Come aiutare chi non vuole curare la propria depressione

Gentili Dottori, vi scrivo per chiedervi un consiglio per la situazione in cui si trova mio padre. Spero di riuscire ad essere chiara. Soffre di depressione accertata dallo psichiatra dal quale sono riuscita a portarlo forzatamente perchè purtroppo non aveva nessuna intenzione di rivolgersi ad uno specialista. La situazione è peggiorata negli ultimi sei mesi: uomo di 60 anni del sud che ha sempre lavorato e si è sempre dedicato alla famiglia con costanza e amore. Questi ultimi 3 anni sono stati molto difficili per mio padre: prima la morte della mamma a 73 anni che era diabetica e si trovava in ospedale per la rottura del femore e poi a seguire la malattia del padre. Credo soffrisse anche lui di depressione, aveva seguito la moglie instancabilmente fino a quando ha iniziato a non mangiare sostenendo di avere un blocco allo stomaco che non gli consentiva di deglutire. Ha iniziato a perdere molti chili,non voleva accettare le cure, fingeva in ospedale di prendere i farmaci per poi gettarli, diceva che non c'era più nulla da fare. Mio padre ha assistito suo padre sempre con impegno fino a quando sei mesi fa ha iniziato ad avere dei problemi con il menisco. All'inizio doveva fare solo cicli di terapie, ma dopo 2 mesi la situazione non è migliorata,anche l'altro ginocchio ha iniziato a dare dei problemi e gli specialisti che abbiamo consultato sono stati tutti dello stesso parere nell'affermare la necessità di un intervento di artroscopia. L'atteggiamento di mio padre era già iniziato a cambiare, sorrideva meno, era sempre sfiduciato, per lui era un dramma non riuscire più ad andare a lavorare, uscire di casa, andare a trovare il padre in ospedale...insomma fare tutto quello che faceva prima. Ha fatto disdire gli interventi che venivano fissati ogni volta con una motivazione diversa: all'inizio la principale era non fare l'intervento a causa del dolore dell'altro ginocchio che non gli avrebbe permesso di muoversi rischiando di rimanere a letto...inutili i tentativi nel fargli comprendere che sarebbe stato seguito con una oppurtuna terapia di riabilitazione ed esercizi di fisioterapia. Successivamente ha iniziato a mangiare sempre meno sostenendo di avere problemi di stomaco, di sentire un blocco che non gli permette di mangiare accompagnato da un atteggiamento di pessimismo su ogni cosa...con il passare del tempo è diventato la fotocopia del padre: stessi sintomi e stesso atteggiamento. Anche il medico di famiglia ha notato questa cosa e ci ha consigliato di portarlo da un medico specialista in psichiatria.
Lo psichiatra che l'ha visto è stato molto chiaro nel dire che in queste condizioni deve essere ricoverato d'urgenza perchè deve essere seguito costantemente. Mio padre non ha accettato il ricovero nè tantomeno i farmaci prescritti: efexor 1 compressa per 15 gg e 15 gocce per 3 volte al giorno di EN per poi rivederlo.Ora la situazione è questa: pochi giorni fa è venuto a mancare il padre, continua a non mangiare se non per le pochissime cose che gli diamo insistendo molto, ha perso più di 10 chili in questi mesi, ha problemi di stitichezza. Sono stati effettuati anche analisi specifiche per i problemi allo stomaco compresi gastroscopia e rettoscopia ma non hanno rilevato nessun tipo di problema. Ogni dottore ha sempre detto che se non mangia non può riuscire ad andare al bagno con regolarità. La cura prescritta dallo psiachiatra non l'ha iniziata e non ha nessuna intenzione di iniziarla nonostante i nostri numerosi tentativi . Cosa può fare una figlia che sta vedendo il proprio padre morire giorno dopo giorno? Deve essere ricoverato forzatamente senza la sua volontà(non so neanche se è consentita una cosa del genere)? Non voglio arrendermi e non voglio credere che non esista una soluzione per persone come mio padre che rifiutano le cure....a fine mese dovrebbe rivedere lo psichiatra ma avrete capito che non ha nessuna intenzione di andarci, non posso portarlo con la forza, come faccio? In questi casi come si deve intervenire? Lo psichiatra può decidere di effettuare un ricovero forzato e se si cosa succederebbe? Lo verrebbero a prendere a casa e lo porterebbero via con la forza? Scusate le tante domande e anche lo sfogo ma credetemi la situazione è diventata insostenibile e non voglio perdere mio padre....non so cosa fare. Spero di ricevere un vostro consiglio prima possibile. Grazie per l'attenzione.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Gentile utente,

la condizione di trattamento sanitario obbligatorio e' possibile qualora ne ricorrano le condizioni, tale trattamento non puo' essere fatto per condizioni mediche generali ma solo per patologie psichiatriche ed all'interno dei reparti psichiatrici o similari.


La prescrizione effettuata a mio parere non ha alcun senso clinico in quanto il trattamento antidepressivo compie la sua efficacia dalla seconda settimana in poi (di solito la terza-quarta) e comunque la prescrizione di Efexor in questo caso e' di scarsa manegevolezza e praticita'.

Numerose altre condizioni organiche possono essere responsabili di tale quadro clinico, come ad esempio l'anemia, oltre che il deterioramento cognitivo correlato a condizioni neurologiche.

A mio parere, la condizione debilitata di suo padre potrebbe comportare un ricovero non in psichiatria, su valutazione dei medici, in un reparto geriatrico dove e' possibile inquadrare tutta la situazione.

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Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
Grazie per avermi risposto così velocemente.
Prima ho dimenticato di dire che lo psichiatra che ha visto mio padre ha detto subito che efexor avrebbe dato qualche segno di miglioramento dopo 2-3 settimane, ha deciso di prescriverlo dopo aver visto la fermezza di mio padre nel non accettare il ricovero e in attesa di rivederlo di nuovo alla fine del mese. Il medico ha detto a mio padre, nel tentativo di spronarlo, che se non avesse iniziato la cura l'avrebbe fatto ricoverare per forza e ha chiesto a me di informarlo della situazione verso la fine del mese perchè in questo periodo è assente per le ferie. Quindi tra qualche giorno dovrei chiamarlo e dirgli che non è cambiato nulla, probabilmente mi consiglierà di portarlo di nuovo da lui, ma come ho detto nella mia precedente mail mio padre non vuole andare da nessuna parte, in questi casi che si fa? Grazie ancora per la Sua disponibilità.
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Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 327 11
Come ha già prospettato il collega psichiatra che ha avuto modo di visitare suo padre, qualora un soggetto
a) si trovi in condizioni tali a causa di un disturbo ad origine psichiatrica da mettere in pericolo la sua salute
b) non sia consapevole di questo e rifiuti qualsiasi approccio terapeutico volto alla tutela della sua salute
c) non esistano i presupposti per tutelare le sua salute in ambito extraospedaliero
si può attivare un procedimento di trattamento sanitario obbligatorio.
Esso prevede comunque che un medico visiti suo padre (al limite anche al suo domicilio, ovvero tramite attivazione di un ASO -poi Le spiego cos'é) accerti la sussistenza delle suddette condizioni e attivi la procedura di TSO (faccia una proposta), tale proposta deve essere poi convalidata da un altro medico operante in struttura pubblica (generalmente l'ospedale o il CSM). Il tutto va trasmesso al sindaco, che rappresenta la principale autorità sanitaria volta alla tutela della salute pubblica. Il sindaco a sua volta dà incarico alla polizia municipale di coadiuvare gli operatori del 118 e di accompagnare il soggetto (anche con la forza) in Ospedale (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) per le cure del caso.
Il TSO ha una durata di una settimana e può essere sia fatto decadere all'arrivo in ospedale, sia prolungato di un'altra settimana. Avverso il TSO può essere presentato ricorso al giudice tutelare.
l'Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO), invece è simile per certi aspetti, ma richiede l'intervento di un solo sanitario e non prevede il ricovero, quanto dà la possbilità di intervenire qualora sussitano fondati motivi per supporre che una data persona si trovi in condizioni di rischio per la salute, ma essa rifiuti l'ipotesi di sottoporsi a visita psichiatrica.
Pur se presenta aspetti di crudezza, il TSO e l'ASO sono interventi estremi, ma che molto spesso rivestono carattere risolutivo, specie qualora sussistano situazioni di particolare rischio per la salute dei soggetti coinvolti, in assenza della capacità di rendersi conto della sussistenza di un pericolo.

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli

Dott. Gabriele Tonelli
Psicoterapeuta,Master in Psicopatologia e Scienze Forensi,Segr.Redazione PsychiatryOnline It,Medico di Categoria. C.T.U.

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Attivo dal 2008 al 2008
Ex utente
La ringrazio per avermi risposto e per avermi spiegato chiaramente il procedimento che potrebbe essere adottato. Attenderò il rientro dello psichiatra e lo metterò al corrente della situazione con la speranza di riuscire a convincere mio padre a farsi curare volontariamente.
Grazie per la disponibilità.