
Credo di essere una persona che mal sopporta di vivere con il dubbio, con l'incertezza, con le crisi aperte e non risolte. Il salmo deve sempre finire in gloria!
Credo infine che il mio non sia proprio rancore, ma (infondato) bisogno di controllo delle cose: torno nel passato per rivedere se le cose sono ancora "a posto". Ma anche in altre situazioni, controllo le reazioni altrui per rassicurarmi.
Mi viene in mente questo. Perché io voglio cambiare me stesso.
Non Nicola. Che forse preferisco brigante che frate...
Grazie
[#3]
Nel mese di ottobre dello scorso anno ha posto la questione attuale in modo simile.
Considerato anche che è in trattamento per un disturbo specifico.
A mio avviso, dovrebbe discutere con il suo psichiatra sia della situazione che sta vivendo sia della perseverar ione del suo pensiero che può essere sintomo di qualche disturbo ma può anche essere effetto collaterale della sua intera terapia e per questo andrebbe valutata.
Considerato anche che è in trattamento per un disturbo specifico.
A mio avviso, dovrebbe discutere con il suo psichiatra sia della situazione che sta vivendo sia della perseverar ione del suo pensiero che può essere sintomo di qualche disturbo ma può anche essere effetto collaterale della sua intera terapia e per questo andrebbe valutata.
[#4]
Utente
Perbacco, che smemorato di Collegno che sono! Però andrò a rileggermi, perché la rilettura mostra cose che la sola mente non può vedere.
Il mio psichiatra non ha considerato il mio stato come riconducibile alla mia malattia. Per lui si tratta di un'esperienza e di una questione morale, come per chiunque altro.
Perché è vero che nel malato c'è pur sempre una normalità.
Io sono pervenuto almeno a una conclusione: vi è in me una certa rabbia repressa. Quando è abbastanza forte e io sono abbastanza debole, essa va a cercarsi il suo oggetto, che in questo caso è Nicola. Ma non è lui a generare la rabbia, ma è la rabbia a partorire Nicola. Lui mi sembra una causa e invece un effetto.
Ma ho deciso recentemente di contrastare fattivamente la mia depressione, e perciò di essere in più attivo, di impegnarmi in lavori fisici, domestici, di intensificare la mia vita sociale.
Ho ridotto al minimo il quartetto "sedia-computer-divano-letto".
Con ciò scarico molte energie (la rabbia in fondo è un'energia). Mi sento più soddisfatto nel vedere i risultati e questo mi aiuta a placarmi.
Tutti i miei pensieri rancorosi, sono diminuiti per numero e intensità. Tornano, ma sono sopportabili. E comunque, se devo lavare i piatti, ho poco da essere amletico...
(e poi in fondo non mi dispiace lavare i piatti...).
Io definirei questa la "normal-terapia".
M'incoraggi, la prego.
Grazie
Buona giornata
Il mio psichiatra non ha considerato il mio stato come riconducibile alla mia malattia. Per lui si tratta di un'esperienza e di una questione morale, come per chiunque altro.
Perché è vero che nel malato c'è pur sempre una normalità.
Io sono pervenuto almeno a una conclusione: vi è in me una certa rabbia repressa. Quando è abbastanza forte e io sono abbastanza debole, essa va a cercarsi il suo oggetto, che in questo caso è Nicola. Ma non è lui a generare la rabbia, ma è la rabbia a partorire Nicola. Lui mi sembra una causa e invece un effetto.
Ma ho deciso recentemente di contrastare fattivamente la mia depressione, e perciò di essere in più attivo, di impegnarmi in lavori fisici, domestici, di intensificare la mia vita sociale.
Ho ridotto al minimo il quartetto "sedia-computer-divano-letto".
Con ciò scarico molte energie (la rabbia in fondo è un'energia). Mi sento più soddisfatto nel vedere i risultati e questo mi aiuta a placarmi.
Tutti i miei pensieri rancorosi, sono diminuiti per numero e intensità. Tornano, ma sono sopportabili. E comunque, se devo lavare i piatti, ho poco da essere amletico...
(e poi in fondo non mi dispiace lavare i piatti...).
Io definirei questa la "normal-terapia".
M'incoraggi, la prego.
Grazie
Buona giornata
[#5]
La rabbia, i sentimenti depressivi, pensare sempre alla stessa persona sono fenomeni patologici se sono inquadrabili all'interno di uno specifico sistema diagnostico.
Attualmente ha una terapia specifica per un disturbo che riferisce essere bipolare, è probabile che attualmente non sia completamente in compenso e la sua malattia stia dando dei segnali di presenza persistente.
Oltre al fatto che la questione riguardante il suo amico lontano appartiene comunque ad una problematica affettiva irrisolta che difficilmente trova una soluzione se non elaborata fattivamente.
Attualmente ha una terapia specifica per un disturbo che riferisce essere bipolare, è probabile che attualmente non sia completamente in compenso e la sua malattia stia dando dei segnali di presenza persistente.
Oltre al fatto che la questione riguardante il suo amico lontano appartiene comunque ad una problematica affettiva irrisolta che difficilmente trova una soluzione se non elaborata fattivamente.
[#6]
Utente
Dottore, rifletto su queste tre sue osservazioni. La prima la porrei al mio medico curante, anche perché della questione ne abbiamo parlato molto poco.
Circa la seconda, vedo che riesco ad affrontare con equilibrio situazioni anche difficili o impegnative. E poi sono in genere lievemente eutimico. Spesso sono felice.
La sua riflessione sull'aspetto affettivo non risolto, mi pare la più intrigante, specie per me che vivo un'esperienza religiosa legata al vivere quotidiano.
Negli ultimi anni ho ricevuto offese anche molto pesanti. Mi sono arrabbiato, ma m'è passata presto. So quale fosse il motivo dell'offesa. Non lo condivido, ma capisco la ragione dell'altro. E le ragioni possono essere chiarite.
Nel caso di Nicola, mi sono sentito un bersaglio scelto a caso. Il motivo del contendere non era una cosa, ma la mia persona in quanto tale. La mia unica colpa era di esistere.
Circa la seconda, vedo che riesco ad affrontare con equilibrio situazioni anche difficili o impegnative. E poi sono in genere lievemente eutimico. Spesso sono felice.
La sua riflessione sull'aspetto affettivo non risolto, mi pare la più intrigante, specie per me che vivo un'esperienza religiosa legata al vivere quotidiano.
Negli ultimi anni ho ricevuto offese anche molto pesanti. Mi sono arrabbiato, ma m'è passata presto. So quale fosse il motivo dell'offesa. Non lo condivido, ma capisco la ragione dell'altro. E le ragioni possono essere chiarite.
Nel caso di Nicola, mi sono sentito un bersaglio scelto a caso. Il motivo del contendere non era una cosa, ma la mia persona in quanto tale. La mia unica colpa era di esistere.
[#7]
Utente
Tempo fa mi chiesi: dove va a finire l'amore che si provava per una persona fino al momento della lite?
In questi giorni ho deciso di cambiare mezzo, rispetto al mio amico. Anziché la rabbia ho usato verso di lui l'ironia, che poco a poco ha investito anche me. Trovavo ridicolo lui, ma in fondo anche me. Come essere coinvolti non in un dramma, ma in un'unica commedia.
Ho provato, ma tanto per provare. Ma con mio stupore, in tal modo riesco a recuperare la parte affettiva , che posso ritenere non sia mai morta.
Gentile dott. Ruggiero, questo credo che sia il mio capolinea. Sono molto contento.
La ringrazio per aver letto la mia storia, specie perché mi ha invitato a cercare in me la soluzione e non nei "peccati" dell'altro.
In questi giorni ho deciso di cambiare mezzo, rispetto al mio amico. Anziché la rabbia ho usato verso di lui l'ironia, che poco a poco ha investito anche me. Trovavo ridicolo lui, ma in fondo anche me. Come essere coinvolti non in un dramma, ma in un'unica commedia.
Ho provato, ma tanto per provare. Ma con mio stupore, in tal modo riesco a recuperare la parte affettiva , che posso ritenere non sia mai morta.
Gentile dott. Ruggiero, questo credo che sia il mio capolinea. Sono molto contento.
La ringrazio per aver letto la mia storia, specie perché mi ha invitato a cercare in me la soluzione e non nei "peccati" dell'altro.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 3k visite dal 09/01/2015.
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