Depressione e attacchi di panico

Buonasera,
ho 23 anni, femmina, e da circa 10 anni soffro di attacchi di panico. L'anno scorso mi sono recata da uno psichiatra (lo stesso che ha in cura i miei genitori da anni) che ha formulato la diagnosi di depressione ansiosa e mi ha prescritto delle pillole (entact e xanax) che non ho mai preso, nonostante abbia un ottimo rapporto di fiducia con il medico in questione, spaventata dall'idea di diventarne "schiava" (come i miei) e di doverle poi assumere a vita.
La mia situazione è però peggiorata al punto tale da non riuscire, ad ora, ad uscire di casa. Trascorro la maggior parte del tempo nel letto ed evito di uscire il più possibile, perché fuori non mi diverto, anzi, non vedo l'ora di tornare a casa. Gli attacchi di panico mi si presentano con la frequenza di 2 o 3 a settimana, specialmente nella folla, alla guida o in situazioni difficili, ma il pensiero della morte non mi abbandona mai, nemmeno nel sonno, tormentato da incubi.
Ho lasciato gli studi e ho smesso di cercare lavoro, perché mi sento così debole e "pesante" da non pensare di poter riuscire a reggere dei ritmi lavorativi o universitari (credo inoltre di aver "ereditato" da mia madre una forte ipocondria, che mi porta a evitare il più possibile situazioni in cui non possa avere un ospedale vicino).
Credo a questo punto di dover fare qualcosa ma, volendo evitare gli antidepressivi, mi chiedevo se fosse utile e sufficiente un percorso di psicoterapia, magari affiancato anche da un blando ansiolitico da assumere durante gli attacchi.
Ringrazio vivamente per le risposte, saluti, Lucrezia
[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile ragazza,

1) Lei scrive:
"volendo evitare gli antidepressivi, mi chiedevo se fosse utile e sufficiente un percorso di psicoterapia"

- La psicoterapia potrebbe essere effettivamente una cura di elezione per il disturbo che Lei descrive (benché non posso dare le indicazioni via internet senza conoscere la persona); ma per fare la psicoterapia bisogna avere la motivazione a farla, e neanche tutti sono eleggibili per la psicoterapia (lo deve valutare uno psicoterapeuta al quale bisogna rivolgersi dal vivo); e soprattutto la psicoterapia non può funzionare se la motivazione principale è evitare i farmaci. L'evitamento dei farmaci non è una motivazione valida, potrebbe essere piuttosto di per sé un sintomo della malattia, che comprende anche gli altri "evitamenti". In ogni caso, di per sé non è sufficiente come l'unica motivazione.

2) "magari affiancato anche da un blando ansiolitico da assumere durante gli attacchi"

- un ansiolitico (anche se blando) assunto al bisogno (durante gli attacchi) ... può essere talvolta una necessità (regolamentando le dosi assieme con specialista), ma se è la strategia farmacologica principale, allora è una via certa per diventare dipendente dal farmaco (!). Lei tende a pensare quello che purtroppo pensano molti: che gli ansiolitici blandi sono meno "psicofarmaci" (mentre lo sono), e che un farmaco preso solo al bisogno non crea la dipendenza (invece in questa maniera la dipendenza si crea in misura maggiore).

- in realtà gli psicofarmaci considerati più "seri" (ad esempio gli antidepressivi, come l'Entact) creano molto meno dipendenza e possono contribuire ad un compenso più duraturo dopo un ciclo di cura. Molte persone nelle situazioni simili alla Sua, in verità, arrivati ad assumere gli antidepressivi, si sentono dipendenti da questi, ma questo succede o perché non li assumono regolarmente (dunque ricadono e devono assumerli di nuovo), o perché queste persone non hanno la motivazione ad impegnarsi a fare una psicoterapia o non riescono a fare una buona psicoterapia.

3) Nella Sua situazione attuale è probabile che ci vogliano tutte e due le cose: sia i farmaci, sia la psicoterapia. I farmaci perché la Sua situazione è abbastanza seria e perché la psicoterapia non può liberarLa dalla Sua situazione in tempi sufficientemente brevi; inoltre, i farmaci possono migliorare le Sue condizioni in maniera tale che Lei riesca a fare la psicoterapia meglio; invece la psicoterapia ci vuole perché il disturbo che Lei ha descritto probabilmente trova nella psicoterapia la cura più risolutiva, ma per fare la psicoterapia ci vuole una motivazione che non è solo quella di "non prendere i farmaci".

4) Le consiglio di fare uno sforzo e di fare un incontro con uno psichiatra, dire a lui la verità (magari lui La capirà) per decidere sulle indicazioni sia su farmaco- sia su psicoterapia, perché è passato ormai un anno e le cose sono cambiate (forse peggiorate..).

5) il fatto che si tratta dello stesso psichiatra che segue i Suoi familiari - benché Lei scrive che siete nei buoni rapporti - potrebbe essere una cosa non ottimale, perché si associa alle malattie e alle cure dei Suoi familiari... che non devono essere prese come un metro di paragone... Lei ha la propria vita e la propria malattia - diverse da loro ! Lei è anche una persona già adulta, deve essere più indipendente mentalmente, dunque, anche se questo psichiatra è bravo, magari ci vorrebbe uno specialista diverso - che sia proprio per Lei.
(questo punto mi sembra importante in particolare)

6) Lei ha ovviamente il diritto di rivolgersi prima ad uno psicoterapeuta... e se vedrete che sarà necessaria anche la farmacoterapia, allora Lei cercherà anche uno psichiatra, ma, secondo me, ci vorrebbero entrambi.

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
La richiesta che pone con l'utilizzo del solo ansiolitico è quella che la espone maggiormente alla dipendenza.

L'idea di essere dipendente da un antidepressivi è un pregiudizio errato.

Considerando che ha familiarità per patologie psichiatriche è possibile che sia altamente predisposta ad esse ed i trattamenti potrebbero essere indispensabili continuativamente.

Se non pone in primo piano questa considerazione i suoi futuri trattamenti potranno risultare inutili.

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[#3]
Attivo dal 2012 al 2017
Ex utente
Ringrazio entrambi voi per le risposte.
"Non voler prendere i farmaci" non è l'unica motivazione: la prima e principale motivazione è che voglio stare meglio, perché di anni di vita ne ho persi già abbastanza (praticamente tutta l'adolescenza e la primissima giovinezza), e non ho intenzione di perderne altri stando in questo stato. Sono stanca di vedere i miei coetanei che "spaccano il mondo" e io che sono immobile senza riuscire nemmeno a guidare la macchina senza ripiegarmi su me stessa come una foglia.
Probabilmente i miei genitori sono diventati dipendenti perché non hanno mai affiancato alla cura farmacologica una psicoterapia; inoltre hanno cominciato a curarsi molto tardi, entrambi dopo i 50 anni d'età. Di tutto questo sono consapevole, ma resta sempre quella paura istintiva, quasi incontrollabile, di "diventare come loro".
Parlerò al più presto con uno psicoterapeuta e, se riterrà necessario affiancare una cura farmacologica, mi sforzerò a seguirla.
Grazie ancora per le risposte.

[#4]
Attivo dal 2012 al 2017
Ex utente
Salve, scusate ancora il disturbo.
Poiché non ho soldi per pagare degli psicoterapeuti privati mi sono rivolta al policlinico di Bari (la mia città), in psichiatria, ma la donna al telefono mi ha detto che non fanno più sedute di psicoterapia "pubbliche", e che inoltre la prima data disponibile per una visita psichiatrica è ad aprile. Sorvolando su quanto sia vergognoso ciò, mi chiedevo se ci sono altri centri pubblici dove si possa richiedere un supporto psicoterapeutico, in generale, o se davvero l'obiettivo "benessere" sia riservato solo a chi può economicamente permettersi di porselo.
Grazie in anticipo
[#5]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,

gli ambulatori dell'Ospedale non sono la sede di prima linea per seguire i percorsi di cura ambulatoriali. Il servizio pubblico principale a tale proposito è il Centro di Salute Mentale della zona. Le consiglio rivolgersi in ogni caso anche a loro, e solo dopo provare le altre soluzioni. Magari, se non potranno occuparsi loro della psicoterapia, sapranno almeno informarLa meglio delle altre possibili soluzioni.

Rispetto ad altri centri pubblici,

mi scusi l'ignoranza (magari perdonabile, perché ma non sono di Bari): "Il Policlinico" è l'Ospedale principale al quale afferiscono anche i reparti Universitari ed anche la Clinica Psichiatrica Universitaria ? (dove, oltre ai reparti, dovrebbe essere anche l'ambulatorio) ? - Lei si è rivolta a Loro ?

Inoltre, si potrebbe informarsi se presso lo stesso ospedale principale della città esiste anche l'ambulatorio della Psicologia (che è spesso un altro ambulatorio rispetto a quello della Psichiatria), e chiedere al medico di base l'invio lì.

Un'altra possibilità ancora sono i progetti che non sempre afferiscono strettamente al sistema sanitario nazionale, ma sono organizzati dalle organizzazioni sociali senza scopo di lucro, sono rivolti a tutta la popolazione e in questo senso sono pubblici: in questa categoria potrebbe esserci anche un centro orientato di più alla Sua fascia d'età. Prova a informarsi a proposito al Comune e in internet.

Inoltre, gli psicologi lavorano anche presso i Distretti Sociali. Non sono affatto sicuro che presso il Distretto Sociale potranno fare la psicoterapia, ci dubito parecchi e non ne ho mai sentito parlare, ma Lei può comunque chiedere. Talvolta sono molto bravi proprio gli operatori del Distretto Sociale (sia gli assistenti sociali, sia gli psicologi) e il loro ruolo può essere molto importante, soprattutto se sullo sfondo delle Sue problematiche individuali c'è anche il contesto di famiglia: potrebbero capire bene un caso come questo. E almeno darLe le informazioni.

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Spero di averLe dato qualche suggerimento utile (utile in generale, mentre non conosco la situazione nello specifico nella Sua città).

Dunque Lei non deve arrendersi.

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Vorrei però aggiungere una mia osservazione:
concordo che la situazione è vergognosa, stupisce anche a me (e purtroppo negli ultimi tempi la politica dello Stato a più livelli è stata nel contenere le spese nella Sanità);

ma il "benessere psicologico", secondo me, non è un diritto che spetta alla persona per legge (gli altri potranno contestarmi anche pesantemente queste mie parole, ma scrivo quello che penso): non è un diritto che gli altri devono realizzare per noi. Può essere un "obbiettivo" che, come individui, possiamo porci, e cercare di ottenerlo, questo sì ! Ma non è un qualcosa che devono fare gli altri per noi. Ovvero, a livello della società, sarebbe necessario che anche chi si occupa dell'organizzazione dei servizi pubblici lo ponga come un obbiettivo, ... sì. Ma se le persone che ne hanno bisogno pensano che questo le è "dovuto", allora la psicoterapia non funzionerà... Ecco, magari adesso mi sono spiegato meglio.

Non per promuovere il privato, ma cercando di essere realistico e obbiettivo, Le dico che, se si cerca uno psicoterapeuta, uno non dovrebbe scartare anche la possibilità di fare la psicoterapia a pagamento: perché calcolando bene le possibilità economiche della famiglia e trovando uno psicoterapeuta economicamente più accessibile, magari non è impossibile. Conta molto anche come ci si trova con lo psicoterapeuta come persona, e può capitare che la persona più adatta lavora solo privatamente. Non è detto che bisogna cercare gli psicoterapeuti "di fama" che chiedono onorari più alti; in Italia ci sono moltissimi psicologi giovani e non famosi ma bravi. Non per ultimo: pagare la psicoterapia è anche una prova della motivazione della persona, e anche contribuisce alla motivazione.

La psicoterapia, secondo me, non è un diritto.
Il diritto è prevenire e curare le malattie, ma per questo lo Stato dà le soluzioni a livello medico e farmacologico. E queste ultime soluzioni (farmacologiche) funzionano abbastanza bene, anche se non sempre sono le più ottimali; ma non possiamo dire che lo Stato lascia le persone "senza le cure". Una persona può rifiutare tale soluzione (farmacologica) che lo Stato garantisce abbastanza, ma allora le soluzioni alternative (come la Psicoterapia) non le sono "dovute" dallo Stato; e una persona può voler aggiungere una maggiore qualità alle cure (appunto, con la Psicoterapia), ed è un bene se ha tale motivazione, ma tale soluzione non è "dovuta" alla persona.

Dunque, nel Suo caso, se la ricerca dello psicoterapeuta sarà lunga e ostacolata dai fattori economici, allora non è da scartare anche di iniziare con la farmacoterapia (ma da un altro medico, non dallo stesso che segue i Suoi genitori). Già il cambio del medico (per Lei) potrebbe essere di per sé terapeutico, ovvero potrebbe essere "un passo" con una valenza psicoterapeutica, perché così Lei acquista più indipendenza come persona e si troverà in un contesto relazionale (col medico) meno contaminato. A proposito, anche la relazione col medico di famiglia, benché non è una psicoterapia, ma è un elemento talvolta molto importante che ha valenze psicoterapeutiche, a prescindere se il medico prescrive i farmaci o no. Non è detto che bisogna andare dal medico di base solo per i farmaci...

Dunque, con questo Le ho dato gli ulteriori suggerimenti.

Sperò che Lei non si scoraggerà !

un saluto
[#6]
Attivo dal 2012 al 2017
Ex utente
La ringrazio per gli esaustivi suggerimenti.
Il Centro Salute Mentale della mia zona è stato chiuso dopo che l'anno scorso un paziente ci ha ucciso a coltellate una psichiatra. Mi sto informando riguardo altri CIM nella mia città, sperando per il meglio.
Per il resto, non mi aspetto certo che "gli altri facciano tutto per me", ho già fatto una psicoterapia in passato (che mi ha fatto molto bene per quelli che erano i problemi ridimensionati del tempo) e sono a conoscenza di ciò che una psicoterapia comporta.
Se potessi, andrei a pagamento. Ma purtroppo, al momento, per motivi che non sto qui ad elencare ma immaginabili, ciò risulta impossibile. Mi creda, se avessi anche solo pochi soldi in più al mese non li spenderei per nient'altro che per una psicoterapia, ma non ci sono.
A mio avviso una città dovrebbe garantire al cittadino anche servizi di psicoterapia. Proprio perché credo in questa pratica e mi infastidisce che venga ancora posta in secondo piano rispetto ad altre soluzioni come quella farmacologica, sicuramente utile ma a mio avviso davvero poco risolutiva se non affiancata da un lavoro psicologico, mi sento di dire che la psicoterapia dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini che ne abbiano certificato bisogno, come peraltro in altre città d'Italia accade.
Grazie ancora.
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