Ansia, esami, psicoterapia

Gentili dottori,
sono un ragazzo di 21 anni normopeso, esente da patologie di carattere organico.
A 15 anni ho avuto per sei mesi una febbre persistente sui 38 gradi della quale non si è riusciti a fare una diagnosi che è regredita spontaneamente con l'inizio, per mia volontà, di una psicoterapia di tipo sistemico relazionale che continuo ancora oggi.
Mia madre, classe 1969, è figlia di alcolista, soffre di depressione, è la vittima per antonomasia e non è mai stata in grado di tutelare i miei interessi. Da bambino avevo un attaccamento insicuro nei suoi confronti. Lei è sovrappeso, ipertesa, soffre di diabete mellito di tipo due. Perennemente astenica.
Mio padre, classe 1945, proveniente da un precedente matrimonio in cui ha avuto due figli, è stato cresciuto da genitori emotivamente incompetenti. Nella post adolescenza si è prostituito avendo rapporti di tipo omosessuale. Circa 15 anni fa ha avuto un carcinoma all'uretere. Quando avevo 15 anni e prima dell'inizio della febbre di natura suppongo somatica ha avuto un infarto. In seguito è stato diagnosticato un tumore al rene risolto mediante nefrectomia sinistra senza bisogno di chemio in quanto metastasi assenti. Con mio padre ho avuto da sempre un rapporto difficile che ha raggiunto picchi nel momento in cui l'ho reso partecipe della mia omosessualità.
Io ho frequentato il liceo classico, mi sono diplomato con 86/100, ho passato il test di ingresso a medicina e mi sono iscritto subito.
Da quando ho avuto quella febbre ho sempre avuto difficoltà nello studio legate soprattutto a capacità di concentrazione e "forza di volontà" (oddio non mi va di studiare). Un'insufficienza al liceo era un colpo al cuore. Appena iscritto all'università ho dato il primo esonero di fisica medica, presi 7/10 e ricordo di essere stato malissimo perché ero convinto di aver sbagliato facoltà. Nella prima sessione con tanta fatica e sfruttando al minimo le mie capacità ho dato chimica prendendo un mediocre 25 e fisica prendendo 30 e lode. Nella sessione estiva ho sostenuto istologia prendendo 26. Nella sessione di settembre non sono riuscito a causa dell'ansia a preparare anatomia 1. Nella sessione di dicembre ho sostenuto biologia e genetica prendendo 30. Nelle sessioni di febbraio, giugno e luglio non sono riuscito a sostenere nessun esame significativo perché continuavo a preparare anatomia ma l'ansia mi paralizzava. "Oddio sono indietro, oddio non ce la faccio, oddio non mi ricordo le cose, non sono capace, ho sbagliato facoltà, oddio il mio ragazzo mi lascerà perché non sono puntuale nello studio, oddio chissà che penseranno gli altri". In particolare nei mesi di luglio e giugno ho iniziato a soffrire di incubi notturni, mi alzavo la mattina con un nodo alla gola e col pensiero fisso "oddio sono un fallito, ho perso un anno". Sono alla vigilia dell'inizio del terzo anno e mi mancano ancora 5 esami (anatomia 2 e 3; microbiologia; fisiologia; biochimica) da sostenere. In questa sessione di settembre ho sostenuto l'esame di anatomia1 con una enorme fatica e prendendo un mediocre 24/30 (le tre anatomie costituiscono comunque un solo esame alla fine, quindi ho accettato sperando di alzare il voto con le altre).
Ho fatto questo esame solo grazie alla mia psicoterapeuta che ha fortemente insistito affinché io studiassi e andassi a darlo perché "non dovevo bocciarmi da solo". Ho sostenuto anche una interrogazione brillante fino a che, dopo un errore, mi sono impappinato e ho iniziato a zoppicare. Volevo sostenere due esami in questa sessione, ma non ce l'ho fatta.
Nella mia psicoterapia abbia affrontato le mie problematiche relazionali che non sono state totalmente risolte, ma se non altro adesso sono in grado di avere una relazione stabile e di filtrare i pensieri patologici e tenerli fuori (oddio non mi ama, perché sta con me? Sono brutto. Oddio adesso mi lascia. Oddio perché non mi scrive? Oddio perché non mi risponde? Oddio perché non mi ha detto ti voglio bene?). Abbiamo ovviamente affrontato le problematiche relative ai miei genitori e sono giunto all'insight del "smettila di sbattere i piedi per terra perché vuoi ricevere l'amore che loro non sanno darti, dai un colpo al cerchio e uno alla botte e cerca di vivere l'ambiente famigliare senza massacrare la tua famiglia". Famiglia che ovviamente è massacrata di suo conto. Mio padre ha tradito mia madre, loro non hanno più rapporti sessuali e litigano in continuazione. mio padre non ha nemmeno eccellenti rapporti con i suoi altri due figli. Mia madre ha un rapporto di dipendenza con sua madre e suo fratello, che secondo me soffre di un disturbo schizofrenico e che comunque non è una persona sana di mente. Ha sposato una russa, l'ha portato a casa incinta di otto mesi, ha comprato una casa in segreto e vabbé, mancanze di rispetto e problematiche che hanno compromesso anche la nostra situazione economica.
Per quanto riguarda l'ansia la mia terapeuta sostiene che sono in un periodo di interregno in cui non riesco a coniugare il lato razionale con quello emotivo e quindi mi devo sforzare. Anche se sto male e sono pieno di pensieri parassitari mi devo mettere a studiare e forzarmi. Cosa che ho fatto per anatomia. Sostiene che posso farcela da solo senza farmaci e che comunque vale la pena provare.

La verità è che ho una paura tremenda di rimanere ulteriormente indietro. Ora sono solo agli inizi del terzo anno e ho cinque esami arretrati. Due spero di darli a dicembre. Due tra febbraio e aprile e uno a giugno. A luglio inizierei quelli del terzo da finire appunto nei mesi di luglio, settembre e dicembre. Cosa impossibile perché al massimo li finirò entro aprile 2016. Non voglio rimanere indietro e soprattutto non voglio andare fuori corso. Voglio laurearmi il prima possibile per uscire da questo ambiente familiare nocivo e avere la mia indipendenza con la specializzazione. Voglio quindi sostenere gli esami con calma e serenità, senza pensieri parassitari. "Sono rimasto indietro,non posso farci niente, devo solo recuperare." Vorrei riuscire a pensare questo e non "Oddio il mio ragazzo va meglio di me all'università, i miei amici vanno meglio di me, loro mi giudicano, io gli faccio schifo, sono indietro, non mi laureerò mai". E vorrei anche vivere in modo un pelino più sereno la mia relazione, senza quel sottofondo di ansia abbandonica. Per quanto io sappia che questi pensieri sono solo deleteri, non riesco ad eliminarli.

Avete qualche consiglio da darmi? Pensate sia necessaria una terapia farmacologica? Io sono in dubbio e non che pesci prendere. Da una parte vorrei evitare la terapia ansiolitica a 21 anni, dall'altra è tutto troppo faticoso e vorrei avere una vita più facile e non so se posso farcela senza farmaci, dai quali ho anche paura di sviluppare una dipendenza.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
Se ritiene che la situazione è effettivamente insostenibile è opportuno sentire il parere di uno psichiatra per una valutazione.

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