Psicofarmaci e freni inibitori

Gentili dottori,
sono un uomo di 34 anni. Io soffro, molto probabilmente, di disturbo evitante o di sociofobia. Per questo "male", vivo una vita isolata e piena di paure (ad esempio, ho paura di uscire da solo, temo di parlare in pubblico, ho imbarazzo quando incontro una persona che conosco superficialmente, ho la perenne paura di fare brutte figure). Inoltre, sono senza lavoro. A causa di tale problema, ho pensato di rivolgermi ad uno psichiatra però, c'è qualcosa che ancora mi frena. Una delle mie maggiori paure è questa: che lo psicofarmaco, mi induca a compiere azioni che non attuo sia per freni morali sia perché contrari alla mia volontà. Sottolineo che per non compiere tali atti "immorali" richiedo spesso il controllo da parte di una persona di fiducia. Dunque, come si può ben intendere, anche l'ossessione di ciò che potrei fare io, oltre al timore degli altri, mi affligge. La mia domanda, probabilmente sciocca, sulla pericolosità dello psicofarmaco nasce dall'idea che i suoi principi attivi allenterebbero i miei freni inibitori facendo anche svanire certe forme ossessive per le quali trovo, comunque, rassicurazioni. Temo di non avere speranze. Ho paura che, tra qualche anno, mi ritroverò solo, senza lavoro a chiedere l'elemosina. È il mio incubo in una società come questa, spietata, sempre pronta a giudicare e a scartare chi non ha un rispettabile curriculum. Io vorrei smettere di essere un hikikomori e, anche grazie ad una certificazione psichiatrica, vorrei entrare nel mondo del lavoro. Ma i tempi sono bui!
Scusandomi per il disturbo, e aspettando una vostra gradita risposta, vi saluto molto cordialmente.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
La paura di compiere determinate azioni che si ritiene pericoloso o immorali può far parte di un quadro ossessivo che parrebbe sommarsi alle difficoltà relazionali su base ansiosa. Questo tipo di disagio, se confermato e perfezionato dal punto di vista diagnostico da parte di uno specialista, può giovarsi di un trattamento farmacologico. I farmaci non hanno i poteri che lei teme. Resta il mio dubbio su come una certificazione psichiatrica possa favorire la sua attività lavorativa, ma può darsi che abbia compreso male quanto volesse dire.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Gentile dottor Martiadis,
anzi tutto, la ringrazio per la gentile ed esaustiva risposta. Dato che i miei gravi problemi a relazionarmi con gli altri mi hanno reso impossibile una vita normale, la ricerca di un impiego e dato che ad essere penalizzanti non sono solo le limitazioni del corpo ma anche quelle della psiche, io vorrei almeno che lo Stato mi permettesse di avere un impiego in modo che io possa essere utile alla collettività vivendo dignitosamente. Forse mi si potrebbe accusare di non aver pensato prima di risolvere questi miei gravi problemi… ma, a parte che non li ho ancora risolti perché come mi limitavano in passato continuano a limitarmi anche oggi, il fattore tempo mi suggerisce che rimandare all’infinito questo appuntamento con lo psichiatra non mi può facilitare la vita; al contrario, col passare del tempo, inesorabilmente, peggiora la situazione. Dottore, sono tra due macigni, tra due ansie enormi: una fatta dai miei problemi irrisolti e l’altra, angosciante, dai problemi che mi aspettano al varco.
Mi fermo qui scusandomi per essere stato prolisso.
Le auguro un’ottima giornata!