Ansia continua, somatizzazioni, panico

Buongiorno. Ho 26 anni, e sono una persona (almeno fino ad un mese e mezzo fa, fine ottobre, quando inizia il problema per il quale vi chiedo consulto) vivace, con grande voglia di vivere, lavorare, svolgere un gran numero di attività e passioni, in ottima salute e sempre in movimento. Vivevo con mio nonno, una persona che nonostante l'età avanzata godeva anche lui di ottima salute. Durante l'estate gli viene diagnosticato un cancro, per il quale nel giro di 2-3 mesi muore, con me presente, mentre gli somministrano le cure palliative.

Sono sempre stato una persona "positivamente nervosa", che passa da un attività a un altra senza fermarsi mai, e tendente a reazioni per così dire "colorite", arrabbiandosi o eccitandosi con facilità, ma il tutto, ripeto, in maniera positiva. Passata una settimana dalla morte del nonno, durante una discussione accesa avverto una sorta di giramento di testa. Niente di grave, ma inizio a percepire il cuore che mi batte più forte, avverto nausea, sudori freddi, un leggero dolore a sinistra tra le costole. Il tutto però mi fa preoccupare in maniera estrema, e insisto con mia madre di chiamare il 118, che mi fa l'ecg che risulta essere nella norma, ma i battiti abbastanza elevati e la pressione a 170-110, mi fanno un prelievo e mi portano in ambulanza al pronto soccorso per sicurezza, dove non ero mai stato in vita mia. Qui vengo visitato e mi viene somministrato del valium in vena, era un attacco di panico, e devo recarmi al csm. Io evito, anche per paura che mi prescrivano dei medicinali dato che bevevo abbastanza (vino, birra, amari) non in grandi quantità ma costantemente.
Dopo 3-4 giorni sento di nuovo questa sorta di dolore, percepisco il mio battito, ho senso di disagio, paura a tornare a casa da solo e soprattutto di morire. Da qui inizia il mio incubo. Inizio ad ossessionarmi sempre di più con questa cosa. Mi viene dapprima prescritto xanax, poi aggiunto daparox, smetto completamente di bere; i dolori aumentano, mi fa "male" anche il braccio sinistro, poi il centro del torace, mi sento impazzire. Smetto di uscire, lavorare e svolgere attività, ho paura che mi scoppi il cuore e a stare in casa solo. Adesso abito con mio padre. Inizia a seguirmi il csm, e si passa al citalopram che non tollero, poi xanax in dosi maggiori che mi da mal di testa e fotofobia, che viene sostituito con valium al bisogno. Io intanto ho sempre più paura, mi sento continuamente il polso, che mi va a 100 anche mentre tento di svolgere una banale attività. Sento pulsarmi le vene ovunque e spesso spasmi/scosse anche dolorose al centro del petto. Sono stato altre 2 volte al pronto soccorso dove sia analisi che ecg sono nella norma. Dicono (psichiatra del csm) che sto bene, che devo aspettare ed entro natale passerà da se, non servono ulteriori accertamenti ne farmaci, solo psicoterapia e valium al bs. Intanto sto perdendo il lavoro e i rapporti umani, vivo in casa in paura costante e con questi sintomi quasi tutto il giorno. Chiedo un parere
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Dr. Raffaele Garinella Psichiatra 45 2
Gentile utente, dalla sintomatologia riferita, mi sembra di comprendere che le è stato diagnosticato un Disturbo da Attacchi di Panico.
Gli accertamenti clinici che ha effettuato, hanno escluso patologie cardiovascolari.
È importante ridurre gli alcolici fino a smettere gradualmente.
È molto difficile smettere gli alcolici del tutto ed improvvisamente come ha fatto lei.
Non mi permetto di dubitare di quanto ha scritto, ovvero che ha smesso del tutto; dico solo che è estremamente difficile.
È importante seguire la psicoterapia ( psicodinamica, cognitivo-comportamentale etc.).
Attraverso la psicoterapia supportata dalla psicofarmacologia, potrà tornare alla quotidianeità che ora le manca e che è venuta meno.
La terapia farmacologica ha differenti finalità:
di controllo degli attacchi di panico, dell'ansia anticipatoria e dell'evitamento fobico;
di consolidamento, mirata alla stabilizzazione del miglioramento conseguito, e di prevenzione di riacutizzazioni e recidive, allo scopo di permettere anche il recupero funzionale, ovvero quella quotidianeità di cui scrivevo sopra.
Cordiali saluti.

Dr. Raffaele Garinella

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