Attacchi di panico, forte ansia, farsi del male fisico, agorafobia, sociofobia
io ho fatto uso di droghe pesanti e non. ora non riesco più ad uscire di casa non riesco più a dormire ho provato di tutto, nei centri pubblici mi riempivano di antipsicotici e neurolettici e stavo male poi hanno aggiunto un sacco di tipi di antidepressivi che mi hanno ingrandito i miei problemi fino ad arrivare a suicidarmi, ma mi hanno salvato. io non vivo più le istituzioni sanitarie non mi aiutano anzi sembra che non gli importi nulla di me. l'ultima volta che mi hanno visto mi hanno dato una scatola di depakin seroquel e risperidone. ma non mi servono. so che non si deve fare ma mi sono procurato xanax per attacchi di panico e tavor per dormire e sono stato benissimo, potevo uscire stare con amici cose che non riuscivo più a fare ma non è una soluzione a lungo termine. vorrei un consiglio non posso permettermi un medico privato, i centri di salute mentale mi prescrivono solo farmaci che mi fanno impazzire (quando prendevo tutti quei farmaci sentivo voci avevo allucinazioni ansia a 1000 panico a non finire apatia e tendenze suicide) ora hanno fatto in modo che se non prendo i loro farmaci non mi danno nulla. io non vivo più se va avanti così la faccio finita. perchè se quei due farmaci mi facevano stare bene non me li prescrivono? perchè insistono su farmaci che mi fanno stare peggio e poi vanno a minacciare il mio dottere di base impedendogli di prescrivermi quei farmaci che mi fanno stare bene? io ora sono senza farmaci e non ho più forza di combattere. vorrei qualche consiglio. grazie
[#1]
Il consiglio è cercare la strada di liberarsi del tutto dai farmaci. Anche quei farmaci che Le hanno fatto bene, in realtà non solo "non è una soluzione a lungo termine", ma tali farmaci comportano anche la dipendenza in analogia alle droghe che Lei assumeva, e cronicizzano la Sua malattia. In realtà il Suo comportamento con tali farmaci "buoni" è una recidiva del comportamento tossicodipendente, perché avverte di non riuscire a funzionare senza questi (la causa di tale sensazione sono anche i sintomi d'astinenza da queste benzodiazepine), sa che "non è una soluzione a lungo termine", ma non cerca un'altra strada, oltre alle sostanze chimiche (che siano droghe "legali" o "illegali"). I medici delle strutture pubbliche hanno ragione a non accettare le Sue richieste, perché non devono colludere con la Sua tendenza tossicodipendente la quale si concretizza ora con le benzodiazepine; ma sbagliano a insistere su loro farmaci come se fosse una alternativa accettabile per Lei e sbagliano a curarLa solo e soprattutto coi farmaci.
Servono gli specialisti, operatori che Le aiutino ad uscire dalla dipendenza che prima era la tossico-dipendenza, ora è la farmaco-dipendenza, senza che io voglia semplificare troppo, perché ovviamente il tutto ha avuto e ha i propri motivi, e tutto si è complicato cogli effetti collaterali. Ma comunque, il fenomeno della dipendenza è abbastanza centrale, e ha molto a che fare anche con aspetti non farmacologici.
Allora cerco di dare a Lei qualche idea i tale direzione:
- fra le istituzioni pubbliche Lei è stato anche al SerT ?
- esistono anche le organizzazioni sociali senza scopo di lucro che non sono statali, e le quali si occupano dei tossicodipendenti. Molte di tali organizzazioni sono state fondate dai sacerdoti, ma ci sono comunque di diverso tipo; hanno gli operatori, con i quali si può almeno consultarsi, vedere che cosa Le propongono. Spesso ricevono su invio dalle istituzioni statali (SerT, CSM), ma non solo.
- esistono le comunità terapeutiche - non solo quelle che sono sovvenzionate dallo Stato e le quali ricevono solo su invio dalle strutture pubbliche - ma anche quelle che lavorano in maniera indipendente; però tali comunità terapeutiche di solito non permettono che la persona possa assumere gli psicofarmaci e non le prescrivono; sono fondate sul principio di mettere la persona nelle condizioni tali da responsabilizzarla e ridurre la sua dipendenza, e con il contesto del collettivo e anche con le attività lavorative aiutano a superare l'astinenza.
- una soluzione intermedia (che può essere transitoria - preparatoria - per un percorso terapeutico più serio come quello in una comunità o in una associazione senza scopo di lucro non statale alle quali ho accennato prima) è un ricovero in una clinica privata convenzionata (alla quale può fare l'invio anche il Suo medico di base) - un ricovero durante il quale Lei potrà scalare gradualmente i farmaci (benzodiazepine) dai quali Lei è probabilmente diventato dipendente o comunque rischia di diventarlo. Però è anche una soluzione a rischio di nuovi tentativi di farmacoterapia o di abuso di farmaci (che è più facile in ambiente di una clinica). Per cui, se Lei non ha una chiara e forte motivazione a cercare di liberarsi da tutti i farmaci e userebbe tale clinica solo perché Le prescrivono i Suoi farmaci, allora è meglio non cominciare neanche. Dall'altra parte il rischio è anche capitare in una clinica nella quale non sanno niente di Lei e Lei non sa quale è il loro modo di lavorare. Per cui, sarebbe importante chiedere al medico di base che prima di inviarLa lui parli con loro, spiega gli obbiettivi del ricovero, e, se la clinica scelta ha un reparto/un progetto specifico per i casi come i Suoi, concordare l'invio proprio in tale reparto/progetto.
- ancora un'altra soluzione (non impossibile) è cambiare l'ambiente, la città, e tutto: a volte aiuta, e non solo per trovare le strutture pubbliche che hanno magari un altro stile di lavoro, ma anche per provare a reiniziare un po' tutto. Lei è una persona adulta, può decidere dove vive e dove lavora. A proposito, Lei lavora ? Se no, allora forse in un'altra città troverà anche il lavoro. E' troppo legato agli amici, alle persone care, alla famiglia, al paese dove vive ? Non Le dico che "deve scegliere", anche perché non La conosco abbastanza per dirlo, e anche perché non La seguo, ma ... forse è da valutare. Perché in generale nella vita bisogna anche decidere e anche scegliere.
Una volta Lei avrà un lavoro che permette qualcosa di più oltre alla sopravvivenza, potrà permettersi anche gli specialisti privati, ma.. non per prescrivere i farmaci, bensì magari per una eventuale terapia non farmacologica, se ne avrà la motivazione. Così Le auguro.
Spero di essere stato utile
Servono gli specialisti, operatori che Le aiutino ad uscire dalla dipendenza che prima era la tossico-dipendenza, ora è la farmaco-dipendenza, senza che io voglia semplificare troppo, perché ovviamente il tutto ha avuto e ha i propri motivi, e tutto si è complicato cogli effetti collaterali. Ma comunque, il fenomeno della dipendenza è abbastanza centrale, e ha molto a che fare anche con aspetti non farmacologici.
Allora cerco di dare a Lei qualche idea i tale direzione:
- fra le istituzioni pubbliche Lei è stato anche al SerT ?
- esistono anche le organizzazioni sociali senza scopo di lucro che non sono statali, e le quali si occupano dei tossicodipendenti. Molte di tali organizzazioni sono state fondate dai sacerdoti, ma ci sono comunque di diverso tipo; hanno gli operatori, con i quali si può almeno consultarsi, vedere che cosa Le propongono. Spesso ricevono su invio dalle istituzioni statali (SerT, CSM), ma non solo.
- esistono le comunità terapeutiche - non solo quelle che sono sovvenzionate dallo Stato e le quali ricevono solo su invio dalle strutture pubbliche - ma anche quelle che lavorano in maniera indipendente; però tali comunità terapeutiche di solito non permettono che la persona possa assumere gli psicofarmaci e non le prescrivono; sono fondate sul principio di mettere la persona nelle condizioni tali da responsabilizzarla e ridurre la sua dipendenza, e con il contesto del collettivo e anche con le attività lavorative aiutano a superare l'astinenza.
- una soluzione intermedia (che può essere transitoria - preparatoria - per un percorso terapeutico più serio come quello in una comunità o in una associazione senza scopo di lucro non statale alle quali ho accennato prima) è un ricovero in una clinica privata convenzionata (alla quale può fare l'invio anche il Suo medico di base) - un ricovero durante il quale Lei potrà scalare gradualmente i farmaci (benzodiazepine) dai quali Lei è probabilmente diventato dipendente o comunque rischia di diventarlo. Però è anche una soluzione a rischio di nuovi tentativi di farmacoterapia o di abuso di farmaci (che è più facile in ambiente di una clinica). Per cui, se Lei non ha una chiara e forte motivazione a cercare di liberarsi da tutti i farmaci e userebbe tale clinica solo perché Le prescrivono i Suoi farmaci, allora è meglio non cominciare neanche. Dall'altra parte il rischio è anche capitare in una clinica nella quale non sanno niente di Lei e Lei non sa quale è il loro modo di lavorare. Per cui, sarebbe importante chiedere al medico di base che prima di inviarLa lui parli con loro, spiega gli obbiettivi del ricovero, e, se la clinica scelta ha un reparto/un progetto specifico per i casi come i Suoi, concordare l'invio proprio in tale reparto/progetto.
- ancora un'altra soluzione (non impossibile) è cambiare l'ambiente, la città, e tutto: a volte aiuta, e non solo per trovare le strutture pubbliche che hanno magari un altro stile di lavoro, ma anche per provare a reiniziare un po' tutto. Lei è una persona adulta, può decidere dove vive e dove lavora. A proposito, Lei lavora ? Se no, allora forse in un'altra città troverà anche il lavoro. E' troppo legato agli amici, alle persone care, alla famiglia, al paese dove vive ? Non Le dico che "deve scegliere", anche perché non La conosco abbastanza per dirlo, e anche perché non La seguo, ma ... forse è da valutare. Perché in generale nella vita bisogna anche decidere e anche scegliere.
Una volta Lei avrà un lavoro che permette qualcosa di più oltre alla sopravvivenza, potrà permettersi anche gli specialisti privati, ma.. non per prescrivere i farmaci, bensì magari per una eventuale terapia non farmacologica, se ne avrà la motivazione. Così Le auguro.
Spero di essere stato utile
Dr. Alex Aleksey Gukov
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.8k visite dal 24/10/2014.
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