Disturbo dell'adattamento (DDA)

Sono un dipendente pubblico e da numerosi anni, per motivazioni non facili da spiegare, subisco dequalificazione professionale, vessazioni, emarginazione, sanzioni disciplinari ecc. Nel corso di circa un decennio due diversi centri network in Italia mi hanno diagnosticato un "Disturbo dell'adattamento con coinvolgimento di più distretti somatici, compatibile con situazione occupazionale anamnesticamente avversativa". Dopo un'azione legale l'INAIL mi ha riconosciuto l'11% di invalidità permanente liquidandomi il danno biologico. Poiché il fattore scatenante il DDA continua e credo continuerà fino a quando andrò in pensione, dato che continuo a "vivere non affatto bene", cosa posso fare per "attenuare" i miei disagi? Inoltre le chiedo se rientra nella norma il fatto che tale disturbo si protragga per così lungo tempo.
Ringrazio e distintamente saluto.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Questa diagnosi è quasi sempre posta in maniera errata. Quando si parla di DDA non si intende "uno che non è riuscito a adattarsi per colpa della situazione", ma al contrario si intende uno che ha una personalità tale da non consentirgli di adattarsi normalmente alle cose. Stress normale, reazione anomala.
Spesso e volentieri chi difende le persone vittime di mobbing gioca questa diagnosi, ma in realtà è una specie di ammissione di avere un problema psicologico tale per cui l'adattamento è problematico, anche in un ambiente normale.
Comunque, ha avuto il riconoscimento di un danno biologico, probabilmente perché alla fine la cosa è stata letta come "danno da stress esterno".

Per attenuare i suoi disagi può intraprendere un trattamento psichiatrico, in ogni caso.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
Utente
Utente
Nel mio caso dottore, ritengo che la diagnosi sia stata posta in maniera ineccepibile in quanto rilasciata, come detto, da due centri network ovvero: la Clinica del Lavoro dell'Università di Milano, tra cui vi era anche il dott. Renato Gilioli, quale neurologo, il Centro prevenzione diagnosi e trattamento malattie da stress e disadattamento lavorativo della ASL di Foggia, diretta dal dott. Sacco, noto e stimato nell'ambiente (nell'occasione sono stato in osservazione e "curato" per ben 22 mesi, prima del rilascio della certificazione). La motivazione dell'accanimento nei miei confronti, da parte dei "colletti bianchi" del mio ente, è dovuta alla circostanza che, negli anni scorsi, denunciai storie di abusi, falsi, corruzione ecc. Oltre 30 persone furono incriminate. Consideri anche che appartengo a quella schiera di persone "che ha una personalità tale da non consentirgli di adattarsi normalmente alle cose", in particolar modo quando mi trovo di fronte ad illeciti. Non volevo scendere nei particolari ma non è un problema averlo fatto. Giacché la questione è ora più chiara, ritengo che la mia richiesta di consulto meriti una replica, soprattutto nella parte in cui chiedo di sapere se "rientra nella norma il fatto che tale disturbo si protragga per così lungo tempo" (ben oltre due lustri), considerato che ancora oggi sono oggetto di vessazioni e soprusi.
Ringrazio nuovamente.
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Non è questione del centro, ma del fatto che "disturbo dell'adattamento" è trattata come se significasse "disturbo da stress", per cui l'intento di chi la formula spesso è quello di farle avere il riconoscimento per un disturbo da stress, solo che tecnicamente la diagnosi significa altro, e anzi potrebbe orientare in tutt'altra direzione la valutazione della responsabilità altrui nel suo malessere.

Detto questo, dicevo, uscendo dal contesto legale, può certamente farsi valutare da uno psichiatra, sono casi frequenti e per i quali non è difficile trovare una terapia, specialmente quando comunque la parte legale si è svolta.