medico ansioso e stressato

Salve, sono una collega e vorrei chiedervi alcuni consigli. Premetto che per educazione e carattere sono cresciuta ansiosa ed insicura. Interessata alle materie scientifiche e desiderosa di aiutare il prossimo decisi di iscrivermi in medicina, convincendomi che, anche se con un pò di paura di non essere all'altezza ce l'avrei potuta fare. Ho sempre avuto un rendimento alto a scuola e tutti mi davano man forte. Il percorso è stato però estremamente stressante, ho avuto degli episodi di ansia reattiva e tra i vari disturbi di somatizzazione, ho iniziato a soffrire in particolare di un forte calo di memoria e concentrazione. Ciò ha generato un circolo vizioso, perché ovviamente in questo ambito non ci si può permettere di dimenticarsi le cose o non essere concentrati.. ho tenuto duro e due anni fa mi son laureata. Da quel momento il senso di preoccupazione per le responsabilità legate al mio mestiere, qualunque tipo di specializzazione prenda, sono diventate quasi angosciose. Nonostante i continui ripensamenti, credo che la psichiatria sia l'ambito che mi interessa di più, ma sono turbata da due fattori: allontanarmi dalla medicina tradizionale, che è quella di ogni giorno, e non essere in grado di aiutare (dalle situazioni più banali a quelle più critiche) sopratutto i miei familiari. L'altra motivazione sarebbe l'impatto psicologico che un mestiere del genere potrebbe produrre su di me, empatica e già "psicologicamente fragile" di mio. In generale comunque sono angosciata dal fatto che succeda qualcosa, sopratutto ai miei cari, e che io non sia capace di intervenire. Non sono stupida, ma l'ansia mi rende stupida e impotente. Anche se ero molto scettica, ho deciso di parlarne con una psicologa, secondo la quale il mio problema di base non è l'insicurezza e la scarsa autostima come io ho pensato, ma l'eccessiva durezza e autocritica nei miei confronti, dovrei quindi essere meno giudicante e pretendere meno da me. Io penso che se avessi scelto un'altro mestiere potrei permettermelo, ma in questo caso come faccio ad abbassare la guardia?(.. anche se in effetti i risultati sembrano deleteri..). In genere quando devo affrontare qualcosa non mi tiro indietro, però a costo di un grande sforzo mentale x sorvolare sulla paura di non farcela o di fare errori, e pagando un certo prezzo a livello psicosomatico. Non so se nelle cose posso riuscirci, il problema è solo che mi convinco del contrario per insicurezza, o se invece in realtà non ci posso riuscire perché non è semplicemente qualcosa per me e dovrei dire basta. Avendo scelto un mestiere come questo ovviamente la mia preoccupazione è grande.
Ringrazio per l'attenzione
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Il miglior modo di affrontare la psichiatria è come parte della medicina. Empatia significa mettersi nei panni del paziente, non farsi carico delle sue sofferenze o immedesimarsi, semplicemente comprendere i sentimenti (e questo non per commiserarlo o averne simpatia, ma per potergli essere utile). Nella psicopatologia è chiaro che l'empatia non significa immedersimarsi nella psicopatologia, ma capire come funziona. Ciò non pone particolari problemi per la stabilità mentale di chi pratica questa professione.

La psichiatra fa parte integrante della medicina, quindi ci si discosta da una pratica medica interventistica, ma anche qui fino a un certo punto, perché in ospedale in realtà può capitare di dover gestire anche aspetti di medicina generale e d'urgenza.
Per quanto riguarda l'aspetto biologico, farmacologico, tossicologico, clinico, sono centrali.

D'altra parte, il suo stato di preoccupazione, indipendentemente a ciò a cui è riferito, lo tratterei come tale, e se è interferente con le cose che le piacerebbe fare, lo curerei.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Dr. Piergiorgio Biondani Psichiatra, Medico di base, Perfezionato in medicine non convenzionali, Psicoterapeuta 1.8k 57
Gentile collega,
penso che la sua decisione di rivolgersi ad una psicologa sia encomiabile,e possa essere il primo passo di un percorso per lei fruttifero.Credo infatti che sarebbe un vero peccato se andassero sciupate le sue qualità intellettive ed umane che.se pur con un percorso sofferto,l'hanno portata al conseguimento di una laurea indubbiamente impegnativa.
Per quanto concerne la scelta di una specializzazione posso solo riportarle(anche se ora i tempi sono molto cambiati) quella che è stata la mia esperienza professionale in cui sono sempre convissute l'attività di Psichiatra,anche in ambito ospedaliero,e quella di Medico Condotto,prima,e di Medico di Medicina Generale convenzionato con il SSN poi.Quanto acquisito nel lungo periodo di studio può quindi essere tranquillamente mantenuto,ed anzi incrementato con l'esperienza della attività qutidiana,ed il continuo aggiornamento.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani

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Utente
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Vi ringrazio per le gentili risposte.
Cordiali saluti