Depressione disturbo bipolare

Buongiorno sono la Signora Giovanna. Le sto scrivendo perché mio fratello di 38 anni lo scorso anno ha tentato tre volte il suicidio a causa di una relazione finita male.
La prima volta è stato ricoverato 15 giorni in ospedale. Una volta uscito ha ripreso in mano la sua vita ma non ha seguito correttamente la cura farmacologica e la psicoterapia. Così c’è stata una seconda volta. Secondo i medici sono richieste di aiuto, infatti la sua è una sofferenza che si trascina da bambino(problemi affettivi, omosessualità, problemi sessuali...). La fine di una relazione durata pochi mesi, lo ha portato nel tunnel nero. In lui è nata una vera ossessione per questa persona. Con questa persona ha vissuto dei momenti bellissimi,dice, si sentiva vivo, con tanta voglia di fare. Quando ho letto la sua lettera di addio mi sono sentita così male. Lui si sente solo, soffre di solitudine e dal momento che la storia è finita è caduto in depressione. Ma la fine di questa relazione è solo la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”.Mio fratello è cresciuto nella sofferenza, si è tenuto tutto dentro con il suo carattere chiuso e la sua omosessualità lo ha fatto sentire solo. Durante la sua adolescenza, mi racconta mia madre,si vedeva il pene come un organo malato, gli faceva male quando si toccava. e considerava la sua omosessualità come una punizione divina. Poi all’età di 22 anni si è operato di fimosi, troppo tardi.
Oggi come oggi soffre di eiaculazione precoce e questa cosa lo mette in crisi. Ha fatto diverse visite ma non è mai riuscito a risolvere completamente il problema. Io credo invece che la sua depressione sia tutta scaturita dal fattore sessuale. Essere cresciuto con questa idea lo ha fatto sentire diverso dagli altri .Purtroppo non posso parlarne con i miei genitori ma loro avrebbero dovuto portarlo da uno specialista molto prima dei 18 anni.
Il suo lavoro psicoterapeutico i, da come parlano i medici, sarà lungo. Ora è seguito da uno psicoterapeuta in Ancona(città dove lavora) e sta facendo una seduta a settimana(inizialmente erano due ma per problemi economici ha dovuto ridurre)oltre alla cura farmacologica che non ha interrotto. Sicuramente dei passi avanti sono stati fatti(la crisi acuta è superata) ma oltre alle notizie che ci vengono date da mio fratello non sappiamo nulla riguardo.
La cura farmacologica attuale è la seguente:
- LITIO 2 compresse da 300mg( mattina e sera)
- Seroquel da 300mg
- Sereupin ½ al giorno
Ultimamente ha ripreso in mano la sua vita ma circa un mese fa ha diminuito la dose di seroquel senza sentire il suo medico Poi successivamente dopo aver ripreso correttamente i farmaci è iniziato un periodo di instabilità. Lui dice di sentirsi stanco, spossato, insoddisfatto,con sensazioni di irrealtà, stato confusionale (pensieri continui) e anche a volte tremori e ha paura di impazzire.
Mi chiedevo se ciò dipendeva dalla cura che non va bene o da
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Se suo fratello sperimenta queste sensazioni dovrebbe parlarne con lo specialista per verificarne l'origine e, se necessario, prendere i dovuti provvedimenti.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Buongiorno dottore la ringrazio per la disponibilità. Volevo aggiungere che giorni fa siamo andati dal nostro specialista; a riguardo lui dice che la cura non va cambiata e le sue sono sensazioni dovute alla depressione. Mi sembra,pur non avendo nessuna competenza nell'ambito medico,una risposta troppo generica. quindi ha pensato di aggiungere alla cura un nuovo farmaco per l'ansia.
Secondo lei,per verificarne l'origine, bisogna analizzare l'aspetto psicologico? Escludere quindi la causa farmacologica?
Grazie ancora.
[#3]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Gentile utente,
La causa farmacologica andrebbe presa in considerazione, tuttavia il suo specialista sembrerebbe escluderà visto che non ha modificato la cura. Sarebbe da capire se queste sensazioni vanno di pari passo con questa terapia, o se sono insorte molto tempo dopo l'inizio della terapia. In questo caso, la terapia farmacologica potrebbe avere un ruolo secondario, anche se questa non é una regola assoluta. In definitiva, il mio consiglio é di seguire le indicazioni dello specialista, tenendolo costantemente informato sulle eventuali variazioni. Nel caso la situazione non dovesse migliorare nell'arco di un paio di settimane, allora andrebbero presi ulteriori provvedimenti. Se vuole ci tenga informati.
Cordiali saluti
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