Depressione, difficoltà a parlare e Università

Sono una ragazza di 20 anni, dieci anni fa è venuto a mancare improvvisamente mio padre. Fino adesso ho creduto di aver reagito bene a questo lutto: ho conseguito il diploma scientifico con il massimo dei voti e ho coltivato le mie amicizie, nonostante abbia subito violenza (non sessuale) da mio fratello maggiore. A 18 anni ho cominciato una relazione con un ragazzo che mi ha resa molto felice. La mia vita è precipitata un anno dopo, con l'inizio dell'università. Ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza, dato che ho sempre sognato di diventare avvocato. Mi sono trasferita non molto lontana dai miei affetti (ogni weekend tornavo a casa), dopo pochi mesi ho notato subito un cambiamento. Spesso avevo crisi di ansia che mi portavano a vomitare, mi sentivo sola, piangevo senza motivazione. Avevo scarso appetito, forti dolori alla testa. Nonostante l'università mi entusiasmasse parecchio, ho notato subito un calo dell'attenzione studiando i miei libri di testo. Una volta che la mia mente aveva capito i concetti, non riuscivo ad esprimerli oralmente. Questa cosa mi ha mandata in crisi, non ho mai avuto problemi simili in passato. Le crisi d'ansia sono aumentate, il primo anno ho dato solo 3 esami su 6, ho preso voti alti, ma ho fatto una fatica disumana.Ho rimandato gli altri esami per paura.Il mio ragazzo ha cercato di starmi accanto, fino a che ho cominciato a trattarlo male. "Non ti vedo più felice, stai dimagrendo troppo, hai il sonno molto agitato" mi diceva. Mi è stato accanto sino a otto mesi fa. Da quel momento ho dato il peggio di me. nella sessione estiva non ho dato nemmeno un esame, sono stata a letto, a piangere e a chiamarlo in maniera insistente tanto da temere di essere denunciata. Nell'arco di un anno ho perso 10 kg, mi vedo orrenda, dato che sono sempre stata minuta mi sento praticamente anoressica adesso. Il mio percorso terapeutico dura da 8 mesi,ho preso ansiolitici, antidepressivi e farmaci per dormire. Non ho riscontrato miglioramenti: penso ancora costantemente al ragazzo, vado a rilento nella preparazione degli esami, spesso sto un giorno intero senza mangiare perché al primo pianto vomito, i miei amici di sempre si stanno piano piano allontanando, non ho voglia di uscire e socializzare. Penso a volte di porre fine alla mia vita, ma credo che non lo farò mai per mancanza di coraggio e perché, in fondo, credo che qualcosa di bello per me da qualche parte ci sia. Le cose che più mi fanno soffrire sono aver perso il mio ragazzo e il fallimento del percorso universitario. Sto valutando la rischiosa idea di prendermi un anno per recuperare l'anno accademico perso, anche se questo comporterebbe ammettere di essere indietro con la carriera. Mi preme anche moltissimo capire come mai le mie capacità cognitive e linguistiche siano così peggiorate in poco tempo.
Ringrazio anticipatamente chiunque volesse rispondere
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Può specificare meglio il suo percorso terapeutico: farmaci, dosi, tempi di assunzione, eventuale psicoterapia?

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Gentile Dottore,
ho iniziato con il Lexotan per qualche settimana, ma per me era come bere acqua. Non riuscivo a dormire così la Psichiatra mi ha prescritto 15 gocce di Minias prima di dormire, unite a 15 gocce di Xanax al bisogno. Lo Xanax calmava i miei stati di ansia in maniera solo momentanea. In seguito il mio sonno era peggiorato così ho iniziato il Trittico (non ricordo però il dosaggio prescritto, in quanto l'ho sospeso dopo poco tempo perché mi provocava molta nausea, e, pur non riuscendo a dormire bene, il mattino provavo delle sensazioni simili al "post-sbronza").
Purtroppo non ho la possibilità economica di recarmi abitualmente dallo psichiatra ma sono in cura da una psicologa-psicoterapeuta da cui vado una volta a settimana. E' stata lei a propormi la cura farmacologica e a indirizzarmi da uno Psichiatra dal quale vado principalmente per farmi prescrivere i farmaci.
Minias e Xanax li ho presi per due mesi, successivamente ho iniziato il Daparox, che prendo tutt'ora, 10 gocce al mattino.
Non ho riscontrato miglioramenti, solo lo Xanax riusciva a tranquillizzarmi, ma ho notato che nell'arco della giornata ne avevo bisogno anche 7/8 volte.
Inoltre, anche solo l'idea di prendere questi farmaci genera in me uno stato di ansia e una sensazione di incredibile fallimento.
La mia psicoterapia dapprima era focalizzata sul lutto di mio padre, sul rapporto con mio fratello (migliorato molti anni prima di cadere in questo stato depressivo), e sulle figure a me vicine.
Il mio rapporto con il ragazzo non è stato ampiamente discusso con la psicoterapeuta. Più volte dico che non riesco a dimenticare, a frequentare nuove persone. Mi è richiesta una forza che non credo di possedere al momento. So che può sembrare ridicolo a 20 anni stare malissimo per la fine di una relazione; le mie coetanee ad esempio cambiano partner con molta facilità.
Io ho notato che questa cosa non riesco a farla, pur essendo una ragazza corteggiata da sempre, anche adesso che il mio aspetto fisico è peggiorato per via della perdita di peso.
Esco solo con due mie amiche, una volta a settimana o ogni due\tre settimane.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Tralasciando le diverse benzodiazepine (lexotan,minias,etc.) che hanno effetto temporaneo e soltanto sintomatico, l'attuale terapia con daparox potrebbe dare miglioramenti, ma il dosaggio di soli 10 mg é considerato troppo basso rispetto a quello minimo efficace che dovrebbe essere di 20 mg. É possibile che questo sia uno dei motivi per i mancati miglioramenti. L'insoddisfacente risposta clinica dovrebbe essere riferita allo specialista di fiducia affinché possa rimodulare la terapia, in particolare valutando la possibilità di aumentare il dosaggio del daparox, attualmente non efficace.
Cordiali saluti
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Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Grazie mille Dott. Ne parlerò con la mia dottoressa.